Il Rolex Paris Masters cambia volto: addio Bercy, benvenuta La Défense Arena
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Dopo 39 anni, il Masters 1000 di Parigi lascia la storica Accor Arena per una sede ultramoderna. Più spazio, più comfort e un tennis più autentico. Alcaraz: “Campo più lento, finalmente si vede del vero tennis”. Alcune abitudini linguistiche saranno difficili da far sparire. Il Rolex Paris Masters (RPM) è iniziato lunedì, ma per la prima volta dal 1986 non si andrà più “a Bercy” per assistere all’ultimo Masters 1000 della stagione.
Non serve lamentarsi: il torneo parigino non aveva altra scelta. Per sopravvivere mantenendo il proprio status, doveva lasciare la sua sede storica — il POPB, l’Accor Arena, o semplicemente Bercy. Chiamatelo come volete, ma non rispondeva più agli standard richiesti dall’ATP. Non tanto il campo centrale, ancora magnifico e rinnovato solo pochi anni fa, quanto la struttura nel suo complesso, in particolare i due campi secondari, troppo piccoli e angusti, che l’ATP non voleva più.
Dalla nostalgia alla modernità. Dopo aver trascorso i suoi primi 39 anni di vita a Bercy, il Masters 1000 di Parigi si trasferisce quest’anno nella nuova Paris La Défense Arena, e non è mai facile abbandonare il tetto della propria infanzia. Cambiando quartiere, il torneo guadagna spazi, metri quadrati e funzionalità, ma lascia dietro di sé una casa piena di storia e di ricordi. La nuova era si è aperta in un’atmosfera elettrica sin dal primo giorno, nonostante i dibattiti sulla perdita dell’anima unica del vecchio Bercy. I giocatori hanno unanimemente elogiato l’immensità e il comfort del nuovo impianto. Il campo centrale, da 17.500 posti, è stato inaugurato da Arthur Cazaux, vincitore in due set su Luciano Darderi. Il francese ha descritto il sito come “immenso” e “impressionante”, sottolineando la distanza dal pubblico e l’impatto scenico del luogo: “C’è molto spazio e tanta gente, ma mi ero preparato. Il campo è incredibile, e il pubblico ha risposto presente. Mi sono divertito.”
Uno stadio da rugby trasformato in arena di tennis. La Défense Arena è lo stadio coperto dove gioca il Racing 92, squadra di rugby parigina. Si tratta, a tutti gli effetti, di uno stadio di calcio indoor da 32.000 posti, adattato per il tennis. Lo spazio è stato diviso in due: da una parte il centrale, secondo per capienza solo a quello degli US Open, dall’altra quattro campi, tre di gara e uno di allenamento. Con 40 metri di altezza del tetto, vedere bene la pallina gialla dal terzo anello non è semplice — meglio munirsi di binocolo — ma dall’alto si può comunque apprezzare la maestosità del luogo. L’accessibilità è meno immediata rispetto a Bercy: servono circa 800 metri a piedi dal capolinea della metropolitana (linea 1), ma la breve passeggiata attraverso i grattacieli della Défense ha il suo fascino.
All’interno colpisce il total black che esalta il verde del campo: un’atmosfera teatrale, con i campi illuminati e il pubblico nell’oscurità, pronto a godersi lo spettacolo. Più spazio, meno attese e… qualche rumore di troppo. Due campi in più permettono un programma più leggero sul centrale, orari migliori per i giocatori e addio ai match terminati a notte fonda. I biglietti danno accesso a tutti i campi e la circolazione del pubblico è migliorata. Ma non tutto è perfetto: il “mezzo flop” del nuovo impianto resta il rumore. Se a Bercy i campi secondari erano quasi in una cantina, rumorosi come quindici motori d’Airbus A380, almeno erano isolati. Alla Défense, invece, le tende divisorie sembrano avere orecchie.
Nonostante 9.000 m² di tende fonoassorbenti, il direttore del torneo Cédric Pioline ha ammesso che l’isolamento non è ancora ottimale: “Abbiamo fatto dei test, ma i risultati non erano soddisfacenti. Abbiamo optato per tende oscuranti che assorbono parzialmente il suono. Il torneo si evolverà verso un’identità più simile a Roland-Garros, con più atmosfera, rumore e vita.” Un’argomentazione che sa di compromesso. È vero che i campi 2 e 3, separati solo da una piccola tribuna, ricordano l’atmosfera di Roland-Garros, ma la sovrapposizione dei suoni — la musica del centrale, gli incitamenti dei tifosi — a volte sfiora la mancanza di rispetto. Nuno Borges lo ha provato sulla propria pelle, sconfitto da Learner Tien sul campo n.2: “Sentivo la musica, forse a fine set. Sono cose a cui ci abituiamo, ma questa volta il centrale si sentiva parecchio. Resta comunque un posto incredibile.”
Le nuove esigenze dell’ATP e il comfort dei giocatori. Il trasferimento non mirava tanto a ricreare l’atmosfera di Bercy, quanto a soddisfare le richieste dell’ATP e offrire migliori condizioni ai giocatori, in un contesto sempre più competitivo. Con l’Arabia Saudita pronta a ospitare un nuovo Masters 1000 dal 2028, Parigi doveva modernizzarsi per restare al passo. “C’è stato un salto di qualità rispetto agli anni scorsi — spiega Borges — gli spogliatoi sono più grandi, il ristorante è spazioso e siamo più vicini agli hotel.”
Verso un tennis più moderno e coinvolgente. Cazaux conferma: “A un certo punto ho sentito rumore da un altro campo, forse la fine di un match, proprio mentre stavo servendo. Ma non mi ha disturbato. Si percepiva di più l’atmosfera generale, e mi sono divertito.”
La nuova concezione si ispira a un tennis più “vivente”: un’evoluzione dai gesti bianchi a uno sport d’atmosfera, dove, nel rispetto dei giocatori, il pubblico può partecipare, incitare, vivere lo spettacolo. E dove si riducono le lunghe attese per accedere alle tribune, ancora oggi un’anomalia nel mondo dello sport.
Una superficie più lenta e più tecnica. Ultimo ma non meno importante, la superficie è più lenta rispetto all’anno scorso. Una scelta voluta per avvicinare il torneo alle condizioni delle Finals di Torino (9-16 novembre). Ed è proprio il numero uno del mondo Carlos Alcaraz a promuovere la scelta: “È completamente diverso dall’anno scorso, più lento. E lo preferisco così”, spiega lo spagnolo, che qui non è mai andato oltre i quarti di finale (2022). “Quando il campo è più lento, si può vedere del vero tennis. Non è solo servizio e un colpo dietro: ci sono scambi, punti, tennis vero. È molto meglio.” Una scommessa vinta. Per il momento, il trasferimento da Bercy a La Défense sembra dunque una scommessa vinta: più comfort per i giocatori, una cornice spettacolare, e — come dice Alcaraz — un tennis più autentico, tecnico e godibile.
Dal nostro inviato a Parigi, Enrico Milani
TAG: Masters 1000 Parigi, Masters 1000 Parigi 2025

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mi domando : ma se in una partita normale in campo singolo, quando un giocatore è al servizio si lamenta ed è disturbato da uno che sul terzo anello beve una birra, com’è che qui con rumori del centrale, campo parallelo e ameniccoli vari, non è disturbato??? ( lo dice Tien eh )
Spero che la FITP sia sufficientemente sgamata da rendere Torino il campo più veloce che sia mai stato testato nel tennis.
Hanno rallentato il fondo per favorire (está claro que es así) un giocatore spagnolo, quello che si spaccia con il mio cognome per fare la figura del centravanti!
¡Falso y mentiroso!
già per la grandeur francese è tanto se hanno dovuto cambiare sede (perchè per loro bercy andava benissimo), lasciali assestarsi un attimo. magari le cose miglioreranno con gli anni a venire.
Beh, lenti i campi lo sono palesemente e si sono già viste le difficoltà dei “duristi puri”…quanto al confort, lo sarà per alcuni aspetti ma la cupezza e soprattutto il frastuono dei campi “abbinati”, che sicuramente Alcaraz non sperimenta ma le povere retrovie sì, mettono gli utilizzatori in condizioni di gioco molto penalizzanti, se poi gioca un francese, quasi impossibili per i foresti
Si, però sentire i punteggi dell’altra partita non era proprio gradevole…possibile che non riescano a trovare un sistema più efficace d’isolare i campi?
ieri nella prima giornata, con tre campi su cui hanno giocato, le partite sono finite tutte prima delle 20. e non c’era la sessione serale, che immagino ci sarà più avanti.
che differenza quando sinner finì di giocare alle 4 di mattina.
Bercy, ora non so cosa, fra i mille è sempre stato quello messo peggio, per anni lo ha salvato Nole, che vinceva in vista delle finals ma non è che fosse così coinvolto.. prevedo una sua imminente retrocessione a 500 e visto che oggi siamo una potenza nel tennis, potrebbe tranquillamente essere sostituito da un torneo indor in Italia… il problema è che ci vogliono tanti soldi e non vedo all’orizzonte poi così tanti imprenditori che abbiano compreso che il tennis in Italia oggi è diventato un affare