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Andy Murray, un anno dopo il ritiro: “Ora amo la mia vita. La pressione? Era bellissima e terribile allo stesso tempo”

27/11/2025 18:31 Nessun commento
Andy Murray - Foto Getty Images
Andy Murray - Foto Getty Images

A più di un anno dal suo ritiro, Andy Murray appare finalmente sereno. L’ex numero uno del mondo, protagonista di una delle carriere più intense, discusse e rispettate del tennis moderno, si è raccontato con sorprendente tranquillità durante un’intervista nel The Romesh Ranganathan Show. Un clima molto diverso da quello delle sue ultime conferenze stampa, quando la frustrazione per i problemi fisici dominava ogni parola.

Murray ora si mostra spesso sui social alle prese con il golf, una passione crescente che non nasconde affatto. “Mi piace moltissimo il golf, e vorrei esplorarlo di più”, confessa. Non si limita a un hobby: Andy vede persino un potenziale ruolo professionale accanto a un giocatore d’élite. “Se ti appassiona uno sport, essere accanto a un grande atleta nei momenti più importanti sarebbe un lavoro fantastico. Aiutare con le decisioni, la strategia… sarebbe un posto meraviglioso”.

Ripensando ai suoi ultimi mesi da tennista, Murray ammette che sentirsi pronto al ritiro ha reso la transizione sorprendentemente naturale. “Fisicamente non riuscivo più a giocare al livello che volevo, il mio corpo mi diceva che era il momento. Sentivo di non avere molto altro da dare. Dieci giorni dopo aver smesso, mi sono guardato indietro e ho pensato: ‘Wow! Non posso credere a tutto quello che ho fatto’”.

Poi affronta uno dei temi centrali della sua carriera: la pressione. Murray ha giocato e vinto sotto il peso di un’intera nazione, e non lo dimentica. “Se a 17 o 18 anni mi avessero detto che avrei giocato una finale di Wimbledon, non mi sarebbe importato vincere o perdere. Ma quando arrivi lì davvero, la pressione per vincere è enorme. Se perdi una finale, subito ti chiedono: ‘Perché non hai vinto? Sei abbastanza forte mentalmente? Il tuo gioco è abbastanza buono?’. La pressione è una delle cose più belle dello sport, ma anche una delle più difficili”.

Un altro argomento che Murray affronta con sincerità è la sua relazione con i media. Per anni la sua immagine è stata plasmata da aspettative, interpretazioni e spesso fraintendimenti. “All’inizio della mia carriera provavo a essere me stesso, ma ciò che dicevo veniva ingigantito e creava controversie. Era estenuante. Ho perso fiducia nei media e mi sono chiuso, parlavo poco e pensavo solo a giocare”. Oggi però tutto è cambiato: la distanza dal tennis professionistico gli ha restituito libertà e leggerezza. “Ero molto preoccupato per la vita dopo il tennis, ma ora che ci sono dentro… la adoro”.

A 38 anni, Murray guarda al passato con maturità e al futuro con curiosità. Non più schiacciato dalla pressione, non più incastrato nella narrativa del “salvatore del tennis britannico”. Solo un ex campione che ha dato tutto e che ora, finalmente, può permettersi di respirare.



Francesco Paolo Villarico


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