
Addio a Nikola Pilic, leggenda del tennis slavo (e non solo)


È triste annunciare la scomparsa di Nikola “Nikki” Pilic, avvenuta stamani a Fiume, dove viveva da tempo. Aveva 86 anni. È stato una leggenda del tennis croato, jugoslavo e mondiale nel senso pieno del termine, non solo per i risultati ottenuti da giocatore e da coach/selezionatore in Davis Cup ma soprattutto per la sua visione assai moderna e unica della disciplina, tanto da diventare mentore di molti giocatori slavi e internazionali, in particolare di Novak Djokovic. Pilic vanta anche un primato straordinario: ha conquistato la Coppa Davis con tre nazionali diverse, tre volte con la Germania Ovest, una con la Croazia e infine, nel 2010, come consigliere della squadra serba.
Nacque a Spalato, allora parte del Regno di Jugoslavia, appena cinque giorni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, iniziata il 1º settembre 1939. Si appassionò al tennis non giovanissimo nell’estate del 1952, all’età di tredici anni, iniziando a frequentare i campi in terra battuta del club Firule, insieme allo studio di ingegneria navale presso l’istituto tecnico di Spalato. Conseguito il diploma fallì l’ingresso in un istituto superiore a Zagabria e quindi si trasferì a Novi Sad, dove continuò la sua formazione nel campo dell’amministrazione pubblica. Parallelamente agli studi, continuò a crescere nella carriera sportiva, tanto da ottenere un primo successo nel 1964 al Moscow International Championships, torneo su terra battuta organizzato nell’URSS, dove sconfisse in finale il connazionale Boro Jovanovic. Da lì in avanti si focalizzò sempre più nel tennis, tanto da crescere progressivamente e ottenere buoni risultati. Nel 1967 arrivò in semifinale Wimbledon, superando Roy Emerson, uno dei tennisti più forti dell’epoca, arrendendosi in semifinale a John Nwecombe (poi vincitore del torneo). L’anno seguente ci fu l’avvento dell’Era Open e Pilic divenne uno dei cosiddetti “Handsome Eight”, un gruppo di tennisti ingaggiati dal magnate Lamar Hunt per dare il via al nuovo circuito professionistico World Championship Tennis (WCT).
Il 1970 fu un grande anno per Nikola: vinse il Bristol Open – noto anche come Campionato dell’Ovest d’Inghilterra – dove si tolse le grandi soddisfazioni di una bella rivincita su John Newcombe e quindi, in finale, ebbe la meglio su Rod Laver, che l’anno prima aveva completato il suo secondo Grande Slam. Inoltre insieme al francese Pierre Barthe trionfò nel doppio maschile agli US Open, in una splendida finale in quattro set contro i fortissimi australiani Newcombe – Laver. Pilic arrivò al n.6 nel ranking mondiale e vinse in carriera nove titoli in singolare.
Nel 1973 il nome di Pilic salì ancor più agli onori della cronaca, per un grande risultato in campo ed esser diventato – suo malgrado – la miccia che accese il primo storico boicottaggio nella storia del tennis. Infatti prima conseguì il suo miglior risultato in carriera, arrivando in finale nel singolare a Roland Garros, battuto in tre set da Ilie Nastase; quindi poche settimane dopo fu protagonista di un fatto senza precedenti a Wimbledon, ma prima è necessario tornare indietro, a maggio del ’73. La Federazione jugoslava lo accusò di essersi rifiutato di giocare il match di Coppa Davis contro la Nuova Zelanda. Pilic respinse fermamente l’accusa, ma venne ugualmente sospeso. La sanzione iniziale di nove mesi fu ridotta a un solo mese dalla Federazione Internazionale, ma questa breve sanzione impediva al tennista jugoslavo di prendere parte a Wimbledon. La bagarre nel mondo del tennis in quei giorni era totale, tra chi seguiva le regole allora molto ferree imposte dalla federazioni in merito alle presenze in Davis, e chi invece invocava la libertà per i giocatori di rinunciare a una convocazione, senza incorrere in sanzioni. La protesta portò ad un esito clamoroso: 81 professionisti – tra cui 12 delle 16 teste di serie di Wimbledon – boicottarono il torneo londinese, sotto l’egida della neonata Associazione dei Tennisti Professionisti (ATP) che supportò pienamente la causa di Pilic. Il torneo lo vinse Jan Kodes ma per tutti resterà l’edizione del boicottaggio e un passaggio decisivo al rafforzamento del primo vero sindacato dei tennisti contro lo strapotere delle federazioni nazionali, e verso un professionismo più “pieno”.
Oltre a questa pagina davvero storica, il contributo di Pilic dopo aver appeso la racchetta al chiodo è stato ancor più significativo. Infatti Nikola è stato maestro, coach e mentore per generazioni di tennisti slavi e non solo. Tra questi sicuramente Novak Djokovic, che sempre ha considerato “Nikki” un vero padre tennistico. A lui il campione serbo deve non solo conoscenze e metodo apprese da ragazzo nell’accademia di Pilic, ma anche le condizioni necessarie per intraprendere quel cammino che lo avrebbe portato a diventare numero uno al mondo cavalcando il suo talento con gli insegnamenti e visione dell’esperto ex giocatore. Ogni volta che parlava di “Niki”, Djokovic lo faceva con sincera emozione, ricordando i giorni vissuti alla sua accademia di Monaco, dove si trasferì a soli tredici anni. “Più volte ho detto che lui è il mio padre tennistico”, dichiarò Nole, considerandolo importante quanto la sua primissima maestra Jelena Gencic. Il rapporto tra Djokovic e Pilic è stato celebrato anche in occasione di un documentario dedicato a Nikola in Croazia, con il campione di Belgrado che lo ringraziò pubblicamente affermando “Grazie a lui e ai miei genitori ho potuto intraprendere questa carriera. Mi ha accolto come un figlio. Gli devo moltissimo, non solo per il tennis, ma per tutto ciò che ha fatto per la Serbia e per il nostro sport”.
Così Pilic ha raccontato di recente il suo rapporto e stima per Djokovic: “È un grande campione e un grande uomo. Si batte per gli altri, ha donato quasi dieci milioni agli asili in Serbia per i bambini disagiati. Quando venne da me a Monaco a soli 13 anni capii subito che sarebbe diventato fortissimo. Mi chiedeva cose che gli altri non mi chiedevano, ogni sei mesi saliva di livello. Giocavo contro di lui, perché fino a 60 anni me la cavavo bene. Ho capito stando in campo con lui che aveva una intelligenza tennistica fuori dal comune. Gli altri ragazzi mi dicevano di voler diventare n.1 per scherzo: lui ci credeva seriamente e ce l’ha fatta”.
Quando la Serbia vinse la Coppa Davis nel 2010, con Pilic al fianco della squadra come consigliere, Djokovic sottolineò: “Ha unito serbi e croati e con entrambe le nazionali ha vinto la Coppa Davis”. Importantissimo anche il contributo di Pilic alla nazionale tedesca, con Boris Becker che molte volte ha esaltato il ruolo di Nikola, per conoscenza del gioco e ancor più delle persone, un carisma che lo rendeva capitano ideale a gestire un gruppo di tennisti. Inoltre Pilic seguì il concittadino Goran Ivanisevic nell’incredibile e leggendaria cavalcata a Wimbledon 2001 quando, con una wild card, sbaragliò tutta la concorrenza regalandosi il sogno di una vita, la vittoria in quello Slam che l’aveva visto perdere ben tre finali. Un gigante nella storia del tennis.
Marco Mazzoni
TAG: Marco Mazzoni, Nikola Pilic, scomparsa
3 commenti
Un grande. Ha trasmesso la passione e la dedizione per questo sport a 3/4 generazioni di tennisti.
Personalmente ho soprattutto lo splendido ricordo di quando guidava i tedeschi alla conquista di una manifestazione ormai morta e sepolta,quanta nostalgia…
Per una volta faccio(anche)mia la frase finale del ricordo di Marco Mazzoni,è andato via un altro
gigante del tennis,fuori e dentro il campo.
R.I.P.