Musetti, la bellezza di una fragilità che lo avvicina a tutti noi
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Lorenzo Musetti affascina perché emoziona con i suoi contrasti. È un concentrato unico di talento tecnico e potenza, un equilibrista che disegna nell’aria acrobazie di rara armonia pur nella forza del gesto atletico, ma esprime anche fragilità e dubbio, una sensazione di inquietudine che lo avvicina terribilmente alle nostre debolezze pur appartenendo ad un mondo sportivo di altissimo livello nel quale dirsi fragile non è concesso. Tra le tante vite che abbiamo vissuto e sofferto insieme a lui ieri sera nell’incontro epico vinto contro De Minaur alle ATP Finals 2025, uno di momenti che più mi ha toccato è stato il suo breve discorso a caldo in campo con Diego Nargiso, con le gocce di sudore che ancora copiose segnavano il suo viso, stanco ma raggiante per la vittoria in rimonta, quando tutto ormai sembra perso. “È un lavoro fatto di alti e bassi. Essendo a questo livello, a volte ci si dimentica che siamo persone… io poi ho ancora 23 anni, performare al top non è facile”.
162 caratteri, due in più di un SMS standard (e chi li usa più ormai…), ma dentro c’è tanto. C’è quasi tutto. C’è l’universo di un ragazzo che è diventato uomo soffrendo le difficoltà di passaggi personali non facili, attraversati con dubbi e incertezze, sospinto da una professione bellissima ma che non perdona. L’universo del tennis di vertice ti solleva fino al cielo quando incanti la platea con i tuoi colpi magici, antichi e bellissimi, ma allo stesso tempo ti tritura e butta via, senza pietà, ancor più nel terribile mondo odierno dove con gli stramaledetti social sei sempre in prima pagina, attaccato, nudo, messo alla berlina senza ragionevoli motivazioni, dove tutto è amplificato in scala globale con un clic o uno swipe. Non è un bel mondo se hai il coraggio di farti vedere per quello che sei, anche con tutti i tuoi spigoli e fragilità, esternando la tua frustrazione con parole dure e violente (spesso davvero censurabili…) ma che esprimono la tua sincera e verace umanità. Alti e bassi dice Lorenzo. Chi non li ha, chi non li soffre. C’è chi è più bravo a mascherarli, o rifugge aggrappandosi a qualcosa. Una traiettoria di vita e carriera retta, senza cadute o incertezze è roba per pochi.
“Ci si dimentica che siamo persone”. Già. Musetti qua ha fatto un Ace a 220 km/h sulla riga e sul match point. Nel mondo del tennis dei nostri giorni, ormai troppo prossimo a quello del puro entertainment che esula dai veri valori dello sport, tutti tendiamo ad estremizzare. Se non sei il più forte, il più bravo, il più vincente, il più bello, il più tutto …sei out. Classifiche, record, numero di followers e chi più ne ha più ne metta. Devi essere straordinario altrimenti non vali nulla. Lo dice chiaro e forte anche Jannik Sinner, persona verissima e di altissimo profilo umano, “la vita vera non è quella che si trova sui social, magari vedi una persona felicissima su di una barca e pensi che vorresti essere lì, che una vita migliore della tua, ma chi ti dice che quella non sia solo una cosa falsa e magari nella vita ha mille problemi e non è affatto felice….”. Il tennis e lo sport di vertice deve tendere all’eccellenza, alla vittoria, al dare il proprio massimo per raggiungere i migliori risultati possibili, possibilmente vincere. Ma… Chi arriva secondo in una competizione così feroce, è “scarso”? No signori, non è affatto così. Chi negli scorsi mesi ha pontificato contro Musetti (e altri) affibbiando la etichetta del “perdente” perché un titolo manca da Napoli 2022 è il classico esempio chi di perde la misura e contribuisce ad una narrazione sbagliata, esagerata, distorta, con la subdola controindicazione di incrementare questa visione che è non reale.
“Performare non è facile e io ho solo 23 anni”. Nello sport generalmente vince chi gioca meglio, colui che riesce ad arrivare in campo ed esprimere le proprie qualità andando sopra a quelle dell’avversario. Non sempre si riesce a giocare al massimo, ancor più nel tennis, disciplina per eccellenza di situazione, di sensazioni, di momenti e passaggi mai uguali. La maturazione di un giovane uomo non è fatto scontata, non è indolore. Ci si arriva per gradi, con difficoltà, passi avanti e poi alcuni indietro. C’è chi ha un carattere duro, severo con se stesso e forte abbastanza da reggere tutto quel che non gira bene e superarlo di slancio. Altri soffrono, devono riflettere e capire se stessi, i perché di una tensione e difficoltà nel trovare una reazione e forza emotiva per migliorarsi. E crescere. Non è un processo scontato, è giusto che ognuno di noi si prenda il tempo e gli schiaffi necessari. Non è un peccato dirlo, anzi è una bellissima dimostrazione di forza umana. Chi non nasconde le proprie debolezze è fortissimo. Musetti è fortissimo. Bravo Lorenzo, ieri hai vinto non solo una grandissima partita, la tua prima alle Finals. Hai dimostrato una umanità che ti avvicina a tutti noi.
Da Torino, Marco Mazzoni
TAG: ATP Finals 2025, Editoriale LiveTennis, Lorenzo Musetti, Marco Mazzoni

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Quando leggo “umiltà” ho l’ennesima dimostrazione che il cervello a volte non viene messo in carica.
Lei sa quanto si allena? Sa se arriva tardi alle sessioni e finisce in anticipo? È a conoscenza se giochi con i dolori? Se rinunci alla famiglia per perfezionare un colpo?
Lei non parli di pasdaran,non parli proprio perché rendere pubblica la propria insipienza non è segno di intelligenza.
Saró banale e qualunquista, ma quando ce vo ce vo.
Musetti nasce da padre operaio delle cave di Carrara e madre impiegata.
A 23 anni ha:
-indipendenza economica, immagino tale da poter permettere di “restituire” qualcosa ai genitori che sicuramente hanno fatto dei sacrifici per supportarlo nella scelta di dedicarsi al tennis.
-la famiglia del mulino bianco: una moglie bella e devota e diciamolo, di un certo rango sociale, un figlio ed un altro in arrivo
-decine di migliaia di persone che gridano il suo nome in un palazzetto
Oltre ad un fisico atletico, un bel giro di amicizie, la padronanza della lingua inglese, la capacità di generare lavoro e benessere per altri, etc.
A 23 anni. Partito da origini umili.
Ora pensate a dove siete voi. Poi vediamo se vi riesce ancora di lamentarvi, senza provare vergogna, perché non vince tornei da 3 anni
Applausi a Musetti e anche a Mazzoni.
Condivido tutto
Già solo per aver scritto “presuntuosaggine” invece di presunzione il Suo commento si (s)qualifica per quello che è.
E neanche ci provi a dare la colpa al correttore: ‘ccà nisciun’ è fess’!
Dura verità (quello del vuoto pneumatico nella crania degli odiatori)
Quante fregnacce.
La fragilità di Musetti è accompagnata da una presuntuosaggine, una mancanza di umiltà che proprio non mi procurano alcuna empatia.
Tifo per lui come italiano, contro qualunque altro tennista che non sia anch’esso italiano (esclusi Fognini e Cecchinato, più irritanti di lui).
L’indubbio “braccio” ed eleganza, le buonissime gambe, si mischiano a lacune tecniche, che i suoi fans più pasdaran preferiscono ignorare.
@ no Sinner no Party (#4521442)
Il suo carattere ultimamente ha dati molti segni di consolidamento, anche persino nella sconfitta con Giocovic.
Resta, subdola e subcosciente, una insicurezza di fondo che si trasforma in gesti tecnici imperfetti, ma non se ne lascia più travolgere e questo lascia ben sperare che in un futuro, non lontano (perché d’accordo che 23 anni son pochi, ma ormai un terzo della sua carriera è già alle spalle), lo spazio vitale di questa insicurezza si riduca ancora.
Come battè in quel fondamentale turno di battuta nella terza partita della semifinale ateniese, in cui pur offrì a Corda un’occasione di vincere l’incontro, io mai l’ebbi visto battere.
E se la mano sua non trema sono problemi, per tutti gli altri.
Forza Lorenzo!
I festeggiamenti, gli abbracci, la gioia come se avesse vinto il suo torneo.
E molto probabilmente è davvero cosí.
Io, io continuo ad usare i msg normali
Mai “(s)venduto” il mio numero per un(a) zapp.
Io non vuo”a zapp (che poi a zappare fa pure male la schiena!)
Riporto qui il commento che avevo lasciato in altro articolo, perché credo che questo sia più coerente con il contenuto.
Sto assistendo a tutti gli incontri e le partite disputate martedì sono state, fino ad ora, le più belle. In particolare quella di Musetti, un crescendo rossiniano di emozioni. Dopo il break subito ad inizio terzo set, ogni gesto del Muso trasmetteva il sentiment di una prossima resa. Ma questa è volta il pubblico – noi tutti, compresi i moltissimi stranieri – lo ha incitato, lo ha spinto a crederci ed a non mollare nemmanco quando si era sull’orlo dell’abisso, ovvero il doppio break che lasciava presagire Un potenziale – ed immeritato – 6-1 o 6-2. Lorenzo ha stretto i denti e tutti noi eravamo lì, a spingerlo, a dargli quella forza che la mente gli diceva che non aveva più nel serbatoio di energie… e lui poco alla volta, un vincente dopo l’altro, è tornato lentamente a crederci. È stato un match di passione, di sofferenza indicibile, ma credo possa essere quello della svolta. Perché bisogna credere fino all’ultimo nella vittoria, mai mollare, mai sciogliere come spesso ha fatto in passato. In ogni momento è possibile invertire la tendenza ed oggi ci è riuscito. Grande Muso, che sia l’inizio di un nuovo Musetti che se la gioca con tutti fino all’ultimo punto.
Musetti, la bellezza di una fragilità che lo avvicina a tutti noi … … tranne agli odiatori seriali con il vuoto pneumatico nel cranio
Bellissimo articolo, che condivido in toto.
A differenza di Sinner sono proprio le insicurezze, le fragilità e le emozioni date dell’esito incerto che lo fa amare al grande pubblico..
Senza contare, ovviamente, la bellezza del gesto tecnico…
un pò come accadeva a Fognini.
Vi confesso che la reazione di Musetti davanti a De Minaur che (sul 5-4) si accingeva a servire per vincere il match mi ha davvero sorpreso.
Pensavo non fosse nelle sue “corde” e mi complimento con lui, sperando che questo non resti un episodio “unico” ma che, al contrario, sia un “sblocco” delle sue paure. Forza!