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Open Court: S.o.S. tornei in America Latina (di Marco Mazzoni)

22/02/2017 08:15 19 commenti
Open Court: S.o.S. tornei in America Latina (di Marco Mazzoni)
Open Court: S.o.S. tornei in America Latina (di Marco Mazzoni)

Quito, Buenos Aires, Rio de Janeiro, San Paolo, Acapulco. Cinque città ricche di fascino, per i cinque appuntamenti ATP in America Latina nel 2017. In febbraio il tour maschile sbarca in questo continente (Acapulco è nord America, per precisione…) tanto grande quanto diverso. Meraviglioso e difficile, colorato e invadente, popolato da un’umanità che può travolgerti con la sua vitalità straordinaria. Queste città sono lontane tra di loro, anzi, spesso sono pure rivali, culturalmente e nello sport. Formano il piccolo tour “Latino” di inizio stagione. Una sorta di stagione nella stagione. Un momento molto interessante anche per i nostri tennisti, perché negli ultimi anni spesso hanno fatto bene (vedi Lorenzi quest’anno a Quito, tanto per restare all’attualità più stretta), ed è una parte di stagione in cui è possibile strappare qualche buon risultato, punti importanti e convinzione.

La piccola “leg” in America Latina è circa a metà, ma non possiamo non notare come quest’anno i tornei stiano annaspando. I primi dati da Baires sono stati assai negativi come pubblico ed interesse generale… A Quito il tabellone era onestamente non esaltante, e questa settimana a Rio le “stelle” sono Nishikori e Thiem. Un ottimo giocatore ed un potenziale campioncino, ma un forse un po’ pochino per far presa sugli appassionati locali rispetto a quando c’era Nadal a scendere sui quei campi. E non solo Rafa. Non si prospettano altri big presenti nei prossimi tornei.

L’appassionato vero potrà obiettare: non sempre i grandi nomi fanno un grande torneo. Verissimo. Tanto che capita assai spesso di vedere grandi match (talvolta migliori rispetto alle “solite” sfide tra i big) ed interesse in tornei considerati “minori”, proprio perché più aperti alla sorpresa, al giovane in ascesa, al cavallo di ritorno, ad una feroce battaglia tra due giocatori che fiutano l’impresa e sono disposti a tutto pur di farcela. Aspettiamo con fiducia che anche i prossimi eventi ci possano regalare qualcosa di speciale. Chi davvero ama il tennis segue i 250 con enorme interesse.

Tuttavia è indubbio che sarebbe necessario ripensare a questa “stagione nella stagione”, per renderla ancor più interessante, forte, appetibile anche per i grandi nomi. Non parlo solo del lato giocatori: i campioni lussureggiano più o meno ovunque… ma soprattutto dal punto di vista del pubblico. In America Latina c’è una solida passione e tradizione per il nostro sport. Tanto che da sempre scrivo che almeno un Masters 1000 dovrebbe svolgersi nel continente; magari un torneo da disputarsi in una sede per tre anni – per ammortizzare gli investimenti necessari – e quindi spostarsi, restando in America Latina. Città come quelle che ospitano quest’anno un torneo (fatta eccezione per Quito) potrebbero assolutamente essere un richiamo importante per tutti i big se fosse organizzato un 1000. Ed a mio avviso sarebbe giusto farlo su terra battuta, la superficie storica dei latinos, quella che ha visto campioni e battaglie leggendarie; proprio quella terra un po’ bistrattata da chi governa il nostro sport, ma che invece, se resa abbastanza veloce e di qualità, può regalare varietà di stili di gioco ed uno spettacolo superiore al cemento lento che impera un po’ ovunque.

Eppure Acapulco, dopo l’assalto fallito ad Indian Wells di qualche anno fa, si è dovuta accodare al torneo californiano per crescere ed attirare qualche campione, e sopravvivere; addirittura si sta parlando in Argentina di trasformare il proprio torneo di punta in campi duri, per lo stesso motivo. Sarebbe una rivoluzione al contrario: forse porterebbe qualche beneficio a brevissimo termine, con edizioni leggermente più ricche, ma alla lunga non credo che servirebbe a dare una scossa al movimento interno del paese. Non condividerei affatto questa scelta, mi auguro non venga attuata.

Cosa fare allora? Non facile. Intanto è giusto sottolineare che in America Latina, fatta eccezione per Del Potro, mancano un po’ i campioni. Un Guga Kuerten non nasce tutti i giorni, ma nessuno oggi gli si avvicina per carisma e popolarità. La “Legion” argentina che aveva invaso il tour di talento e personaggi per un paio di lustri è uno sbiadito ricordo; tanto che la Davis appena vinta ha il sapore del miracolo e la dice lunga sul fascino ma anche sui problemi della competizione stessa. Pure il Cile latita, aspetta il giovane Garin, ma che possa ripetere le imprese di Rios o Gonzalez appare complicato. Gli altri paesi, che ogni tanto sfornavano il buon giocatore o il talento (Lapentti, per dirne uno solo recente), tacciono. Alcuni giovani promettenti all’orizzonte ci sarebbero, racchette a cui auguro di esplodere e sorprendere, ma per le quali, al momento, si ipotizza un futuro da buon giocatore e pochi sogni proibiti. Senza un traino forte, difficile che il paese stesso si muova, che ci siano investimenti interni consistenti, che sia l’indotto stesso a provocare una richiesta tanto forte da smuovere le acque.

Servirebbe quindi una visione, ed un investimento, di sistema, da parte di chi governa il mondo del tennis. Ma qua, come tante volte ripetuto, si vanno a toccare delicatissimi interessi tra tanti paesi, tanti tornei, in un calendario difficile, sbagliato, complesso, che tenta un disperato equilibrismo, rischiando più volte di cadere.

Il nodo resta il mese di marzo, con i due appuntamenti sul cemento USA che sono mal collocati. Finché non ci sarà la volontà e la forza politica di smuovere questo mese, rendendolo più coerente col resto della stagione, non sarà possibile spostare molto altro. Di cemento ce n’è già moltissimo. Indian Wells è uno dei tornei più amati dai giocatori, è diventato un evento che va oltre al fatto puramente sportivo, lo si nota dal campo di partecipazione straordinario e dal suo indotto. Con investimenti consistenti dopo il quasi crack, adesso è diventato il Masters1000 di riferimento, quindi spostarlo è quasi impossibile, a meno di non concedergli una data assai gradita. Con il clima clamoroso del deserto, le possibilità sarebbero varie, e questo aprirebbe la strada anche ai tornei in America Latina, che invece dovrebbero restare i primi a disputarsi sul rosso, e quindi lanciare gli appuntamenti in Europa.

La mia proposta? Personalmente continuo a pensare che gli Australian Open dovrebbero svolgersi le prime due settimane di febbraio (con altri eventi ad inizio anno in Asia/Australia); quindi ci si dovrebbe spostare in America Latina per 5 settimane tra febbraio e marzo, includendo un Masters1000 su terra. A seguire il 1° turno di Davis, o una Davis concentrata su stile campionato del mondo più avanti (autunno). Così i tornei “latini” sarebbero un bel lancio a Monte Carlo e via dicendo. Negli USA si potrebbero disputare contemporaneamente dei tornei sul duro di categoria 250, per chi proprio non gradisce il rosso. Indian Wells potrebbe essere ricollocato in estate, o ancor meglio dopo US Open a chiudere la stagione in America del Nord. Inoltre per rendere ancor più appetibili i tornei in America Latina, si potrebbe creare una sorta di “series”: coloro che ottengono i migliori risultati, avendo disputato almeno tre eventi, strappano un bonus economico ed extra punti sostanziosi per il ranking.

Sarebbe un progetto ambizioso, una razionalizzazione che prevederebbe anche altri aggiustamenti e spostamenti. Tutto troppo complicato perché venga attuato.

 

Marco Mazzoni

@marcomazz


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19 commenti. Lasciane uno!

marco mazzoni (Guest) 22-02-2017 19:01

@ Cla (#1777942)

Esatto. Messico è il mio secondo paese, sono stato ad Acapulco più volte, fa parte dell’america del nord. Treccani dice che il Messico “si estende per la quasi totalità in America del Nord, salvo una piccolissima parte a sud dell’Istmo di Tehuantepec (estremo sud). Politicamente appartiene completamente al Nord America”.
Saluti

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Giuk (Guest) 22-02-2017 18:44

Basterebbe invertire la programmazione dei mesi di febbraio e marzo e tutto sarebbe più logico e lineare.

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Cla 22-02-2017 16:50

Scritto da fisherman
Mazzoni..Acapulco è in Messico ..lato oceano Pacifico. Fa parte Dell area Dell America Centrale che è parte integrante Dell America Latina,ispano hablante..
Non è nord America..
Redazione non facciamo passare errori proprio concettuali basici come questo.

Nessun errore, il Messico è America del Nord.
America Latina si riferisce appunto alla popolazione hispano hablante, quindi non fa differenze geografiche.
Riassumendo: far parte dell’America Latina, non impedisce di essere geograficamente America del Nord.

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giuly97top10 22-02-2017 16:34

Scritto da bao.bab
Amo molto l’America Latina ed ho girato tutta la regione andina, dal Venezuela alla Terra del Fuoco.
Trovo pero’ questo articolo un “esercizio di stile”… Un Master 1000 in America Latina non e’ proponibile per un’infinita’ di motivi. In primo luogo c’e’ proprio una questione geografica: Pensare che Federer, Nadal o Djokovic se ne vadano a rincorrere palle ai 2800 m di Quito, ai 2600 di Bogota’ o ai 2250 di Citta’ del Messico lo trovo surreale… Ed in sostanza questo restringe il concetto di America Latina solo ad Argentina e Brasile… Esistono una serie di problemi legati a questioni di sicurezza, questioni sanitarie (che nessuno pensi che l’emergenza Zika in America Latina sia finita dopo le Olimpiadi di Rio) e soprattutto a questioni economiche: In America Latina non ci sono i soldi che ci sono in estremo oriente…
Lasciamo che il sud america resti la terra del realismo magico… e lasciamo i Master1000 ai paradisi fiscali, ai magnati del petrolio e agli yuan cinesi

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cataflic (Guest) 22-02-2017 16:26

Potrebbero semplicemente anticipare i torneoni usa dopo gli Ausopen e poi fare filotto tra america latina e europa su terra diventerebbero:
3 mesi di cemento open/indoor
3 mesi di terra
2 mesi di erba/terra/cemento open
3 mesi di cemento open/indoor

a corollario tornei più piccoli per dare continuità agli specialisti

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Casco (Guest) 22-02-2017 15:35

La questione oltre a rinvigorire il Sudamerica è anche quella di preservare la superfice terra rossa che rischia un crollo di partecipazioni anche in Europa.
A mio parere la mossa strategica la può fare solo uno:il Torneo di Miami.
E quello più in difficoltà economiche dei Master 1000 e un cambio di superfice oltre che fare da traino preparatorio ai tornei in Sudamerica forzerebbe il gemello più grande Indian Wells a riconsiderare la sua posizione nel calendario.
Ho detto Miami e non Indian Wells proprio perché il torneo californiano gode di ottima salute e di un continuo aumento di spettatori al contrario di Miami. A quel punto anche Acapulco potrebbe ritornare alla terra rossa come era pochi anni fa.

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fisherman (Guest) 22-02-2017 14:52

Mazzoni..Acapulco è in Messico ..lato oceano Pacifico. Fa parte Dell area Dell America Centrale che è parte integrante Dell America Latina,ispano hablante..
Non è nord America..
Redazione non facciamo passare errori proprio concettuali basici come questo.

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bao.bab (Guest) 22-02-2017 14:24

Amo molto l’America Latina ed ho girato tutta la regione andina, dal Venezuela alla Terra del Fuoco.
Trovo pero’ questo articolo un “esercizio di stile”… Un Master 1000 in America Latina non e’ proponibile per un’infinita’ di motivi. In primo luogo c’e’ proprio una questione geografica: Pensare che Federer, Nadal o Djokovic se ne vadano a rincorrere palle ai 2800 m di Quito, ai 2600 di Bogota’ o ai 2250 di Citta’ del Messico lo trovo surreale… Ed in sostanza questo restringe il concetto di America Latina solo ad Argentina e Brasile… Esistono una serie di problemi legati a questioni di sicurezza, questioni sanitarie (che nessuno pensi che l’emergenza Zika in America Latina sia finita dopo le Olimpiadi di Rio) e soprattutto a questioni economiche: In America Latina non ci sono i soldi che ci sono in estremo oriente…
Lasciamo che il sud america resti la terra del realismo magico… e lasciamo i Master1000 ai paradisi fiscali, ai magnati del petrolio e agli yuan cinesi

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ci provo 22-02-2017 14:06

Scritto da alexalex
È questione di periodo dell’anno! Si svolgono a febbraio, nel mese di “pausa” fra Australian Open e Indian Wells, dopo il quale comincia una tour de force di Master 1000 che conducono a Roland Garros e Wimbledon. È lo stesso discorso dei tornei minori in Europa a luglio, fra Wimbledon e i 1000 di agosto! Chi li gioca quei tornei? Qausi nessuno dei più forti!

Hai perfettamente ragione, il problema è che queste fasi stagionali, in cui non c’è rapporto tra punti in palio e valori reali dei tornei che li assegnino, creano poi terribili equivoci sul livello effettivo di alcuni giocatori. Prendi Fognini: deve la sua fama e la sua esplosione nel ranking Atp proprio a una situazione uguale a quella che tu hai esposto, vale a dire il dopo Wimbledon 2013 quando, sulla terra battuta disertata dalla stragrande maggioranza dei big, vinse Stoccarda e Amburgo e fece finale a Umago. Di colpo, si parlò di nuovo fenomeno in grado di riportarci ai fasti di Panatta se non addirittura di Pietrangeli: il prosieguo della carriera del ligure ha dimostrato quanto illusori fossero quei risultati e di conseguenza fallaci le aspettative da essi create…

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Slice97 (Guest) 22-02-2017 13:16

Io sposterei a inizio anno tutta la stagione asiatica,con gli Australian Open da giocare a febbraio. A marzo farei iniziare i tornei su terra proprio dall’America Latina,lasciando al cemento americano i mesi da luglio a settembre (compresi Indian Wells e Miami) e ottobre e novembre agli indoor.

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alexalex 22-02-2017 13:05

È questione di periodo dell’anno! Si svolgono a febbraio, nel mese di “pausa” fra Australian Open e Indian Wells, dopo il quale comincia una tour de force di Master 1000 che conducono a Roland Garros e Wimbledon. È lo stesso discorso dei tornei minori in Europa a luglio, fra Wimbledon e i 1000 di agosto! Chi li gioca quei tornei? Qausi nessuno dei più forti!

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ci provo 22-02-2017 12:40

La proposta dell’articolista è interessante perché l’inserimento d’un Master 1000 “obbligherebbe” i big a non fare più ciò che fanno ora, ovvero o disertare la tournéè americo-latina oppure frequentarla solo per allenarsi (o forse, peggio ancora, per rimpinguare ulteriormente le loro già colme tasche…), come alcuni risultati di questi giorni dimostrano eloquentemente. Ma non so se basterebbe a far fare il salto di qualità a una serie di tornei che, al momento, mi sembra francamente una vetrina più da challenger che da circuito Atp e il fatto che talvolta ospiti buoni risultati dei tennisti italiani non dovrebbe portarci ad attribuirle significati tecnici maggiori di quelli che merita, caso mai dovrebbe confermarci che offre opportunità di ribalta a giocatori di secondo piano, visto il livello attuale dei nostri migliori esponenti. Il problema di fondo è che un mese su terra battuta a febbraio, compresso fra il “cemento” australiano di gennaio e quello statunitense di marzo, non mi sembra avere veramente senso.

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alex (Guest) 22-02-2017 12:32

C’è comunque più gente che in un Premier 5 femminile come Dubai.

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Rubik (Guest) 22-02-2017 10:59

Il problema dell’America Latina è che l’economia ha troppi alti e bassi, grossi boom e repentine crisi (Messico a parte), mentre l’Asia scalpita…di 500 e 250 l’America Latina ne ha anche troppi per le possibilità locali, potrebbe funzionare meglio un unico evento catalizzatore (come è stato per molto tempo il GP del Brasile per la Formula 1)…magari spostare lì il Master di fine anno

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Giuk (Guest) 22-02-2017 10:54

Il tabellone di Rio ( che è un 500!!), al secondo turno ( al netto di Thiem, Vinolas, Carreno e Fognini) sembra tranquillamente quello di un challenger di ottimo livello. Così non va proprio bene!

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abracadabra (Guest) 22-02-2017 10:53

@ tinapica (#1777564)

Acapulco è in Messico e il Messico fa parte del Nord America, di cui costituisce la parte meridionale.

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lallo (Guest) 22-02-2017 10:11

Il giocatori forti giocano sempre meno e, i 250, se in capo al mondo, non li fanno (se non strapagati sottobanco cosa offlimit in sudamerica dove stanno chiudendo le sfilate per il carnevale…) per nessun motivo.
Un 1000 sudamericano (condivisibile), ammesso sia economicamente possibile, avrebbe senso, (ad esempio in sostituzione di Bercy che è un 1000 insensato), se programmato dopo il cemento primaverile e prima di MonteCarlo. Quindi anticipando i 2 1000 americani. Ma resta una domanda: ATP, WTA con una sfilza di 1000, non ammazzano tutte le altre tipologie di tornei? i 1000 non andrebbero ridotti per invogliare i campioni a giocare qualche torneo in più tra quelli minori?
PS: La Davis va bene così. Io continuo a pensare che sarebbe ancora meglio se fosse biennale e aperta, in partenza, a tutte le nazioni grandi e piccole (e non a categorie).

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Gabriele da Ragusa 22-02-2017 08:55

Diciamo che anche io, per coerenza e vicinanza territoriale, sarei favorevole ad un blocco (significativo) di tornei su superficie simile e cmq nello stesso continente o macro area. Sarebbe veramente fighissimo e determinerebbe una certa semplicita’ e comfort di programmazione x i tennisti. IW e Miami in quel momento della stagione stonano cosi cm gli AO anche se pare che condizioni climatiche buone ( si fa per dire) in australia le si abbiano solo a gennaio.

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tinapica (Guest) 22-02-2017 08:49

Esimio Mazzoni, Acapulco è centro America, per precisione.

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