
Lorenzo Musetti, tra ostacoli e ripartenze: le parole di Simone Tartarini


La stagione 2025 di Lorenzo Musetti è stata un’altalena di emozioni, segnata da grandi risultati e altrettante difficoltà fisiche. Dopo la splendida cavalcata sulla terra rossa, culminata con la semifinale al Roland Garros contro Carlos Alcaraz, il tennista carrarino si è dovuto fermare a causa di un infortunio all’adduttore sinistro. Uno stop che lo ha tenuto fuori fino a Wimbledon, dove ha pagato dazio al primo turno, debilitato da un virus che lo aveva colpito alla vigilia del torneo.
Il suo storico allenatore Simone Tartarini ha raccontato alla RivistaUndici come quei mesi siano stati complicati da gestire: Musetti ha saltato Stoccarda e Queen’s, tornei fondamentali in vista di Londra, e una volta arrivato sull’erba si è trovato debilitato fisicamente e mentalmente. La tournée americana, con eliminazioni premature a Washington, Toronto e Cincinnati, non ha migliorato la situazione. «Era nervoso, non sentiva bene la palla, prendeva decisioni sbagliate nei momenti cruciali», ha spiegato Tartarini. Una boccata d’ossigeno è arrivata grazie al doppio giocato con Lorenzo Sonego a Cincinnati, esperienza che ha restituito serenità e fiducia prima degli US Open.
A Flushing Meadows Musetti ha ritrovato buone sensazioni, battendo Perricard e vivendo con emozione i derby contro Flavio Cobolli e soprattutto Jannik Sinner. Contro l’altoatesino, però, la sfida è stata impari: «Con Alcaraz aveva giocato alla pari, con Sinner sul cemento invece è andato in crisi. Per me è soprattutto un problema mentale legato alla superficie», ha spiegato Tartarini, sottolineando come Lorenzo debba credere maggiormente nei propri mezzi.
Musetti è cresciuto nello stesso periodo di Jannik Sinner: “Direi che non è stato né un vantaggio né uno svantaggio. Ance se sono coetanei, loro sono sempre cresciuti su binari diversi, non c’è mai stata una rivalità. Lorenzo aveva, e continua ad avere, le sue pressioni personali che non hanno niente a che vedere con Sinner. Per noi lui resta un grande esempio da seguire perché nel tennis guardi sempre chi ti sta sopra. Ma non c’è antagonismo”.
Il coach non nasconde le difficoltà, ma guarda al futuro con realismo. Le ATP Finals restano un obiettivo possibile ma ancora lontano: «Ci sono tanti punti in ballo, servirà lottare fino all’ultimo torneo. Le Finals sono più vicine ma ci sembrano ancora così lontane. Ci dispiace molto per Draper, anche se questo ci dà un chiaro vantaggio. Djokovic invece non si capisce mai cosa vuole fare, quindi per noi resta un “ni” pericoloso da tenere in considerazione. I tornei in Asia sono ancora lunghi e ci sono tanti punti che ballano. Credo che Lorenzo se la giocherà fino all’ultimo, purtroppo per il mio fegato. Andrò al torneo di Bercy con un carico di ansiolitici (ride), perché credo che quel torneo sarà decisivo per lui”.». Intanto, Tartarini si dice orgoglioso del percorso fatto insieme al suo allievo, con cui condivide un legame che va oltre il tennis: «Partiti dividendo il letto per risparmiare, siamo arrivati in top-10. È un viaggio che va goduto fino in fondo».
Musetti resta l’unico giocatore in top-10 con il rovescio a una mano, marchio di fabbrica che Tartarini non ha mai voluto cambiare: un simbolo di unicità che, insieme al talento, potrebbe spingere il carrarino a colmare definitivamente il gap con i due dominatori del circuito, Sinner e Alcaraz.
TAG: Lorenzo Musetti, Simone Tartarini
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