Andy Roddick racconta l’aneddoto che gli cambiò la mentalità: “Agassi mi disse che ero un imbecille”
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Andy Roddick e Andre Agassi sono gli ultimi due numeri uno ATP statunitensi, oltre che gli ultimi tennisti americani a vincere un titolo del Grande Slam in campo maschile. Hanno condiviso gli ultimi anni di carriera del campione di Las Vegas e gli inizi del giocatore del Nebraska, e oggi, a distanza di anni, continuano a intrecciarsi attraverso ricordi e aneddoti.
Nel suo podcast Serve by Andy Roddick, l’ex numero uno ha raccontato un episodio che lo segnò profondamente, rivelando la mentalità feroce e la cultura del lavoro di Agassi, ben nota anche grazie alla sua autobiografia Open.
L’incontro avvenne in Australia, durante la preparazione per un Open d’Australia caratterizzato da condizioni climatiche estremamente dure, con 40 gradi, vento caldo e un’umidità soffocante.
Roddick ricorda: «Era uno di quei giorni in cui fuori sembrava di avere un asciugacapelli puntato addosso. Ero nella sala d’allenamento, scherzavo un po’. I ragazzi entravano e uscivano, e Andre era in un angolo a parlare con qualcuno».
Finita la conversazione, Agassi si avvicinò e, senza mezzi termini, lo gelò: «Mi disse: “Amico, è la terza persona con cui ti lamenti del caldo. Sei un imbecille”. Io rimasi sorpreso e gli chiesi cosa intendesse.
Lui rispose: “Ti stai lamentando. Quante persone al mondo devono essere semplicemente migliori di una sola persona al giorno nel loro lavoro?”».
Per Roddick fu una rivelazione
Agassi spiegò che nel tennis non è necessario essere perfetti ogni giorno, ma solo migliori dell’avversario che si ha davanti:
«Mi disse: “Non devi essere perfetto fino alle semifinali, e anche lì devi dare solo qualcosa in più. All’inizio basta essere un po’ meglio del tipo che hai davanti. Non importa il clima o le condizioni. A volte complichiamo tutto troppo”».
Roddick conclude raccontando come quella frase, nata da un insulto scherzoso ma diretto, gli cambiò completamente la prospettiva:
«Mi fece capire cosa significa davvero avere la mentalità di un campione».
Marco Rossi
TAG: Andre Agassi, Andy Roddick

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In un altro podcast, mi pare sempre quello di Roddik, presente anche Eubanks, si commentava la differenza di atteggiamento (soprattutto verso i media) dei giocatori ante-2019 rispetto agli attuali, che sarebbero molto più aperti e disponibili nel dialogo.
Ma la base dei tifosi non è molto soddisfatta delle dichiarazioni di Alcaraz e soprattutto di quelle di Sinner, che sembra “ammaestrato” dalla sua addetta alle PR. In pratica risponderebbe sempre con le stesse frasi “fatte” in relazione alle sue partite ed ai suoi avversari, soprattutto quelli dei primi turni.
Qualcuno ha pure ironizzato: “Pensate che Carlos e Jannik conoscano la password della loro pagina IG?”.
A me il dolomitico piace così: ciao ciao 😉
PS: suo classico saluto, in italiano/inglese/tedesco.
Mi ricorda il metodo di lavoro di Sinner, che alza il suo livello di gioco turno dopo turno, senza sprecare troppe energie (fisiche e mentali) contro avversari che valgono il suo 30-40-50-60…%