Il tennista belga confessa i suoi problemi in una lettera aperta Copertina, Generica

Bergs racconta la sua lotta interiore: “Andavo in tilt perché non riuscivo a divertirmi in campo”

25/08/2025 14:25 3 commenti
Zizou Bergs
Zizou Bergs

“Se da bambino mi avessero detto che un giorno avrei giocato a Wimbledon ma che non mi sarei divertito nemmeno in un singolo punto, non ci avrei mai creduto. Eppure, purtroppo, è esattamente quello che è successo”. Questo uno passaggi più toccanti di una lunga lettera che Zizou Bergs ha pubblicato sul sito ufficiale ATP, aprendosi su propri problemi personali per sensibilizzare altri tennisti e tutti gli appassionati sull’importanza di aprirsi quando dentro qualcosa non va, e trovare la forza per reagire chiedendo aiuto e accettando che l’esser un bravo giocatore di tennis non ti rende un supereroe. Il 26enne di Lommel, tennista dotato di ottimo talento e fantasia in campo, ha stentato per raggiungere risultati e classifica adeguata alle proprie qualità, tuttavia quest’anno le cose non sono andate proprio come sperato, per una lotta dentro se stesso che gli è costata molta fatica. Riportiamo la lettera scritta, intitolata “Winning the battle inside”, ossia vincere la battaglia dentro se stessi.

“All’inizio di quest’anno ho notato un cambiamento in me stesso. A Monaco, Ginevra e al Roland Garros ero piuttosto nervoso. Non riuscivo a controllarmi quanto avrei voluto e succedeva anche in allenamento. Che non stessi facendo qualcosa su cui stavo lavorando bene, che stessi commettendo qualche errore, o che il giocatore dall’altra parte della rete stesse giocando davvero bene, le cose non andavano come volevo. Ero consapevole di quello che stava succedendo, ma avevo una sensazione opprimente di non riuscire a reagire. Andavo nel panico e non c’era niente che potessi fare” racconta Bergs. “Wimbledon è stato il momento più illuminante, quando non capivo davvero cosa diavolo stesse succedendo. Ho giocato contro Lloyd Harris al primo turno e ho iniziato a litigare con tutti in campo, anche se alcune persone, come quelle del mio team, che erano lì per aiutarmi. Non ero affatto me stesso”.

“Ovviamente l’umore in campo ha molto a che fare con il giocare bene e vincere punti, cosa che non è successa a me. Se commettevo un doppio fallo e qualcuno tra il pubblico iniziava ad applaudire, mi dava davvero fastidio. Mi irritavo sempre tantissimo, anche per le decisioni dell’arbitro. Non mi succedeva niente di folle. In una partita normale, di solito dicevo: ‘Okay, è così che è’. Ma in quel momento, è diventato un peso enorme da affrontare e ho cercato di lottare per far andare tutto per il verso giusto. A un certo punto, è come se sentissi il diavolo dentro e me ne rendessi conto, ma è diventato troppo difficile da gestire. C’era così tanta rabbia e frustrazione: sentivo che non avrei potuto vincere quella battaglia. Dopo aver perso la partita in quattro set, ho condiviso un post con i miei fan sui social media. ‘Se da bambino mi avessero detto che un giorno avrei giocato a Wimbledon ma non mi sarei divertito nemmeno un punto, non ci avrei mai creduto’, ho scritto. Eppure, purtroppo, è esattamente quello che è successo”.

“Sono come un libro aperto” continua l’accorato racconto di Bergs. “Non mi dispiace parlare di come mi sento e penso che sia importante parlarne a volte, perché essere aperti sui propri problemi può aiutare. Molti di noi, in tutti i settori lavorativi, hanno vissuto questa esperienza e non credo sia qualcosa di cui vergognarsi. Quando le cose si fanno difficili, penso che sia giusto parlarne e, per me, è bene mostrare consapevolezza ai giocatori e anche agli appassionati, perché pensano che sia normale essere sempre il massimo e mai un po’ di meno. Che si tratti di Carlos Alcaraz, Jannik Sinner, Zizou Bergs, numero 50 del ranking, o del numero 200 del mondo, i tennisti non sono supereroi. Dobbiamo anche affrontare le cose che accadono nella nostra vita. Tutti abbiamo cose normali che accadono, ma ci si aspetta che usciamo allo scoperto e diamo il massimo, il che non è sempre facile”.

“Come giocatore, a volte commetto anch’io questo errore. È facile per un fan dare per scontato ciò che i migliori giocatori del mondo sono in grado di performare. Ti chiedi perché qualcuno non stia giocando bene e la verità è che potrebbe semplicemente avere una brutta giornata. Questa è stata la mia prima stagione completa nel circuito ATP, ho viaggiato molto. Quest’anno mi sono un po’ smarrito, visto che io e il mio precedente allenatore abbiamo avuto dei problemi per incompatibilità. Stavamo cercando di capire le cose e in questo processo ho dimenticato chi fosse Zizou come tennista. Allontanandomi dal tennista che ero sempre stato, andavo in tilt perché non riuscivo a divertirmi in campo. Avevo paura e mi mettevo troppa pressione per il dover giocare alla grande e dover dare spettacolo insieme al pubblico. Questo problema è diventato gradualmente troppo da gestire. Se un calciatore ha una brutta giornata, può nascondersi nella squadra. Nel tennis sei solo tu in campo e quando va bene, sei al settimo cielo. Quando non va, ti ritrovi come nudo e questo non è sempre facile da gestire”.

“Mi piace molto quello che faccio, ma ottenere buoni risultati è tutta un’altra cosa. Quando scendi in campo, devi davvero giocare ad alto livello e farlo sempre, e non è così facile come sembra” continua Zizou. “La cosa positiva è che ne sono consapevole e ho lavorato per migliorare. Collaboro con uno psicologo sportivo da quando avevo 16 anni, ma all’epoca si trattava solo di diventare un tennista migliore e di sfruttare le mie sensazioni dentro e fuori dal campo per migliorare il mio gioco. Dal 2020, viaggio con uno psicologo di nome Gert-Jan De Muynck 10 settimane all’anno e ci stiamo impegnando molto. Fuori dal campo, e anche quando sono in torneo, mi sento bene. Potevo passeggiare per l’impianto, fare qualche attività sul posto o parlare con altri giocatori o allenatori e mi sentivo perfettamente bene. Questo è già un aspetto positivo. Dopo Wimbledon, io e la mia ragazza siamo andati in vacanza a Ibiza per rilassarci. Quando inizio una vacanza, mi servono almeno tre giorni per staccare davvero la spina e poi ho qualche giorno in cui posso davvero rilassarmi. Ma dopo il viaggio, quando sono tornato in campo, mi sentivo completamente diverso. Ero molto rilassato e ovviamente più giorni passi in campo, più diventi competitivo. Lo vuoi davvero tanto – perché io sono uno che vuole davvero il successo – e forse è questo il lato un po’ complicato. Forse lo desideri fin troppo, e quando le cose non vanno come vuoi, ti chiedi perché non funziona”.

“Il mio allenatore, quando ero junior, mi ha insegnato che più veloce vuoi andare, più tempo perderai. È davvero una questione di mentalità. Se non è oggi, forse arriverà domani. Se non è domani, forse sarà il giorno, la settimana, il mese o l’anno dopo. Alla fine, la cosa più importante è impegnarsi con le giuste intenzioni e poi bisogna solo fidarsi di come andranno le cose. Come ho scritto nel mio post dopo Wimbledon, amo questo sport e l’atmosfera che lo circonda. Sono entusiasta di aver imparato da questa esperienza e continuerò a dare il massimo a tutti”.

Un bel messaggio che racconta uno spaccato di problemi e di vita vissuta sul tour, dove la competizione è alta e sentirsi all’altezza della sfida non è una cosa scontata. Non lo dobbiamo mai dimenticare quando critichiamo, anche duramente, una brutta prestazione di un giocatore o giocatrice.

Marco Mazzoni


TAG:

3 commenti

Giampi (Guest) 25-08-2025 14:57

Purtroppo hanno abolito il “privato”..oggi esisti solo se porti tutto in piazza in un piagnisteo continuo..vogliamo dire che la vita di uno sportivo sia complicata e soggetta alle mille problematiche di ognuno di noi? Bene. E quindi ogni volta che perdi io devo pensare, magari ha litigato con la fidanzata, gli hanno portato via la macchina con il carroattrezzi eccetera. Ecco perché ha perso o non si diverte poveretto. “Nell’occidente edonistico la sofferenza è diventata oggetto di culto. Quell’umanità che prima aspirava al progresso e alla modernità è ora sostituita da una umanità vittimizzata, per cui la libertà coincide con il diritto di lamentarsi. Tutti, anche i privilegiati, fanno a gara nell’esibire le proprie disgrazie..Pascal Bruckner “Povero me”. Perché le vittime sono i nuovi i eroi. Guanda editore.

3
Replica | Quota | 0
Bisogna essere registrati per votare un commento!
Bagel 25-08-2025 14:48

A 21 anni era 500 del mondo, quindi non certo un predestinato. Il lavoro e i sacrifici che deve aver fatto per entrare nei top 50 a 26 anni devono essere qualcosa di mostruoso e cinicamente parlando é normale prima o poi pagare dazio.
Che dire, buona vita

2
Replica | Quota | 0
Bisogna essere registrati per votare un commento!
Kenobi 25-08-2025 14:22

C’è chi ha criticato la Osaka, chi critica Zverev e criticheranno Bergs, a mio avviso questa è una delle cose positive del mondo sportivo.
Più sensibilità e più coraggio di fare coming out, di ammettere le proprie fragilità, dipendenze e possibilità di essere seguiti da uno psicologo.

Io credo che la Seles oggi avrebbe potuto superare meglio quel trauma.

Comunque bravo Zizou non esistono i supereroi , sono un’invenzione a stelle e strisce , come canta Mengoni siamo esseri umani ”
Devi mostrarti invincibile
Collezionare trofei
Ma quando piangi in silenzio
Scopri davvero chi sei”

1
Replica | Quota | 0
Bisogna essere registrati per votare un commento!