Marcos Baghdatis critica duramente i tennisti: “Il calendario è un problema, ma smettano di lamentarsi e agiscano”
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Il dibattito sull’eccessiva lunghezza del calendario ATP e sulla crescente richiesta fisica del tennis moderno è tornato a riaccendersi. Giocatori come Carlos Alcaraz o Iga Swiatek hanno più volte denunciato la mancanza di pause reali, l’impossibilità di recuperare tra una stagione e l’altra e la difficoltà di sostenere il ritmo imposto dal circuito. Ma nelle ultime ore è arrivata una voce particolarmente dura: quella di Marcos Baghdatis.
L’ex finalista dell’Australian Open, già top-10 e figura simbolo degli anni Duemila, non ha risparmiato critiche. Baghdatis riconosce pienamente che la situazione sia insostenibile, che il tennis moderno richieda sforzi al limite del “non umano”, e che il calendario rappresenti da tempo un problema serio. Tuttavia, non sopporta le lamentele pubbliche dei giocatori attuali.
«Sì, penso davvero che il calendario sia un problema. Lo è da tempo», ha dichiarato. «Ma odio che i giocatori si lamentino».
Una frase che, da sola, sembrerebbe incoerente. Ma l’ex campione chiarisce subito il senso:«Non sopporto le loro lamentele perché oggi hanno un’unione, la PTPA, che esiste proprio per lottare per loro. La voce dei giocatori è molto forte: possono rivolgersi alla PTPA, discutere, cercare soluzioni. Non capisco perché non lo facciano».
“Ai nostri tempi nessuno ci ascoltava, oggi sì: perché non usano la PTPA?”
Baghdatis ricorda infatti come, nella sua epoca, i giocatori non avessero un organismo realmente indipendente che li tutelasse.
«Allora potevamo lamentarci quanto volevamo, nessuno ci ascoltava. Oggi invece hanno una struttura creata da tennisti come Novak Djokovic e Vasek Pospisil, in grado di negoziare con tornei e istituzioni. Eppure non la usano. Parlano solo alla stampa, nelle interviste. Lo trovo strano».
La critica è diretta: secondo Baghdatis, campioni come Alcaraz o Sinner — spesso in prima linea nel denunciare un calendario insostenibile — dovrebbero agire, non limitarsi a esporre il problema.
«Quando sento un giocatore lamentarsi, penso: “Va bene, puoi cambiare le cose. È nelle tue mani”. Non dipende solo dai tornei o dal circuito, ma da loro. Perché non lo fanno?».
Un circuito in evoluzione, tra pressioni e possibili cambiamenti
Le parole del cipriota arrivano in un momento in cui l’ATP sta già studiando modifiche alla programmazione, mentre i giocatori hanno recentemente firmato lettere collettive — come quella indirizzata ai quattro Slam per una redistribuzione dei ricavi — ricevendo però risposte negative.
Baghdatis auspica una PTPA più forte e più attiva, capace di fare davvero da contrappeso agli organismi esistenti. Che questa uscita possa scuotere le acque, spingendo i protagonisti del circuito a un approccio più incisivo?
Francesco Paolo Villarico
TAG: Marcos Baghdatis, Notizie dal mondo

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