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Berrettini: “La folla aiuta, ma ho vinto perché sto tornando il giocatore che ero” (Video)

21/11/2025 19:16 3 commenti
L'esultanza di Matteo Berrettini con la panchina azurra a festeggiare (foto FITP)
L'esultanza di Matteo Berrettini con la panchina azurra a festeggiare (foto FITP)

La semifinale di Coppa Davis tra Italia e Belgio si apre nel migliore dei modi grazie a Matteo Berrettini, autore di una vittoria convincente per 6-3 6-4 su Raphaël Collignon. Un successo importante non solo per la classifica, ma anche per il segnale che il romano ha mandato al torneo, ai compagni e a sé stesso. Nel post-partita, Berrettini ha parlato in conferenza stampa aprendo il cuore: dal rapporto con Cobolli alla gestione dei momenti chiave, fino all’evoluzione del suo gioco.

“La folla è un fattore, ma ho vinto perché ho giocato bene”
Interrogato sulle parole di Collignon, secondo cui il pubblico avrebbe fatto la differenza, Berrettini ha sorriso:
“È la Davis Cup, giochiamo in Italia. La folla è un fattore, certo, ma non ho vinto per questo. Ho giocato un gran tennis, soprattutto all’inizio del secondo set. Avrei potuto andare avanti di un doppio break.”
Matteo ha ammesso che le condizioni sono cambiate nel corso del match:
“Le palle sono diventate più pesanti, lui ha iniziato a spingere di più e i suoi game al servizio erano più complicati. Ma è proprio questa la bellezza della Davis: anche lui si è esaltato grazie al pubblico.”

Il momento più delicato? La palla break sul 3-2
Berrettini ha riconosciuto che c’è stato un frangente in cui la partita poteva davvero girare:
“Sul 3-2 ho annullato una palla break con un passante pazzesco. È stata una follia. Sapevo che anche se mi avesse brekkato avrei comunque avuto le mie chance. Mi ripetevo: continua a lottare.”
Quella giocata, un diritto incrociato in corsa, ha ribaltato l’inerzia e dato all’azzurro la spinta per chiudere in sicurezza.

Un viaggio nel passato: “Io e Flavio? L’ho visto crescere”
Uno dei momenti più emozionanti della conferenza è stato quando gli è stato chiesto del suo rapporto con Flavio Cobolli, entrato anch’egli nel team come nuovo punto di riferimento del movimento azzurro.
Matteo ha sorriso: “L’ho conosciuto quando lui aveva otto anni. Io ero arrivato al circolo Aniene a 14 anni per allenarmi con suo padre e con Vincenzo. Lui e suo fratello erano i bambini che giravano per il circolo e con cui giocavamo nei tornei del weekend.”
Poi, un ricordo più recente: “Dopo Miami era molto giù. Gli ho detto che non aveva senso andare a giocare un Challenger essendo n.30 del mondo. Doveva solo allenarsi due settimane e le cose sarebbero arrivate. Ha vinto Bucarest dopo. A volte serve solo una parola.”
E conclude con ironia: “Di certo adesso non lo sto più ‘baby-sittando’ (ride).”

Il back di rovescio? Nato da un infortunio
Interessante anche l’aneddoto tecnico: il suo famoso slice è nato quasi per caso.
“A 17 anni mi feci male al polso sinistro. Potevo colpire solo con la destra. Vincenzo mi disse: usiamo questo tempo per migliorare lo slice. Da lì è diventato un’arma.”
Un colpo essenziale sul veloce indoor: “Miscelare rotazioni, profondità e direzioni è fondamentale. Ma se lo uso troppo… devo correre di più, e correre non mi piace (ride).”
Valutazione dello stato di forma: “Il tennis è sempre stato lì”
Quando gli è stato chiesto a che punto del suo percorso si senta oggi, Berrettini ha risposto con grande lucidità:
“Mi sento bene. Mi sono allenato con i migliori dopo un mese e mezzo di stop e mi sembrava di non aver mai smesso. Il mio tennis c’è sempre stato: è una combinazione di fiducia, fisico, testa e condizioni.”
Ammette che l’indoor non è il suo habitat naturale: “Ho sempre faticato di più a fine stagione. Quest’anno ho saltato anche la parte su erba. Mi serve solo continuità.”
E cita i match contro i top player: “Quando ho giocato contro Novak, Zverev, Draper, de Minaur, Fritz… sono state partite vere. So qual è il mio livello.”

Matteo Berrettini non è solo tornato a vincere: è tornato a sentirsi giocatore, leader, riferimento.
Ha dato all’Italia il primo punto, ma soprattutto ha dato a sé stesso una conferma: il campione è ancora lì, vivo, presente e affamato.



Francesco Paolo Villarico


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3 commenti

Plutone (l’originale) (Guest) 21-11-2025 20:05

Scritto da Taxi Driver
Vabbè su….saprà pure lui che non tornerà mai quello della finale Wimbledon….sto torneo x pensionati da un sacco di fumo negli occhi….i due alieni hanno mangiato la foglia e se ne stanno in sollazzo alle Maldive con qualche super modella

Quale sport praticheranno alle Maldive? Lo faranno indoor o outdoor? Slap slap

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Plutone (l’originale) (Guest) 21-11-2025 20:03

Vorrei solo dire che ci sono almeno 20 persone nella panchina azzurra (esclusi i giocatori e Volandri). Ma chi paga sta trasferta?? Hai voglia ad alzare ogni anno i prezzi dei tesseramenti e dei biglietti dei tornei. Bravo Angelo Binaghi…! E poi qual’è il ruolo di Santopadre? È ovunque…! Ma quanto costa questa persona?? S.c.a.n.d.a.l.o s.o.

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Taxi Driver 21-11-2025 19:25

Vabbè su….saprà pure lui che non tornerà mai quello della finale Wimbledon….sto torneo x pensionati da un sacco di fumo negli occhi….i due alieni hanno mangiato la foglia e se ne stanno in sollazzo alle Maldive con qualche super modella

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