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Alex Michelsen: “Il COVID mi ha salvato la carriera” — Il giovane statunitense alla ricerca di continuità nel circuito ATP

16/10/2025 13:01 1 commento
Alex Michelsen USA, 25.08.2004 - Foto Getty Images
Alex Michelsen USA, 25.08.2004 - Foto Getty Images

Alex Michelsen è uno dei giovani più interessanti del tennis americano. A 20 anni, il californiano sta cercando di compiere il passo definitivo per smettere di essere considerato una promessa e diventare una realtà del circuito ATP. Dopo un inizio di stagione altalenante, in cui spicca solo il titolo Challenger conquistato a Estoril, il talento statunitense si trova ora impegnato all’ATP 250 di Almaty, dove ha vinto due partite consecutive per la prima volta da Toronto.

In una lunga intervista al podcast “Nothing Major Show”, condotto da Sam Querrey, John Isner, Steve Johnson e Jack Sock, Michelsen ha parlato apertamente del periodo della pandemia e di come quel momento difficile si sia trasformato in un’occasione fondamentale per la sua crescita.
“Non mi consideravo un tennista professionista, ma sapevo di essere abbastanza bravo. Ero tra i migliori della mia generazione, poi ho iniziato a giocare alcuni Futures e mi sono detto: ‘Posso essere come questi ragazzi’. Il COVID mi ha salvato la carriera. Grazie a quel periodo ho potuto studiare da casa e allenarmi cinque ore al giorno. Senza la pandemia, probabilmente non sarei qui oggi.”

Michelsen ha ricordato anche i suoi primi successi nel circuito, spiegando come sia passato da “giocatore mediocre del liceo” a finalista di Challenger e vincitore del titolo a Chicago. La svolta è arrivata con la finale ATP a Newport, dove ha battuto John Isner in semifinale, consolidando il suo ingresso nel tennis che conta.
Il giovane statunitense ha poi raccontato la sua esperienza alla Laver Cup 2025, dove ha esordito perdendo contro Jakub Mensik, ma vivendo un fine settimana speciale al fianco di Andre Agassi e Roger Federer.

“Ero la prima riserva, poi non sono venuti Tiafoe, Paul e Shelton. Ho parlato con Agassi al telefono per un’ora, era davvero entusiasta. Quando sono sceso in campo non riuscivo a colpire una palla per 40 minuti, ero teso come una corda. Agassi mi ha aiutato molto a rilassarmi durante la partita.”
Michelsen ha anche raccontato un curioso episodio legato al suo primo incontro con Federer:
“L’ho conosciuto al gala. Avevo perso una scommessa con Fritz, che mi aveva chiesto quali fossero le probabilità che inciampassi sulle scale quando mi avrebbero annunciato. E sì, ho inciampato davvero, davanti a mille persone. È stato molto imbarazzante, ma anche divertente.”

Infine, ha descritto la Laver Cup con parole originali:
“È come una Coppa Davis sotto steroidi. C’è più energia, più connessione tra i giocatori. Parliamo delle nostre forze e debolezze, dei nostri match. È qualcosa che la Davis non può replicare.”

Oggi Michelsen punta a ritrovare la continuità che gli è mancata negli ultimi mesi. Oltre al singolare, si è distinto anche in doppio, raggiungendo la finale del Masters 1000 di Shanghai insieme a Andre Göransson. Dopo aver trovato la fiducia, ora il giovane americano vuole anche la stabilità per confermarsi come una delle nuove certezze del tennis statunitense.


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1 commento

Massimo.bianco29@yahoo.it (Guest) 16-10-2025 13:22

La Circus Cup e la Sultan Cup sono due manifestazioni che hanno un senso solo sotto effetti di sostanze esterne…

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-1: brunodalla