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Novak Djokovic si confessa: “Sto entrando nell’ultimo capitolo della mia vita tennistica. Alcaraz e Sinner oggi sono migliori di me”

11/11/2025 23:17 7 commenti
Novak Djokovic classe 1987, n.4 del mondo - Foto Getty Images
Novak Djokovic classe 1987, n.4 del mondo - Foto Getty Images

Quando Novak Djokovic parla, il mondo del tennis si ferma ad ascoltare. A 38 anni, fresco del suo titolo numero 101 conquistato all’ATP di Atene, il serbo ha concesso a Piers Morgan un’intervista profonda, sincera, per molti versi sorprendente. Un dialogo che attraversa la sua carriera, il futuro, il rapporto con Carlos Alcaraz e Jannik Sinner e il delicato tema dell’eredità tennistica.
Djokovic — che ha accettato le scuse del giornalista per le parole pronunciate al tempo della sua “deportazione” dall’Australia nel 2022 — si è mostrato lucido e introspectivo, quasi più del solito.
“Non posso dire di essere il migliore di sempre. Sarebbe irrispettoso”

Sul tema del GOAT, Djokovic mantiene la sua linea:
«Me lo chiedono da anni, ma non darò mai una mia opinione. Sarebbe irrispettoso verso Federer, Nadal e verso chi è venuto prima. Amo troppo la storia del tennis per mettermi su un piedistallo».
Ricorda come il tennis sia cambiato enormemente negli ultimi 50 anni: tecnologia, superfici, palline, preparazione. «È impossibile paragonare le epoche» afferma.

L’ultima fase della carriera: “Sto vivendo una transizione”
Djokovic si riconosce in un momento chiave della sua vita sportiva:
«Sto entrando nell’ultimo capitolo, qualunque sia la sua durata. Devo trovare un equilibrio tra la fame competitiva e la consapevolezza che alcune realtà sono difficili da accettare. Ho dominato a lungo, ora sono Alcaraz e Sinner a dominare me».
Non nasconde che il livello dei due giovani campioni lo abbia scosso:
«Sono consapevole che oggi sono migliori di me. Mi hanno fatto dubitare di poter vincere ancora un Major».
Ma allo stesso tempo non perde la sua forza mentale:
«Quando entro in campo, penso sempre di poter vincere. La mia mentalità resta quella di un campione».

Accetta il sorpasso: “Era naturale che accadesse”
Djokovic vede con grande ammirazione l’ascesa dei due rivali più giovani:
«L’arrivo di Alcaraz e Sinner è fantastico per il tennis. La loro finale al Roland Garros è già nella storia. Sapevo che prima o poi sarebbe successo».

Il giorno in cui rimase incollato alla TV: la finale di Parigi
Djokovic racconta un retroscena divertente:
«Non guardo tennis quando perdo, preferisco staccare. Volevo uscire con mia moglie e mio figlio, ma loro volevano vedere la finale. Ho detto: “Ok, guardiamo un set”. Pensavo durasse due ore… Quando siamo tornati erano ancora lì a giocare. Alla fine abbiamo visto le ultime due ore. Era impossibile staccarsi».

“I campioni non sono semidèi. Siamo umani e falliamo come tutti”
Djokovic affronta uno dei temi più profondi dell’intervista: il falso mito dell’atleta invincibile.
«La pressione è reale. Fallire non ti rende debole. Anche Jordan diceva che tutti ricordano i tiri entrati, mai quelli sbagliati. Io ho perso il 50% delle finali Slam disputate. È normale».
“Vincere sempre è pericoloso: l’ego cresce e poi la vita ti colpisce forte”
Djokovic ricorda il periodo 2015-2016, quando raggiunse quasi 20 finali consecutive:
«Mi sentivo imbattibile, ma mentalmente è pericoloso. L’ego cresce e poi la realtà ti colpisce. A me successe con l’infortunio al gomito».

Il futuro di suo figlio nello sport
Parlando del figlio Stefan, 11 anni, il serbo si emoziona:
«Vuole giocare a tennis e questo mi emoziona e mi spaventa. Ha talento, ma non voglio essere il suo allenatore. Voglio essere suo padre. Se sceglierà il tennis, sarò al suo fianco al 100%».

Come vuole essere ricordato
Djokovic chiude con una frase che sintetizza l’essenza del campione e dell’uomo:
«Vorrei essere ricordato per i miei risultati, certo. Ma soprattutto come una persona che ha toccato il cuore degli altri. È quello che vorrei sulla mia lapide».

In un’intervista intensa, potente e umana, Djokovic mostra tutta la complessità di un campione che continua a cercare nuove motivazioni, pur sapendo che il tempo — e due fenomeni chiamati Alcaraz e Sinner — stanno cambiando lo scenario. Un ritratto sincero di un atleta che non smette di interrogarsi su sé stesso e sulla propria eredità.



Francesco Paolo Villarico


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7 commenti

Slap (Guest) 12-11-2025 00:51

@ JannikUberAlles (#4521226)

Quando sparisce oppure non c’è neanche l’onestà tutto diventa complicato. E’ tropo facile capire chi è il GOAT nel tennis moderno, è molto più difficile accettare lo stesso, soprattutto per le persone che non riescono emanciparsi dai propri pregiudizi culturali. In questo caso tutto è molto facile: bisogna guardare i numeri, nello sport proprio i numeri chiudono tutte le discussioni tranne quelle del bar. Negare a
Djokovic il primato assoluto (fino quando non sarà raggiunto da Carlos o da Yannic, forse da entrambi oppure da qualcun terzo) è mancanza di rispetto per la realtà che si considera come una dimensione dove possiamo fare cosa vogliamo. Invece no, non si può fare così.

7
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Slap (Guest) 12-11-2025 00:38

@ Jimi Hendrix (#4521209)

Caro Jimi, secondo me non è giusto pubblicamente dichiarare come la bugia colossale (con le lettere maiuscole!?) uno stato dei fatti vero e indiscutibile, solo se non stiamo vivendo in un mondo inverso dove la bugia è il quadro della verità e viceversa dove la realtà evidente è “la voce” della falsità. Nello sport i criteri numerici sono sacrosanti, eliminano direi tutte le discussioni inutili e ovviamente vuote. Ignorare la realtà oppure tentare di deformarla è pericoloso perché quasi garantisce e sicuramente genera anche altre problematiche nell’ambito dei ragionamenti che devono rimanere sani, coretti e socialmente validi.

6
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Terzo Set (Guest) 12-11-2025 00:33

Caspita se non ce lo dice lui era difficilissimo da intuire.
Io pensavo fosse ancora ad inizio carriera, e che fino a 60 anni non lo avrebbe fermato nessuno.

5
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Di Passaggio (Guest) 12-11-2025 00:31

Scritto da JannikUberAlles
Un grandissimo Campione, se non il più grande (è davvero complicato fare le valutazioni tenendo conto della diversità delle epoche) ma sicuramente TRA i più grandi.
Anche tra i meno simpatici di sempre!

Ad inizio della sua carriera da dominatore era simpatico, con le scarpe scritte a mano e tutto il resto. Cioè, io lo trovavo simpatico. Ho francamente sofferto per il grande Slam perso in quella maledetta finale contro Medvedev. Il suo precedente piccolo slam era un traguardo che avevo ormai digerito e l’idea del Grande Slam si è infranta agli USO.
Rimarrà comunque nel cuore di molti. È impossibile che non accada.

4
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JannikUberAlles 12-11-2025 00:24

Un grandissimo Campione, se non il più grande (è davvero complicato fare le valutazioni tenendo conto della diversità delle epoche) ma sicuramente TRA i più grandi.

Anche tra i meno simpatici di sempre!

3
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Slap (Guest) 12-11-2025 00:14

Si tratta di una persona di spessore grossissimo. Secondo me un “dettaglio” incredibile giustifica l’opinione che lo considera il miglior atleta nell’epoca moderna: ha giocato quasi 100% delle sue partite in trasferta, mai a casa (in pochissime occasioni). Cari amici del tennis, potete immaginare una squadra di calcio che gioca sempre in trasferta, mai a casa, mi pare che è difficile immaginare un handicap del genere? Invece la carriera di Novak Djokovic racconta proprio questa storia che è già leggendaria. Un’atleta miracoloso, campione colossale,
persona straordinaria, sempre sottovalutata dallo spirito inferiore, malizioso, controllato e pilotato dalla mediocrità del mondo che si autoconsidera superiore. La gente onesta lo stima e riconosce ma sfortunatamente per tutti questa gente è in larga minoranza, ma solo nel mondo occidentale. Se sbaglio nessuno sarebbe più contento di me.

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Jimi Hendrix (Guest) 12-11-2025 00:10

Non può dire di essere “il migliore di sempre” non tanto perché “sarebbe irrispettoso” come dichiara lui stesso, ma semplicemente perché sarebbe una BUGIA COLOSSALE che lo farebbe apparire non solo presuntuoso ma anche incompetente nel proprio ambito professionale e tutto si può dire, ma incompetente di tennis sicuramente non lo è e infatti da persona intelligente riconosce i propri limiti. Al solo parlare di Federer e Nadal si avverte sempre da parte sua un certo ossequio, paragonabile a quello che aveva Connors quando si rapportava a Borg e McEnroe ed è giusto che sia così. Quanto ad Alcaraz e Sinner, in prospettiva sono più vicini loro a Fedal di quanto lo sia lui che ormai è a fine carriera. Io speravo che vincesse almeno uno Slam battendo i due nuovi fenomeni perché questo gli avrebbe conferito quell’allure che a detta di tutti ( anche dei suoi tifosi più obiettivi ) gli è sempre un po’ mancata. Un titolo Slam vincendo contro Carlitos e Jannik varrebbe da solo molto di più dei tanti, troppi tornei conquistati senza che Federer e Nadal vi partecipassero. Visto che non si è ancora ritirato e non sembra che abbia intenzione di farlo a breve, si può ancora sperare in un canto del cigno ma mi pare che il primo a non crederci sia proprio lui. Comunque vadano le cose un grande applauso per la sua strabiliante carriera se lo merita tutto

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