
Da Toronto: Shelton, prima finale Masters 1000 – “Ho eseguito il piano perfetto. Ora sogno il titolo”. Khachanov torna in finale Masters 1000 – “Sono felice e orgoglioso, ma questa formula è troppo lunga”. L’analisi di Sascha Zverev dopo il match perso contro Khachanov


Ben Shelton continua a scrivere pagine di storia personale. Dopo aver superato Taylor Fritz con un convincente 6-4, 6-3, il 22enne di Atlanta ha conquistato la sua prima finale in un Masters 1000 e ora sogna il colpo grosso a Toronto.
“Esecuzione perfetta del mio piano tattico”
“L’idea era chiara: dovevo farlo muovere, tenerlo fuori equilibrio. Volevo mischiare il mio gioco ma rimanendo dentro i miei limiti e mantenendo grande solidità. Taylor è uno che se gioca sempre in spinta è davvero difficile da battere, quindi era fondamentale non dargli punti di riferimento. Ho eseguito molto bene il piano, sono davvero contento.”
Il significato di una finale 1000 per Shelton
“Questi tornei sono sempre stati il livello dove ho faticato di più – racconta Ben – e il mio obiettivo era proprio riuscire a emergere in queste settimane. Fare il mio primo grande percorso qui è qualcosa di davvero emozionante. Un titolo qui sarebbe enorme, è il passo che volevo fare per diventare un vero protagonista del tour.”
Resistenza e gestione delle difficoltà
“Stasera tutto funzionava, ma per me le vittorie più grandi sono quelle dove devi lottare, dove magari sei sotto di un break nel terzo, oppure l’avversario serve per il match. Uscirne da quelle situazioni, trovare una soluzione… sono queste le vittorie che ti danno più soddisfazione e che ricordi di più.”
Concentrazione e abitudini pre-partita
“Non mi dà fastidio aspettare, anzi preferisco avere più tempo che sentirmi di fretta. Anche negli Slam arrivo al campo almeno tre ore prima, e qui ho fatto lo stesso. Giocare tardi la sera mi piace, anche se ovviamente il sonno ne risente!”
Orgoglio nei lunghi scambi
Shelton ha dominato anche negli scambi lunghi contro Fritz: “Venivo da una partita contro De Minaur dove avevo giocato con più variazioni e ritmo più basso, oggi invece ho spinto di più. Il fatto di poter vincere sia con scambi lunghi sia alzando il ritmo in base all’avversario è una grande iniezione di fiducia: vuol dire che posso adattarmi.”
Un lob da highlights e il segreto del rovescio
Sullo scambio chiave del 4-2 nel secondo set: “Ho giocato un bel dropshot, Fritz era vicino a rete, e il lob di rovescio è un colpo che ho sempre avuto nel mio arsenale, sin da piccolo. Ora che il mio rovescio è più solido riesco a variare molto e a rendere questi colpi più efficaci.”
La finale contro Khachanov
“Karen sta giocando un tennis eccezionale, lo abbiamo visto anche ad Indian Wells. È un gran lottatore, serve bene, è solido da fondo. È anche un ragazzo splendido e sono davvero entusiasta di poterlo affrontare per la prima volta in una finale così importante.”
Shelton, con questo risultato, sale al n.5 nella Race to Turin e sogna anche le ATP Finals. Ma ora l’obiettivo è uno solo: conquistare il suo primo Masters 1000.
Karen Khachanov ha raggiunto la sua prima finale in un Masters 1000 dal 2018 (Parigi Bercy) grazie a una vittoria in battaglia contro Alexander Zverev: 6-3, 4-6, 7-6. Al termine dell’impresa, il russo ha raccontato le sue sensazioni in conferenza stampa, mostrando grande lucidità e sincerità.
“Orgoglioso di essere di nuovo qui, ma non mi fisso troppo sulle statistiche”
“Fa sicuramente piacere essere di nuovo in una finale così importante, ma non sto troppo a guardare i numeri o le statistiche tra Masters 1000, 500 o Slam. Sono super felice, super orgoglioso di aver ottenuto un’altra opportunità in un grande torneo. Sono passati anni dall’ultima volta, ma in questo periodo ho comunque raggiunto grandi risultati altrove.”
Il segreto del tie-break finale: pressione e coraggio
Khachanov si è soffermato sulla chiave della vittoria nel tie-break del terzo set:
“A quel livello, entrambi meritavamo di vincere. È sempre una questione di chi mette una palla in più in campo nei momenti che contano, o chi commette meno errori. Ero sotto 1-3, poi sono tornato a 3 pari, e lui ha sbagliato due colpi. Forse ho messo un po’ più di pressione, forse lui si è irrigidito… Nel tennis, in quei momenti, provi a tirare fuori il meglio. Puoi vincere o perdere, ma quello è.”
Un torneo… in due tornei: il cambio di orari e la fatica mentale
Interessante anche il racconto di come sia cambiata la sua routine a Toronto:
“Nella prima parte del torneo giocavo sempre alle 11 di mattina, quindi andavo a letto presto, mi svegliavo presto e facevo anche un’ora di traffico ogni giorno… dormivo in macchina! Poi, dai quarti, tutto è cambiato: partite serali, mi sono dovuto adattare a un altro ritmo. Sembra quasi di aver giocato due tornei diversi nello stesso evento!”
Sulle condizioni di gioco e il format dei 1000
Khachanov è stato molto onesto sul feeling con le condizioni di Toronto e sulla nuova formula allungata dei Masters 1000:
“Appena arrivato non mi piacevano affatto le condizioni – ora posso dirlo (ride) – ma il tennis è tutto un adattarsi. Ogni settimana cambia qualcosa, anche se si gioca sullo stesso tipo di superficie. Una volta superati i primi turni, inizi a sentirti meglio. Riguardo la formula allungata, dico che è un po’ troppo lunga: è una via di mezzo tra Slam e quello che era un Masters 1000 classico. Va bene avere un giorno di pausa ogni tanto, ma stare concentrati così a lungo è impegnativo. Forse 8-10 giorni sarebbero più adatti rispetto ai 12 attuali.”
Social, Real Madrid e la pressione degli hater
Tra le domande curiose, anche una sul suo tifo “ibrido” per il Real Madrid nonostante gli anni passati a Barcellona:
“Non ho mai vissuto davvero in Spagna, ma ci ho passato diversi mesi per allenarmi. Tifo Real Madrid, ma non sono un fanatico come Rafa Nadal che si svegliava alle 3 del mattino per vedere le partite!”
Infine, sulla questione delle critiche e delle offese online dopo una sconfitta, Khachanov non si nasconde:
“Riceviamo messaggi assurdi come tutti gli sportivi. L’unico modo è ignorarli e stare lontani dai social: lo scorso anno, per sei mesi, non li ho neanche aperti e sono stato meglio! La vita è molto più ricca fuori da uno schermo.”
Si ferma in semifinale la corsa di Alexander Zverev al Masters 1000 di Toronto. Il tedesco, testa di serie numero 3, si è arreso al termine di una vera battaglia a Karen Khachanov, che ha chiuso con il punteggio di 6-3, 4-6, 7-6 dopo quasi tre ore di gioco. Un match intenso, deciso da pochi dettagli e da un tie-break finale nel quale Zverev ha avuto anche la chance di chiudere la sfida.
Zverev: “Non ho mai sentito buone sensazioni questa settimana”
In conferenza stampa, Sascha ha analizzato così la sua prestazione:
“Questa settimana non mi sono mai sentito davvero al meglio in campo, anche oggi non ho giocato il mio miglior tennis. Il primo set è stato terribile, ho dato subito un vantaggio a Karen e lui è troppo forte per non approfittarne. Eppure sono arrivato a match point, quindi è frustrante aver perso così. Ma è il tennis, si va avanti e ora punto a fare meglio a Cincinnati.”
Tie-break e rimpianti
Il tedesco ha commentato anche il tie-break finale, snodo decisivo della partita:
“Penso di essere stato coraggioso nel tie-break, ho provato a prendermi dei rischi, ma ho sbagliato alcune palle che avrei voluto sicuramente rigiocare. È una delle cose su cui sto lavorando: essere più incisivo e meno passivo nei momenti chiave. Oggi però non sentivo particolarmente bene la palla, quindi è normale commettere qualche errore in più in quelle situazioni. Ma fa parte del gioco, ora si volta pagina: tra pochi giorni ci sarà Cincinnati e avrò una nuova occasione.”
Il format dei Masters 1000 allungati
Infine, inevitabile una domanda sul nuovo formato dei Masters 1000, ora spalmati su due settimane. Zverev è stato sintetico:
“Credo di aver già detto tutto a riguardo.”
Un Alexander Zverev autocritico ma già proiettato verso il prossimo obiettivo. La sensazione è che il tedesco abbia ancora margini di crescita in questa parte decisiva della stagione americana, con il Masters di Cincinnati e soprattutto lo US Open all’orizzonte.
Francesco Paolo Villarico
TAG: Alexander Zverev, Ben Shelton, Karen Khachanov, Masters 1000 Toronto, Masters 1000 Toronto 2025
@ magilla (#4454020)
Però mi devi spiegare cos’è un ragazzino viziato.Lo era Connors e pure McEnroe ma uno faceva tutti i tornei possibili,l’altro si allenava facendo singolo/doppio/doppio misto.
Io credo si usino termini a sproposito:il babbo gli porta la borsa? Questo si è laureato (non in un’università di frontiera,il gpa è considerato importante) in cui ci si allenava prima delle lezioni causa caldo e afa quindi sveglia alle 5 ed in campo quindi 6/8 e poi lezioni (le mie figlie uguale). Pomeriggio studio e ancora allenamenti,lui poi col padre extra.
Ti faccio l’elenco di u.12 nostrani che sono andati a fare scuole private online in prospettiva di grandi carriere?
io invece penso che il battere cosi nettamente fritz sia per lui uno spartiacque…..prima era un bimbo maleducato e capriccioso epoteva permetterselo perche i tifosi usa avevano aspettative su altri…..ora tocca a lui e deve fare un salto di qualita non solo come tennis (con cobolli ha rischiato la sconfitta quindi ancora c’è da lavorare) ma soprattutto comportamentale….se ci riuscira’ rendero onore a lui ma anche a te che ci hai visto piu’ lungo di me….ma io ho molti dubbi….a me il ragazzino viziato sembra lui!(forse perche’ sono prevenuto verso l’arroganza di tanti giovanotti di oggi e prediligo chi lavora tenendo toni di maleducazione piu’ bassi)
Hai capito Ben!!? Ci crede, vede il traguardo e assapora nuove sensazioni che lo stanno giustamente spronando a dare il meglio, le famose motivazioni che ti danno quel quid in più indispensabile per la vittoria finale…l’avversario è uno dei pochi del circuito che non desta in me alcuna emozione, che mi arriva sempre ripetitivo, che non seguo mai con entusiasmo: quindi finale zoppa, un giovane rampante e divertente e uno che mi svilisce la finale, e non avendo certezza di riuscire a vederla spero almeno che il birichino Ben porti a termine l’impresa e coroni il sogno (e immagino la famiglia, se sorride quando perde figuriamoci se vincesse il primo Slam, tre giorni di festeggiamenti)
Credo sia più difficile per chi viene definito un predestinato,pensiamo a Zverev o Tsitsipas ed ora forse Fonseca. Giocatori seguiti costantemente,con attenzione massima all’aspetto tecnico ma che sembrano frenati dalla cura dei dettagli,mi riferisco ai due più “anziani”.
Ben era preannunciato come un crack ma i limiti tecnici e tattici erano evidenti e credo che quindi ,essendone consapevole,non si sia mai visto come un predestinato.
Le scoppole con Alcaraz e soprattutto Sinner l’hanno reso consapevole del gap e del lavoro da fare per tentare di ridurlo,battere De Minaur e Fritz in modo netto dimostrano che non è tipo da piangersi addosso. Ovvio,ora dipende come gestirà il non avere i mezzi per infilarsi sul podio ma non mi sembra tipo da abbattersi perché non rischia di deludere nessuno, nemmeno sé stesso probabilmente.
beh….fino ad ora pero’ era la parte piu facile dal punto di vista delle aspettative…..facile mantenere la calma quanda ci sono tante cose da migliorarare (o c’erano)e tanta voglia di riuscire a farlo.bisogna vedere cosa succedera’ se i miglioramenti non dovessero bastare a raggiungere le mete prefisse ed è li che sono crollati gli apparecchi dentali di cui tu parli….perche’se cosi’ fosse l’entusiasmo finisce….
Magari non interessa ma spiego.
Qui leggo di percentuali,di tecnica,di saggezza tattica e da appassionato di tennis cresciuto con San Tommasi da Verona,lo Scriba ed il suo 500 anni di tennis non posso che aver amato tanto il valore dei numeri quanto l’eleganza nei gesti,dalle volée di Mac e Stefanello ai controbalzi di Roger o Leconte (di rovescio).
E quindi che c’entra Ben? Semplice:i ragazzini perfettini,figli di videoanalisi e gesti ripetitivi,di attenzione al gomito,al piatto corde parallelo al terreno per generare spin,a splitstep /recoverystep/andiamo per step non mi entusiasmano più,non ci vedo euforia,gioia in ciò che fanno, ingenuità.
Soldatini cresciuti nei Tennis Europe,professionisti con l’apparecchio per i denti e mamme manager (micidiali)che palleggiano solo con i bravi non più bravi,con un’adolescenza paralizzata dagli interessi degli adulti.
Meglio un grezzo con la voglia di spaccare la palla che però lavora,cresciuto nei college dove regna il caos,dove si rubano palline,in cui la squadra fa caciara,dove se se stai per vincere il tuo match ma nel campo vicino si è deciso l’esito dell’intero incontro il tuo non lo finisci ed il ranking resta fermo (quindi cerchi di chiudere prima per non perdere l’occasione).
Mi piace non chi non ha tecnica ma chi vuole migliorarla,chi adesso impara a tenere la diagonale di rovescio e persino lo fa diventare un buon colpo (con qualche perla come il lob sul lungagnone Fritz).
E mi piace tantissimo il rapporto col padre,calmo (dentro forse no) all’apparenza che rasserena un ragazzo che non piagnucola,non si fa piccolo ma vuole la rivincita immediata e magari deve raffreddarsi.
Il bello sta nell’entusiasmo,nel suo applicarsi,nell’essere imperfetto ma non certo un bambino e,questo ha le palle altro che storie.
fino ad ora quasi tutti i terzi incomodi o quasi hanno alle spalle un genitore ingombrante ,tsitsipas,zverev e rune insegnano.Riuscira’Shelton sr. a gestire il figlioletto quando la vetta iniziera’ ed essere piu’ vicina?
Forza Ben!
È bello vedere talenti cristallini come lui ed Alcaraz riuscire ad imporsi!
Fa bene al tennis.
Ogni partita comincia da 0-0..e magari vinci con la Juve, una squadra a caso (ahahah) e perdi dal Lecce ..
Ben&Karen on fire !!!
Bravi !!!
Ben si è messo di “buzzo buono”.Non posso sapere quanto si impegnino i vari Zverev, Fritz, Tsitsipas ma è indubbio che il fuoco che ha Shelton non solo sia intenso ma evidente.
In un tennis sempre più “agonistico”,dove più che la classe nei colpi prevale l’intensità e la spinta emotiva per mantenerla ed alzarla l’atteggiamento dell’americano (che è simile a quello di Alcaraz) si fa sentire dall’altra parte della rete.
Certo dipende chi c’è di là,un navigato Nole o un mostro nella gestione dell’emozione (grazie all’episodio Tiafoe) come Sinner meno ne risentono essendo sono molto più focalizzati su sé stessi,ma gli altri questa energia la subiscono.
L’espressione da pitbull,pronto a mordere,ti dà l’idea che possa fare erroracci ma che non li accetti,che non voglia mai cedere.Guardi i tre sopracitati e l’impressione è un’altra, sembrano in certi match rassegnati, più volti a chiedersi “dove ho sbagliato?” piuttosto che “adesso basta regali”.
Indubbiamente poi il ragazzo nutre molto rispetto per Jannik e questo perché,come Borg o Roger,Sinner non intimorisce come Lendl ma ha quell’aurea per cui né sei ammirato più che spaventato.
Accadeva a McEnroe con Borg per dire.
Ah! Un bravo al buon Kachanov,sempre rigido, elastico come la ghisa ma concreto,preciso nei suoi pochi schemi.
Fritz e Zverev rimandati brutalmente,i buoni propositi ancora una volta si scontrano con le loro esitazioni di fronte a giocatori con più fame di vittorie benché meno tecnici.
Ma a Khachanov lo hanno detto che prima di giudicare il nuovo corso delle 2 settimane con finale giovedì deve aspettare almeno 20 anni ?
Ben sta portando a frutto tutti i suoi miglioramenti, più che Rune potrebbe diventare lui un terzo scomodo.
Problema questo già intelligentemente risolto da Fritz che si fa poche illusioni e sta’ lì a giocarsi match su match senza aspirare a niente. Molta maturità che latita nel bimbone tedesco che guarda caso si porta sempre dietro il biberon fallico del pater..
Sempre le stesse scuse – le piaghe d’Egitto che vengono fuori quando non va – poi quando si vince una partita o due contro giocatore di routine, siamo lì lì a giocarsela con i migliori. Non vuole accettare la verità che è lapalissiana. La verità è che Sasha è indietro rispetto a chi sa e lo sarà sempre. Il gap che gli separa è incolmabile…che se lo metta bene in testa. Ciò oltretutto gli toglierebbe molta pressione da prestazione…
si, era una grande occasione per iniziare us open nella top16 (molto comoda) ..
.. ma il ragazzo nn mi pare il tipo che vive di rimpianti
Bene.
Ben si spompi pure a Toronto e poi magari a Cincy, dove è dalla parte dell’iberico.
Vediamo poi che combina a USO… 😉
Bravo Khachanov.
Il match point mancato da Zverev è stato pazzesco. Palla che rimbalza in alto sul nastro, e ricade nel campo del tedesco e non del russo. Questione di un paio di millimetri. Mamma mia!
Ed aumenta il rimpianto di Cobolli l’unico che è stato vicino a batterlo per stessa ammissione di Shelton La finale per Cobolli sarebbe stata possibile.
Ed aumenta il rimpianto di Cobolli l’unico che è stato vicino a batterlo per stessa ammissione di Shelton La finale per Cobolli sarebbe stata possibile.