
Pennetta: “Non ho rimpianti per aver detto basta subito dopo aver vinto US Open. Sono grata per quello che abbiamo costruito con Fabio”


Flavia Pennetta è appena rientrata in Italia da New York, dove dieci anni fa (per l’esattezza il 12 settembre 2015) visse la pagina più straordinaria della sua vita sportiva, vincendo il titolo a US Open in finale contro la sua amica di sempre, Roberta Vinci, pugliese come lei e compagna in quel titolo di doppio a Roland Garros junior (1999) che la fece conoscere agli appassionati italiani. Proprio dove è entrata nel gotha del tennis internazionale la brindisina è tornata per girare un documentario che ripercorre quella cavalcata pazzesca di dieci anni fa, e al rientro è stata intervistata dalla Gazzetta dello Sport. Flavia ha spaziato su molti temi, tornando sulle emozioni di quel successo e affermando di non aver alcun pentimento per aver detto clamorosamente “basta” nel corso della premiazione, con in mano la coppa più prestigiosa della sua carriera. Ha anche parlato della sua vita con Fabio Fognini, la prima estate insieme senza tennis visto che il marito si è ritirato a Wimbledon dopo un match straordinario vissuto sul Centre Court con Alcaraz, e anche su di un possibile futuro di Fabio come coach. Questi i passaggi più significativi dell’intervista.
“È stato molto emozionante tornare su quel campo, anche vuoto, mi ha riportata indietro come se stessi rigiocando la finale” racconta Pennetta. “Ho rivissuto la partita in pieno ed è stato bellissimo, da brividi. Questa volta, però, ho avuto anche il tempo di vedere New York in modo diverso: quando sei lì per il torneo sei così concentrata che non ti accorgi davvero della città che ti circonda. Questa volta, invece, mi sono lasciata avvolgere. A volte è capitato di rivivere quella finale, ma le immagini si fermavano sempre a quando piangevo prima di entrare in campo. Il momento della vittoria, invece, non l’ho mai rivissuto. Credo fosse un sogno che è diventato reale, e quindi non ho avuto bisogno di viverlo ancora. Sa, i sogni nascono dai desideri, e quando li realizzi”.
Flavia oggi collabora come opinionista per Sky, un ruolo diverso che l’ha riavvicinata al tennis in altra veste: “All’inizio non mi piaceva guardare il tennis. Seguivo solo Fabio, ma non avevo voglia di vedermi un match intero per piacere. Ora invece sì: mi diverto a seguire, ad analizzare, a capire. È un approccio diverso, che ho imparato ad apprezzare col tempo. A New York mi sono vista tutte le partite degli italiani”.
Il discorso vira su Fognini, la loro vita di coppia e familiare: “Sono orgogliosa di tutto quello che abbiamo costruito insieme. Mi sento grata per quello che ho avuto. Ogni tanto mi spavento quasi, perché so che non è scontato essere così fortunati. In dieci anni ho vissuto tutto: carriera, vittorie, famiglia. Non ho mai rimpianto di aver detto basta quel giorno. La prima estate insieme senza tornei? Impegnativa! Scherzi a parte, gli equilibri sono stati diversi dagli altri anni. Fabio non è abituato: si chiedeva sempre ‘e ora cosa facciamo?’. In vacanza, con i bambini, stai seduto, controlli e speri che nessuno si faccia male”.
Flavia confessa che oggi non le manca la dura vita da professionista: “L’ho amata nel bene e nel male ma non mi manca. Una cosa bella degli sportivi è che hanno la possibilità di ‘andare in pensione’ presto e scegliere cosa fare della loro vita. Io ho realizzato i miei sogni, persino più grandi di quanto immaginassi”.
Nemmeno ha pensato di fare la allenatrice, mentre Fabio… “Voglia di allenare? Non seriamente. Mi piace giocare ogni tanto, dare un consiglio, ma non mi vedo come coach a tempo pieno. Ho trovato il mio equilibrio così. Fabio? Lui posso immaginarlo come super coach, ma credo che gli serva ancora un po’ di tempo per staccare e capire se vuole davvero intraprendere quella strada. Non è semplice, devi prima “uccidere” il giocatore e poi rinascere coach: le dinamiche cambiano completamente”.
Sarà interessante rivivere l’eccezionale US Open 2015 di Flavia, nel documentario di prossima uscita. Una finale Slam tutta italiana, un sogno proibito che grazie a Flavia e Roberta divenne realtà.
Marco Mazzoni
TAG: Fabio Fognini, Flavia Pennetta
4 commenti
Fece sicuramente una scelta saggia, considerando che aveva già compiuto 33 anni e che ci teneva a metter su famiglia !
Beh, la grande Penna era già in declino da un po’ prima di quel torneo.
Vedere grandi campioni,che hanno dato tantissimo al tennis,ai tifosi ed a loro stessi,abbandonare solo per un fatto di competività,perchè non sono più in grado di esprimere le stesse performances dei tempi migliori,mi rattristisce,anche pensando a tutto l’amore che hanno per tale sport e per ciò che lo contorna,quali il pubblico,i ritiri e gli allenamenti con gli amici rivali;un mondo che viene a mancare loro tutto d’un colpo.
Al contempo stesso,mi rattristisce vedere delle grandi celebrità non esprimersi più a livelli considerabili accettabili per loro,per la loro storia.
Secondo me, l’ideale sarebbe abbandonare gradualmente,un poco alla volta, magari passando attraverso il doppio misto.
Grazie Flavia
Secondo me ha fatto bene. La Pennetta ha fatto una grande carriera e sapeva di non poter dare di più al tennis. Poteva chiaramente continuare 1/2 anni per soldi ma alla fine ha preferito essere onesta con sé stessa e lasciare da campionessa. Ci vuole coraggio