
“Andiamo in campo”, il segreto di Sinner


“Andiamo in campo”. Queste le tre parole magiche pronunciate da Jannik Sinner verso il angolo e in particolare Simone Vagnozzi subito dopo aver cacciato un “C’Mon” a pieni polmoni e aver stretto la mano ad un buonissimo Gabriel Diallo, a termine del loro match nella serata di Cincinnati. Una partita e giornata e dir poco surreale, con i problemi tecnici ed elettrici sofferti dal torneo… ma di elettricità in campo ne ha emanata moltissima anche il nostro n.1 e non sempre positiva. Jannik porta a casa un importante successo che gli consente di proseguire la strada verso la difesa del titolo dell’anno scorso nel secondo Masters 1000 estivo in Nord America, a meno di due settimane dall’avvio di US Open. Per le statistiche quella di ieri notte è stata la 23esima vittoria vittoria di fila su campi in duro per Sinner, la nona striscia più lunga nel nuovo secolo che pareggia quanto già scritto da Djokovic, ma in questo caso al nostro campione di Sexten dei record non frega un bel niente. Ha vinto, mostrando la solita durezza agonistica e mentale che lo sta elevando a vero monumento della disciplina, il tutto concentrato in quella terrificante risposta di diritto con la quale ha annullato il set point di Diallo sul 6-5 del tiebreak. Non c’è spiegazione razionale a tutto ciò, come abbia intuito la traiettoria di una bordata quasi sulla riga e quasi nell’angolino del rettangolo di servizio, e ancor meno c’è spiegazione a come sia riuscito ad arpionare la palla e depositarla letteralmente tra i piedi di un allibito Diallo, talmente sorpreso da esser disarmato. La zampata del campione, la lucida e feroce visione di chi non vuol mai perdere e trova un appiglio assoluto proprio quando il crollo nel precipizio pareva inevitabile.
Una vittoria importante e alla fine meritata, ma una prestazione non soddisfacente. Per questo Sinner, con volto tirato per non dire incazzato, si è rivolto al “Vagno” appena stretta la mano a Diallo intimandogli: subito in campo. Come quando si cade da cavallo e l’unica medicina è tornare immediatamente in sella, per cancellare all’istante paure e debolezze.
23 and counting 🙌
With his 6-2 7-6 win over Diallo, @janniksin ties Djokovic for the 9th-longest hard court win streak this century. #CincyTennis pic.twitter.com/I7IHeSEjkF
— Tennis TV (@TennisTV) August 12, 2025
In queste parole magiche c’è l’essenza di Sinner, il perché sia diventato il più forte di tutti e continua ad esserlo. Jannik è un concentrato puro di talento e voglia di vincere, una fame insaziabile di presentare ogni giorno una versione migliore di se stesso, principalmente a se stesso. La sua straordinaria normalità è animata da una cultura del lavoro impeccabile e il non accettare una prestazione non soddisfacente. Ieri contro Diallo ha prodotto momenti di buon tennis, in particolare nella striscia vincente del primo set, ma anche altre fasi incerte, con un controllo modesto del servizio (forse qualcosa nel lancio di palla non perfetto e anche un’eccesso di rotazione sulla palla all’impatto), un diritto che non sempre è stato consistente e preciso, e pure un rovescio meno incisivo e sicuro del solito. Diallo è tennista in grande crescita e fiducia, ha servito con potenza e attaccato quando possibile, capace di reggere discretamente il ritmo del nostro campione, seppur meno forsennato e continuo rispetto alle sue miglior prestazioni. Ma, in fin dei conti, è bene che sia andata così.
Sinner l’ha sottolineato a caldo dopo il successo: non è pensabile e nemmeno corretto che nella serata dell’11 agosto la sua prestazione fosse perfetta, vicino al picco massimo. C’è da difendere 1000 punti in quel di Cincinnati, obiettivo importante per tamponare il tentativo di assalto di Alcaraz verso la prima posizione del ranking; ma il vero grande obiettivo resta correttamente US Open, e spingere subito a tutta per arrivare al massimo del proprio potenziale così presto sarebbe un errore. Uno Slam lo vinci soprattutto strada facendo, affinando le sensazioni e la quantità di prestazione nell’avvicinamento e poi nei primi turni del Major, quando si cerca di far salire al massimo i giri del motore. Cincinnati è un magnifico torneo, lo si gioca da oltre 100 anni, ma resta un evento di preparazione al quarto Slam dell’anno. Aveva forse illuso la straripante vittoria contro Galan, uno schiacciasassi Jannik in quel match, ma la verità è che il buon colombiano non ha minimamente i mezzi per mettere in difficoltà un Sinner anche al 30, 40% del proprio potenziale. Diallo sì, serve in modo eccellente, ha la cattiveria agonistica e la spinta per poter dire la sua. E così ieri notte è stato. Non c’è stata mai la sensazione che questa partita Sinner potesse perderla, ma si era complicata per meriti di Gabriel e per difetti di Jannik. Qualche ritardo nell’aggredire la palla, forse sensazioni non così buone, colpi meno fluidi e precisi rispetto alle giornate ottime. La vittoria è arrivata, la soddisfazione per la prestazione no. Come si rimedia? “Andiamo in campo”. Vagnozzi annuisce e corre a bloccare un campo.
Di immagini ne abbiamo solo un frammento via social, ma certamente Jannik in quella sessione di allenamento post partita richiesta a gran voce avrà azzannato ogni palla tirata dal suo coach con una veemenza e intensità brutali, per cancellare ogni dubbio tecnico della sua prestazione e andare a nanna con altre sensazioni. Cesti di servizi (si legge nel commento social, oltre cento battute senza una pausa… questo il main focus del lavoro post partita), magari anche dei diritti cross dal centro tirati nei pressi delle righe, e non fuori; rovesci cross sicuri e precisi; in generale impatti più puliti e fluidi. È con questa voglia di migliorarsi e non accettare una versione di se stesso insoddisfacente che si diventa campioni. E una partita un po’ più ruvida e con qualche spigolo da limare alla fine può tornare utilissima per capire dove lavorare e concentrare la massima attenzione. Tornando subito in campo, anche alle 22 passate dopo due ore di match intenso…
Marco Mazzoni
TAG: Gabriel Diallo, Jannik Sinner, Marco Mazzoni, Masters 1000 Cincinnati 2025
Primo, non lo sapremo mai…
Secondo, non è colpa sua…
Terzo, secondo me un Alcaraz nella sua migliore giornata avrebbe dato una bella ripassata pure ai citati…
Vabbè, quello che faceva Nadal.
Quando non era soddisfatto,dopo la partita andava a finire il lavoro incompleto.
Per non parlare di Budge, Laver, Emerson ma anche il NS buon vecchio (e simpatico) Pietrangeli…
Ahahahah (*-*)
Vagnozzi, non viziarlo!
“accettare le situazioni che si presenteranno in campo” non è una frase stupefacente: ogni giocatore, soprattutto gli attaccanti anche da fondo,faranno di tutto per imporre il proprio gioco e,se l’avversario farà opposizione,cercheranno la chiave tattica per riuscirci comunque.
Ciò che invece mostra di diverso Jannik è l’autoanalisi.Spesso i giocatori non sono lucidi,gli mostri i dati e non afferrano al volo,anzi hanno sensazioni non proprio il linea con quanto accaduto.Quindi si riguardano i match,il coach mostra alcuni aspetti del gioco e si comprende il perché dell’errore e come non riproporlo.
Sinner invece è un po’ uno Schumacher: torna ai box e non dice che la macchina non andava ma spiega ai rispettivi meccanici perché non andava,fornisce le indicazioni su cui lavorare.
È estremamente scrupoloso ma anche intelligente nel cogliere questi elementi,la sua mente non ha momenti di smarrimento,la chiave è già per lui evidente,il team monitora e magari dà qualche suggerimento ma tutto parte dal giocatore.
È probabilmente per questo che non si dispera mentre altri dimostrano di non capirci nulla,s’infuriano o sono in preda allo sconforto perché non si capacitano di ciò che accade.
Lui no, è lucido,rilassato nella tensione,nessuno spreco di energie.
Qualcuno scrisse che è un giocatore costruito: no,si è costruito da solo,si conosce benissimo,percepisce l’errore e come risolverlo.
Questo è talento.
Mi sa che non seguite tanto Sinner fuori dal campo..come dice Sonego è un autentico cazzaro, oppure come dice, in vacanza mi piace bighellonare e fare niente con gli amici a lanciare le palline con la biro come facevo da bambino..la differenza è che non va ad Ibiza ma nella piazzetta di Sesto…datemi retta Sinner è un fanciullone che però quando si lavora si lavora…
Qualcuno ha a portata di mano il dato statistico del 2025 su Sinner ed Alcaraz relativo al totale dei vincenti e degli errori non forzati ?
Giuste considerazioni. A volte sembra che questa sua maniacale ricerca della perfezione inibisca gli altri aspetti della sua vita. Però, voglio dire, fatti suoi e la vita è la sua. Certo che si, sembra tanto inquadrato, proprio.
Il Segreto di Sinner e’ la pochezza degli avversari, vedi se nel Circuito c’erano i vari Sampras, Agassi e i Federer- Djokovic- Nadal ventenni come abbassava la cresta, anzi il cappellino.
L’artiglio divino ha colpito Diallo.
Spero che il campo prenotato non abbia nessun allarme.
Jannik ha giocato la partita peggiore si duro da anni a questa parte ed ha vinto 2 set a 0.
Per capire la differenza abissale con gli altri.
Volevamo un Nadal anche noi vedendolo trionfare a Parigi lo abbiamo ricevuto sul duro.
Pare che i roditori rappresentino il 46% dei mammiferi al mondo, quindi in ottima compagnia…
Che le cose non riescano a pennello nelle prime partite toste (e quella con Galán non lo era) lo si sapeva, perché occorre ancora acclimatarsi e trovare il giusto assetto, ma in questo Sinner è ben più avanti del rivale inseguitore, che ha perso nettamente un set con uno (Dzumhur) che non aveva certo nel servizio e nei campi veloci la chiave del suo gioco… Sappiamo che Cincy favorisce molto i big server (basti pensare che Opelka ha eliminato un gran palleggiatore come De Minaur) e con l’avversario di ieri la situazione era proprio quella… Jannik ha poi sofferto per modo di dire, ha rischiato di andare al terzo solo perché Diallo nel secondo set non voleva proprio saperne di farsi brekkare. Ed è normale, quindi, che si arrivasse alla roulette del tie-break… ma non ha mai dato l’impressione di non farcela. Dei due chi andava a motore fuori giri non era certo lui, il terzo set probabilmente sarebbe stato come il primo.
Tante parole, pochi fatti. Ieri ha faticato contro un avversario in giornata nerissima commettendo un miriade di errori, se gioca così durante il torneo Alcaraz ha già in pugno la vittoria…
magari fosse stata coca-cola…
LO faceva anche Nadal…
Più volte ho fatto riferimento all'”etica protestante” di Sinner, intesa, in senso weberiano, non ad un’adesione confessionale, ma ad un habitus mentale. Questo episodio ne è un’ulteriore manifestazione. Credo, comunque, che, anche se non va ad Ibiza a sbagasciare, come si dice dalle mie parti, non significa che non si diverta. Solo vuole che resti un fatto intimo e privato. Il berettinismo non fa per lui…e per fare il padre di famiglia c’è, obiettivamente, tempo…
Forza Jannik, non cambiare mai, non mollare mai!
Portati dietro in allenamento anche il Mus e Nardi se riesci un paio di volte..
Contrariamente agli altri, Jannik abbastanza spesso pretende un allenamento subito dopo un match, per correggere le cose che ha sentito deficitarie o imperfette, anche dopo una partita vinta. E non mi pare che … sia morto. Fanatico? No, professionista al massimo livello.
Così potresti cancellare i sogni di hater, anti-fan, rosiconi, frustrati e sfigati che si immaginano una possibile vittoria, al terzo, di Diallo (che pure non ha mai dato la sensazione di comandare o controllare l’incontro).
Una colonia di roditori grandi e piccoli (dai capivara alle pantegane, passando per le nutrie fino alle povere cavie) che stanno ancora piangendo per la “certa” (e meritata!) vittoria di Dimitrov a Londra…
Attento, potresti essere denunciato alla Protezione Animali!
Bravo Jannik, il ferro va battuto quand’è ancora caldo. Dopo le due partite deludenti vinte solo in due set, è meglio che migliori che hai molto da perfezionare. Prendi esempio dal piccolo titano spagnolo che sarebbe andato a mangiare la pizza con 2 litri di coca-cola!!
Sono usciti entrambi insoddisfatti, ma per ragioni molto diverse…Diallo alla stretta di mano aveva tutta l’espressione di chi ci aveva creduto parecchio, e giusto sia così, ma il campione anche nelle difficoltà è emerso dalle nubi in un nanosecondo. Un match freghereccio, più complicato di quanto ci si aspettava, e comunque molto funzionale al prosieguo del torneo.
Arrivare al tie break contro un big-server non è particolarmente strano; il difficile è vincere il tie break dopo aver annullato un set point con una risposta stratosferica.
Infatti, l’allenarsi “in privato” e lontano dai riflettori, per correggere imperfezioni, anche subito dopo una partita vinta… è quello il lavoro vero.
Comunque secondo me se avesse perso il tiebreak avrebbe vinto 6-3 al terzo. Non gli entravano i colpi non vuol dire che non stesse controllando il match
una continua, ossessiva, ricerca della perfezione.
nessuno può sostenere nel circuito una mentalità simile..
Djokovic in questo gli somigliava, ma il serbo fuori dal campo era molto diverso… ad esempio si è fatto una famiglia
Ecco quello che vorrei capire è se una moglie e poi magari un figlio andrebbero ad ammorbidire questa maniacale routine di Sinner.
Sempre che sia nei suoi piani durante la carriera naturalmente..
Per dire a Musetti è servita per calmarsi, trovare equilibrio, nel caso dell’altoatesino non saprei..
Era quello il segreto di sinner.
Avrebbe dormito male con le cattive sensazioni lasciate da alcuni colpi che proprio sembravano non riuscire…
Infatti: causa: lavoro; effetto: risultato in campo.
Tornare in campo dopo il match e’ un po’ morire, il fanatismo porta male.
Per Alcaraz il lavoro vero è ad Ibiza! e c’è una bella differenza mio caro ipocritello!
Paranoia allo stato solido
Ma il segreto non era: ” Dietro le quinte e’ il lavoro vero”