
Thanasi Kokkinakis, operazione senza precedenti: punta al ritorno nel 2026


Che fine ha fatto Thanasi Kokkinakis? È una domanda che molti appassionati di tennis si sono posti negli ultimi mesi. L’australiano non disputa un match ufficiale dall’Australian Open 2025, quando perse al secondo turno contro Jack Draper al termine di una battaglia di cinque set. Da allora, silenzio. Solo adesso, grazie a un’intervista, emergono i dettagli del lungo calvario che ha segnato la carriera del 29enne di Adelaide.
Kokkinakis ha rivelato di aver convissuto per anni con una rottura al pettorale, una condizione che lo costringeva a giocare tra dolori insopportabili e a fermarsi nei tornei più impegnativi. “Ho giocato con una rottura al petto per gran parte degli ultimi quattro o cinque anni. Nei match lunghi o nelle partite ravvicinate il braccio si gonfiava e non riuscivo più a competere. Continuare significava solo ritirarmi alla fine”, ha spiegato.
Per mettere fine a questo incubo, il tennista si è sottoposto a un’operazione mai tentata prima da un giocatore professionista: “Mi hanno rimosso molto tessuto cicatriziale e tagliato metà del pettorale destro. Poi mi hanno innestato parte del tendine d’Achille di un donatore per collegare il muscolo al braccio. Era un rischio enorme, ma non potevo più andare avanti così”.
Nonostante i tanti infortuni e le operazioni, Kokkinakis non vuole arrendersi. L’obiettivo è chiaro: tornare in campo a gennaio 2026, durante la tournée australiana. “Ora sto meglio, ho ripreso ad allenarmi seriamente da qualche settimana. I colpi da fondo sono quasi al 100%, ma il servizio è la parte più complicata da recuperare. Voglio rientrare all’inizio del 2026 e questa volta giocare senza dolore, cosa che non mi era quasi mai capitata in carriera”, ha dichiarato con determinazione.
Kokkinakis, che due anni fa era riuscito a entrare in Top 70, continua quindi a inseguire il sogno di una carriera mai del tutto sbocciata a causa di un fisico fragile. E la sua prossima sfida sarà, ancora una volta, con il tempo e con il suo corpo.
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8 commenti
Non tutti i fisici reggono lo sport professionistico. Ormai è evidente, tanto più che questi sportivi di successo hanno a disposizione una scienza e una tecnica di analisi del fisico di livello capillare. Non bazzicando l’ambiente, non ho capito ancora se l’infortunio grave capita perché non si è d’acciaio e ci si gestisce non perfettamente, o se capita comunque prima o poi, se non si è di acciaio.
Sono portato per la prima ipotesi. Uno che si conosce rallenta prima del patatrack, senza tener conto che ai giovanissimi viene insegnato di andare sempre comunque avanti, poi ci pensano presidenti, sponsor, la fame di successo…
Giocatore sfortunatissimo, massacrato dagli infortuni, senza di questi avrebbe avuto tutt’altra carriera
Tennista molto sfortunato. L’intera carriera è stata un unico, infinito calvario.
Però “si è b0mb@to la ragazza di Wawrinka”. (cit.)
@ Pier no guest (#4483239)
Io non capisco perché, con gradualità, nell’arco di qualche decennio per non spezzare una intera generazione di praticanti, non si possa, per regolamento, ritornare a racchette meno devastanti, devasta-fisico e devasta-gioco.
Per interessi economici?
Non comprendo: gli stessi marchi che ora dominano il mercato con queste racchette potrebbero fare altrettanto con tipologie che consentano meno velocità di palla.
Perché indietro non si torna?
Qui si entra nella filosofia: una decrescita felice a mio avviso è meglio di un’ottusa determinazione a spingersi sempre oltre.
Già nel lancio del giavellotto vi fu l’accettazione consapevole di un depotenziamento dell’attrezzo per mitigare la pericolosità dello stesso e non mi pare ci sia stato un movimento di protesta perché non si dovesse frenare il “progresso” dei risultati.
Perché invece nel tennis c’è ed è pure vincente?
Qual’è il gusto, il senso, di stabilire primati sempre nuovi al rialzo nella velocità di tutti i colpi, a cominciare dalla battuta?
Boh?
Bah!
Auguroni, sig.QuattroCappa!
La scienza fa passi da gigante, peccato sia per compensare l’usura di atleti che viaggiano al doppio della velocità d’un tempo e ,tra le cause,i telai. È un paradosso:un tempo racchette pesanti al più accorciare,poi terribili telai in metallo che vibravano a più non posso,infine telai leggeri che però consentono un tennis già da adulti,con rotazioni e non bastano le palline adeguate all’età ,anzi. Andrebbero aboliti i monofilamenti fino agli under 12 , restrizione già applicata da alcune Federazioni peraltro.
Rientro?? Sarà uno sfacelo!
Rientro?? Sarà uno sfacelo!