Il romano ha vinto la seconda Davis Cup dopo Malaga 2024 ATP, Copertina

Le pagelle 2025 degli italiani: Matteo Berrettini

04/12/2025 08:00 2 commenti
Berrettini esulta a Bologna in Davis Cup (Foto Brigitte Grassotti)
Berrettini esulta a Bologna in Davis Cup (Foto Brigitte Grassotti)

Una Davis Cup in casa, vinta da protagonista sia in campo che da leader nello spogliatoio, vale una stagione? La risposta per Matteo Berrettini è sì, e si va oltre al puro risultato perché esserci a Bologna è stato lo stimolo, il motore, la molla per rialzarsi dall’ennesimo infortunio muscolare, arrivato alla fine della stagione su terra battuta, proprio quando non doveva capitare con l’erba e Wimbledon ormai alle porte. Il nostro campione, primo italiano nella storia in finale ai Championships (a due set dal vincere il titolo…) ha vissuto un 2025 altalenante, a dir poco particolare, iniziato con ottime sensazioni e prestazioni interessanti e di nuovo sciaguratamente guastato dall’ormai “solito” problema muscolare all’addome, parte del suo corpo fragile o comunque sottoposta a stress importanti, probabilmente eccessivi visto che gli episodi sono diventati troppo frequenti. Una disdetta perché Matteo dopo aver vinto finalmente la Coppa Davis da protagonista a Malaga nel novembre 2024 insieme a Jannik Sinner (e trascinando l’Italia già a settembre in quel di Bologna, con 6 vittorie su 6 partite disputate complessivamente), aveva iniziato con Umberto Ferrara un lavoro molto, molto interessante per rafforzare fisico – e mente – e tornare competitivo nel 2025.

Scattato da n.34 in classifica, Berrettini non ha raccolto subito buoni risultati, ma il riscontro del campo non è stato negativo, tutt’altro. In Australia ha battuto un “cagnaccio” come Norrie e quindi ha impegnato per 4 set Rune (che metterà alle corde anche Sinner più avanti). Si torna in Europa e a Rotterdam una sconfitta al fotofinish contro Griekspoor; poi si prende la rivincita sull’olandese a Doha, dopo aver battuto Djokovic con una prestazione eccellente per quantità, corse e intensità, oltre che i suoi colpi poderosi. Peccato per la sconfitta nei quarti vs. Draper, e lo stesso film si ripete a Doha pochi giorni dopo, ancora quarti dando segnali buoni per gioco e tenuta fisica. La condizione pareva in crescendo, c’era nei suoi occhi la “fame”, quella voglia di riprendersi i grandi palcoscenici e quando sei campione dentro e sei stato per due anni top 10, a volte basta un singolo match giocato a quel livello per farti tornare al massimo.

Dopo un Indian Wells così così, ecco che “The Hummer” torna a martellare a Miami, dove batte anche De Minaur e solo un fortissimo Fritz lo ferma ai quarti al termine di una battaglia serale feroce e bellissima. Una sconfitta, ma c‘è la prestazione. C’è un bel Berrettini, pronto a cannoneggiare con i suoi fendenti ma anche a correre e rincorrere sulla lunga distanza, scattante e reattivo. Nella sua Monte Carlo sbatte fuori Zverev e contro Musetti gioca una partita mediocre, fuori ritmo, non al meglio – ma Lorenzo stava entrando “in the Zone”. Ripeto: risultati buoni, non eccezionali; ma l’obiettivo era chiaro, costruire torneo dopo torneo, ritrovare le migliori sensazioni e forma per Roma e l’erba. Purtroppo, ancora una volta, per l’ennesima stramaledetta volta nella sua tormentata carriera, Berrettini a Madrid – torneo dove ha fatto finale ed è pericolosissimo vista l’altura – sente che qualcosa non va. Batte Giron all’esordio ma la faccia è “brutta”, inizia a toccarsi il fianco. Panico. Contro Draper si ritira dopo aver perso il tiebreak, Roma è dietro l’angolo e non gioca da un po’. Non se la sente di non scendere in campo, batte il modesto Fearnley sul “rosso” ma contro Ruud l’intensità è massima e non ce la fa. Si ritira. Sipario.

È drastico dirlo, ma la sua stagione di fatto termina qua, ai primi maggio, perché quel disgraziato muscolo stenta a rimettersi in sesto, proprio ora che arrivano i prati e Matteo lì è il più forte di tutti dopo i primi 3-4 al mondo, basta che sia sano. E non lo è…. Salta i tornei in preparazione a Wimbledon, dove si solito gioca da Dio, per provare a recuperare per i Championships. Non ce la fa: gioca il primo turno a Church Road e lotta con quel ha, ma è troppo poco. La frustrazione nel corso dei cinque set, un vero calvario, contro il polacco Matchrzak è più potente di uno dei suoi Ace leggendari, perde e si ferma. Fino a ottobre. Sono mesi bui. Entra in un limbo pericoloso, quello fatto di dubbi e domande. Perché? Non trova una risposta plausibile ai motivi del nuovo stop e affermerà poi prima della Davis che nella sua testa sono frullati brutti pensieri, la fatica del dover ricominciare per l’ennesima volta, tra incertezze e paure. Ma dentro di sé c’è qualcosa che ancora lo rianima e lo porta a riprendere: è la Davis. La voglia di riprovare quelle emozioni eccezionali di Malaga, e stavolta sarà in casa, a Bologna. Non lo si poteva scrivere ma tutti sapevano che Jannik a Bologna non giocherà, quindi tocca di sicuro a lui, trascinare la squadra in campo e moralmente. Non posso arrivarci rotto e col morale a pezzi. Mi devo risollevare. Imperativo categorico. E da gigante qual è, con fatica, si risolleva ancora.

Berrettini torna a Hangzhou, e gioca male contro il modesto Svrcina, ma ha giocato e non ha sentito dolori. Nella trasferta asiatica batte solo Munar (non è comunque un brutto scalpo) con una prestazione incoraggiante, poi a Vienna e Metz arriva due volte ai quarti. Non brilla, ma erano le partite che gli servivano per riprendere un minimo di ritmo e fiducia nel proprio corpo. Di Bologna già sappiamo tutto, Matteo apre le danze nei tre incontri e li vince, dando sicurezza a Cobolli e portando tre punti decisivi. È l’apoteosi, tutti nel gruppo azzurro gli riconoscono l’importanza tecnica e morale, un ruolo da leader che si è conquistato con la sua classe, il suo carisma, la sua presenza. Matteo chiude con un trionfo bellissimo un’annata in chiaro scuro, con 21 vittorie e 17 sconfitte, una decina di partite di alto livello e altrettante brutte, e l’immancabile infortunio muscolare a rendergli la vita impossibile.

Come giudicare un’annata complessivamente così altalenante, chiusa al n.56 e piena di rimpianti per non aver di fatto giocato su erba? Si torna all’avvio del commento: la stagione di Matteo si è ripresa, anzi si è salvata grazie alla Davis Cup, alla motivazione del tornare in forma per l’ultimo appuntamento, quello da non sbagliare. E per questo possiamo dire Missione Compiuta. Ma restano i rimpianti di quello che poteva essere senza l’infortunio perché il Berrettini delle settimane precedenti era più che discreto, in crescita, e sull’erba avrebbe potuto prendersi grandi soddisfazioni, addirittura volare a Wimbledon se il tabellone non gli avesse affibbiato un “Sinner” subito o quasi come l’anno scorso. Ma, come troppe volte è capitato nella sua carriera, si vive di rimpianti per quello che avrebbe potuto essere. Come nel 2022, quando un Berrettini eccezionale si becca il Covid e non gioca i Championships… Un Karma che più nero non si può. Ma la grandezza e l’amore che proviamo per lui viene anche da questo, dalla sua gigantesca forza morale che gli consente di rialzarsi da mazzate epiche.

 

Punto tecnico: dove intervenire

Matteo è “grande e grosso”, strutturato come pochi. Sulla soglia dei 30 anni si può sempre migliorare, ma la miglior cosa che gli si possa augurare e che deve essere al primo posto nel suo calendario è un lavoro eccellente sul piano atletico per rafforzare, dare elasticità e flessibilità a quella area delicata del suo corpo che soffre terribilmente gli slanci delle sue accelerazioni. Ormai lo sappiamo fin troppo bene: se Berrettini è in salute e motivato, ha il colpo in canna per battere grandi giocatori e fare strada nei tornei importanti. Magari saranno punte un po’ isolate, ma arriveranno. Tutto dipende dalla salute e il poter lavorare bene, con continuità e profitto. Per questo anche tarare bene il suo calendario 2026 potrebbe essere il primo Ace dell’anno: magari giocare anche di meno, ma farsi trovare in buona forma in eventi dove si può fare bene. Chiaramente risalire un po’ di classifica sarebbe auspicabile, soprattutto provare a rientrare tra i 32 o nei pressi prima di Parigi e Wimbledon, magari per quest’ultimo appuntamento, il torneo dove ha più chance di fare il “colpaccio”. Io personalmente insisterei anche nel venire di più a rete, anche per un discorso puramente di efficienza: se la parte debole del suo corpo rischia il crack a furia di bordate, beh, se attacca di più la rete ne tira un numero minore… e anche l’usura (e fatica) di tante rincorse si abbassa.

 

Obiettivi 2026

Salute. Lo vorrei scrivere 1.000.000.000 di volte, ma… tant’è. Realisticamente riuscire a giocare una stagione su terra battuta intelligente, magari con meno tornei (si è fatto male almeno tre volte in quei mesi, che il stress del “rosso” sia deleterio per lui?) e arrivare alla seconda settimana di giugno in forma, col servizio tirato a lucido e una ottima reattività. Con un Berrettini sano e sereno sui prati, i problemi li hanno gli altri… Il sogno sarebbe vederlo in piena forma a Wimbledon, con un sorteggio onesto. Se il 2025 è stato l’anno della Davis, che l 2026 possa essere quello dei Championships, per dire la sua.

 

Voto al 2025 di Matteo Berrettini: 6,5. È un voto difficilissimo da assegnare. Per il rendimento a livello ATP siamo sotto la sufficienza, troppo poche le settimane di qualità; ma c’è il “solito” infortunio che pesa, e in Davis è tornato lui, ci ha portato alla vittoria, quindi per questo vale un 8 pieno. Facciamo una media e si merita, anche di stima e rispetto, una sufficienza piena.

Marco Mazzoni


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2 commenti

Marco M. 04-12-2025 09:00

Voto onesto, una Davis non vale una stagione, ma alza parecchio il coefficiente, soprattutto per chi l’ha messa tra gli obiettivi dichiarati di inizio stagione.
Ai tempi del primo serio infortunio e ormai fuori dai 100 in risposta a chi lo dava per finito e perso dietro alla “sacra patonza” scrissi che un Matteo “sano” sarebbe rientrato nei 50 in carrozza e che avrebbe potuto anche rientrare nei 20. Quando sembrava essere tornato ci sono state ricadute su ricadute, una cosa che avrebbe abbattuto chiunque. Il pensiero della Davis lo ha motivato a continuare, a soffrire per riprendersi da tutto il calvario.

Io come sempre auguro a Berrettini un anno senza alcun problema, mi piacerebbe vedere dove può arrivare.
Un’altra finale Slam la vedo difficile, ma un Master Mille a coronamento di una straordinaria carriera può ancora puntarlo e sarebbe anche un giusto premio a tutti i sacrifici fatti per rientrare in forma.
Certo che adesso diventa sempre più dura, nei prossimi mesi compirà 30 anni e il fisico provato da tante magagne forse non lo supporterà come prima, ma avrò sempre molto rispetto per chi ha raggiunto la doppia cifra per tornei vinti, cosa che in Italia non è che possano raccontare in molti e per chi per primo ha vinto su erba, due Queen’s consecutivi forse valgono un Mille di quelli storici, sicuramente più di un Bercy o Shanghai…

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JOA20 (Guest) 04-12-2025 08:32

Per Berrettini la Davis ha più valore che per la maggior parte degli altri giocatori, però a livello ATP dopo i segnali incoraggianti dei primi mesi del 2025 il rendimento è stato insufficiente. Nel 2024 aveva vinto tre tornei 250 su terra e fatto finale in un quarto su erba, direi che quell’anno era andato meglio. Purtroppo non credo troverà mai la quadra per i suoi problemi muscolari, se nemmeno Ferrara ci è riuscito. Sicuramente può migliorare la programmazione limitando i tornei su terra battuta, fa impressione che abbia saltato il Roland Garros per 4 anni di fila…

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