
“Niente panico nei lunghi scambi. Non sono più solo quello col servizio super”. L’evoluzione di Shelton: come sta cambiando il suo tennis


“Essere in grado di vincere gli scambi più lunghi e sentirmi a mio agio con me stesso in quei momenti, senza la fretta di far accadere qualcosa per uscire da quelle situazioni è una parte enorme della mia evoluzione”. Così Ben Shelton ha fotografato a caldo in campo il netto successo contro Alex De Minaur nei quarti di finale al Masters 1000 di Toronto, una vittoria che lo issa in semifinale contro l’amico e connazionale Taylor Fritz. In palio l’accesso al match per il titolo in Canada, forse contro Zverev (discretamente favorito vs. Khachanov nell’altra semifinale). Il prossimo derby USA è una rarità a questo livello: dal 2000 quella in Canada tra Taylor e Ben sarà solo la quarta semifinale tutta statunitense nei Masters 1000. Shelton ha disputato una partita particolarmente solida contro De Minaur, spiccando più per il suo gioco da fondo campo che per i punti ricavati col suo servizio “bomba”. Il figlio d’arte nativo di Atlanta ha giocato una partita diversa, assai paziente e tatticamente ineccepibile: Alex è un tennista che ricava tanti punti entrando in contrattacco sulla potenza dei colpi degli avversari; bene ha fatto Shelton a lavorare tanto la palla, con tagli e spin, senza tirare sempre a tutta. Così facendo, e reggendo mentalmente in tanti lunghi scambi, ha finito per togliere peso all’avversario che così è incappato in un numero per lui insolito di errori, 28, mentre Ben ha vinto 32 punti in palleggio, dato altissimo per i suoi standard, e più dell’australiano (29). Ancor più sorprendente questo dato: Shelton ha vinto 12 dei 19 scambi che sono andati oltre i 9 colpi, esattamente la specialità di casa ADM. Probabilmente una prestazione non eccelsa di “Demon”, ma molto viene dalla tattica, forza fisica e mentale di Shelton.
“Molti avversari mi vedono solo come un battitore e non come un giocatore da fond ocampo”, riflette Shelton nella press conference post partita. “Psicologicamente, quando entro in partita, ora entro in una sorta di modalità ‘lockdown’, metto un milione di palle in campo. La mia palla da scambio ha un bel po’ di peso e a volte mi sembra di sorprendere gli avversari, soprattutto quando tengo bene nel palleggio e cambio velocità da più lenta a veloce e profonda”.
“Ritengo di aver giocato davvero un’ottima partita” continua Ben. “Sono rimasto calmo, molto lucido. Sono stato bravo a non farmi prendere dal panico negli scambi lunghi, cosa che è davvero importante contro un giocatore come De Minaur. Ho giocato senza forzare e questo è importante perché Alex trae enorme vantaggio dal fatto che non sbaglia mai e provoca errori non forzati. Lui punta a tirare su il muro e sfruttare gli errori dell’avversario; porta l’altro ad esagerare visto che è velocissimo, si muove bene e riesce a colpire i suoi migliori colpi quando contrattacca in corsa. Per me era decisivo restare solido. Ho giocato un ottimo tennis, soprattutto nella parte finale dei punti più combattuti”.
Poco da dire, un’analisi lucida quella di Shelton, che presenta una sua versione ben poco istintiva e irruenta, quella faccia negativa che spesso lo porta a smarrirsi e perdere contro i migliori, e non solo. È ovvio che questa deve essere l’evoluzione nel tennis dell’americano se vuol sedersi al banchetto dei tennisti vincitori dei grandi tornei, M1000 e perché no Slam. Di solo servizio, prepotenza fisica e colpi a tutto braccio non vinci contro un buon Sinner, che risponde troppo bene e ti porta nei territori dove crolli, in particolare sul lato del rovescio. Anche contro Alcaraz, o Zverev, tutti i migliori, Shelton deve ancora dimostrare di essere capace di reggere sulla lunga distanza prendendosi punti “sporchi”, faticando di gambe e testa senza sparare via. Sul rosso contro Alcaraz ha sorpreso quest’anno per tenuta, riuscendo a portare Carlos quasi al limite per buona parte della partita; invece la dura sconfitta rimediata contro Sinner a Wimbledon è stata per Ben un vero schiaffo: Jannik con la sua forza in risposta e intensità nello scambio è riuscito a mettere a nudo uno dopo l’altro, a tratti in modo brutale, tutti i limiti del tennis dell’americano.
A Toronto Shelton sta migliorando esattamente su questi aspetti, tecnici e ancor più mentali. Nel corso dello scorso inverno, Ben ha lavorato moltissimo con papà Bryan per cambiare lo swing del rovescio, passando da un movimento cortissimo di totale timing ad un’apertura più ampia, una maggior ovalizzazione generale e una racchetta più inclinata nell’aggredire la palla. Se hai un timing assoluto come un Kyrgios (per dire uno con uno movimento non tanto diverso) o Bublik, puoi permetterti anche di giocare il rovescio così, impatto secco e via; ma visto che Shelton non ha la stessa mano e percezione dello spazio in velocità, cambiare quel tipo di rovescio e passare ad un colpo meno rapido e più di manovra è una scelta ottima, direi obbligata. Tuttavia ritengo che il miglior rovescio dell’americano resti il back, un taglio sotto che gli permetta di rallentare e quindi girarsi sul diritto al colpo successivo. Per farlo, però, è necessario toccare un back che galleggi nell’aria e atterri bello lungo; al momento Ben ci riesce solo a tratti. Qua dovrà continuare a lavorare, tanto. Pure col diritto, per alternare palle cariche di spin e discretamente lunghe ad accelerazioni a tutto braccio vincenti senza commettere troppi errori. Un lavoro tecnico e parimenti mentale, perché ogni colpo non è mai fine a se stesso e va sempre inquadrato nello sviluppo del gioco, con quel che ti propone il rivale. Sinner docet: ok tirare fortissimo, ma è ancor più efficace saper alternare rotazione e velocità ad angolo e intensità, in modo da costruirti l’alternativa qualsiasi sia la mossa dell’avversario. Una flessibilità tecnica e di pensiero che Shelton ancora deve costruire e portare in campo.
Da questo passerà la vera evoluzione di Shelton, lavorare sulla mentalità, sulla pazienza, sulla lettura del gioco suo e del rivale, in modo da poter gestire non solo turni di battuta a mille all’ora ma anche la complessità del palleggio e di chi risponde molto bene. Intanto stasera proverà a battere l’amico Fritz e giocarsi la finale di un 1000. Sarà un match molto aperto, dove Taylor parte un po’ favorito anche solo per maggior esperienza a questo livello. Se Ben vuol arrivare davvero in alto, sarà una partita da vincere, con il servizio ma anche la pazienza di giocarsi gli scambi senza esagerare.
Marco Mazzoni
TAG: Ben Shelton, Marco Mazzoni, Masters 1000 Toronto 2025
7 commenti
Nel senso che il turno di servizio disastroso di Cobolli ha fatto la differenza, sul 5-4 e servizio a disposizione
per Flavio nel terzo set, con Shelton in prolungata discreta confusione probabilmente per merito di Cobolli con le sue improvvise accelerazioni di diritto; da quel momento l’americano è tornato in fiducia e ha vinto il match. Cobolli comunque ha fatto un’ottima partita, l’ho visto molto bene.
Beh fisicamente shelton non è secondo a nessuno.
tecnicamente è egregio..
tatticamente invece ha grossi margini, cosi’ come mentalmente.
Nonostante la risposta sia il suo vero tallone d’achille può arrivare al numero 3 del mondo
ma perché scrivete queste corbellerie quando smentirvi è un gioco da ragazzi? federer, djoko e nadal fino ai 30 anni hanno quasi sempre partecipato al torneo canadese, l’unico che ha dato forfait più volte, 3 prima dei 30 anni, è stato nadal, ma lo ha fatto per infortunio e difatti poi non è andato nemmeno a cinci, eccetto una volta. perché scrivete tanto per scrivere? non potreste documentarvi prima così da evitare da un lato figuracce e dall’altro diffondere informazioni false?
Viviamo in un eterno qui ed ora. Avesse perso con Cobolli, mica Diokovic, che nel complesso aveva dominato il terzo set tutta questa analisi Mazzoni se la sarebbe risparmiata, dicendo che Shelton gioca ancora a caso, non fa punti in risposta ecc. ecc. Poi basta una partita e la narrazione viene completamente rovesciata..Che Shelton sia migliorato sul rovescio è evidente anche perché altrimenti non sarebbe un top ten ma da qui a diventare un giocatore completo e solido sullo scambio ce ne passa..se nel futuro sarà in grado di migliorare le basse se non bassissime percentuali di punti in risposta e riuscire a scambiare senza perdere la pazienza allora può competere ad alti livelli..
Zero, col vecchio format Sinner, imho, avrebbe giocato, e lo stesso dicasi per il murciano. Sono solo opinioni.
Ne avete dette di tutte, ma alla fine in semi ci sono le prime quattro teste di serie escluso Musetti… direi che questo vostro insistere sulla formula sbagliata sia sbagliata davvero… che poi non ci siano tutti i big, è sempre stato così in Canada: state tranquilli che Sinner, Alcaraz e Nole non avrebbero partecipato neppure se fosse rimasto il vecchio format
Mah, contro Cobbo di panico ne ho visto parecchio negli scambi lunghi. Il servizio ha fatto la differenza in quel match, e alla grande.