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Claudia Franzè: vi spiego la rivoluzione ITF. La tennista di Rivoli illustra in modo chiaro e dettagliato la riforma dei tornei ITF

26/03/2018 14:29 12 commenti
Claudia Franze classe 1990
Claudia Franze classe 1990

Abbiamo conosciuto Claudia Franzè lo scorso settembre in una nostra ampia intervista che aveva già messo in risalto le sue competenze economiche e manageriali applicate in campo tennistico, con una esaustiva esposizione di una indagine dell’ITF nel 2013, sui costi sostenuti dalle tenniste nel corso della loro attività. Dopo aver ultimato gli studi economici Claudia si è iscritta a Scienze Motorie, per un percorso di studi che sta completando quest’anno, e si è rimessa in gioco come tennista riprendendo l’impegno professionistico interrotto a 18 anni con l’università. Ha riconquistato alcuni punti ITF, è rientrata in classifica mondiale con un b.r. 1028 risalente allo scorso ottobre, ed ora sta completando gli allenamenti con un nuovo coach per un inizio di stagione ritardato di qualche mese. Ragazza gentilissima ed intelligente, Claudia appartiene a quella cerchia di tenniste con le quali l’intervista costituisce l’inizio di un rapporto cordiale e costante, nel corso del quale scambiarsi impressioni ed informazioni, relative al tennis e non solo. Proprio in una delle nostre conversazioni telefoniche Claudia ci ha datto la sua disponibilità per spiegare ampiamente ai nostri lettori, tutti i dettagli della riforma ITF, che partirà dal 2019, ancora poco comprensibile in alcuni passaggi. Di fatto, tranno alcune domande, quella che segue somiglia più ad un saggio sulla riforma che ad una intervista tradizionale, ma siamo sicuri che i nostri lettori gradiranno.

Allora Claudia, cominciamo col parlare di te. A novembre conseguirai la terza laurea, questa volta in Scienze Motorie, dopo quelle in Economia Aziendale e Business Management. Raccontaci di questo traguardo prestigioso:

Sono molto soddisfatta di questo percorso intrapreso 3 anni fa e non vedo l’ora di portarlo a termine aggiungendo un altro pezzo al puzzle della mia vita. Mi mancano gli ultimi 4 esami e ho già iniziato a lavorare sulla tesi che sarà sperimentale. Rispetto alle due precedenti, questa è stata più una sfida, perchè ho preparato gli esami nei ritagli di tempo: in pausa pranzo, la sera dopo gli allenamenti, nei week end liberi, tra una partita e l’altra.

Hai avuto modo di vedere nel circuito quante e quali tenniste italiane sono laureate o sono iscritte all’università?

Ce ne sono molte sai? Ora ti dico. Federica Arcidiacono è iscritta a Giurisprudenza; Giada Clerici è prossima alla Laurea in Scienze Motorie; Federica Gardella studia Scienze dell’Architettura e dell’Ingegneria Edile; Maria Masini si è laureata in Comunicazione, Lingue e Culture, ora sta concludendo la Specialistica in Strategie e Tecniche della Comunicazione; Veronica Napolitano studia Scienze Motorie; Natasha Piludu, mia compagna di allenamento da qualche mese, è al terzo anno di Scienze Motorie; Francesca Sella è iscritta alla Nova Southeastern University, studia Business Management online.

In generale come ti sembra il livello culturale delle tue colleghe, prescindendo dai titoli? Ti sembra un mondo chiuso su se stesso come il calcio, oppure le tenniste sostituiscono un libro alla play station dei calciatori, hanno uno spirito critico e si informano sulle notizie del mondo?

In generale il livello culturale è buono, mi è capitato di avere diverse conversazioni con tenniste anche straniere che spaziavano dal marketing all’architettura, dalla biochimica alle stesse scienze motorie. Molte di loro parlano 4/5 lingue, sono informate sulle condizioni politiche, economiche e sociali dei paesi nei quali partecipano ai tornei. Nei momenti liberi leggono libri di svariato genere e si tengono informate tramite canali come la BBC e la CNN.

Per esempio, si parla di politica nelle pause di un torneo?

A volte sì, in occasione delle varie elezioni politiche, come quelle degli Stati Uniti nel 2016, della Francia nel 2017 e dell’Italia di quest’anno.

Veniamo al tennis. Hai cambiato coach e preparatore atletico? Che programmi hai per il 2018? Finora non hai ancora esordito:

Si da gennaio mi alleno al Circolo Tennis Bari con i maestri Raffaele Gorgoglione, Michele Mizzi e Giovanni Franco; il preparatore atletico è sempre Fabio Cirillo. Abbiamo deciso di svolgere una preparazione invernale un po’ più lunga per conoscerci, lavorare meglio, consolidare aspetti tecnico-tattici e soprattutto migliorare fisicamente. Sono molto contenta di questa scelta, lavoriamo ogni giorno con grande passione, intensità e serenità; lo staff è ottimo così come i miei compagni di allenamento e la struttura. Esordirò a breve con qualche torneo open e BNL, per poi ricominciare con i 15.000 $ e, a metà aprile. con il campionato di serie B.

Nella scorsa intervista ci hai illuminato riguardo l’insostenibilità dei costi da parte di gran parte delle tenniste del circuito professionistico sulla base di uno studio approfondito fatto dall’ITF. Sulla base proprio di quello studio l’ITF ha varato la riforma dei tornei, che partirà dal 2019. Molti addetti ai lavori l’hanno trovata complessa e ci hanno capito poco. Te la senti di illustrarcela?

I punti principali di tale riforma sono
1. Nuova struttura del circuito: introduzione di un Circuito di Transizione denominato Transition Tour e del relativo ranking
2. Modifiche alle “play-down” rules
3. Durata dei tornei e composizione dei tabelloni
4. Minori spese per ospitare un torneo

1. Nuova struttura del circuito
Essa comprende due circuiti di tornei collegati tra loro
– Transition Tour – circuito di transizione – ranking con Entry points
– Pro Circuit – circuito professionistico – ranking con ATP e WTA points

Transition tour
I tornei che fanno parte del Transition Tour
– hanno un prize money di 15.000$ e sostituiranno gli attuali tornei da 15.000$ del ITF Pro Circuit
– forniranno punti denominati ITF Entry Points (invece di punti ATP e WTA) che permetteranno di avere un ranking annesso.

Pro circuit
Il circuito professionistico è così composto:

Donne:
– tornei da 25.000$ in su, forniranno punti WTA

Uomini:
– Tornei da 25.000$ forniranno Entry points (tutti i turni) e punti ATP (ultimi turni),
– Le qualificazioni dei tornei ATP Challenger forniranno punti ATP (tutti i tornei), Entry points (tornei fino a 125.000$). Dal 2020 i tornei maschili da 25.000$ forniranno solo Entry Points e faranno parte del Transition Tour.

Molti giocatori e giocatrici competeranno in entrambi i circuiti e avranno due ranking (ranking ATP/WTA e ranking ITF Entry Points)

Il collegamento tra i due circuiti avverrà mediante posti riservati ai migliori classificati del ranking ITF Entry Points nei tornei del circuito professionistico:
ATP – posti riservati ai migliori classificati del ranking ITF Entry Points nelle qualificazioni dei Challenger, il numero sarà fissato a fine 2018 a seguito di ulteriori ricerche.
WTA – 5 posti riservati alle migliori classificate del ranking ITF Entry Points nel tabellone dei tornei da 25.000$
Juniors – 5 posti riservati ai migliori 100 del ranking ITF Junior nel tabellone dei tornei del Transition Tour

Non ci saranno posti riservati per i tornei Pro Circuit femminili da 60.000$, 80.000$, 100.000$ e per i tornei Pro Circuit maschili da 25.000$

I punti ATP/WTA ottenuti nei tornei ITF Pro Circuit 15.000$, i punti ATP ottenuti nei primi turni dei tornei ITF Pro Circuit 25.000$ e nelle qualificazioni dei Challenger, saranno convertiti in Entry Points a fine anno, quando verrà introdotto il “shadow ranking”, una sorta di ranking simulato con il nuovo metodo di assegnazione dei punti, così che ogni giocatore possa iniziare a prendere confidenza con tale sistema.

2. Nuove Play-down rules
Attualmente chiunque fuori dalle top 10 WTA e dai top 150 ATP può partecipare a un torneo da 15.000$. Le nuove regole (da definire) impediranno ai giocatori/trici con un alto ranking di partecipare ai tornei del Transition Tour.
Secondo la nuova struttura del circuito, solamente i primi 750 giocatori e le prime 750 giocatrici avranno il ranking ATP e WTA, il numero esatto cambierà ogni anno in base al numero dei tornei; ci si aspetta che coloro che sono fuori da questi 750, giochino principalmente nel Transition Tour.

3. Durata dei tornei e composizione dei tabelloni
Dal 2019, i tornei ATP Challenger, ITF Pro Circuit (da 25.000$ a 100.000$) e Transition Tour dureranno 7 giorni in modo tale da facilitare la programmazione ed evitare la sovrapposizione dei tornei (dove le qualificazioni di un torneo iniziano prima della finale del torneo della settimana precedente).
I tabelloni dei tornei ITF Transition Tour saranno composti nel modo seguente:
– Qualificazioni: totale 24 giocatori (20 direct acceptances + 4 wild card)
– Main draw: totale 32 giocatori (17-22 direct acceptances, 0-5 posti riservati per top 100 Juniors, 4 wild cards, 6 qualificati)

Punti assegnati ITF Transition Tour 2019

Numero di tornei presi in considerazione per il ranking ITF Entry Points:
Donne: migliori 10 tornei del Transition Tour nell’arco di 52 settimane
Uomini: migliori 10 tornei tra Transition Tour, ITF Pro Circuit 25.000$, qualificazioni ATP Challenger (fino a 125.000$) nell’arco di 52 settimane

La priorità per entrare nei tornei sono le seguenti:

– Ranking ATP/WTA
– Ranking ITF Entry Point
– Top 500 ranking nazionale
– Giocatori senza ranking

4. Minori spese per ospitare un torneo
Non sarà più obbligatori ospitare 3 tornei consecutivi maschili nello stesso posto.
I tornei subiranno una riduzione nella loro durata, da 10 a 7 giorni.
Ci saranno richieste inferiori anche per gli ufficiali di gara.

Non potevo chiederti una spiegazione più chiara e dettagliata, bravissima! Quali sono a tuo parere i punti di forza ed i punti critici di questa riforma?

Punti di forza:
– Smistamento indotto dalle nuove play down rules (tuttavia da definire con precisione): ci si aspetta che i giocatori top 750 non partecipino ai tornei del Transition Tour, in questo modo chi vuole emergere ha la possibilità di poter giocare i 15.000$ senza essere subito “svantaggiato” nell’incontrare un top 200 al primo turno. Chi riesce a scalare la classifica ITF Transition giocando contro i pari livello, può fare il salto giocando i 25.000$ e i successivi tornei; allo stesso tempo i giocatori top 750 dovranno dimostrare di valere tale classifica, altrimenti perderanno i punti e giocheranno i 15.000$.
– Una riduzione delle spese settimanali (di circa 30%) grazie alla minor durata dei tornei (7 giorni invece di 10) sia per gli organizzatori che per i giocatori
– La possibilità di una migliore programmazione annuale, grazie alla non sovrapponibilità dei tornei durante la settimana
– La possibilità della creazione di un circuito più locale che permetterà ai giocatori di ridurre le spese grazie alla partecipazione ai tornei nel proprio Paese.

Punti critici:
– La riduzione del numero dei giocatori nelle qualificazioni potrebbe non permettere a tutti di riuscire a partecipare, questo potrebbe essere ovviato aumentando il numero dei tornei durante l’anno e conseguendo una migliore distribuzione in base ai periodi.
– L’incertezza di stabilire con precisione quale sarà la posizione del ranking in cui si consegue il pareggio (break even point), data l’aggiunta di nuove variabili

Quindi questo sistema si fonderebbe sulla meritocrazia. Non credi che violi il principio sportivo per cui tutti devono avere la possibilità di partecipare ad una competizione?

Chiunque sia maggiore di 14 anni può iscriversi a un torneo del Transition Tour e le priorità per entrare nei tornei sono sempre le stesse:

– Ranking ATP/WTA
– Ranking ITF Entry Point
– Top 500 ranking nazionale
– Giocatori senza ranking

Con l’introduzione di nuove “play-down” rules sicuramente ci sarà uno slittamento dei giocatori nelle entry list, tuttavia tutto dipenderà dal numero, dalla tipologia e dalla distribuzione dei tornei che ITF, ATP e WTA approveranno in calendario.

C’era bisogno di questa riforma meritocratica a parer tuo? Se l’obiettivo era ridurre i costi non è una soluzione ridurre le giocatrici. E’ come dire “visto che nella società ci sono troppi poveri, sopprimiamone due terzi”:

Credo di sì invece, per i punti di forza descritti prima, che ovviano ad alcuni dei problemi che molti giocatori lamentano. Per quanto riguarda i costi, la riforma non è ancora del tutto completa, la ITF afferma di avere come obiettivo quello di permettere a più giocatori di poter raggiungere il break even point e di creare opportunità in più nazioni, anche creando un circuito locale di tornei che permetta ai giocatori di competere nel proprio Paese senza troppe spese, il tutto dipenderà dal calendario.

Non c’è il rischio che i “tornei di transizione” diventino un ghetto dal quale per una tennista non junior è impossibile uscire?

Si, ma in un certo senso lo sono già ora i 15.000$, molti giocatori e giocatrici top 400 giocano principalmente questi tornei e ottengono qui la maggior parte dei loro punti e dei loro guadagni.

Scrive un nostro lettore: “un giocatore di 19 anni che non ha mai partecipato ai tornei junior, scopre un mattino di essere in realtà ultra competitivo e vuole iniziare una carriera da professionista. Non ha punti ATP quindi a meno di wc non può giocare i tornei da 25k in su. non ha punti transition e non può giocare i tornei transition perchè non ha punti junior. Che cosa fa?” (esempio chi si dedica allo studio prima di dedicarsi al professionismo)

Come specificato prima le priorità per entrare nei tornei sono sempre le stesse:

– Ranking ATP/WTA
– Ranking ITF Entry Point
– Top 500 ranking nazionale
– Giocatori senza ranking

Il fatto di non avere punti junior non preclude la possibilità di poter giocare un torneo Transition, infatti potrà accedere al torneo mediante il ranking nazionale o anche senza questo.

Insomma i giocatori che navigano oltre la 500esima posizione in classifica e che ora possono indovinare la settimana giusta e vincere un 15.000, che possibilità avranno?

Sono convinta che prima di tutto sia sempre necessario il livello, certo si può indovinare la settimana giusta, ma se di base ci sono delle potenzialità, non capita mai per caso la vittoria di un torneo. Sarà necessario confermare i risultati raggiunti e tentare di scalare il circuito.

Il problema dei costi però non sarà risolto, ossia sarà spostato a livello dei tornei di transizione. Chi, come le tante tenniste over 25 che abbiamo intervistato, gioca per passione, dovrà continuare a rimetterci:

Non sarà risolto del tutto, però alcuni costi inizieranno ad essere inferiori e comunque l’ITF ha in mente un progetto più grande di ristrutturazione del tennis professionistico.

Tu credi che questo meccanismo favorisca l’emergere dei giovani?

Si, una delle maggiori criticità è il passaggio da junior a pro; riservando dei posti per i top 100 Junior nei tornei Transition si dà loro la possibilità di confrontarsi fin da subito con il tennis professionistico e di lavorare in un’ottica diversa e di lungo periodo. È anche uno stimolo per loro, perché alla fine l’obiettivo dovrebbe essere quello di competere con i pro e scalare il ranking che conta.

Come è stata accolta questa riforma dalle tenniste, ne avete parlato tra voi?

Si ne ho parlato con alcune giocatrici, è stata accolta in modo positivo, i punti di forza descritti cercano di risolvere alcune delle maggiori criticità del circuito che lamentavamo da tempo, siamo fiduciose nelle prossime mosse dell’ITF.

Che tu sappia l’ITF ha consultato una rappresentanza di tennisti per discutere questa riforma?

Sono a conoscenza del fatto che l’ITF si sia basata sul famoso sondaggio del 2013 e sulle relative ricerche.

Nulla prevede la riforma sul piano della sicurezza dei giocatori per esempio in paesi a rischio:

Putroppo no.

Se tu avessi potuto disegnare un nuovo assetto dei tornei ITF come lo avresti delineato?

Suddividerei i tornei in più fasce in base al ranking e al montepremi, riservando dei posti/wild cards nella fascia successiva per coloro che hanno ottenuto risultati nella propria; dove possibile, con l’aiuto delle Federazioni Nazionali, sarebbe positivo riuscire a diminuire le spese di vitto, alloggio, incordature, trasportation; anche proporre una distribuzione non così sproporzionata dei prize money. Ovviamente sono solo ipotesi, le variabili da tenere in considerazione sono tante ed è difficile riuscire ad accontentare tutti.

Claudia come procede la tua attività di volontariato col CEPIM di Torino, a favore delle persone down?

Poichè sono a Bari da gennaio, ho accantonato per il momento tale attività, ma loro lo sanno che occupano un posto speciale nel mio cuore e appena torno a casa vado sempre a trovarli.

C’è una campagna che vuoi lanciare da questa intervista?

Sì, proprio a favore del Cepim-Torino, un’associazione no profit creata nel 1979 da un gruppo di papà e mamme per meglio affrontare insieme, i problemi dei loro figli con sindrome di Down; lavora e lotta per il benessere della persona con sindrome di Down, occupandosi dei bambini e degli adulti, dei loro genitori, facendo informazione e formazione, collaborando con chi, nel pubblico e nel privato, si occupa di disabilità, sperimentando nuovi percorsi. La loro esperienza come genitori di ragazzi con sindrome di Down, ha evidenziato con estrema chiarezza l’importanza, per i loro figli adulti, di avere un buon gruppo di amici con cui imparare a “diventare grandi” e divertirsi. Sono così nati i laboratori, le uscite serali e i soggiorni che vedono la massiccia partecipazione di volontari. Oggi i volontari sono circa 100, di età per lo più compresa tra i 17 e i 35 anni. Sotto la guida di un coordinatore/formatore esperto e appoggiati dalla psicologa e dall’educatrice, aiutano nel loro lavoro i tecnici del CEPIM, ma soprattutto gestiscono in prima persona molti laboratori e attività le cui linee guida e finalità si sono ormai consolidate negli anni. Se volete, potete donare il 5×1000 al CEPIM – C.F. 80102740018)

In questi giorni sono stati eletti i Presidenti delle Camere. C’è grande incertezza nel nostro paese. Ce la faremo?

Si sono fiduciosa, c’è aria di cambiamento, spero sia positivo con la presenza di figure giovani.

Claudia Franzé non molla vero?

Mai! La vita ci riserva possibilità incredibili, sta a noi lavorare con passione ogni giorno per raggiungere i nostri obiettivi.

Tennis, studio, impegno sociale: questa è Claudia Franzè, la ragazza di Rivoli che abbiamo imparato ad apprezzare in questi mesi. La ringraziamo per il suo intervento chiarificatore e le auguriamo di essere sempre fedele al suo adagio preferito, di Italo Calvino: “prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.


Antonio De Filippo


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12 commenti. Lasciane uno!

Mario (Guest) 31-03-2018 23:12

Le limitazioni per età sono anticostituzionali, persino in un paese non democratico come l’Italia degli ultimi decenni.

12
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smash&lob (Guest) 28-03-2018 10:59

Scritto da Tennisaddicted
Sarebbe stato molto più semplice e chiaro limitare la partecipazione degli “over” (per esempio over 26) ai tornei 15k, consentendo un numero massimo di partecipazioni l’anno (es. 4) e magari di non fare nemmeno iscrivere gli over 32. Se sono future hanno senso per i più giovani.
Per gli over che sono usciti di classifica e vorrebbero rietentare ci sarebbero sempre le WC a discrezione degli organizzatori.

Assolutamente d’accordo

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zedarioz 27-03-2018 13:11

Scritto da virescit
Questa riforma ha molto più senso per l’attuale WTA visto che i 15000$ femminili sono troppi e danno pochissimi punti.
Per l’ATP invece (dove i 15000$ hanno un’incidenza di punti ben maggiore) a me continua a sembrare una riforma assurda, che rafforza lo status quo anziché la meritocrazia

Diciamo che nei maschi impedisce la stortura di crearsi un ranking giocando solo futures. L’esempio è Bellotti che è arrivato quasi ai top 200 vincendo miriadi di futures da 15000. Ora ci si potrà arrivare solo facendo strada nei challenger e partendo sempre dalle quali. Se non hai il livello challenger non entri di fatto in classifica nei posti che contano, quelli per intenderci che ti fanno partecipare alle quali slam.

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Tony71 (Guest) 27-03-2018 11:24

Una follia molti28/30enni italiani smetteranno per fare il corso maestri..

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cataflic (Guest) 27-03-2018 08:50

Scritto da Tennisaddicted
Sarebbe stato molto più semplice e chiaro limitare la partecipazione degli “over” (per esempio over 26) ai tornei 15k, consentendo un numero massimo di partecipazioni l’anno (es. 4) e magari di non fare nemmeno iscrivere gli over 32. Se sono future hanno senso per i più giovani.
Per gli over che sono usciti di classifica e vorrebbero rietentare ci sarebbero sempre le WC a discrezione degli organizzatori.

Credo anch’io che un semplice meccanismo sull’età con posti garantiti ad under qualcosa e/o vietati ad over qualcosa, insieme ad un maggior montepremi+ospitalità sarebbe più semplice di questa soluzione.
Il problema di base comunque è nella fascia 150-400 dove ci sono giocatori che ci provano ma non ci riescono, sono questi che spendono molto ed incassano poco. È la gente come Fabbiano, Travaglia, che passa 6/7 anni nel limbo prima di maturare a sufficienza e fare l’ultimo salto che vive in rimessa costretta per anni e si arrabatta a far quadrare i conti. I giocatori da open che si fregiano di un br al 385 atp dopo due vittorie in Nigeria contro dei carneadi onestamente sono irrecuperabili.

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Fedex (Guest) 27-03-2018 05:58

Per me riforma sulla carta giusta…esistono troppe semi professioniste che non possono e non devono essere trattate come chi il tennis lo vive come professione…”chi ha oltre 25 anni e vuole giocare giusto per passione ” giusto che non venga agevolato…si chiamano hobbies..

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Mario (Guest) 26-03-2018 20:37

Finalmente qualcuno serio da leggere. Probabilmente il break even point a livello femminile si sarà alzato dal # 253 WTA della ricerca del 2013 al # 215 circa, dopo la riduzione delle partecipanti alle qualificazioni di tre Grand Slam su quattro.

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Tennisaddicted (Guest) 26-03-2018 18:00

Sarebbe stato molto più semplice e chiaro limitare la partecipazione degli “over” (per esempio over 26) ai tornei 15k, consentendo un numero massimo di partecipazioni l’anno (es. 4) e magari di non fare nemmeno iscrivere gli over 32. Se sono future hanno senso per i più giovani.

Per gli over che sono usciti di classifica e vorrebbero rietentare ci sarebbero sempre le WC a discrezione degli organizzatori.

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virescit (Guest) 26-03-2018 16:54

Questa riforma ha molto più senso per l’attuale WTA visto che i 15000$ femminili sono troppi e danno pochissimi punti.
Per l’ATP invece (dove i 15000$ hanno un’incidenza di punti ben maggiore) a me continua a sembrare una riforma assurda, che rafforza lo status quo anziché la meritocrazia

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Shuzo (Guest) 26-03-2018 16:53

In un certo senso questa riforma conferma che gran parte dei giocatori sono semiprofessionisti e il nuovo circuito del Transition Tour è il circuito dei semi-professionisti per eccellenza.
A mio parere se va bene aver voluto ridurre le spese ai giocatori semiprofessionisti, non va bene affatto non aver ridotto ulteriormente il gap in termini di montepremi tra i tornei dell’ATP Tour e gli altri. Non va neanche bene che tornei internazionali non diano l’ospitalità ai giocatori. Infine non so quanto possa giovare a un giocatore che vuole emergere, dover giocare tornei del Transition Tour non troppo distanti da casa.
Non si può negare che il livello medio dei giocatori nei tornei da $ 15000 varia tra un torneo e l’altro. Di conseguenza un giovane che deve affrontare avversari più forti per emergere rispetto a uno cresciuto in un altro continente, dovrà faticare di più per emergere. D’altra il giovane che ha faticato meno, sarà poi meno preparato ad affrontare il circuito ATP. Vedo ancora troppe cose che non vanno.

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+1: Marcus91
Carl 26-03-2018 16:34

Credo che non sia fuori luogo commentare qui la riforma ITF in se, e non l’intervista a Franzé, non so se questo era lo scopo.

Vedo questo di altamente positivo: con questa nuova struttura non sarà più possibile guadagnare punti e ranking WTA giocando solo ed esclusivamente i 15K.

Se si hanno ambizioni di carriera sportiva i “crediti” acquisiti nei 15K vanno trasformati in scommesse su se stessi, consentendo di affrontare tornei di maggiore livello; per contro sarà disincentivato a continuare a frequentare, e magari anche a vincere, i tornei del transition tour chi non ha veramente la voglia di salire, e lo fa tanto per divertirsi, o per illudersi.

Più facile per chi veramente ha le doti e la convinzione (assenza di “avvoltoi” già con esperienza alla caccia di punti facili), meno attraente (ma non più difficile) per chi ha ora il solo obbiettivo di avere un ranking con 4 punti e si accontenta di questo, fingendo con gli altri e con se stessa di essere una “professionista”.

Per quanto appare la riforma sembra ottima, bisogna vedere l’applicazione pratica.

2
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Lupen (Guest) 26-03-2018 15:56

HOOOOO…..CHE MAL DI TESTA !!!!!!

1
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+1: Marcus91