
Bautista Agut: “La Spagna deve investire e guardare al modello Italia. I giovani di oggi? Prendono meno l’iniziativa e hanno bisogno di una guida”


Sorriso rilassato, colpi più che piatti che si può e un sereno disincanto, con la voglia di godersi ancora la vita sul tour e prendersi qualche soddisfazione. Tutto questo è oggi Roberto Bautista Agut, uno veterani del tour maschile, “mosca bianca” nel tennis spagnolo costruito su gambe, intensità e tanta rotazione nei colpi, davvero lontanissimo dal “suo” modo di interpretare la disciplina, fatto di impatti pulitissimi e geometrie in progressione che l’hanno portato in semifinale a Wimbledon (2019) e toccare il nono posto nel ranking. Dall’alto dei suoi 37 anni e carriera di ottimo livello, cercherà di interrompere il tabù primo turno negli Slam 2025, affrontando il britannico Jacob Fearnley nella giornata di martedì a US Open. Un tipo tranquillo, che parla poco ma che quando lo fa manda messaggi diretti, come di recente quando ha consigliato ad Alcaraz di vivere un po’ meno intensamente la nightlife se vuol diventare una leggenda come Nadal… Intervistato dal collega Nacho Albarran per AS, Bautista ha parlato di moltissimi temi e con un punto di vista assai interessante. In particolare ha sottolineato come la Spagna, fucina di grandi e buoni giocatori per tre decenni anni, debba ora rimettersi ad investire guadando il modello Italia, e anche come veda i giovani talenti assai meno determinati quando c’è da prendere l’iniziativa. Riportiamo alcuni dei passaggi più importanti del pensiero di Bautista.
“Ho giocato abbastanza bene a Cincinnati, ma per me non è stato un buon anno” racconta Bautista. “Quando non sei testa di serie, tende a succedere. Ci sono avversari difficili, tabelloni difficili, e sono anche in una fase diversa della mia carriera. Mi sto divertendo molto, a volte accettando sconfitte che in precedenza mi avrebbero deluso. Non vedo l’ora di giocare. Non ho mai giocato contro Fearnley, che è un avversario con cui ho gareggiato qui negli Stati Uniti, al college, chissà come andrà”.
L’accettazione di sconfitte che prima non avrebbe mandato giù e darsi motivazioni sono un passaggio cruciale alla sua età: “Ho attraversato un periodo in cui ho combattuto contro pensieri negativi, nella lotta mentale nel dire a me stesso cose come ‘Non posso perdere questa partita’. Se vuoi essere qui alla mia età, devi riflettere attentamente, accettare molte cose e affrontare il tutto in modo diverso. Sapere che lottare per essere tra i primi 15, come facevo prima, non è il più mio obiettivo ora; imparare ad apprezzare il tour ed essere diverso. Cosa mi motiva ora? Penso che sia una ricompensa essere qui a 37 anni e continuare a divertirmi vincendo partite di alto livello, battendo avversari tra i primi 10, tenendo testa a loro, godendomi un po’ di buon livello. Questi sono i miei obiettivi. Per quanto riguarda i numeri, sono cambiati. È un modo diverso di essere nel tour, un modo diverso di vivere qui, ed è questo il mio modo di pensare in questo momento”.
Il tennis spagnolo è oggi meno scintillante rispetto a qualche tempo, quando era leader a livello mondiale per qualità e pure quantità. Questo il pensiero di Bautista: “Ovviamente la situazione oggi è diversa. Ricordo di essere stato 13° o 14° al mondo ed essere il sesto spagnolo in classifica! Purtroppo non lo vedremo ora. Ci saranno ancora tennisti spagnoli, perché in Spagna c’è un’ottima base educativa e tennistica e molta cultura in questo senso. E sicuramente avremo ottimi tennisti, ma forse in numero minore. Perché? Come ogni cosa nella vita, credo ci siano cicli, ma anche che il tennis spagnolo abbia bisogno di investimenti, di struttura. Stiamo vedendo come in altri paesi, dove si investe molto nella struttura e nel tennis, i risultati siano palpabili, come nel caso dell’Italia. Dobbiamo continuare a investire e seguire l’esempio di paesi che stanno andando molto bene e che stanno producendo molti tennisti… e replicarlo. In Spagna esistevano circuiti che non esistevano in nessun’altra parte del mondo, e questo permetteva ai tennisti di uscire, competere molto e disputare molti tornei in Spagna per migliorare il loro livello. Credo che questo sia ora molto più diffuso in tutto il mondo, e i paesi che hanno, ad esempio, molti Challenger, come l’Italia, lo stanno vedendo nel numero di giocatori che hanno nella top 100“.
Interessante la risposta di Roberto sui giovani talenti attuali, caratterialmente diversi rispetto a quelli della sua epoca: “I giovani di oggi hanno meno iniziativa. Forse hanno bisogno di persone che siano davvero dalla loro parte, che dicano loro le cose e le ripetano spesso, una guida maggiore. Nella generazione precedente, avevamo, non so se più fame, ma sicuramente più iniziativa, più spirito per così dire ‘imprenditoriale’, di investire su noi stessi. Più voglia di fare“.
Scontata la domanda su Sinner vs. Alcaraz. “Penso che sia un’ottima cosa per il tennis. Sono due professionisti straordinari e persone che meritano tutto il bene che accade loro. Penso che siano due grandi tennisti, non potranno che migliorare perché condividono la pressione, le finali importanti, i momenti più tesi. Credo che il livello tra loro stia aumentando e che non potranno che migliorare sempre di più. Sono felice di tutte le cose belle che stanno accadendo loro” conclude Bautista.
Marco Mazzoni
TAG: Roberto Bautista Agut
Avrai da leggere a lungo
Una crisi generazionale con Alcaraz però è sopportabile
Anche no, la metti giù come se in Italia si organizzano una dozzina di challenger mentre in Spagna zero.
Invece, per esempio, la Francia quest’anno è oltre i 15 e Spagna e Italia su 12/13 contando anche San Marino.
Tu hai notizie diverse?
Lascialo perdere il numero esatto perché ci sarebbero anche i tornei ATP che da noi c’è solo Roma, e oggi sono tutti farciti di WC.
Guardiamoci il Muso che ha vinto il secondo set.
Ho un debole per Bautista perché è un giocatore di grandissima educazione e sportività.
Non a caso molto apprezzato anche da Sinner che lo definì uno tra i più sottovalutati del circuito.
Se gli spagnoli fossero furbi gli dovrebbero mettere un giovane praticante in affiancamento!
Infatti vieni sbeffeggiato perché sei un ipocrita doppiopesista…il buon bautista non ha fatto altro che constatare che il modello Italia è il migliore in assoluto e che la Spagna in questo momento è indietro di almeno due piste .
Merito anche di Binaghi , che non è Sinner, ma invece il modello italiano invidiato nel mondo e che tanti troll esterofili su questo sito negano e parlano di modelli spagnoli e francesi o “gomblotti”.
Da ignorantissimo vorrei capire cosa è questo modello italiano.
Mi scuserete…
P.S.: non è provocatoria manco un po’ la domanda, è solo per capire. Al di là dei traini (Berrettini in primis secondo me), dove è la vera differenza?
Se vent’anni fa mi avessero detto che un tennista di alto livello spagnolo avrebbe detto una cosa simile riguardo al movimento tennistico Italiano, non ci avrei mai creduto, è un sogno che ancora oggi fatico a credere reale.
@ Massimo.bianco29@yahoo.it (#4467853)
Delle altre questioni ne riparliamo a breve,chissà magari il buon B.Agut avrà nuovi spunto di riflessione…
@ Max66 (#4467833)
ovviamente Alcaraz escluso, che da solo basta e avanza, ma noi abbiamo tanti talenti oltre Sinner
Questo è un modo equilibrato e obiettivo di parlare.
Il modello Italia è visto dagli addetti ai lavori un modello da osservare e copiare.
Bravo Agut.
in effetti ne vedo pochi di giocatori spagnoli in grado di essere competitivi nei prossimi anni… possono consolarsi dei tanti campioni che hanno avuto nel passato recente o remoto, ma oggi, se Landaluce è il futuro, per carità ottimo giocatore, dovranno aspettare un paio di generazioni per tornare in top-10
Purtroppo in TOP 70 ATP ci sono almeno 5 giocatori quasi quarantenni e questo non depone a favore delle nuove generazioni.
Praticamente il buon ROBERTI nella parte finale dell’ intervista riguardo ai challenger, non fa altro che avvalorare ciò che sostengo da anni su LT, venendo sbeffeggiato.