Le pagelle 2025 degli italiani: Matteo Berrettini
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Una Davis Cup in casa, vinta da protagonista sia in campo che da leader nello spogliatoio, vale una stagione? La risposta per Matteo Berrettini è sì, e si va oltre al puro risultato perché esserci a Bologna è stato lo stimolo, il motore, la molla per rialzarsi dall’ennesimo infortunio muscolare, arrivato alla fine della stagione su terra battuta, proprio quando non doveva capitare con l’erba e Wimbledon ormai alle porte. Il nostro campione, primo italiano nella storia in finale ai Championships (a due set dal vincere il titolo…) ha vissuto un 2025 altalenante, a dir poco particolare, iniziato con ottime sensazioni e prestazioni interessanti e di nuovo sciaguratamente guastato dall’ormai “solito” problema muscolare all’addome, parte del suo corpo fragile o comunque sottoposta a stress importanti, probabilmente eccessivi visto che gli episodi sono diventati troppo frequenti. Una disdetta perché Matteo dopo aver vinto finalmente la Coppa Davis da protagonista a Malaga nel novembre 2024 insieme a Jannik Sinner (e trascinando l’Italia già a settembre in quel di Bologna, con 6 vittorie su 6 partite disputate complessivamente), aveva iniziato con Umberto Ferrara un lavoro molto, molto interessante per rafforzare fisico – e mente – e tornare competitivo nel 2025.
Scattato da n.34 in classifica, Berrettini non ha raccolto subito buoni risultati, ma il riscontro del campo non è stato negativo, tutt’altro. In Australia ha battuto un “cagnaccio” come Norrie e quindi ha impegnato per 4 set Rune (che metterà alle corde anche Sinner più avanti). Si torna in Europa e a Rotterdam una sconfitta al fotofinish contro Griekspoor; poi si prende la rivincita sull’olandese a Doha, dopo aver battuto Djokovic con una prestazione eccellente per quantità, corse e intensità, oltre che i suoi colpi poderosi. Peccato per la sconfitta nei quarti vs. Draper, e lo stesso film si ripete a Doha pochi giorni dopo, ancora quarti dando segnali buoni per gioco e tenuta fisica. La condizione pareva in crescendo, c’era nei suoi occhi la “fame”, quella voglia di riprendersi i grandi palcoscenici e quando sei campione dentro e sei stato per due anni top 10, a volte basta un singolo match giocato a quel livello per farti tornare al massimo.
Dopo un Indian Wells così così, ecco che “The Hummer” torna a martellare a Miami, dove batte anche De Minaur e solo un fortissimo Fritz lo ferma ai quarti al termine di una battaglia serale feroce e bellissima. Una sconfitta, ma c‘è la prestazione. C’è un bel Berrettini, pronto a cannoneggiare con i suoi fendenti ma anche a correre e rincorrere sulla lunga distanza, scattante e reattivo. Nella sua Monte Carlo sbatte fuori Zverev e contro Musetti gioca una partita mediocre, fuori ritmo, non al meglio – ma Lorenzo stava entrando “in the Zone”. Ripeto: risultati buoni, non eccezionali; ma l’obiettivo era chiaro, costruire torneo dopo torneo, ritrovare le migliori sensazioni e forma per Roma e l’erba. Purtroppo, ancora una volta, per l’ennesima stramaledetta volta nella sua tormentata carriera, Berrettini a Madrid – torneo dove ha fatto finale ed è pericolosissimo vista l’altura – sente che qualcosa non va. Batte Giron all’esordio ma la faccia è “brutta”, inizia a toccarsi il fianco. Panico. Contro Draper si ritira dopo aver perso il tiebreak, Roma è dietro l’angolo e non gioca da un po’. Non se la sente di non scendere in campo, batte il modesto Fearnley sul “rosso” ma contro Ruud l’intensità è massima e non ce la fa. Si ritira. Sipario.
È drastico dirlo, ma la sua stagione di fatto termina qua, ai primi maggio, perché quel disgraziato muscolo stenta a rimettersi in sesto, proprio ora che arrivano i prati e Matteo lì è il più forte di tutti dopo i primi 3-4 al mondo, basta che sia sano. E non lo è…. Salta i tornei in preparazione a Wimbledon, dove si solito gioca da Dio, per provare a recuperare per i Championships. Non ce la fa: gioca il primo turno a Church Road e lotta con quel ha, ma è troppo poco. La frustrazione nel corso dei cinque set, un vero calvario, contro il polacco Matchrzak è più potente di uno dei suoi Ace leggendari, perde e si ferma. Fino a ottobre. Sono mesi bui. Entra in un limbo pericoloso, quello fatto di dubbi e domande. Perché? Non trova una risposta plausibile ai motivi del nuovo stop e affermerà poi prima della Davis che nella sua testa sono frullati brutti pensieri, la fatica del dover ricominciare per l’ennesima volta, tra incertezze e paure. Ma dentro di sé c’è qualcosa che ancora lo rianima e lo porta a riprendere: è la Davis. La voglia di riprovare quelle emozioni eccezionali di Malaga, e stavolta sarà in casa, a Bologna. Non lo si poteva scrivere ma tutti sapevano che Jannik a Bologna non giocherà, quindi tocca di sicuro a lui, trascinare la squadra in campo e moralmente. Non posso arrivarci rotto e col morale a pezzi. Mi devo risollevare. Imperativo categorico. E da gigante qual è, con fatica, si risolleva ancora.
Berrettini torna a Hangzhou, e gioca male contro il modesto Svrcina, ma ha giocato e non ha sentito dolori. Nella trasferta asiatica batte solo Munar (non è comunque un brutto scalpo) con una prestazione incoraggiante, poi a Vienna e Metz arriva due volte ai quarti. Non brilla, ma erano le partite che gli servivano per riprendere un minimo di ritmo e fiducia nel proprio corpo. Di Bologna già sappiamo tutto, Matteo apre le danze nei tre incontri e li vince, dando sicurezza a Cobolli e portando tre punti decisivi. È l’apoteosi, tutti nel gruppo azzurro gli riconoscono l’importanza tecnica e morale, un ruolo da leader che si è conquistato con la sua classe, il suo carisma, la sua presenza. Matteo chiude con un trionfo bellissimo un’annata in chiaro scuro, con 21 vittorie e 17 sconfitte, una decina di partite di alto livello e altrettante brutte, e l’immancabile infortunio muscolare a rendergli la vita impossibile.
Come giudicare un’annata complessivamente così altalenante, chiusa al n.56 e piena di rimpianti per non aver di fatto giocato su erba? Si torna all’avvio del commento: la stagione di Matteo si è ripresa, anzi si è salvata grazie alla Davis Cup, alla motivazione del tornare in forma per l’ultimo appuntamento, quello da non sbagliare. E per questo possiamo dire Missione Compiuta. Ma restano i rimpianti di quello che poteva essere senza l’infortunio perché il Berrettini delle settimane precedenti era più che discreto, in crescita, e sull’erba avrebbe potuto prendersi grandi soddisfazioni, addirittura volare a Wimbledon se il tabellone non gli avesse affibbiato un “Sinner” subito o quasi come l’anno scorso. Ma, come troppe volte è capitato nella sua carriera, si vive di rimpianti per quello che avrebbe potuto essere. Come nel 2022, quando un Berrettini eccezionale si becca il Covid e non gioca i Championships… Un Karma che più nero non si può. Ma la grandezza e l’amore che proviamo per lui viene anche da questo, dalla sua gigantesca forza morale che gli consente di rialzarsi da mazzate epiche.
Punto tecnico: dove intervenire
Matteo è “grande e grosso”, strutturato come pochi. Sulla soglia dei 30 anni si può sempre migliorare, ma la miglior cosa che gli si possa augurare e che deve essere al primo posto nel suo calendario è un lavoro eccellente sul piano atletico per rafforzare, dare elasticità e flessibilità a quella area delicata del suo corpo che soffre terribilmente gli slanci delle sue accelerazioni. Ormai lo sappiamo fin troppo bene: se Berrettini è in salute e motivato, ha il colpo in canna per battere grandi giocatori e fare strada nei tornei importanti. Magari saranno punte un po’ isolate, ma arriveranno. Tutto dipende dalla salute e il poter lavorare bene, con continuità e profitto. Per questo anche tarare bene il suo calendario 2026 potrebbe essere il primo Ace dell’anno: magari giocare anche di meno, ma farsi trovare in buona forma in eventi dove si può fare bene. Chiaramente risalire un po’ di classifica sarebbe auspicabile, soprattutto provare a rientrare tra i 32 o nei pressi prima di Parigi e Wimbledon, magari per quest’ultimo appuntamento, il torneo dove ha più chance di fare il “colpaccio”. Io personalmente insisterei anche nel venire di più a rete, anche per un discorso puramente di efficienza: se la parte debole del suo corpo rischia il crack a furia di bordate, beh, se attacca di più la rete ne tira un numero minore… e anche l’usura (e fatica) di tante rincorse si abbassa.
Obiettivi 2026
Salute. Lo vorrei scrivere 1.000.000.000 di volte, ma… tant’è. Realisticamente riuscire a giocare una stagione su terra battuta intelligente, magari con meno tornei (si è fatto male almeno tre volte in quei mesi, che il stress del “rosso” sia deleterio per lui?) e arrivare alla seconda settimana di giugno in forma, col servizio tirato a lucido e una ottima reattività. Con un Berrettini sano e sereno sui prati, i problemi li hanno gli altri… Il sogno sarebbe vederlo in piena forma a Wimbledon, con un sorteggio onesto. Se il 2025 è stato l’anno della Davis, che l 2026 possa essere quello dei Championships, per dire la sua.
Voto al 2025 di Matteo Berrettini: 6,5. È un voto difficilissimo da assegnare. Per il rendimento a livello ATP siamo sotto la sufficienza, troppo poche le settimane di qualità; ma c’è il “solito” infortunio che pesa, e in Davis è tornato lui, ci ha portato alla vittoria, quindi per questo vale un 8 pieno. Facciamo una media e si merita, anche di stima e rispetto, una sufficienza piena.
Marco Mazzoni
TAG: Bilancio 2025, Marco Mazzoni, Matteo Berrettini, Pagelle Italiani 2025

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Per Berrettini la Davis ha più valore che per la maggior parte degli altri giocatori, però a livello ATP dopo i segnali incoraggianti dei primi mesi del 2025 il rendimento è stato insufficiente. Nel 2024 aveva vinto tre tornei 250 su terra e fatto finale in un quarto su erba, direi che quell’anno era andato meglio. Purtroppo non credo troverà mai la quadra per i suoi problemi muscolari, se nemmeno Ferrara ci è riuscito. Sicuramente può migliorare la programmazione limitando i tornei su terra battuta, fa impressione che abbia saltato il Roland Garros per 4 anni di fila…