Us Open: I risultati completi con il dettaglio del Day 8. Oggi in campo anche Carlos Alcaraz, Novak Djokovic e Aryna Sabalenka (LIVE)

Eh niente, sempre il solito problema, non mi accetta le credenziali e registrarsi con lo smartphone risulta così impossibile.

Non mi hanno dato tutti questi problemi neanche la miriade di passaggi infiniti che servono per aggiornare le credenziali spid sul proprio profilo Inps, lol.

Cioè, forse cambiando Nick e creandomi un’ altra mail potrei risolvere, ma non capisco perché.

La mia teoria è che se hai postato come guest, con la stessa email con cui vorresti registrarti, il sistema tenendola in memoria non la riconosca, almeno nella versione mobile. Altrimenti non saprei che pensare…

Mi fa strano che sia così complicata una semplice registrazione.
Spesso e volentieri è più complesso venire a capo di quegli odiosi captcha che registrarsi in un foro.
È la prima volta che mi succede!

Scritto da piper

Scritto da Spinoza

Scritto da Moi
Essendo un tecnosauro senza speranza, dubito di riuscire a portare a buon fine la mia registrazione. Se da domani i Guest non potranno più neanche commentare, io continuerò comunque a leggervi. Grazie e buon tennis a tutti!

Mi associo. Io ci ho provato molte volte e non sono neanche così “sauro”

Inviate una email ad info@livetennis.it con indicato il vostro nick e chiedete alla redazione di registrarvi manualmente (ci vorrà un po’ di tempo perché hanno detto che hanno molti utenti in coda).

Grazie!

Scritto da Moi

Scritto da Giampi
Riporto una ode a Mannarino di un amico del circolo, anche se non sono sicuro che sia sua..C’è un altro tennista quasi quarantenne che è ancora in giro e che mi fa ancora amare questo sport. È il francese Adrian Mannarino: 37 anni, numero 55 del mondo, approdato agli ottavi degli US Open dopo il ritiro di Ben Shelton per un problema alla spalla, quando la partita stava per trascinarsi al quinto set.
Di lui che è una piccola anomalia sportiva, ne avevo già parlato. Fino all’anno scorso non aveva neppure uno sponsor di abbigliamento: scendeva in campo con le magliette comprate da Decathlon. Oggi veste Celio, che pure non è un marchio da alto profilo. Utilizza sempre la stessa racchetta per tutta la partita, incordata a 24 libbre, la metà della tensione “standard” del Tour. Tutto in lui racconta di un’eresia silenziosa.
Altezza nella media, Adrian non ha né capelli né muscoli, solo una barbetta indolente che dal rosso sfuma nel bianco ed un profilo Instagram che sembra quello di un semplice istruttore di tennis. Non concede nulla al superfluo, nulla che possa sembrare vagamente seduttivo. Scende in campo per giocare a tennis, al meglio che può, finché può.
E quel gioco è un’opera d’arte sottrattiva: ha tolto, levigato, semplificato fino a ridurlo all’essenziale. Si mette sulla riga di fondo e colpisce la palla mentre sale, accorciando il campo per correre meno. È pura geometria applicata al tennis. Non spinge, non forza: assorbe l’energia dell’avversario e la trasforma, come in un’arte marziale.
Il suo è un tennis lieve, tracciato a matita, fatto di colpi minimali e traiettorie imprevedibili. Un tennis quasi anti agonistico e che non alza la voce: suona come una ballata acustica, gira come un film d’autore con la camera a mano.
E non gli manca nemmeno l’ironia. Durante la partita, aveva lasciato il campo per una pausa bagno, mentre Shelton si sedeva in panchina, con suo padre che gesticolava disperato per dire al figlio di annullare il set. Al ritorno di Mannarino, Shelton lo fece davvero. “Ho 37 anni”, ha detto Mannarino nell’intervista post match, “è la prima volta che vinco una partita dalla toilette”.
Guardarlo è ricordarsi che la grandezza non è sempre potenza, che resistere può essere più poetico che vincere.
Adrian Mannarino è questo: un eremita del circuito, l’ultimo artigiano di un tennis diverso, che continua a insegnarci che la bellezza, a volte, vive nel silenzio.

Grazie per aver condiviso

In effetti mi ha detto che non è sua ma di Salvatore Alicata..

Fritz per vincere lo Slam di casa potrebbe dover battere Macháč, Djokovic , Alcaraz e Sinner.

Scritto da Spinoza

Scritto da Moi
Essendo un tecnosauro senza speranza, dubito di riuscire a portare a buon fine la mia registrazione. Se da domani i Guest non potranno più neanche commentare, io continuerò comunque a leggervi. Grazie e buon tennis a tutti!

Mi associo. Io ci ho provato molte volte e non sono neanche così “sauro”

Inviate una email ad info@livetennis.it con indicato il vostro nick e chiedete alla redazione di registrarvi manualmente (ci vorrà un po’ di tempo perché hanno detto che hanno molti utenti in coda).

Scritto da Spinoza

Scritto da Moi
Essendo un tecnosauro senza speranza, dubito di riuscire a portare a buon fine la mia registrazione. Se da domani i Guest non potranno più neanche commentare, io continuerò comunque a leggervi. Grazie e buon tennis a tutti!

Mi associo. Io ci ho provato molte volte e non sono neanche così “sauro”

Non che io sia un esperto e che scriva chissà quali verità Sono solo un guardone del tennis da 40 anni e non mi interessa mettere i pollici su o giù, ma ho fatto prima ad iscrivermi all’università che su questo sito. Comunque lo seguirò comunque

Scritto da pablito

Scritto da Vittorio carlito
Una foto da far paura del carletto furioso rapato.

Ha l’attaccatura di Diabolik, per chi se lo ricorda…

Vero, pero’ Carlitos non ha la Kant hehehehe

Per questo slam, alla vigilia,avevo solo chiesto che la Sabalenka perdesse un tie break,poi può anche vincere in 3, meglio di una sua sconfitta senza tie break.
Invece continua ad aumentare il record,dopo questi 3 turni siamo arrivati a 20-1 stagionali,nei tie break è ingiocabile,da grande campionessa,ma fa comunque rabbia vederla giocare male gran parte dei match e quando le avversarie meriterebbero di raccogliere ecco che non sbaglia più, sembra sia fatto apposta questo gioco sadico.
Ma arriverà il giorno del giudizio.

Scritto da Giampi
Riporto una ode a Mannarino di un amico del circolo, anche se non sono sicuro che sia sua..C’è un altro tennista quasi quarantenne che è ancora in giro e che mi fa ancora amare questo sport. È il francese Adrian Mannarino: 37 anni, numero 55 del mondo, approdato agli ottavi degli US Open dopo il ritiro di Ben Shelton per un problema alla spalla, quando la partita stava per trascinarsi al quinto set.
Di lui che è una piccola anomalia sportiva, ne avevo già parlato. Fino all’anno scorso non aveva neppure uno sponsor di abbigliamento: scendeva in campo con le magliette comprate da Decathlon. Oggi veste Celio, che pure non è un marchio da alto profilo. Utilizza sempre la stessa racchetta per tutta la partita, incordata a 24 libbre, la metà della tensione “standard” del Tour. Tutto in lui racconta di un’eresia silenziosa.
Altezza nella media, Adrian non ha né capelli né muscoli, solo una barbetta indolente che dal rosso sfuma nel bianco ed un profilo Instagram che sembra quello di un semplice istruttore di tennis. Non concede nulla al superfluo, nulla che possa sembrare vagamente seduttivo. Scende in campo per giocare a tennis, al meglio che può, finché può.
E quel gioco è un’opera d’arte sottrattiva: ha tolto, levigato, semplificato fino a ridurlo all’essenziale. Si mette sulla riga di fondo e colpisce la palla mentre sale, accorciando il campo per correre meno. È pura geometria applicata al tennis. Non spinge, non forza: assorbe l’energia dell’avversario e la trasforma, come in un’arte marziale.
Il suo è un tennis lieve, tracciato a matita, fatto di colpi minimali e traiettorie imprevedibili. Un tennis quasi anti agonistico e che non alza la voce: suona come una ballata acustica, gira come un film d’autore con la camera a mano.
E non gli manca nemmeno l’ironia. Durante la partita, aveva lasciato il campo per una pausa bagno, mentre Shelton si sedeva in panchina, con suo padre che gesticolava disperato per dire al figlio di annullare il set. Al ritorno di Mannarino, Shelton lo fece davvero. “Ho 37 anni”, ha detto Mannarino nell’intervista post match, “è la prima volta che vinco una partita dalla toilette”.
Guardarlo è ricordarsi che la grandezza non è sempre potenza, che resistere può essere più poetico che vincere.
Adrian Mannarino è questo: un eremita del circuito, l’ultimo artigiano di un tennis diverso, che continua a insegnarci che la bellezza, a volte, vive nel silenzio.

Grazie per aver condiviso

Scritto da Vittorio carlito
Una foto da far paura del carletto furioso rapato.

Ha l’attaccatura di Diabolik, per chi se lo ricorda… 😉

Non sei un tcnosauro, io da quattro anni, se non erro, risulto iscritto regolarmente, ma non riesco ad entrare e non ho mai ricevuto email di conferma e non riuesco a ricfrare la password.
Infine non ho ricevuto mai risposta alle mie email inviate al sito.
Quindo tecnosauro non sei tu, ma il sito e chiedo ai responsabili attrcdrso questa mia una risposta, altrimenti vivranno bene anche senza i mieir commenti sporadicie.
Marco
PS: mi sono iscritto con due email con lo stesso risultato

Sono certamente Cristina Bucsa e Ann Li le insospettabili di questo slam,la Townsend ha raggiunto già un ottavo slam, quì agli US Open 2019, sconfitta in 3 set dalla poi trionfatrice B.V.A.

È stato già detto che non siamo rappresentati a livello giovanile ? grave,Ancor di più per il fatto che non è un caso,ma una cosa che si perpetua ormai costantemente in questo anno più deludente degli altri per le prospettive del tennis femminile italiano,non c’è movimento,non c’è futuro, bisogna sperare in questa Grant,o che qualcuna delle giovani attuali possa fare come la Bronzetti.

Nonno Nole dovrebbe fare il suo contro lo spilungone tedesco, si preannuncia un quarto scoppiettante in quella fetta di tabellone, sempre se l’amico Fritz conferma il pronostico contro Machac che sta giocando bene

Anche se mi rendo conto che difficilmente Carlos perderà, oggi per la prima volta in tutta la mia vita tiferò un francese 🙂 🙂

Scritto da Giampi
Riporto una ode a Mannarino di un amico del circolo, anche se non sono sicuro che sia sua..C’è un altro tennista quasi quarantenne che è ancora in giro e che mi fa ancora amare questo sport. È il francese Adrian Mannarino: 37 anni, numero 55 del mondo, approdato agli ottavi degli US Open dopo il ritiro di Ben Shelton per un problema alla spalla, quando la partita stava per trascinarsi al quinto set.
Di lui che è una piccola anomalia sportiva, ne avevo già parlato. Fino all’anno scorso non aveva neppure uno sponsor di abbigliamento: scendeva in campo con le magliette comprate da Decathlon. Oggi veste Celio, che pure non è un marchio da alto profilo. Utilizza sempre la stessa racchetta per tutta la partita, incordata a 24 libbre, la metà della tensione “standard” del Tour. Tutto in lui racconta di un’eresia silenziosa.
Altezza nella media, Adrian non ha né capelli né muscoli, solo una barbetta indolente che dal rosso sfuma nel bianco ed un profilo Instagram che sembra quello di un semplice istruttore di tennis. Non concede nulla al superfluo, nulla che possa sembrare vagamente seduttivo. Scende in campo per giocare a tennis, al meglio che può, finché può.
E quel gioco è un’opera d’arte sottrattiva: ha tolto, levigato, semplificato fino a ridurlo all’essenziale. Si mette sulla riga di fondo e colpisce la palla mentre sale, accorciando il campo per correre meno. È pura geometria applicata al tennis. Non spinge, non forza: assorbe l’energia dell’avversario e la trasforma, come in un’arte marziale.
Il suo è un tennis lieve, tracciato a matita, fatto di colpi minimali e traiettorie imprevedibili. Un tennis quasi anti agonistico e che non alza la voce: suona come una ballata acustica, gira come un film d’autore con la camera a mano.
E non gli manca nemmeno l’ironia. Durante la partita, aveva lasciato il campo per una pausa bagno, mentre Shelton si sedeva in panchina, con suo padre che gesticolava disperato per dire al figlio di annullare il set. Al ritorno di Mannarino, Shelton lo fece davvero. “Ho 37 anni”, ha detto Mannarino nell’intervista post match, “è la prima volta che vinco una partita dalla toilette”.
Guardarlo è ricordarsi che la grandezza non è sempre potenza, che resistere può essere più poetico che vincere.
Adrian Mannarino è questo: un eremita del circuito, l’ultimo artigiano di un tennis diverso, che continua a insegnarci che la bellezza, a volte, vive nel silenzio.

È stato un piacere leggerti.

Riporto una ode a Mannarino di un amico del circolo, anche se non sono sicuro che sia sua..C’è un altro tennista quasi quarantenne che è ancora in giro e che mi fa ancora amare questo sport. È il francese Adrian Mannarino: 37 anni, numero 55 del mondo, approdato agli ottavi degli US Open dopo il ritiro di Ben Shelton per un problema alla spalla, quando la partita stava per trascinarsi al quinto set.

Di lui che è una piccola anomalia sportiva, ne avevo già parlato. Fino all’anno scorso non aveva neppure uno sponsor di abbigliamento: scendeva in campo con le magliette comprate da Decathlon. Oggi veste Celio, che pure non è un marchio da alto profilo. Utilizza sempre la stessa racchetta per tutta la partita, incordata a 24 libbre, la metà della tensione “standard” del Tour. Tutto in lui racconta di un’eresia silenziosa.

Altezza nella media, Adrian non ha né capelli né muscoli, solo una barbetta indolente che dal rosso sfuma nel bianco ed un profilo Instagram che sembra quello di un semplice istruttore di tennis. Non concede nulla al superfluo, nulla che possa sembrare vagamente seduttivo. Scende in campo per giocare a tennis, al meglio che può, finché può.

E quel gioco è un’opera d’arte sottrattiva: ha tolto, levigato, semplificato fino a ridurlo all’essenziale. Si mette sulla riga di fondo e colpisce la palla mentre sale, accorciando il campo per correre meno. È pura geometria applicata al tennis. Non spinge, non forza: assorbe l’energia dell’avversario e la trasforma, come in un’arte marziale.

Il suo è un tennis lieve, tracciato a matita, fatto di colpi minimali e traiettorie imprevedibili. Un tennis quasi anti agonistico e che non alza la voce: suona come una ballata acustica, gira come un film d’autore con la camera a mano.

E non gli manca nemmeno l’ironia. Durante la partita, aveva lasciato il campo per una pausa bagno, mentre Shelton si sedeva in panchina, con suo padre che gesticolava disperato per dire al figlio di annullare il set. Al ritorno di Mannarino, Shelton lo fece davvero. “Ho 37 anni”, ha detto Mannarino nell’intervista post match, “è la prima volta che vinco una partita dalla toilette”.

Guardarlo è ricordarsi che la grandezza non è sempre potenza, che resistere può essere più poetico che vincere.
Adrian Mannarino è questo: un eremita del circuito, l’ultimo artigiano di un tennis diverso, che continua a insegnarci che la bellezza, a volte, vive nel silenzio.

Scritto da Moi
Essendo un tecnosauro senza speranza, dubito di riuscire a portare a buon fine la mia registrazione. Se da domani i Guest non potranno più neanche commentare, io continuerò comunque a leggervi. Grazie e buon tennis a tutti!

Mi associo. Io ci ho provato molte volte e non sono neanche così “sauro”

Essendo un tecnosauro senza speranza, dubito di riuscire a portare a buon fine la mia registrazione. Se da domani i Guest non potranno più neanche commentare, io continuerò comunque a leggervi. Grazie e buon tennis a tutti!

Scritto da Vittorio carlito
Una foto da far paura del carletto furioso rapato.

Come un leone.

Una foto da far paura del carletto furioso rapato.