
Da Milano: Il nuovo Rafa di Spagna si chiama Jodar. Vasami gioca e lotta: E’ nei quarti di finale (con il programma di domani)


Non solo tanta qualità tennistica, ma anche capacità di combattere: Jacopo Vasamì recupera da 1-4 nel terzo set contro Mili Poljicak e centra il suo secondo quarto di finale in un Challenger, sempre in Lombardia (il primo era arrivato a Monza). Passa anche Marco Cecchinato, si distingue un altro baby-fenomeno: Rafael Jodar.
Al di là del risultato, ciò che fa ben sperare per Jacopo Vasamì sono i segnali, le indicazioni lasciate dal match che gli ha permesso di raggiungere i quarti all’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (91.450€, terra battuta). Il giovane romano ha confermato – al quadrato – le buone sensazioni mostrate al primo turno. Oltre al talento, sembra possedere il giusto mix tra compostezza e carica agonistica. Opposto a un avversario tosto come Mili Poljicak (ex vincitore di Wimbledon junior) ha prima sofferto, poi trovato le contromisure, infine ha saputo soffrire e lottare per portare a casa un 3-6 6-1 7-5 che lo proietta nella Final Eight. La Regione Lombardia, evidentemente, gli porta bene: meno di tre mesi fa aveva raggiunto il suo primo quarto di finale Challenger a Monza, poi qualche settimana fa si è ripetuto vincendo il Trofeo Bonfiglio. Oggi Vasamì è la stellina del torneo in virtù della sua giovane età (certo), del tennis brillante (ci mancherebbe), ma anche del modo di stare in campo e per una maturità superiore ai suoi 17 anni (diventerà maggiorenne qualche giorno prima di Natale). Oltre a vivere il suo miglior momento di forma, Poljicak è un avversario difficile da decifrare. È un giocatore particolare, con qualche limite atletico e gestualità tecnica molto essenziale. Ci vuole un po’ di tempo per prenderne le misure: Vasamì ha avuto bisogno di un set, poi ha dominato il secondo. Nel terzo, l’inerzia è diventata favorevole al suo avversario: in svantaggio 2-1 e sulla parità al servizio, Vasamì ha commesso un doppio fallo e tentato un’avventata discesa a rete, consegnando il break al croato. Non ha fatto una piega, consapevole che le partite finiscono solo con la stretta di mano. Ha continuato a giocare con ordine, approfittando di un calo atletico del suo avversario.
L’ABBRACCIO DEL SUO CLAN
A un certo punto Poljicak ha cercato di ridurre la durata degli scambi, rifugiandosi in complesse palle corte, spesso perdenti. Un smorzata in mezzo alla rete ha offerto il controbreak a Vasamì (4-3), poi il break decisivo è arrivato all’undicesimo game, con Poljicak in difficoltà fisica sempre più evidente. C’è stato anche un mini-thriller prima dell’ultimo punto, quando il nastro della rete di metà campo si è allentato e sono trascorsi alcuni minuti tra la prima e la seconda di Vasamì. Nessun problema: una risposta in rete di Poljicak lo ha spedito nei quarti, nei quali se la vedrà con un altro croato, Luka Mikrut. L’immagine più bella è stata il sorriso verso il suo clan, proprio mentre c’era un sentito abbraccio tra coach Fabrizio Zeppieri e il preparatore atletico Nicolò Chiapperini. Perché alle spalle di questo talento c’è un ambiente sano e piacevole. Vasamì non sarà l’unico azzurro nei quarti, poiché sarà accompagnato da Marco Cecchinato. Giunto a Milano a fari spenti, senza particolari aspettative, ha trovato un buon rendimento e ha lasciato tre game a Frederico Ferreira Silva. Da parte sua, il siciliano se la vedrà con l’olandese Max Houkes, 25enne che proprio a Milano si sta ritrovando dopo cinque sconfitte di fila al primo turno. A questi livelli, ogni avversario è molto tosto: tuttavia si è già accesa la suggestione di una semifinale tutta italiana, che peraltro sarebbe un vero e proprio scontro generazionale visti i 15 anni di differenza tra i due. Comunque vada all’ASPRIA Harbour Club, la notizia più importante è che Jacopo Vasamì può diventare un giocatore “vero”.
IL NUOVO RAFA DI SPAGNA SI CHIAMA JODAR
Vedendolo giocare, c’è la sensazione di ammirare un diamante grezzo. La palla di Rafael Jodar (con accento rigorosamente sulla “o”, tiene a precisare) è di quelle che rapiscono, che non c’entrano granché con la realtà dei tornei Challenger. L’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (91.450€, terra battuta) è soltanto il quarto torneo stagionale per il 18enne spagnolo, che con Nadal ha in comune soltanto il nome di battesimo. Per il resto, i 190 centimetri di altezza lo rendono un giocatore più adatto ai campi veloci, gli stessi su cui ha vinto lo US Open junior. Dopo la netta vittoria contro Lorenzo Giustino, il madrileno ha vinto in rimonta (4-6 7-5 6-1 lo score) contro il portoghese Tiago Pereira, solido regolarista che indossa un curioso completo che ricorda… Spiderman. Lo spagnolo è stato bravo a vincere il secondo set: avanti 5-3 e servizio, sul 30-30 ha lasciato passare una risposta del portoghese: l’aveva valutata fuori, invece gli è rimbalzata sulla riga, proprio sotto gli occhi. In quel momento si è disunito e ha permesso al portoghese di agganciarlo. Sul 6-5 in suo favore, tuttavia, Jodar ha tirato tre risposte fantastiche, una più bella dell’altra, che lo hanno portato a setpoint. Sull’ultimo punto del parziale, il portoghese ha commesso un doppio fallo. Il terzo set è stato uno show di Jodar, che nei quarti di finale se la vedrà con il francese Arthur Gea. “Sapevo che Pereira mi avrebbe reso la vita difficile e così è stato – dice Jodar – ha giocato un match intenso, mi ha brekkato all’inizio e poi c’è stato molto equilibrio. Alla fine la partita è stata decisa da pochi dettagli nei momenti chiave”. Anche se viene da un semestre a Charlottesville, laddove ha studiato e rappresentato l’Università della Virginia, lui è madrileno e sta cercando di rilanciare la tradizione tennistica di una città che non ha mai avuto troppi giocatori, comunque meno rispetto ad altre città, non solo Barcellona. “Non ci avevo fatto caso, in effetti è vero – riflette – nel recente passato ci sono stati Feliciano Lopez e Fernando Verdasco, ma adesso stanno uscendo tanti giovani di Madrid. Non saprei dire perché, ma adesso c’è Martin Landaluce e quando torno a casa ne vedo molti con un buon livello e un buon ranking”. Jodar ha qualcosa in comune con Lorenzo Musetti: l’aver iniziato a giocare letteralmente in casa. Se il carrarino ha tirato i primi colpi nello scantinato della nonna, lui in un garage di Leganes, sobborgo di Madrid.
ROOKIE OF THE YEAR
“È vero! Avrò avuto 3-4 anni e ho iniziato a giocare nel garage di casa. Vedendo la mia passione, mio padre mi ha iscritto al Club de Tenis Chamartin e lì ho iniziato a evolvermi come giocatore. Adoro lo sport, mi piacciono tutti, ho giocato a calcio e l’ho lasciato per dedicarmi al tennis, ma in generale ritengo che fare sport sia bello e sano. Inoltre quello che fai per svilupparti sul campo lo puoi applicare nella vita. In fondo è questo il mio obiettivo”. Vedendolo giocare, non si direbbe che è spagnolo: i colpi sono piatti e potenti, il servizio viaggia a meraviglia. Il diretto interessato, accompagnato a Milano dal giovane coach Alberto Romero (classe 1997 ed ex n.583 ATP), ammette di dover migliorare la mobilità. “In questi mesi mi sono sviluppato, sono cresciuto come giocatore , ho giocato tante partite, so su cosa devo migliorare. È un processo, ognuno ha il suo, e può anche essere lungo. Per me è importante sapere cosa devo migliorare e, soprattutto, divertirmi sul campo”. Quando parla di “tante partite”, Jodar allude al semestre trascorso in Virginia, laddove ha rappresentato i Virginia Cavaliers ed è stato nominato Rookie of the Year. A differenza di Joao Fonseca, che ha optato per il professionismo dopo aver firmato una lettera d’intenti con la stessa università, lui ha scelto di vivere l’esperienza oltreoceano. “Sono arrivato a gennaio e mi sono dovuto adattare rapidamente, perché dopo 15 giorni ero già in campo per la prima partita – racconta – mi sono trovato molto bene, sono contento di com’è andata. Ho conosciuto ottime persone e mi sono fatto nuovi amici. Consiglio a tutti questa esperienza, perché continui a svilupparti come giocatore, ti alleni molto e trovi coach che hanno davvero a cuore le sorti della squadra”.
IMPARARE DAGLI ERRORI
Quando gli chiediamo se ha progetti per la prossima stagione, risponde con un laconico “non so ancora cosa fare”. La sensazione è che si concentrerà sul tennis, soprattutto se dovessero arrivare i risultati. Se è vero che negli USA ha raccolto un bilancio di 19-3 nei singolari, lo spagnolo ha vissuto anche qualche momento difficile. Come nel match contro la Stanford University, quando è stato squalificato durante un match contro Samir Banerjee. “Avevo vinto il primo set ed eravamo più o meno in parità nel secondo – è la sua versione dei fatti – a un certo punto mi sono saltati i nervi e ho tirato una pallata. L’arbitro ha pensato che fosse stato un colpo deliberato per colpire le persone in tribuna. Sapevo di aver sbagliato, ma dagli errori si impara. Ho imparato la lezione, di certo non accadrà più. Questo episodio è stato importante per evitare di farlo in futuro”. Grande tifoso del Real Madrid, dopo il successo allo US Open dello scorso anno è stato ricevuto dal sindaco di Madrid e ha potuto conoscere Jude Bellingham durante una visita al Santiago Bernabeu, ma non dimentica le origini. “La persona più importante della mia vita è sicuramente mio padre: è stato lui ad avvicinarmi allo sport. Voleva che ne praticassi molto, non importa quale, alla fine ho scelto il tennis. È lui a prendersi cura di me, anche se ovviamente è importante anche la mia famiglia. Voglio ricordare anche i miei amici, sia in Virginia che a Madrid: quando sono con loro non penso al tennis, ed è fondamentale: se ci pensi troppo diventa stressante e ti puoi bruciare la mente. In questo senso, anche lo studio è importante”. Se qualcuno ha pensato che si chiami Rafael in onore a Nadal, resterà deluso: il pensiero è legittimo, visto che è nato quando il maiorchino aveva già vinto due Roland Garros, ma è così semplicemente perché è lo stesso nome del padre e del nonno. Quando gli diciamo che Nadal ha vinto il suo primo Challenger in Italia (Barletta 2003), sorride. “Mi piacerebbe imitarlo, ma domani ho una partita dura. Sarà molto bella e sono già concentrato su quello”. Nella sua mente non c’è altro.
I BIGLIETTI PER LE FASI FINALI
Giovedì è tempo di quarti di finale. Il programma scatta alle 13 con gli incontri della parte alta del tabellone: Prizmic-Negritu sul Centrale, Jodar Gea sul Campo 10. Il clou per il pubblico italiano arriverà alle 15.30, con gli impegni – uno dopo l’altro – di Marco Cecchinato e Jacopo Vasamì. A partire da giovedì, l’accesso all’ASPRIA Harbour Club sarà riservato ai possessori di biglietto. I tagliandi si possono acquistare su TicketOne, ma saranno disponibili anche all’ingresso del club. Il costo sarà di 17 euro per la giornata di giovedì, 26 euro per venerdì e 30 euro per sabato, giorno delle finali.
Center Court – ore 13:00
Dino Prizmic vs Christoph Negritu
Marco Cecchinato vs Max Houkes
(Non prima 15:30)
Jacopo Vasami vs Luka Mikrut
Court 10 – ore 13:00
Rafael Jodar vs Arthur Gea
Matthew Christopher Romios / Ryan Seggerman
vs Ivan Liutarevich
/ Mick Veldheer
Jacopo Berrettini / Giovanni Fonio
vs George Goldhoff
/ Ray Ho
Blake Bayldon / Mats Hermans
vs Alexander Merino
/ Christoph Negritu
Court 13 – ore 13:00
Daniel Cukierman / Matias Soto
vs Gonzalo Escobar
/ Marcelo Zormann
TAG: Challenger Milano, Challenger Milano 2025, Jacopo Vasamì
Fara’ solo Wimbledon e il torneo di preparazione che lo precede, poi basta con il circuito juniores.
A mio avviso deve lavorare sul rovescio, troppe le risposte sbagliate.
Comunque davvero un ottimo prospetto considerando che ha appena 17 anni.
bravo jacopo si, già buono il servizio (anche la seconda) e il rovescio, il dritto è potente ma quando forza tende a perderlo o in rete o fuori di metri, un pò più di pazienza a volte ci vuole non si può sempre cercare solo il vincente ma il tempo per migliorare c’è tutto
E dire che, per non annoiarci nell’attesa, era diventato persino numero 3 per un periodo 🙂
Ma quand’è che il vero numero 1 diventerà numero 1? Perché è più di un anno che aspetto…
Ho visto solo il terzo set di vasami’- polijcak.
da fuori sembrava il confronto tra uno junior e un pro.
ma il pro in questione era Vasami’. impeccabile il modo di stare in campo, senza forzare ad aspettare gli errori dell’avversario che ha mostrato un body language immaturo e che gli ha praticamente regalato il controbreak.
L’azzurro ha tutto. Ottimi fondamentali a partire dal servizio, variazioni, gioco a rete e una buona fase difensiva vista la stazza atletica.
Gli consiglierei di smettere coi tornei junior e di fare la campagna italiana estiva sul rosso. Ha già un livello challenger e il programma JE 2026 non gli serve.
ad oggi è il miglior prospetto dei 2007, superiore anche a Cinà.
Anzi, non vedo l’ora di vederli contro
Lo hai scritto ma non nel modo originale.
C H E. U O M O
Ennesimo futuro numero uno
@ ACL (#4421399)
Hai ragione purtroppo saremo sempre inferiori agli spagnoli,è un mondo INGIUSTO
Jodar fenomeno..basta io mi arrendo e prendo cittadinanza spagnolo,è assurdoogni volta che ne troviamo uno forte noi loro me trovano un altro molto più forte,stessa cosa con Alcaraz che ormai non perde più..Qualcuno ci salvi dalla Spagna per favore
A proposito ma il futuro numero 1 del mondo Prizmic si è ridotto a mendicare qualche puntarello nei challenger?
Peccato, viene troppo da pronunciarlo “Rafael Giodàr”
È ora di liberarsi dei panni dei tifosi invasati, ignoranti e beceri; Alcaraz, Jodar, Landaluce, Fonseca e Kouame’ domineranno l’universo per i prossimi decenni; Sinner è un pallettaro brocco perché ha perso da Bublik, Musetti è un pavido senza futuro, Berrettini è rotto e finito, e dietro di loro il nulla.
Bisogna arrendersi alla “dura” realtà, non si può vivere di soli sogni.
Che dice il “totalizzatore pubblico” su quanti Slam vincerà il “nuovo” virgulto iberico ? 😉 😉
E no, dai….fatemelo dire…
Jodar
CHE.UOMO !
Boh, tanto prima o poi Mauro se ne approprierà…