Lo svedese restò n.1 per 20 settimane ATP, Copertina

12 settembre 1988: Wilander diventa n.1 dopo aver battuto Lendl nella finale di US Open

12/09/2025 12:24 11 commenti
Wilander con la coppa di US Open 1988
Wilander con la coppa di US Open 1988

“Non ho mai visto un tennista giocare un match così importante e riuscire ad andare tanto sopra a quelli che tutti consideravamo essere i suoi limiti”. Così il leggendario Rino Tommasi commentò la stupefacente vittoria di Mats Wilander all’edizione 1988 di US Open, battendo un fortissimo Ivan Lendl in una finale magnifica, che regalò allo svedese il terzo Slam di quella stagione per lui irripetibile (e settimo in carriera), issandolo all’indomani sul trono del tennis maschile per la prima volta. Quel lunedì che segnò la detronizzazione di Lendl dopo 157 settimane di fila da n.1 era esattamente il 12 settembre 1988. Wilander è stato uno dei tennisti più consistenti degli ’80s, fortissimo atleta e mago della tattica. Nessuno come lui riusciva a trasformarsi da “pallettaro” totale, uno capace di star lì a rimettere palle lente e storte per stroncare la resistenza e pazienza dell’avversario di turno, ad attaccante sopraffino, velocissimo nel correre a rete e prendersi il punto con tocchi tutt’altro che modesti. Leggeva le situazioni di gioco e il momento dell’avversario alla perfezione, ed era freddissimo e lucido nel trovare le contromosse ideali a mettere in difficoltà il rivale. Concentrazione assoluta, come dimostra la finale di Roland Garros del suo favoloso ’88: per tenere ferma l’esuberanza in risposta di Leconte servì il 97% di prime palle in gioco, segno di una tenuta mentale assoluta. In quegli anni Mats fu uno dei più forti e regolari, ma spesso veniva surclassato dalla maggior potenza di Lendl e Becker, o dai tocchi magici di McEnroe ed Edberg. Nel 1988 Wilander iniziò l’anno con una eccellente affermazione agli Australian Open (suo terzo titolo “down under”), quindi vinse anche a Key Biscayne, in quello che all’epoca era il torneo più prestigioso dopo gli Slam. Si issò al n.2 del mondo, e Lendl divenne per la prima volta “prendibile”, non solo un miraggio.

Mats dominò Roland Garros ma sull’erba di Wimbledon non andò oltre i quarti di finale, mai superati in carriera a Londra. Dopo l’erba tutti negli USA per i tornei sul “duro”, e Wilander si mostrò durissimo, determinato a colmare il gap con Lendl. Lo svedese si impose a Cincinnati, Lendl a Toronto. Chi dei due avesse vinto US Open sarebbe stato n.1 all’indomani della finale a New York. La finale tanto attesa dal mondo del tennis si concretizzò. E non fu una finale come tante. Ivan era il campione in carica nelle tre edizioni precedenti, il suo tennis forte di servizio e un diritto pesantissimo diventava quasi imbattibile a Flushing Meadows ma in quella domenica newyorkese accadde il miracolo. Mats prevalse per 6-4 4-6 6-3 5-7 6-4 al termine di 4 ore e 54 minuti di vera battaglia a tutto campo, in una delle finali più belle e iconiche nella storia ultracentenaria del torneo. Pensando ai nostri giorni, stride constatare che lo svedese ritirò un assegno di “soli” 275mila dollari per il titolo… ma quel giorno Wilander pensava solo alla gloria, a vincere il settimo Slam in carriera e battere l’eterno (e poco amato) rivale. Ci riuscì mettendo in campo un tennis sorprendente e bellissimo.

Lendl era solito soverchiare Wilander con la potenza dei suoi colpi, rispondendo così profondo e “pesante” da buttare così indietro lo svedese da aprirsi il campo e quindi entrare con un fendente successivo. Mats era consapevole che i suoi colpi non erano abbastanza potenti da poter reggere in scambi prolungati sul cemento contro Lendl, per questo si impose di attaccare a più non posso, venendo a rete il prima possibile e mettendo molta pressione al ceco, in modo da non lasciarlo sbracciare col diritto. Servì bene Mats ma soprattutto usò come mai in carriera il back di rovescio per venire a rete, spesso con palle non profondissime ma un po’ storte e corte, per mandare fuori posizione Lendl. Mats alternò alla grande parabole più alte ad improvvise accelerazioni, non solo col suo bellissimo rovescio d’incontro – il miglior colpo del suo repertorio – ma anche col diritto, prendendosi grandi rischi e speso sfidando pure quello dello “Zar” sulla diagonale, dove generalmente pagava dazio. Volava quel giorno Wilander, fece tutto benissimo con un’intensità e vigore tali da stroncare la durissima corazza di Lendl, alla fine sconfitto. Fu una partita capolavoro per lo svedese, nel complesso la sua migliore visto il contesto, il rivale, il peso specifico dell’evento.

Wilander toccò l’apice della carriera, ma da lì il poco arrivò il crollo. Restò n.1 per 20 settimane, vincendo il torneo di Palermo da leader nel ranking, ma dopo gli Australian Open 1989 Lendl si riprese il n.1 e Mats iniziò una lenta discesa, senza mai ritrovare quella forza fisica e mentale che l’aveva portato a vincere tre Slam su quattro nel ’88. “Mi sentivo il miglior giocatore del mondo nel 1988, ma una volta che sono stato etichettato come numero 1 con la prima posizione in classifica ho vissuto quattro mesi scioccanti… Fui semplicemente pessimo nell’affrontare quella pressione”, affermò Mats a fine carriera, confermando quanto pagò lo sforzo per arrivare in vetta, poi incapace di reggere a quel livello. La sua impresa a New York e la conseguente ascesa sul trono del ranking resta una delle pagine più leggendarie del tennis maschile moderno.

Marco Mazzoni


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11 commenti. Lasciane uno!

Mauriz70 12-09-2025 15:17

Scritto da Pier no guest

Scritto da Marco Tullio Cicerone
Inutile dire per chi facevo il tifo. Vedere l’ex pallettaro per eccellenza trasformarsi in attaccante fu una sorpresa enorme, e piacevole. Una partita che rimane nella storia del tenins.

Guarda l’espressione di Ivan nella foto.Altro che masticare amaro,in bocca aveva la segatura rimastagli in tasca.
Wilander fu,e lo si legge anche dal solito commento inutile,uno giocatore di un’intelligenza superiore e molto duttile. Lo si classifica come pallettaro perché restano ai più impressi i trionfi su terra a Parigi ma oltre a questo memorabile match,in cui superò sé stesso variando e attaccando Lendl è doveroso ricordare: agli Australian Open 1983 vittoria battendo prima McEnroe e poi Lendl,bis nel 1984 ancora su erba con Edberg, Kriek, Curren;nell’88 su cemento piega in finale il lanciatissimo idolo di casa Cash dopo un match fantastico.
Pallettaro? N.3 in doppio con Nystrom con vittoria a Wimbledon.
Dopo aver letto che Musetti ha un gioco assimilabile a quello di Muster davvero qui si commenta con estrema fantasia.

Quella di Musetti come Muster me la ero persa..perla autentica.

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Onurb (Guest) 12-09-2025 15:09

Scritto da Adrien Ouilecoup
Il tennis giocato da costui si puo definire “il classico tennis dupalle”.

Per chi non capisce niente di tennis come te ….per i sueficiali, quelli che basta una palla corta per definire un tennista un campione…per,quelli che non sanno guardare al di la del proprio naso….io non ho mai tifato wilander, ma so di cosa è fatto il tennis….tu no

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+1: Matte
Onurb (Guest) 12-09-2025 15:04

Scritto da Markux
A livello Slam il pallettaro per antonomasia, Mats non ha fatto un buon servizio a questo Sport.

Mamma mia che pochezza di cultura tennistica….direi proprio ignoranza tennistica

9
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+1: Mauriz70, Matte
Adrien Ouilecoup (Guest) 12-09-2025 13:58

Il tennis giocato da costui si puo definire “il classico tennis dupalle”.

8
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-1: Matte
Pier no guest 12-09-2025 13:49

Scritto da Marco Tullio Cicerone
Inutile dire per chi facevo il tifo. Vedere l’ex pallettaro per eccellenza trasformarsi in attaccante fu una sorpresa enorme, e piacevole. Una partita che rimane nella storia del tenins.

Guarda l’espressione di Ivan nella foto.Altro che masticare amaro,in bocca aveva la segatura rimastagli in tasca.
Wilander fu,e lo si legge anche dal solito commento inutile,uno giocatore di un’intelligenza superiore e molto duttile. Lo si classifica come pallettaro perché restano ai più impressi i trionfi su terra a Parigi ma oltre a questo memorabile match,in cui superò sé stesso variando e attaccando Lendl è doveroso ricordare: agli Australian Open 1983 vittoria battendo prima McEnroe e poi Lendl,bis nel 1984 ancora su erba con Edberg, Kriek, Curren;nell’88 su cemento piega in finale il lanciatissimo idolo di casa Cash dopo un match fantastico.
Pallettaro? N.3 in doppio con Nystrom con vittoria a Wimbledon.
Dopo aver letto che Musetti ha un gioco assimilabile a quello di Muster davvero qui si commenta con estrema fantasia.

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+1: pafort, MARMAS, Matte
Marco Tullio Cicerone 12-09-2025 13:32

Inutile dire per chi facevo il tifo. Vedere l’ex pallettaro per eccellenza trasformarsi in attaccante fu una sorpresa enorme, e piacevole. Una partita che rimane nella storia del tenins.

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+1: Detuqueridapresencia, Pier no guest
Zupmm (Guest) 12-09-2025 13:15

Grandissimo
Ero un suo fan.
Non aveva colpi, tranne il rovescio.
Tutto testa e sudore

5
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Markux (Guest) 12-09-2025 13:08

Finito di annoiare col suo Tennis pallettaro, ha preso un microfono in mano per gufare a destra e a manca, pessimo elemento.

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-1: Faustozazz, kicks, Matte
Markux (Guest) 12-09-2025 13:02

A livello Slam il pallettaro per antonomasia, Mats non ha fatto un buon servizio a questo Sport.

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-1: Faustozazz, Matte
Krik Kroc 12-09-2025 12:53

Ricordo benissimo quella finale. MEMORABILE, INDIMENTICABILE.

2
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+1: Mats, Faustozazz
Willy l’ultimo dei Wilander (Guest) 12-09-2025 12:44

Subito dopo lo lasciò la tipa per andare con Edberg ma soprattutto contraccolpo psicologico per la perdita del padre e questo causò una botta al suo colpo migliore : la testa e la concentrazione.
Durato poco al n.1 per quel motivo, altrimenti sarebbe rimasto a lungo n.1 al mondo.

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