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Elisa Tassotti: vi racconto i miei “tipi da tennis”. Un ritratto graffiante del mondo tennistico visto da una giocatrice innamorata di questo sport.

04/10/2017 18:49 23 commenti
Elisa Tassotti classe 1991
Elisa Tassotti classe 1991

“L’ironia è il sale della vita, il pepe, il pinzimonio; è il colore essenziale della gioia del distacco, della capacità di ridere, di sorridere, di guardare le cose da un punto di vista disincantato; l’ironia consente di non aderire al dramma, consente di sdrammatizzare, per l’appunto, di alleggerire, di guardare i problemi appesi a un palloncino, il che aiuta sicuramente a risolverli” – Fulvio Fiori

Era ancora estate, esattamente le settimane caldissime a cavallo tra luglio ed agosto, quando ci faceva sorridere il racconto, postato su facebook, di una tennista italiana che descriveva quanto avesse dovuto trattenersi, durante un match, per non saltare la rete e far “assaggiare” la racchetta in testa ad un’avversaria particolarmente polemica e lamentosa. Il sorriso solare di questa ragazza ci dava, ovviamente, la misura ironica di quanto scriveva per il gusto stesso di divertire chi, tra i suoi amici, leggesse le sue “imprese”. Successivamente, abbiamo riportato questo aneddoto nell’intervista a Dalila Spiteri, senza fare il nome della tennista in questione. “Ma io la conosco, è una mia amica…. – è stata la risposta di Dalila – faceva bene: anche a me è capitato!”
Da allora abbiamo seguito con simpatia questa tennista, ed ogni giorno abbiamo avuto modo di svagarci leggendo le sue note satiriche sul tennis e non solo. Il passo successivo è stato contattarla per un’intervista….molto sui generis, valorizzando il suo approccio graffiante allo sport che ama più di ogni cosa. Se con Giluia Pairone e Claudia Franzè cercavamo una seria messa a fuoco di alcune problematiche del mondo tennistico (le pressioni di coach e familiari sui giocatori quando sono junior, lo stress psicologico che spinge molti ragazzi al ritiro, per arrivare poi agli scarsi guadagni del 90% delle tenniste professioniste) oggi osserveremo i campi da tennis con ironia. E i due approcci non sono molto lontani: l’ironia oltre che far sorridere, fa anche pensare.

Conosciamo allora Elisa Tassotti, marchigiana di Ancona, 25 anni, tennista, che oggi ci guiderà in una lettura parodistica del suo mondo:

Ho iniziato a giocare a tennis a 6 anni. Non è che mi piacesse o che ne fossi appassionata, semplicemente stressavo mia mamma, incinta di mia sorella, per giocare a racchettoni in spiaggia. Per disperazione mi ha lasciata al primo corso gratuito e da lì, fuori da quel rettangolo rosso, non sono mai più riusciti a portarmi via. Mia mamma nuotava e l’unico appassionato di tennis era il mio babbo che, sapendo del mio arrivo, aveva già avuto la meravigliosa idea di chiamarmi “arancia”, come Arantxa Sanchez…Ringrazio Dio e mia mamma, ogni giorno, per averlo fatto ragionare!



Sono nata e cresciuta nel circolo di Porto San Giorgio, dove mi sono sempre allenata e dove ho scoperto di avere una passione smisurata per questo sport, che ad oggi è tutto ciò che mi rappresenta. Non sono mai stata un’osservata speciale ma, nel mio piccolo, mi sono tolta le mie soddisfazioni. A 15 anni ero fra le prime 90 in Europa e mi sono portata a casa uno scudetto in doppio. Posso dire di aver giocato in Svizzera contro Karolina Plyskova, nel 2006, e di essere tornata a casa in “bicicletta”… Farebbe troppo figo dire che ho vinto: no, non mi ha fatto vedere proprio palla. Nel mio momento “migliore” ho interrotto l’attività per via di una serie di infortuni sfortunati che mi hanno tenuta lontana diverso tempo, dal 2009. Finché 4 anni fa non ho deciso di riprendere la racchetta in mano per tornare a fare l’unica cosa capace di rendermi felice.



Raccontaci gli ultimi 4 anni:

Ho ripreso nel 2013 da 4.2 , per poi arrivare ad oggi con la mia classifica di 2.5. Tanti infortuni ma sempre tanta voglia di tornare a giocare bene. Quest’anno ho avuto la fortuna di avere con me un allenatore, Luca Latini, che mi ha presa e mi ha ricostruita da zero. Ho affrontato un’annata in salita, come era prevedibile che fosse, e verso agosto ho iniziato a trovare fiducia e confidenza con la mia nuova tecnica e modo di giocare. Sono arrivate le prime soddisfazioni che per me sono state semplicemente il risultato di tanto lavoro. Perché mettersi in gioco in quel modo a 24 anni non è mai facile. Sono felice del percorso intrapreso e non mi pongo obiettivi particolari. Sono qui che mi alleno duramente e so che, presto o tardi, se così dovrà essere, i risultati arriveranno. Se non sarà così, io sarò lo stesso la persona più felice del mondo perché saprò di averci provato fino all’ultimo e saprò che mi sarò messa in gioco realmente, senza rimpianti.



Quali differenze hai riscontrato, se ci sono state, tra il prima e il dopo?

Ho vissuto due epoche del tennis e avendo smesso per svariato tempo, non ho percepito il passaggio graduale che c’è stato, ma mi sono ritrovata catapultata in una dimensione, a parer mio, completamente diversa. Dove i valori e i principi non erano più gli stessi che contraddistinguevano e contraddistinguono ancora oggi le mie coetanee. Mi sono trovata davanti svariate tipologie di ragazze, che non ero abituata a fronteggiare. Spesso durante il match ho impiegato più tempo a discutere per una palla rubata, una parola di troppo, un genitore invasivo, una mamma scortese, che a giocare la partita. Credo che chiunque pratichi questo sport, lo faccia perché, inevitabilmente, ne è innamorato, ma spesso non mi capacito di come sia possibile rovinare e rendere “pesante” una cosa così bella. Ad oggi, se mi guardo attorno, so di essere circondata da persone che mi rispettano e che mi conoscono per quella che sono. Ognuno ha il suo modo di essere, la propria personalità ed è meraviglioso così, però alla fine di tutto, il rispetto e l’umiltà sono il fondamento di questo sport. Sarebbe bello vedere in campo più tennis e meno parole. Sarebbe bello vedere i genitori sugli spalti in silenzio che battono le mani anche alla ragazza dall’altra parte del campo che in fondo potrebbe essere un’altra loro figlia. Ma siccome non è così… mo’ vi beccate tutte le mie parodie, i mie “tipi da tennis” 🙂 Ne ho parlato con Elisabetta Cocciaretto, siamo amiche, a volte viene a Porto San Giorgio…e ancora sta ridendo!



Perfetto Elisa! Allora cominciamo dalle giocatrici. Qual è la prima tipologia che ci proponi?

Vediamo un po’….Ok…iniziamo con “Le scaramantiche”.
Devono prendere loro il tubo di palline in mano dal giudice prima di entrare in campo, perché per carità “se le prende l’altra ho già perso”. Arrivano 2 ore prima al circolo, ovviamente con il completino da primo turno, mica per scaldarsi, no, per mettersi li a guardare la tua partita davanti alla porta col borsone sempre in spalla perché, per carità di Dio, non possono perdere l’attimo di prendere per prime la panchina della vincente. Ti mettono talmente tanta ansia che vorresti girarti e dirle “tranquilla che te la tengo occupata”. 47 minuti sulla panchina a preparare asciugamano messo sulla sedia perfettamente piegato, bottigliette parallele, tubo di palle rigorosamente accanto alla propria sedia. Devono passare tutte le righe del campo sempre con lo stesso piede che se non riportano i passi, ne fanno uno indietro e ripetono l’operazione che tu sei li che pensi sia una nuova coreografia di “bailando”. Ad ogni punto vanno ad asciugare grip, fronte, mano, braccia, nell’angolo dove hanno messo l’asciugamano che 25 secondi manco ti vedo! Al cambio campo si devono per forza alzare dopo di te che se per caso trovi una che ha quella stessa fissa, ve la giocate a briscola. Riprendono sempre la stessa pallina con cui hanno fatto punto che, anche se ne hanno 12 dietro, ti guardano e ti fanno :”mi passi quella?” Ovviamente dalla parte opposta di dove sei tu in quel momento… Ecco perché le partite delle donne durano così tanto. Siamo delle fissate con problemi maniacali.



Bene…ottimo inizio! Sento che ti stai riscaldando e ne hai un bel po’. Ed ora?

Adesso vi descrivo “Le strafighe”.
1.86, fisico statuario. Gambe 1.50, vestitino Nike modello Sharapova Us Open, profumo Dolce e Gabbana che si sente a 100 metri, borsone accompagnato da borsa Gucci. Camminata lenta e pose da red carpet. Capelli ancora sciolti durante l’ingresso in campo. Sono leggiadre, vaporose, quasi disegnate. Quando giocano loro nemmeno sudano. Io non lo so come fanno ma loro non sudano. A fine gara io sembro una banana sbucciata e loro hanno ancora quel meraviglioso trucco perfetto. Quando fanno punto senti un “ajde!” un “vamos!” un “come on!” e anche un “pomie!” che Dominika Cibulkova, fatti da parte…



Non male Elisa! Ma mi avevi parlato di quelle giocatrici che entrano in campo piangendo…

Ci arriviamo. Io le chiamo: “Lacrima facile”.
Questa categoria è come quella delle secchione non dichiarate a scuola. Per intenderci, quelle che il giorno dell’interrogazione ti guardano e ti dicono: “tanto oggi prendo 4”, e puntualmente rientrano al banco con un 10 e pure la lode. Loro entrano in campo e al primo diritto da metà campo sbagliato, guardano il papà e fanno “labbruccio”. Ad ogni prima di servizio sbagliata c’è quel lamento di stizza, simile al vagito di un neonato, con successivo occhio lucido. Se entra la seconda siamo salvi, ma se arriva il doppio fallo, apriti cielo! Inizia un monologo infinito di parole incomprensibili miste a lamenti che forse un esorcismo è meno violento. E se provi a fare un vincente? Esplodono in un pianto di autocommiserazione per non essere riuscite a prendere una palla che probabilmente nemmeno col motorino avrebbero mai preso. Tu sei lì che le guardi sconcertata e tra te e te pensi: “vabbè ma questa ora si scioglie. Non farà mica così tutta la partita?”. E invece noooo! Loro sono sempre li, più presenti di Serena Williams quando stai per battere la seconda di servizio. Un minuto prima piangono e il punto dopo tirano vincenti a destra e a manca, che tu devi controllare se hai dall’altra parte la stessa giocatrice perché non ti sembra reale un bipolarismo tale. Immortali e decise fino al tie-break del terzo: quando a te ormai sanguinano le orecchie, loro continuano imperterrite. Vogliamo farcela una “camomillina” prima di scendere in campo? Che dite? Il tennis è divertimento, non un dramma psicologico!



Benissimo! E siamo arrivati alla quarta tipologia ovvero quella delle…..?

….“Instancabili”. Quelle che entrano in campo e non sai mai quando e se ne usciranno. Quella con cui inizi il match di giorno e lo finisci dopo 5 ore col buio. Che quando la gente vede le foto ti fa i complimenti per la finale e invece sei solo tu con 3 completini diversi e 8 chili in meno, magari ancora al primo turno. Loro fresche come le rose, senza nemmeno il calzino umido, alle quinta ora saltellano col sorriso sadico di chi vuole che di te non resti nulla. Sono i robottini del tennis. Programmati per farci spaccare fusti. In accordo con le case produttrici dei migliori marchi.

Ma questa è satira pura! E sulle famiglie non mi dici nulla?

Aspetta ci arriviamo dopo. Ora le introduciamo di sfondo parlando delle”Indipendenti”
Quelle che arrivano col pulmino dal quale escono mamma, nonna, zia, zio, padre, sorellina nel passeggino, fratelli e trisnonni, che te li trovi tutti piazzati meglio dei giudici di linea. Son messi talmente bene intorno al campo che a volte quando la tua palla va fuori ti viene l’istinto di guardarli e chiedere conferma pure a te. Se poco poco sbagli a fare una chiamata, non fai in tempo nemmeno a dire “ah no no… scusa è buona” che già ti trovi improvvisamente il monitor davanti alla faccia con su il replay di occhio di falco. Esattamente, poi, come funziona? Se diventerete giocatrici di rilievo, la Fit vi dovrà spesare pure la sorellina nel passeggino? No perché noi saremmo contente di iniziare a giocare uno contro uno e non uno contro 10.



Elisa, gli sponsor invadono il mondo del tennis già tra gli under 14, non mi dici nulla?

Certamente, sono qui per questo, e ti descrivo…“Le sponsorizzate”.
Entrano in campo con il loghetto di tendenza anche sulla bandana e il chiwawa con la cappottina Adidas: fossi al posto loro, avrei l’ansia solo a vincere un torneo perché poi quando devo fare i ringraziamenti mi escono fuori 2 chilometri di post tra sponsor e staff. E se poi si dimenticano qualcuno? Il pediatra potrebbe risentirsi!



Il tennis è però uno sport stressante ed alcune giocatrici entrano in campo di cattivo umore:

Verissimo. Infatti “Le inca…volate” attirano la mia attenzione.
Le più belle di tutte sono quelle che già dal palleggio di riscaldamento ti guardano così male che tu quasi vorresti metterti a sedere e sentirti in colpa perché sai che qualcosa devi per forza avergliela fatta nella tua vita precedente. Sono quelle che quando gli chiami out la palla che ha rimbalzato nel telo, mettono in dubbio la tua onestà e iniziano a parlottare da sole, scaraventando racchette a terra, dicendoti “Ma perché tutte a me quelle così capitano? Ma perché?”. E tu lì che con sguardo perplesso non sai se guardare lei, il segno lasciato nel telo o continuare a giocare.



Veniamo alle manie: cominciamo con…?

…“Le insistenti”. Quelle che già dal primo 15 ti guardano con occhio concentrato e ti fanno: “posso?”. Che tu dopo 20 secondi di match, ti guardi attorno perché pensi che stiano chiedendo a qualcuno il permesso per andare in bagno. E invece no. Non fai in tempo a rigirarti che loro sono già li, davanti a te, che ti fissano indemoniate, pronte a controllare il segno. A volte arrivano talmente presto di là, che ancora c’è la pozzangherina di quando hanno bagnato il campo. Fidarsi è bene non fidarsi è meglio, ma venirmi a controllare in ogni momento, ad certo punto diventa stalkerare.



Nel tennis bisogna entrare in campo sempre belli carichi Elisa:

Vero! Infatti ci sono in giro “Le fomentate” !
Quelle che quando fai doppio fallo al primo punto ti urlano così forte in faccia che tu cacci un urlo di spavento e ti pieghi su te stessa dalla paura. Quelle che quando stecchi e tiri nel paesino vicino, ti guardano con aria di superiorità e ti tirano fuori quel pugnetto che manca solo la rincorsa col saltino che ti sembra di avere davanti Rafa. Quelle che quando fai un vincente allargano le braccia e ti fanno “oh ma che culo mamma mia”, che tu nel punto successivo ti senti come John Isner e tenti di fare subito servizio ai 220 e diritto vincente per farla sentire in colpa ad averti sminuita. Se faccio vincente ho culo, quindi se lo fai anche tu hai culo. Quindi il vincente è culo. Capito?



Elisa mi sta venendo l’ansia con tutte queste manie…

E infatti ora incontriamo “Le ansiose”
Sono quelle che quando entrano in campo sono agitate, cariche, talmente calate nel match che già sudano e hanno i crampi. Ancora deve finire la partita precedente che già sono li alla porta, pronte per entrare. Tu stai ancora finendo le andature e loro ti fissano come un fidanzato imbufalito perché stai facendo ritardo, e ti infondono talmente pressione e ansia che l’acqua manco la vai a comprare.



Mamma mia….che quadro incredibile!

Mamma mia? Passiamo alle mamme allora. La prima è “La mamma convinta”.
Questa è la mia preferita in assoluto. La mamma che dice: “no, guarda che oggi mio figlio se la stava lottando alla pari solo che non sentiva bene la pienezza della palla sulle corde e quindi ha perso 6/0 6/0 per quello”. Porca vacca, io quando prendo la bicicletta faccio solo tanti complimenti alla mia avversaria, me ne vado a casa muta e i miei genitori mi fanno trovare pure la bicicletta rossa fiammante fuori dalla porta.



A volte però tutto può dipendere da un cattivo allenamento:

Allora sei d’accordo con…”La mamma di Roger”. Ecco come parla: “Sai, devi capire che lui si è allenato 48 minuti con una donna oggi e quindi ha perso perché – ovviamente – non aveva più il suo ritmo”. Ma lo sai che la Ivanovic e Djokovic si allenavano dentro una piscina vuota tutti i giorni perché non avevano di meglio a disposizione? Un buon giocatore lo si vede sopratutto dalla sua capacità di saper sfruttare al meglio ogni occasione. Noi non abbiamo bisogno di essere protetti o giustificati. I figli vanno educati a saper accettare la superiorità dell’altro ed incoraggiati, di conseguenza, a raggiungere degli obiettivi. Spingerli a lavorare e superarsi, non a giustificarsi.



Ma capita che i genitori facciano il tifo in modo esagerato?

Capita? Esistono proprio ” i gufi”!
Sono quei genitori che si piazzano nel loro angolino privato e iniziano a gufare, sbraitare e arbitrare? Fenomenali. Sanno anche a quanto tiri le corde e tra un cambio di campo e l’altro sparano tattiche come se non ci fosse un domani. Stai per battere la seconda e magicamente senti “doppio fallo”. Sono loro. Sono proprio loro che te la gufano beatamente. Ti chiamano talmente tante palle che non capisci se in campo c’è Lahyani oppure è uno di loro che dalla sua sedia controlla il mondo. Lo sapete che il tennis è uno sport solitario e che vostra figlia è capace di intendere e di volere?



Dai Elisa…hai salvato i coach?

Ma neanche per sogno. Vuoi conoscere“I transformers”?
Meravigliosi allenatori che si trasformano durante le competizioni a squadre. Sembrano indemoniati. Sarà il peso del capitano, non lo so. Te li ritrovi in mezzo al campo d’improvviso che mimano alle proprie ragazze il gesto di come fare la volèe, e tu ti spaventi perché pensi che alla fine dell’ora dovrai pure pagare per aver assistito alle loro nozioni altamente tecniche. Li senti che parlottano da soli durante il punto, poi guardi le loro espressioni e già vorresti ritirarti solo per non tornare in panchina, per paura di quello che ti potrebbero fare. Schioccano le dita per richiamare l’attenzione della loro allieva e gli parte la tattica ignorante. La loro preda preferita? Il giudice di sedia. Se non chiamano un net puoi star tranquilla che per i successivi 7 minuti assisterai ad un tentato omicidio. E quando tu sbagli e il capitano avversario si alza in piedi per esultare e caricare le ragazze? Ditemi che non sono l’unica a lanciargli sguardi di sfida dopo ogni punto fatto da quel momento in poi. Quella è pura adrenalina.



Elisa però, a questo punto, molti si staranno chiedendo…ma tu come sei in campo?

Bella domanda. In effetti io sono un po’ come tutte le parodie delle giocatrici che ho descritto: a volte fomentata, altre volte ansiosa oppure mi sento “superfiga”…l’hai vista la foto della torta? Credo che ciascuno di noi osservi i difetti degli altri partendo dai propri, forse per questo mi riescono bene queste descrizioni, perché riflettono delle parti di me stessa.



Quindi, in conclusione Elisa, usciamo fuori dalla satira e parliamo del tennis per come lo senti dentro, per le emozioni che ti provoca. Quanto ami questo sport?

È difficile spiegare a parole quello che provo per questo sport. Ho praticato ogni tipo di attività ma questa.. mamma mia, l’adrenalina prima di scendere in campo, l’emozione nel vincere un match, la disperazione nel perdere quello dopo, il sacrificio e la voglia di superarsi ogni giorno. La capacità di mettersi in gioco nel bene e nel male, consapevolmente. Un mix di emozioni che a lungo andare diventano una droga. Questo sport ti educa al rispetto, all’umiltà, a trovare una soluzione quando qualcosa va storto. Ti educa al sacrificio e alla professionalità. All’attenzione nelle piccole cose. Il tennis è equilibrio, anche se in campo sembriamo delle psicopatiche. Ci vuole una grande forza di volontà nel rialzarsi dopo una sconfitta, dopo una delusione, dopo quell’infortunio che in un secondo sgretola tutti i sacrifici fatti prima. Ci vogliono cuore, passione e un amore smisurato per accettare tutti i pro e i contro. Per questi e altri mille motivi, se una bimba mi chiedesse di avvicinarsi al tennis, cercherei di trasmetterle la mia passione, promettendole che a prescindere da quella che sarà la sua strada, sarà una persona forte e coraggiosa. Perché il tennis ti valorizza, ti aiuta a scoprire la tua vera personalità e sa renderti una persona migliore nella vita di tutti i giorni.


In genere ci piace concludere le nostre interviste con una citazione o una riflessione finale, ma questa volta lasciamo che l’ultima nota sia quella scritta implicitamente da Elisa: ciò che amiamo ci rende persone migliori. Grazie Elisa!


Antonio De Filippo

Disegni di Paolo Botta


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23 commenti. Lasciane uno!

Luca Martin 05-10-2017 22:09

Il Tennis a livello amatoriale o comunque non professionistico, come tanti altri Sport della stessa categoria, ha intrinsecamente un profondo senso del grottesco. Ed Elisa lo ha dipinto in modo molto sagace, un po’ in uno stile Jacovittiano o alla Hyeronymus Bosch.

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Pierre herme the Picasso of pastry (Guest) 05-10-2017 13:00

Gran bella intervista
Bravo Antonio De Filippo e molto simpatica, ironica , intelligente Elisa , davvero un quadro che riflette quello che succede sui campi di tennis a partire alle periferie
Trovo il continuo lamentarsi ( di genitori , coach e tennisti ) una vera piaga perche’ va a ledere lo spirito sportivo di rispetto e correttezza in primis
Io continuo a pensare che dare il buon esempio sia cmq e sempre gratificante , penso ad Edberg e gli svedesi in genere che MAI ti avrebbero rubato un 15 , in Italia ho sempre ammirato Andreas Seppi un vero signore , anche Paolo Lorenzi e’ un grande esempio di correttezza anche se ieri non ha stretto la mano al giudice :-)))

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alessandro zijno (Guest) 05-10-2017 12:46

top

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Cla 05-10-2017 12:31

Molto brava, acuta, ironica, intelligente. Dovrebbe scrivere un libro.

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franzino60 (Guest) 05-10-2017 11:26

simpaticissima !!

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3.4 (Guest) 05-10-2017 09:58

bene, bravi

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Dennis (Guest) 05-10-2017 09:38

Spettacolo, a fine carriera la vedrei benissimo a supertennis, di certo è gran intrattenitrice

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Sottile 05-10-2017 01:00

Ma questa Elisa è la figlia di Mauro ex difensore del Milan?

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Marcus91 05-10-2017 00:36

Boh, a me quest’intervista ha dato fastidio, non la vedo per nulla parodistica, ma solo un’altezziosa superiorità da una ragazza che può fare solo quello non avendo la stoffa per fare la tennista, a giudicare dai risultati inesistenti…

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-1: Cla, mittler831
pablox 04-10-2017 23:51

bellissima intervista. Mi sono ammazzato salla risate! 😀 :mrgreen:

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Obione (Guest) 04-10-2017 22:25

Molto intelligente e acuta. Non ha dimenticato nessuno……. 😆

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Luciano.N94 04-10-2017 22:15

Intervista divertente e diversa dal solito. Bravo De Filippo e buona fortuna ad Elisa, speriamo di vederla presto negli ITF

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cataflic (Guest) 04-10-2017 21:36

le interviste di De Filippo hanno sempre due caratteristiche…la prima è che sono fatte bene, e la seconda è.,…che sono fatte bene!!! 😉

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Radames 04-10-2017 21:16

Mi è piaciuta molto, specie la parte sui genitori… molto veritiera!

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mark (Guest) 04-10-2017 20:43

troppo grande!!! questa e’ simpatia

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andrewthefirst (Guest) 04-10-2017 20:39

È bello leggere articoli che non rientrano nel tennis

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+1: Gualtiero
Gigetto (Guest) 04-10-2017 20:35

Brava

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V.D. 04-10-2017 20:05

Secondo me è la Littizzetto.

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Peppo81 (Guest) 04-10-2017 20:00

Fantastica! E bellissimi i disegni!!!! Che tipa in gamba Elisa, è bellissimo e divertente leggere interviste come queste!

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ELE (Guest) 04-10-2017 19:55

Brava Elisa

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The renegade (Guest) 04-10-2017 19:43

Magnifico,leggere interviste come queste deve essere fonte di riflessione ed ispirazione!Le auguro tutte le fortune nel tennis ed in alternativa ha una carriera da comica o giornalista assicurata!

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Patoschi (Guest) 04-10-2017 19:17

Chapeau!

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ago (Guest) 04-10-2017 19:00

Veramente divertente! Bravi!

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