Kafelnikov riflette sulla rottura tra Alcaraz e Ferrero: “Carlos deve prendere da solo le decisioni importanti, l’interferenza del padre è l’errore più grave. Addio ai 250? Pessima idea”
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Nella vita e nel tennis chi non commette errori…. Uno dei più gravi si verifica quando i genitori si intromettono nella carriera professionale di un atleta e condizionano il rapporto con l’allenatore, creando un’interferenza significativa che può portare a rotture dolorose e pericolose conseguenze per il futuro. Parole e musica di Yevgeny Kafelnikov, ex n.1 del mondo russo, sempre pronto a dare giudizi senza peli sulla lingua, spesso assai trancianti e fuori dal pensiero comune. Secondo il due volte campione Slam la clamorosa rottura tra Carlos Alcaraz e Juan Carlos Ferrero, segnata dall’intervento del padre, finirà per incidere negativamente sul rendimento del giocatore che invece deve essere in grado di prendere da solo le decisioni principali. Il russo ne ha parlato in una lunga intervista concessa a Clay, nella quale si scaglia anche contro l’ATP per la decisione di eliminare progressivamente i tornei 250, e sostiene che nel lungo periodo Jannik Sinner vincerà più di Alcaraz grazie alla sua maggior etica del lavoro. Questi i passaggi più interessanti del pensiero del “Kaf”, partendo dall’argomento che ha scosso il mondo della racchetta in questa off-season, l’addio di Alcaraz a Ferrero.
“È sempre facile esprimere giudizi quando non si è all’interno del team e non si sa esattamente cosa sia successo dietro le quinte” afferma Kafelnikov. “Conoscendo Juan Carlos, che è estremamente professionale — così come lo era da giocatore — sono certo che voglia il meglio per i suoi atleti e che abbia standard di professionalità altissimi. Probabilmente, con Carlos che è spagnolo, molto giovane e attratto da tutte le tentazioni extra campo che il successo porta con sé… gestirlo ultimamente non dev’essere stato semplice. È comprensibile: hai 22 anni, tutte le ragazze ti rincorrono, c’è la fama e tutto ciò che ne deriva. A quell’età è difficile resistere. Juan Carlos avrà visto tutto questo e avrà cercato di separare il lavoro in campo da tutto il rumore esterno. È lì, probabilmente, che si è verificato lo scontro, almeno dal mio punto di vista”.
Più dell’addio di Carlos al suo storico coach, Yevgeny sottolinea come il problema stia nel come si sia arrivati alla rottura: “L’errore più grande si commette quando i genitori interferiscono nel processo. Non conosco il background del padre di Carlos, ma non mi è mai piaciuto vedere qualcuno comportarsi in questo modo. Per esempio, nella mia famiglia ero io a prendere tutte le decisioni. Mio padre non si è mai intromesso su quanto pagassi un allenatore o su cosa dovessi comprare. Da quello che ho sentito, c’è stata una grossa disputa tra Juan Carlos e il padre di Carlos. L’ho sempre detto: situazioni del genere, alla fine, hanno un impatto negativo sul giocatore quando i genitori interferiscono. Carlos è un uomo adulto, oggi è lui che può e deve prendere tutte le decisioni. Non so perché non abbia detto a suo padre: “Guarda, è una cosa mia, insieme siamo stati molto vincenti, abbiamo conquistato tanti Slam, guadagnato molto denaro…”. Questa parte mi ha un po’ deluso”.
Ferrero è sempre stato molto attivo e comunicativo nel box durante i match di Alcaraz. Da un punto di vista puramente tecnico, la sua assenza potrebbe essere un problema per il rendimento di Carlos in campo? “Onestamente non ho idea di come reagirà” afferma Kafelnikov, “ma perché interrompere un sodalizio che sembrava così felice? Almeno all’esterno lo era… Non c’erano segnali di una separazione: Slam vinti, numero uno del mondo… Sono convinto che il padre di Carlos abbia avuto un ruolo determinante in questa rottura, più che Carlos stesso. Ora non resta che aspettare e vedere cosa succederà”.
Quanto sarà difficile per Carlos trovare un nuovo allenatore e che profilo dovrebbe avere? “Se lo chiedi a me, personalmente non vorrei avere a che fare con i genitori. Se Carlos si presenta direttamente da qualcuno, va bene. La prima cosa che un nuovo coach dovrebbe chiedere è che i genitori restino fuori dal processo di allenamento. Possono stare nel box, possono viaggiare con il team, ma non possono interferire. Un padre non può fare da agente, occuparsi di tutti i contratti, della programmazione e di tutto il resto. Sinceramente, non so chi possa prendere in mano la situazione ora”.
Il discorso vira sull’annoso tema del calendario stagionale, i troppi impegni e le tante lamentele dei giocatori sulla lunghezza della stagione. Qua Kafelnikov diventa tranciante: “Nella mia generazione eravamo semplicemente grati di avere un lavoro, di avere tornei dove giocare e di poter rendere felici i tifosi in tutto il mondo. L’ho detto in passato e lo ripeto: non mi è mai piaciuto che troppi top player partecipassero ai tornei di esibizione. Le esibizioni scombussolano il calendario. Non ho nulla in contrario se le giochi e poi non ti lamenti. Ma se giochi le esibizioni e poi ti lamenti del calendario, allora no, non va bene. Cosa cerchi nelle esibizioni? I soldi. Nessuno presta davvero attenzione alle esibizioni; tutti sono concentrati sui tornei ufficiali. Vuoi giocare per divertimento? Perfetto, allora lascia l’ATP Tour e gioca solo esibizioni. Guardala da un’altra prospettiva: quando hai 17 anni, vuoi giocare quei tornei, insegui punti e cerchi di costruire il ranking. E ora che sei famoso e un top player, il Tour non ti interessa più… ma è stato proprio il Tour a renderti quello che sei. Questo è il mio problema principale con i giocatori di oggi: non rispettano da dove vengono né chi li ha aiutati a diventare delle superstar. Sento alcuni dire: “Non abbiamo bisogno dei tornei 250”. Sciocchezze! Quando eri giovane, non vedevi l’ora di giocarli. Un po’ di rispetto per il Tour e per ciò che ti ha permesso di emergere”.
Duro anche il giudizio del russo sulla politica dell’ATP, tesa a eliminare i tornei 250 per spostare l’attenzione sugli eventi Premium: “È un’idea pessima. Che cosa stai cercando di creare? Un Tour assurdo in cui nessuno ha la possibilità di emergere. I giovani hanno bisogno di un percorso. Ai miei tempi giocavamo Satelliti e Challenger, lottando per entrare nel Tour. I ragazzi devono capire quanto sia difficile diventare un giocatore di livello mondiale. I tornei 250 sono fondamentali: aiutano lo sviluppo dei giovani e promuovono il tennis a livello globale. Ricordo Alexander Bublik che un paio d’anni fa diceva che i 250 erano inutili. Quest’anno ne ha vinti tre o quattro, grazie ai quali è entrato in top 20. Ha acquisito fiducia ed è diventato un giocatore migliore. Ogni gradino del percorso è necessario”.
Novak Djokovic a caccia del suo 25° titolo Slam… “Onestamente, dubito che possa riuscirci” afferma il russo. “È il più grande giocatore di tutti i tempi, senza alcun dubbio, ma competere contro questi giovani… Novak non ha più 35 anni, ne ha 39 (a maggio). Fidati: il corpo e il metabolismo non ti permettono di recuperare abbastanza in fretta né di muoverti come un giocatore giovane. Nessuno può battere la natura. A 39 anni sei semplicemente troppo vecchio per competere con un 22enne nel pieno della sua forma fisica. Può ancora dire la sua nei tornei al meglio dei tre set, ma al meglio dei cinque… è praticamente impossibile”.
Chi avrà avuto una carriera migliore: Alcaraz o Sinner? “Credo che Alcaraz sia indubbiamente più talentuoso, ma Sinner è più motivato e più dedito al lavoro. E se devo scegliere tra talento ed etica del lavoro, scelgo l’etica del lavoro. Punto su Sinner. Il suo caso? Ma non spetta a me giudicare. È un ottimo tennista. Guardate cosa sta succedendo in Italia in questo momento: il tennis sta esplodendo in popolarità, persino rispetto al calcio. Anche la rivalità con Alcaraz è fantastica per questo sport, e spero che duri ancora per molti anni”. In realtà quando il caso esplose, i commenti social di Kafelnikov non furono Pro-Jannik, ma col tempo la sua posizione pare essersi mitigata.
Chi può essere “il terzo uomo”? “Rune per me è fuori dai radar. Bisogna guardare a qualcuno come il ragazzo americano allenato da Michael Chang: Learner Tien. Può essere lui. Anche Fonseca. Se ascoltano i loro allenatori, hanno un futuro molto luminoso”.
Una curiosità personale: Kafelnikov, sotto traccia, consiglia e segue il nipote: “Non viaggio per il tour ATP, ma seguo un po’ mio nipote, Evgenii, ha 15 anni. Ha potenziale e stiamo lavorando su molti aspetti. Io un nuovo Toni Nadal? Beh, lui mi vede in quel modo. Mi chiede cosa dovrebbe fare, parla sempre con suo zio. Ci sentiamo continuamente”.
Marco Mazzoni
TAG: Carlos Alcaraz, Jannik Sinner, Juan Carlos Ferrero, Yevgeny Kafelnikov

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Io sarei meno categorico nell’addossare tutta la responsabilità della rottura con Ferrero al padre di Alcaraz e nel bollare Carlitos come un bambacione incapace di prendere decisioni.
Sicuramente la famiglia ha avuto un peso nella scelta, ma non sappiamo come si è articolato il processo decisionale.
Che un ragazzo di 22 anni possa chiedere un consiglio ai genitori ci sta… Quello che non va bene è quando il figlio non è in grado di valutare ed eventualmente disattendere quel consiglio genitoriale, che quindi perde la natura di consiglio e assume la veste di decisione.
Però, ripeto, non sappiamo nel caso specifico come è andata in realtà, perché poi il confine tra un consiglio benevolo e un’ingerenza nociva può essere molto sfumato.
Nessuno conosce bene tale vicenda, commentandola da fuori si può dire di tutto, dal mio punto di vista Alcaraz potrebbe proseguire il viaggio da solo, i mezzi e la qualità del suo gioco non gli mancano….vedo solo un pericolo che il ragazzo tolte le briglie di Ferrero prevalga il divertirsi di più e lavorare meno…… è comunque una sua scelta e non sta a noi giudicare
Bene, abolire i 250 è ridicolo ed inutile, sono tornei fondamentali. Quanto al padre figlio non si può generalizzare e non è sempre tutto sbagliato o tutto giusto. Dipende dal rapporto simmetrico o meno che si riesce ad instaurare tra due distinti ruoli nel tempo. Non è Facile ma non è certamente da buttare via a prescindere. Tendo a pensare che dopo un po’ l’allenatore incubatrice debba essere lasciato, questo sì, ma non si deve generalizzare a vanvera…
Strano, sono d’accordo con tutto quello che ha detto Kafelnikov
Esatto, meglio stare alla larga da cosuti, dopo le fesserie che ha detto sul caso clostebol…
Kafelnikov me lo ricordo dal vivo quando avevo circa 16anni al ex Centrale del Foro (ora Pietrangeli) che giocava un singolo nella VERA Davis….faceva un freddo…era magro alto e molto forte, non mi sovviene l’avversario….bei tempi bella gioventù
Papà Alcaratz si mangerà le dita se suo figlio non farà più prestazioni grandiose!
Ormai il vaso è rotto! Anche rimettendo insieme i cocci non sarà mai più come prima!
Scelta giusta o sbagliata quella di non rinnovare il contratto a Ferrero? Sarà il campo a parlare.
Ma, come cantava Lucio Battisti:
“Che ne sai tu di un campo di grano
Poesia di un amore profano
La paura d’esser preso per mano, che ne sai
Davanti a me c’è un’altra vita
La nostra è già finita
E nuove notti e nuovi giorni
Carlitos, vai o torni con me
Davanti a te ci sono io
O un altro uomo
E nuove notti e nuovi giorni
Juan Carlos, non odiarmi se puoi”
Ormai di sentito dire non c’è più nulla..Ferrero ha chiarito ogni dubbio. E il buon Carlitos ha fatto la figura del pupazzo di neve..
Kafelnikov… Uno pronto sempre a commentare tutto ma quando si tratta di commentare la diaspora di atleti russi verso altre nazioni si arrampica sugli specchi…
Certo che dare dei giudizi su quanto “si è sentito dire” porta sicuramente ad una conclusione sbagliata!