Flavia Pennetta si racconta: “Ci ho messo il mio tempo per raggiungere la convinzione di essere all’altezza della generazione di Serena Williams”
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Sono passati già più di 10 anni dal bellissimo successo di Flavia Pennetta a US Open, in finale contro Roberta Vinci, strepitosa nel fermare addirittura Serena Williams a un passo dall’appuntamento col Grande Slam, ma nel ricordo degli appassionati quella cavalcata azzurra a New York è ancora assai vivida perché rappresentò un sogno che diventava realtà. Ne parla ancora con orgoglio ed emozione Flavia, intervistata dal Corriere della Sera. Oggi la brindisina è opinionista a Sky Sport e vive a Milano con i tre figli e il marito Fabio Fognini, in quest’autunno impegnato del noto programma tv “Ballando con le stelle”, dove è arrivato alla puntata finale. Con l’occasione Flavia ha parlato al quotidiano milanese, raccontando un po’ del suo quotidiano e ricordi di una carriera splendida nella quale “il picco l’ho avuto alla fine”.
“Sono stata la prima top 10 italiana (17 agosto 2009, ndr)” ricorda Pennetta. “Ho rotto un muro, per tutte le italiane: non è un caso se, da lì in poi, noi ragazze abbiamo aperto un ciclo. Se l’ha fatto Flavia possiamo farcela anche noi, fu il messaggio. Un po’ l’effetto che Sinner sta avendo oggi sugli uomini. Però quel muro, al maschile, l’ha rotto Fabio, mio marito, non Jannik. La top 10, quel traguardo, mi dà un brivido particolare. Si creò l’occasione, la presi. Il mio sogno di bambina era diventare la più forte d’Italia, non del mondo. Ma non ci sono andata lontana”.
Chiedono a Flavia se pensa di aver vinto meno di quel che avrebbe potuto, questa la risposta: “Ho attraversato un’epoca di giocatrici pazzesche, come ha fatto Fabio, che ha dovuto scontrarsi con Federer, Nadal e Djokovic, i migliori. Ci ho messo il mio tempo per raggiungere la convinzione di essere all’altezza della generazione di Serena Williams: il picco l’ho avuto alla fine. Il campo di partecipazione ai tornei era galattico. Non mi sono mai mentita: le altre erano superiori. C’era una differenza oggettiva. Mi arrovellavo: come posso migliorare? Come posso batterle?”.
Il torneo della vita, a US Open, con l’amica di infanzia Roberta Vinci in finale. Incredibile che le due pugliesi, campionesse in doppio a Roland Garros junior, si siano ritrovate di fronte in finale nel match più importante della loro vita… “Vede il destino? La Williams tremò davanti alla prospettiva del Grande Slam e Roberta fu brava ad approfittarne” racconta Flavia. “Serena la soffrivi già in spogliatoio, vedendola cambiarsi. Che personalità! Aveva un servizio disarmante, la sua risposta ti bucava. Una fisicità sovrastante. Tu tiravi forte? E lei di più. Roberta che elimina Serena e io che batto Roberta. Il caffé insieme prima della finale, l’abbraccio a rete. Nemmeno a scriverlo, veniva un film così bello”.
Era il 12 settembre 2015, una data che diventata un anniversario per le due amiche: “Ogni anno, in quella data, se non riusciamo a vederci, ci sentiamo. Lei mi punzecchia: hai vinto grazie a me! È un aggancio di anime che ci legherà per sempre. Abbiamo vissuto momenti non solo di sport, ma di storia italiana”.
Una nuova vita a Milano per la brindisina: “È già il terzo anno milanese. All’inizio soffrivo il cielo grigio, piangevo: ho sbagliato tutto! Ora ci sto bene, vedo i bimbi contenti, ho creato una mia routine e un mio nucleo. Esco poco, non frequento il jet set. Ma la città offre mille opportunità e, lavorativamente, mi ha dato una nuova vita: Sky Sport, gli eventi, le partecipazioni, la torcia olimpica all’Olimpiade. Sono tedofora ai Giochi italiani: un grande riconoscimento. Milano, insomma, mi ha ridato un valore. Se avessi potuto scrivere la sceneggiatura della mia vita, l’avrei voluta esattamente così”.
Marco Mazzoni
TAG: Flavia Pennetta, Roberta Vinci

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Bravissima a vincere uno slam e a stare nelle dieci un fenomeno… Ma non può neanche allacciare le scarpe a Serena Williams per favore un po’ di modestia
stavolta sono d’accordo con quello che hai scritto. Domani nevica!
Facciamo un po’ di chiarezza: sostenere che il marito in 20 anni di carriera non abbia mai disputato neppure un QF in uno Slam ( se non erro una volta approdò ai QF a Parigi ma non scese in campo in una partita che non avrebbe mai potuto vincere) solo perché c’erano in attività Federer, Nadal e Djokovic è una colossale invenzione e lo sappiamo tutti. Potrei capire se avesse perso negli Slam esclusivamente contro uno dei tre fenomeni ma a poterlo battere erano tutti i 128 giocatori iscritti in tabellone e questo è stato ampiamente dimostrato dai risultati. Negli scontri diretti con Carreno Busta ha perso 8 volte su 10, contro Dolgopolov 5 volte su 6, contro Almagro 5 su 7 mi pare, e ho volontariamente escluso giocatori veri come Ferrer (un netto 11/0 a favore dello spagnolo) Wawrinka, Tsitsipas etc. contro i quali non ha mai vinto. Se la giocava con i vari Del Bonis, Klizan, Bautista Agut per la serie “una volta vinco io, una volta vinci tu”. La verità è che non è mai stato un top player nemmeno sulla terra. Gli va riconosciuto il merito di aver trovato il modo di far innervosire qualche volta Nadal ma bisogna ammettere che quando ha battuto Rafa lo spagnolo era un giocatore irriconoscibile come quando cedeva ai vari Cuevas e Zeballos. A parte la rocambolesca vittoria a Montecarlo ( una rondine non fa primavera) quali altri risultati strepitosi ha conseguito nei tornei davvero importanti sul rosso? Parlo di Roma, Parigi, Madrid e non di quei torneini minori dove i giocatori di seconda fascia erano soliti racimolare punti per fare classifica. Cecchinato sconfisse Djokovic al Roland Garros guadagnandosi l’accesso alla semifinale e questo fu senza dubbio il risultato più prestigioso di un italiano prima che Berrettini iniziasse a fare sul serio e Sinner entrasse nel circuito
ma è la verità, poi stabilire chi fosse la più forte fra le due è una mission impossible.. senza dimenticare Vinci ed Errani, che in doppio erano una spanna sopra, ma anche in singolare andavano alla grande
@ Aquila. (#4535690)
Hai scritto:
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Aquila. 15-12-2025 10:22
Ok Pennetta la prima top 10 Atp che ha rotto il muro, non mi risulta che Fognini sia stato il primo a rompere tale muro es. Panatta ha rotto sia il muro top 10 Atp sia il muro dei top 5 Atp….
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Ma tutti questi muri rotti……. dove sono???
Al Colosseo…….???
🙂 🙂
D’ accordo, ma FRANCESCA SCHIAVONE era già “top 20” nel 2003, e “top 15” nel 2004, e bisognerebbe riconoscere chi guardava chi, in anni cruciali, dal basso in alto.
Se Pennetta supera Schiavone, è vero, nel 2009, subito dopo è di nuovo in testa la Schiavone, che … 2010 è la prima italiana di sempre a vincere uno Slam (arrivando in finale l’ anno successivo).
Spiace ma la grande Pennetta questa volta fa proprio una figuraccia da presuntuosa egocentrica… quasi alla Pietrangeli.
All’inizio pensavo che Flavia non la contasse giusta, ma è vero che fu la brindisina la prima a entrare in Top10 nel 2009, la Leonessa la superò vincendo il RG nel 2010
Purtroppo in molti che scrivono qui all’annalisi oggettiva fa difetto un’antipatia (o simpatia) personale che porta a perdere di vista i fatti a favore delle opinioni.
Se stiamo sulle opinioni (quando, come dice l’amico Com, sono fondate comunque su di un ragionamento che, popperianamente, puo essere falsificato, e non sull’idiozia del momento, che non può essere, in quanto idiozia, ne falsificata, ne confermata) tutte hanno diritto di cittadinanza.
Se stiamo sui fatti: Fognini è stato il primo, dopo che da anni ci girava intorno, a raggiungere la top 10, 41 anni dopo Corrado Barazzutti. E’ a tutt’oggi l’unico italiano, a parte Sinner, ad aver vinto un Master.
Se sia stato o no lui l’apripista del “nuovo rinascimento tennistico” fa parte delle opinioni, come scrivevo sopra. Ma i fatti sono innegabili.
Davvero sorprendente il fatto che parli come se FRANCESCA SCHIAVONE (4′ nel Ranking nel 2011, tra l’ altro e già 15′ nel 2008…) non esistesse.
Vergognoso da parte di una campionessa di cosi’ alto livello.
A onor del vero Berrettini è entrato in top ten qualche settimana dopo e a differenza del “presunto pioniere del tennis italiano” che fece una capatina al numero 9 durata un battito di ciglia,il romano rimase stabilmente ai vertici del ranking, si distinse in tutti gli Slam (cosa purtroppo mai riuscita al ligure che in 20 anni di carriera non ha mai disputato un solo QF in un Major) e si qualificò per le Finals. Si può indulgere sugli elogi spropositati di una moglie che vuole incensare il marito, ma il rischio di essere tacciati di megalomania c’è tutto. Sinner sarebbe stato un campione anche se non avessimo mai avuto un tennista professionista in Italia, e anche senza voler considerare Jannik, non credo che tennisti del calibro di Berrettini e Musetti si siano ispirati più di tanto alle modeste imprese di un collega più anziano che a mio parere è sempre sembrato più un gregario che un leader
E’ evidente che parlava di chi ha aperto una sorta di ciclo, lei è entrata in top 10 per prima e in pochi anni ci sono poi arrivate Schiavone, Errani e Vinci, Paolini è entrata in top 10 e nelle prime 80 non si vedono altre tenniste. Al maschile piaccia o non piaccia è entrato Fognini in top 10 e in pochi anni ci sono poi entrati Berrettini, Sinner e Musetti
Comunque ognuno tira l’acqua al proprio mulino.
Che la Vinci le dica che ha vinto gli US Open grazie a lei è una punzecchiatura,ma non è una battuta, è molto più realistico.
Pennetta parlava di “aprire un ciclo”, purtroppo al momento Paolini è l’unica azzurra in Top80 mentre a Flavia sono seguite Schiavone con BR a 4, Errani a 5 e Vinci a 7.
Se leggi parla di chi ha rotto per primo il muro maschile e femminile, altrimenti potrei dire nel periodo dal 2020 in poi la prima donna ha rompere il muro del top 10 e fare da apripista alle ragazze italiane è Paolini, nel caso maschile il riferimento usando le tue parole, come apripista per la generazione d’oro del tennis maschile italiano è Sinner e non i tre che hai elencato
Panatta giocava negli anni Settanta, non credo proprio che rientri nel discorso di Flavia. Poi si può discutere chi tra Cecchinato (semifinale al Roland Garros 2018), Fognini (Masters di Monte-Carlo nel 2019) e Berrettini (semifinale agli US Open nel 2019, quarti di finale al Roland Garros e finale a Wimbledon nel 2021) abbia fatto da apripista per la generazione d’oro del tennis maschile italiano, io voterei Matteo ma è decisamente soggettiva la cosa
Ok Pennetta la prima top 10 Atp che ha rotto il muro, non mi risulta che Fognini sia stato il primo a rompere tale muro es. Panatta ha rotto sia il muro top 10 Atp sia il muro dei top 5 Atp…. Pennetta era un esempio italiano per le nuove leve si… Fognini era un esempio italiano per le nuove leve no