
Ruud e la rivelazione che cambia tutto: “Ero mentalmente esausto, ho dovuto chiedere aiuto”


La confessione di Casper Ruud ha spiazzato il mondo del tennis. Il norvegese, considerato una delle colonne portanti del circuito ATP e protagonista indiscusso della stagione su terra battuta, ha rivelato di aver attraversato una crisi profonda che lo ha costretto a ricorrere al supporto psicologico professionale.
Dall’essere protagonista nella lotta per il numero uno mondiale insieme a Carlos Alcaraz, Ruud ha vissuto un crollo che lo ha fatto precipitare nel ranking ATP. Dietro la facciata del campione sempre composto, che pubblicamente si mostrava sereno affermando di “essere sempre lo stesso”, si nascondeva una realtà ben diversa.
“Non ho mai pensato che avrei avuto bisogno di aiuto in quel modo, ma mi sono subito reso conto che ne traevo beneficio e che è stata una decisione intelligente aprirmi con qualcuno e chiedere aiuto”, ha confessato Ruud in un’intervista esclusiva con The Guardian. L’ammissione del norvegese rompe il tabù ancora presente nel tennis d’elite, dove spesso i problemi mentali vengono celati.
All’inizio della stagione sulla terra rossa, superficie su cui Ruud ha costruito la sua reputazione, il 25enne si sentiva “mentalmente bruciato”. La decisione di rivolgersi a uno psicologo si è rivelata una svolta: pochi giorni dopo aver iniziato questo percorso, ha conquistato il prestigioso titolo di Madrid, tornando nella Top 10 e ritrovando quel tennis che lo aveva reso uno dei giocatori più temuti del circuito.
Il Ruud di oggi è profondamente diverso dal teenager che iniziava la sua carriera. “Quando ero giovane, lanciavo troppo la racchetta. Piangevo, urlavo e mi lamentavo di tutto. Mi sentivo come se corressi su una ruota da criceto che non arrivava mai da nessuna parte”, ha raccontato con sincerità disarmante. Quella trasformazione caratteriale non è stata indolore e continua ancora oggi. Nell’era dei social media, Ruud deve costantemente combattere contro l’impulso di rispondere alle critiche: “A volte devo trattenermi per non contestare qualcuno o commentare qualcosa”, ha ammesso, riferendosi alle migliaia di commenti negativi che riceve quotidianamente.
Uno degli aspetti più interessanti della sua confessione riguarda la difficoltà psicologica di confrontarsi con leggende come Federer, Nadal e Djokovic. “Si prova un tremendo rispetto fin dall’infanzia, quando crescevi guardandoli in televisione, settimana dopo settimana. Poi sei lì e pensi: ‘Questi ragazzi l’hanno già fatto centinaia di volte. Cosa farò per sfidarli che non abbiano già fatto?'”, ha spiegato Ruud. Questa barriera mentale, secondo il norvegese, rappresenta una delle sfide più ardue per la nuova generazione: “Forse potrebbe essere mentalmente una barriera un po’ difficile da rompere, ma in generale, la generazione del 2000 ha avuto successo perché gioca meglio a tennis.”
Francesco Paolo Villarico
TAG: Casper Ruud
Anche te? Oltre a chi precisamente? Perchè semmai sei solo te.
Queste dichiarazioni di Ruud non dicono nulla di nuovo, il tennis è uno sport che seppure con la crew dietro sei da solo e giri perennemente il mondo. Ci sta soprattutto al giorno d’oggi con tutti l’evoluzione tecnologica la comunicazione e la connettività che si abbia bisogno di supporto psicologico, del resto il mental coach è una figura comune.
Interessante l’esempio del criceto, l’aveva già detto Medvedev qualche settimana fa e i soliti giù a insultarlo.
Ruud si è sempre distinto per essere un giocatore mentalmente molto solido, un giocatore capace di battere tanti giocatori, anche più talentuosi di lui, proprio grazie alla sua solidità interiore.
Eppure ha dovuto ricorrere all’aiuto di uno psicologo per recuperare quella solidità. D’altra parte anche le persone più integre hanno le loro fragilità e la vera forza di un individuo sta proprio nel riconoscerlo e andarle a scovare per risolverle.
In questo senso Casper è sicuramente un grande esempio!
Se devo essere sincero, ed un pochino polemico, le vedovelle dei Big Three adesso hanno un po’ rotto 😉
Una delle più belle persone nel circuito, Casper
Il più alto livello di gioco mai raggiunto secondo me lo ha toccato Wawrinka nella finale del Roland Garros contro Djokovic nel 2015.
Tre ore e passa di spazzolate a tutto braccio con 70 vincenti ( dico 70!) contro un Nole al top!
Un tennis spaziale!
Io l’ho sempre detto: chi dice che Sinner e Alcaraz sono fortunati perchè non incontreranno i big 3 dice una fesseria perchè si parla di epoche tennistiche diverse. L’apice di Sinner e Alcaraz deve ancora arrivare, stanno crescendo anno dopo anno, e il livello è sicuramente superiore a quello dei big 3 ma per un mero sviluppo del gioco. Ruud ha detto chiaramente che contro Nole riesce a giocare, contro Sinner no. Tira più forte, più pesante ed ad un ritmo superiore. Come Nole avrebbe stritolato sul ritmo Agassi o Agassi avrebbe distrutto sul peso di palla e ritmo Borg…
Il gioco si evolve, i fisici sono sempre più prestanti e veloci, anche le racchette migliorano. E’ impossibile dire chi sia più forte tra giocatori di epoche diverse. Laver vicino a Sinner sembra un pulcino…. Sinner e Alcaraz saranno i termini di paragone per la loro era, non per quelle precedenti nè per quelle future.
@ Kb24 (#4390906)
Qui si parla di aria fritta. Nessuno può sapere con rigore scientifico chi sia migliore tra Djokovic o Sinner o Alcaraz o ecc… Può sempre e solo ragionare sul momento, tutto il resto è congettura.
Non sono d accordo. I picchi di gioco di nadal, del djokovic 2011 2016 e del prime federer sono tuttora superiori a quelli di Sinner e Alcaraz
@ Jannik Über Alles (#4390881)
Djokovic nel suo prime penso che sia ancora il più forte giocatore ad aver calcato i palcoscenici. Non è possibile fare un confronto con Sinner, perché di generazioni diverse e con differenza d’età troppo ampia.
Inoltre il miglior Nadal resta ancora inavvicinabile per chiunque su terra.
Sono d’accordo con Ruud e penso anch’io che Sinner ed Alcaraz siano più forti dei Big-3, oltre che di Murray e Wawrinka.
Probabilmente è stato proprio Jannik a distruggere le ultime “certezze” di Nole (peraltro era stato pronosticato da Panatta) per spingerlo sul viale del tramonto”.
Carlos ci ha ancora perso la finale delle Olimpiadi, ma credo che sia dipeso soprattutto dall’età molto giovane dello spagnolo e dalla sua immaturità, mentre i suoi picchi di livello erano già chiaramente superiori a quelli del super-titolato super-campione serbo.
Poi Djokovic, negli ultimi 3-4 anni, ha perso (occasionalmente!) con altri giocatori, ma senza mai sentirsi inferiore!