
Aryna Sabalenka regina a New York: “Ho imparato a controllare le mie emozioni”. Anisimova : “Troppo nervosa in finale, ma tornerò più forte” (Video)


Aryna Sabalenka conferma perché è la numero uno del mondo. La bielorussa ha difeso con successo il titolo dello US Open, superando Amanda Anisimova e scrivendo ancora una volta il proprio nome nella storia. Subito dopo aver alzato il trofeo davanti al pubblico dell’Arthur Ashe, Aryna si è presentata in conferenza stampa, dove ha raccontato il percorso che l’ha portata a questo trionfo e il cambio di mentalità che ha segnato la sua stagione.
“Ho ricevuto lezioni molto dure a inizio anno. Ho perso un paio di finali di Slam e vincere questa significa tanto, anche perché ho difeso il titolo. Dopo l’Australian Open pensavo che la cosa giusta fosse dimenticare e andare avanti, ma poi è successo lo stesso al Roland Garros. In quel momento ho capito che forse era arrivata l’ora di riflettere davvero su quelle finali e imparare qualcosa, perché non volevo che si ripetesse ancora. Ero a Mykonos, stavo leggendo, mi godevo il panorama, e mi sono chiesta: ‘Perché ho lasciato che le emozioni mi dominassero?’. Pensavo che arrivare in finale volesse dire vincere automaticamente, ed era un modo completamente sbagliato di affrontarla”.
Il cambio di mentalità
“Arrivata a questa finale, ho deciso che avrei controllato le mie emozioni. Non avrei permesso che mi dominassero, qualsiasi cosa fosse successa in campo: un break subito, un colpo incredibile della mia avversaria… la mia mentalità era quella di lottare per ogni punto, indipendentemente dalla situazione. Mi sono concentrata solo su me stessa e su quello che dovevo fare per vincere. Ho imparato la lezione, e spero che non succeda mai più di perdere il controllo in una finale”.
Il ricordo del padre
“Quando è morto, mi sono sentita molto depressa. È stato un momento difficile per me e la mia famiglia, ma ho deciso di prendere quel dolore come motivazione per scrivere il nome della mia famiglia nella storia. Voglio credere che sento la sua protezione dall’alto, e so che è diventata la mia forza. Significa tantissimo”.
Sabalenka ha poi raccontato il suo lavoro sulla salute mentale, aspetto che considera fondamentale per la sua crescita.
“Da quattro o cinque anni lavoro con una psicologa. All’inizio mi aiutava molto, soprattutto a capire che tutto è possibile se ti impegni davvero. Poi però mi sono resa conto che dipendevo troppo da lei, pensavo che dovesse aggiustarmi e darmi risposte. Ma la verità è che non mi prendevo le responsabilità, ripetevo gli stessi errori e mi arrabbiavo con lei perché non mi ‘aggiustava’”.
Assumersi le proprie responsabilità
“A un certo punto ho capito che dovevo assumermi le responsabilità e risolvere le cose da sola, analizzando me stessa, cercando di capire meglio le mie reazioni. È stata la decisione giusta. Forse un giorno sentirò di nuovo il bisogno di qualcuno con cui parlare, ma oggi sono orgogliosa di aver imparato a gestirmi da sola. Questo mi ha aiutato tantissimo a conoscermi meglio e ora, sotto pressione, riesco a controllare molto meglio le mie emozioni perché so chi sono. È stato un grande cambiamento, ed è la ragione per cui ora riesco a giocare le finali in modo diverso”.
Aryna Sabalenka lascia New York con il secondo titolo consecutivo allo US Open, ma soprattutto con la consapevolezza di essere cresciuta dentro e fuori dal campo
Amanda Anisimova ha vissuto una giornata di emozioni contrastanti nella conferenza stampa successiva alla finale dello US Open 2025. La statunitense, che ha firmato un percorso di altissimo livello nelle ultime settimane, non è riuscita a esprimere il suo miglior tennis nell’atto conclusivo contro Aryna Sabalenka, cedendo a un’avversaria più solida e determinata. Nonostante la delusione per la sconfitta, Amanda ha provato a guardare con ottimismo al futuro, consapevole di aver compiuto passi importanti nella sua crescita.
«È stato un ambiente incredibile, ho cercato di godermelo al massimo, soprattutto nel secondo set, quando ho iniziato a rimontare. Il pubblico mi ha sostenuta tantissimo e questo mi ha aiutato a restare in partita. Sono stata molto motivata e volevo dare il meglio in questa finale. Spero di continuare a lavorare duro per avere altre opportunità di arrivare in finali come questa», ha raccontato Anisimova.
Amanda ha riconosciuto di non aver trovato le giuste sensazioni sin dall’inizio: «Non sentivo di stare giocando il mio miglior tennis. Nelle finali divento molto nervosa e sto cercando di lavorarci, ma oggi avrei voluto essere più aggressiva. Aryna ha giocato in maniera incredibile, faceva tutto bene e mi ha reso la vita molto difficile».
Analizzando il match, ha ammesso di aver avuto difficoltà a imporre il proprio gioco: «Avevo troppa fretta e mi è stato complicato mantenere il ritmo. Sapevo che dovevo essere la più aggressiva in campo per avere chance di vittoria, ma i palleggi non duravano molto e non riuscivo a prendere il controllo. Mi sono resa conto solo dopo che stavo facendo più vincenti di lei».
Un elemento inatteso che l’ha destabilizzata è stato anche l’effetto delle luci nella Arthur Ashe con il tetto chiuso: «Non avevo mai giocato di giorno con il tetto abbassato, era letteralmente tutto bianco e non riuscivo a vedere la palla al servizio. Già dal riscaldamento mi sono detta: ‘Questo sarà un problema’. Non sapevo come adattarmi e non riuscendo a servire bene, sapevo che sarebbe stato molto complicato restare in partita».
Sul rapporto con Sabalenka, Anisimova ha voluto spendere parole di grande rispetto: «È entrata in campo giocando un tennis eccellente sin dall’inizio. È la numero uno e sa come esprimere un livello straordinario. Le do tutto il merito, la ammiro tantissimo, lavora durissimo ed è per questo che si trova lì dove si trova. Abbiamo avuto molti match difficili e avrei voluto che oggi fosse più equilibrato, ma così è andata».
Amanda lascia New York con una finale di Slam sulle spalle, una sconfitta amara ma al tempo stesso un’esperienza che la farà crescere. La consapevolezza di avere ancora margini di miglioramento sembra darle la forza per guardare avanti e tornare presto a lottare per un titolo importante.
TAG: Amanda Anisimova, Aryna Sabalenka, Us Open, Us open 2025
4 commenti
Dovrebbero vietare di urlare oltre determinati decibel: diventa un’impresa guardare una partita con urla esagerate , per non dire di peggio.
Anisimova quest’anno ha raccolto il testimone di Gelsomina quale sorpresa dell’anno, purtroppo solo quasi vincente.
Spero che sappia mantenersi a questo livello.
Sabalencona è certamente una via di mezzo tra uno schiacciasassi ed un lanciagranate, però colpi sparsi un po’ a caso (ed un po’ raramente) qua e là (come la controsmorzata ad inizio seconda partita) me la fanno digerire più di tante altre vincenti contemporanee (ogni riferimento alla Polacca è puramente…voluto).
Quindi va bene così: consolamose co’ l’aietto, che l’aglio fa pure bene.
Ammiro molto Sabalenka, per le parole espresse in conferenza stampa.
Ammiro i giocatori che si osservano, che osservano le proprie debolezze mentali e catteriali, e si prendono la responsabilità di cambiare, di migliorare.
Tutto ciò che, purtroppo, non ha mai fatto Fognini. È per questo che non l’ho mai stimato, nonostante il bel tennis espresso nel corso della sua carriera
È un tennis fatto di potenza e urla belluine per scemare l’adrenalina.
Se non incontra Swiantek lungo il cammino, vince pure con una palla di cannone legata alla caviglia.
Ieri sera su un dritto che ha crepato il campo, un gemito si è udito su Plutone.