È impegnata a Shenzhen in BJK Cup Copertina, Davis/FedCup

Svitolina: “Lo sport fuori dalla politica? Non si può restare neutrali di fronte a guerre e atrocità”

17/09/2025 12:39 Nessun commento
Elina Svitolina
Elina Svitolina

Lo sport deve essere lontano dalla politica, ma di fronte ad atrocità e guerre non si può stare zitti, è necessario prendere posizione portando con orgoglio un messaggio di pace e resistenza. Così Elina Svitolina, donna di carattere, grande lottatrice in campo e fuori, ribadisce tutte le proprie convinzioni prima di scendere in campo in Billie Jean King Cup in Cina, dove guiderà la squadra ucraina contro la Spagna. Interpellata dal quotidiano spagnolo AS, Elina ha parlato della sua annata e oltre, affermando di aver fiducia nelle qualità della sua nazionale impegnata a Shenzhen. Il discorso si è fatto assai più serio quando è tornata sulla guerra che sta sconvolgendo il suo paese, ma anche sulla questione di Israele e delle molestie che tutte le giocatrici ormai subiscono quotidianamente via social. Questi alcuni dei passaggi più interessanti dell’intervista alla 31enne di Odessa.

“La Billie Jean King Cup  è uno degli appuntamenti più speciali nell’annata, insieme ai Giochi Olimpici” afferma Svitolina. “Giocare per il mio paese è qualcosa di speciale, sono molto orgogliosa di far parte della squadra e di essere presente in queste Finali. È come un Mondiale del tennis ed è un’enorme opportunità per sventolare la bandiera dell’Ucraina”.

Chiedono a Elina se questa esperienza è diventata ancora più profonda da quando è iniziata l’invasione russa alla sua nazione. “Sì, decisamente. Ogni volta che l’Ucraina gioca, ogni volta che entriamo in campo, provo un groviglio di emozioni” conferma Svitolina. “Scendere in campo per il mio Paese, vedere le mie compagne sostenermi nelle battaglie più dure… tutto questo porta con sé pressione, ma anche emozioni fortissime. Allo stesso tempo, però, sono orgogliosa di rappresentare l’Ucraina su un palcoscenico così grande e di provare a regalare vittorie alla nostra gente. Dopo l’inizio della guerra percepisco chiaramente che il mio ruolo pubblico oltre il tennis è cresciuto. Partecipo a vari eventi e progetti, ho la mia fondazione e sostengo altre piattaforme di raccolta fondi. Voglio avere una vita anche dopo il tennis, e non sai mai quando quel momento arriverà, quindi cerco di essere utile alla mia gente, al mio paese, e di dare sempre il massimo. Questa è la mia motivazione quotidiana: usare la mia voce, la mia visibilità. Dopo tanti anni in campo, ormai è qualcosa che va oltre il tennis“.

La giocatrice ucraina spesso affronta avversarie russe e bielorusse e al termine di ogni match non stringe mai loro la mano. Una scelta di coerenza: “Posso parlare solo dal mio punto di vista. Per me, da ucraina, è un dolore enorme svegliarmi ogni giorno con notizie di missili russi che cadono sul mio paese, distruggendo e uccidendo. Per questo penso che ogni forma di propaganda debba fermarsi. Non voglio avere nulla a che fare con un governo che infligge simili atrocità alla mia gente. Io desidero soltanto la pace per l’Ucraina, poter tornare senza la paura per la mia vita o quella della mia famiglia”.

Chiedono a Svitolina un parere sulla situazione di Israele che, a differenza di Russia e Bielorussia, non è al momento escluso da competizioni nazionali nonostante la gravissima situazione umanitaria in Palestina. Secca la risposta della giocatrice: “Credo che questa sia una decisione che spetta alle organizzazioni. Non ho abbastanza informazioni su quel caso specifico, ma penso che non si possa restare neutrali di fronte a guerre e atrocità. Alcuni sostengono che lo sport debba restare fuori dalla politica, ma quando diventa uno strumento di propaganda non può esserlo. Non si può promuovere un genocidio attraverso gli sportivi. Sono stati fatti alcuni passi, come il ritiro delle bandiere o la limitazione della partecipazione, ma bisognerebbe adottare misure più severe”.

Il discorso vira sulle molestie online, peggiorate a suo carico dopo l’inizio dell’aggressione russa all’Ucraina. “Ricevo questo tipo di messaggi da molti anni. A volte è terribile, certo. Penso che dovrebbero essere prese misure concrete per proteggere in particolare le più giovani, perché io in qualche modo mi sono abituata, ma per chi muove i primi passi può essere molto dura. È una realtà tremenda, soprattutto quando arrivano minacce dirette. L’odio è aumentato per via di come difendo l’Ucraina. Quasi in ogni foto ricevo commenti d’odio, non solo per le sconfitte in campo, ma per la mia posizione. Ho la pelle dura, anche se a volte non è facile. Amo il mio Paese e non cambierei nulla delle mie scelte: questo, purtroppo, è il prezzo da pagare”.

Ultima domanda sul “dopo”. Elina si vede in campo a formare le nuove generazioni, in difficoltà oggi per la guerra. “Prima di tutto voglio continuare a lavorare con la mia fondazione, che sostiene i giovani tennisti ucraini. Mi piacerebbe aprire club, facilitare l’accesso a campi e strutture sportive per i bambini e ispirarli, perché lo sport può offrire tanto. Con la guerra e ancora di più quando finirà sarà fondamentale prendersi cura della nuova generazione. Lo sport può aiutarli a liberarsi dallo stress e a tornare a una vita normale. Inoltre, ho già alcune opportunità in ambito imprenditoriale legato allo sport, ma voglio prendermi il tempo necessario per scegliere bene”.

Marco Mazzoni


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