
Zverev senza filtri: dalle palle lente di Roma al futuro di Djokovic


Nel panorama del tennis moderno, caratterizzato spesso da conferenze stampa prevedibili e risposte diplomatiche, Alexander Zverev emerge come una rara voce di autenticità e franchezza. Il campione tedesco, detentore del titolo al Masters 1000 di Roma, ha recentemente offerto ai giornalisti una serie di riflessioni schiette e penetranti che hanno immediatamente catturato l’attenzione degli appassionati e degli addetti ai lavori.
A differenza di molti colleghi che considerano gli incontri con i media come semplici adempimenti formali da superare con il minimo coinvolgimento personale, Zverev appartiene a quella ristretta categoria di atleti che non teme di condividere pensieri genuini, anche quando questi possano risultare controversi. Le sue dichiarazioni dopo l’accesso agli ottavi di finale del torneo romano hanno toccato due temi particolarmente rilevanti nell’attuale scenario tennistico: le peculiari condizioni di gioco al Foro Italico e l’enigmatico momento di Novak Djokovic.
“È davvero singolare ciò che sta accadendo con le palle, perché risultano notevolmente più lente rispetto alle edizioni precedenti,” ha esordito Zverev con tono analitico ma deciso. “Francamente, non comprendo cosa possa essere stato modificato nella loro composizione.”
Il tedesco ha poi allargato la sua osservazione all’intera stagione sulla terra rossa: “Durante tutti i tornei di questa superficie utilizziamo palle Dunlop. Le ho trovate reattive a Montecarlo, Monaco e Madrid, ma qui al Foro Italico… Possono sostenere qualsiasi cosa, ma la sensazione è completamente diversa.”
Particolarmente interessante è stata la rivelazione di un adattamento tecnico significativo che ha dovuto adottare: “Ho ridotto la tensione delle mie corde di ben tre chilogrammi rispetto agli altri tornei del circuito. Continuano ad assicurarci che si tratta della stessa palla, ma l’evidenza pratica suggerisce il contrario.” Una dichiarazione che rivela quanto il materiale tecnico possa influenzare le prestazioni ai massimi livelli, costringendo i giocatori a modifiche sostanziali nella loro attrezzatura per adattarsi alle condizioni specifiche.
Questa riduzione della tensione rappresenta un tentativo strategico di compensare la percepita lentezza della palla, consentendo alle corde di agire come un trampolino più elastico che proietta la sfera con maggiore energia – un dettaglio tecnico che offre uno spaccato affascinante sul processo decisionale di un campione del calibro di Zverev.
Interpellato sulla situazione attuale di Novak Djokovic, che sta attraversando una fase complessa della sua straordinaria carriera, Zverev ha offerto un’analisi sorprendentemente profonda e rispettosa.
“È fisiologico che nessun atleta possa mantenere costantemente il proprio apice prestazionale,” ha osservato con lucidità. “Resto convinto che ritroverà la sua miglior versione e continuerà a figurare tra i più formidabili interpreti di questo sport.”
La riflessione più acuta è arrivata quando ha spostato il focus dalla tecnica alla dimensione psicologica: “Non sussiste alcun dubbio riguardo alle sue straordinarie capacità competitive. Ritengo che il nodo centrale della questione risieda ora nella sua determinazione a proseguire con lo stesso livello di dedizione assoluta, con l’obiettivo di riconquistare i vertici che gli appartengono per talento naturale. Il suo tennis rimane di categoria superiore, ma l’elemento decisivo sarà proprio questa sua volontà interiore. Una risposta che solo lui può fornire.”
Francesco Paolo Villarico
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Comunque la sincerità e la riflessività di un Medvedev e di uno Zverev è anche data dal fatto che non sono di primo pelo! Chiaro che con l’esperienza e gli anni di servizio la riflessione su quello che è stato e della natura dell’essere tennista è molto più consapevole e raccontabile. Se ricordo bene la stessa ricchissima Sharapova in età mature tennisticamente filosofeggiava sull’essere tennista sin da tenera età.
E’ quello che dico sempre dovrebbe fare Medvedev visto che si lamenta costantemente delle palle. Non può pretendere di insistere in questo modo, deve apportare modifiche alla racchetta
Non è semplicissimo.Le corde che gli fornisce la Head sono specifiche (pro room) e lui come tutti trova l’assetto giusto tra racchetta/corda/tensione. Poi però,così dice,trova le palle da torneo scadenti e che,vedi Nardi l’altra sera,mutano diventando grosse quindi ,ipotizzo,alle 14 hai una palla e la sera una molto più diversa di quanto sia ragionevole.
In più,e lì il problema,questi cambiamenti possono dare luogo a problemi articolari quindi immaginiamo un’azienda (questo è un giocatore di quel livello) che rischia d’avere i problemi di Djere.
Poi non so ovviamente lui quale capacità d’adattamento abbia,alcuni sono più duttili di altri.
Le Danlop fort sono diventate palline scadenti, sarebbero da cambiare ogni 10 minuti e nei tornei Atp ogni 5 minuti poi comunque sta al giocatore adattarsi, credo che nel loro borsone abbiano racchette con più tiraggi diversi, non solo per il cambio palle
La palle sono lente? Hai ragione zverev.
Il tema della tensione delle corde è davvero importante e richiederebbe un lungo approfondimento.
Da una parte può essere influenzato dalle caratteristiche delle palline ma anche la superficie di gioco ha la sua importanza, nel senso che il campione potrebbe modificare un poco il suo stile, ad esempio aumentando le rotazioni della palla e colpendo meno “piatto” visto che si riducono le possibilità di chiudere il colpo sulla terra, che rallenta il rimbalzo.
Importantissimo, infine, l’effetto sul servizio: a Roma la media degli ace mi sembra decisamente più bassa che altrove, soprattutto a Madrid.
Mi pare di ricordare che l’anno scorso qualcuno (Jarry?) usava tensioni diverse tra i giochi di servizio e quelli di risposta.
Zverev non sta lamentandosi per se stesso. Il problema è per tutti,
come adattarsi, come evitare infortuni, etc.
La questione che si pone sulle palline non ha senso. I vantaggi o gli svantaggi sono uguali per tutti, non è che giochi da solo a tennis. Abbassando cmq la tensione delle corde, se è vero che ti dà una reazione elastica maggiore, quindi maggior slancio, dall’altra parte ti dà meno precisione. E ognuno sceglie la propria strada. Ad esempio: Jannik se non ricordo male gioca con una tensione molto alta ( 28 kg sia verticali sia orizzontali) mentre Alcaraz gioca con 25 kg verticali e 24 orizzontali. Zverev gioca con la stessa tensione di Alcaraz.
Tema non semplice.Abbassare la tensione ha certamente senso ma ci sono delle variabili.A parte che le palline hanno una penetrazione nell’aria alle 14 al sole diversa dalle 22 in cui l’umidità le gonfia (Nardi lo diceva chiaramente) non è che che la risposta dinamica delle corde sia la stessa a tensioni diverse.Verticali ed orizzontali possono essere eccellenti ad esempio su range alti e non altrettanto valide a tensioni basse. A volte,per non ricorrere a cambi radicali,si mantengono gli stessi armeggi e magari si valutano calibri diversi.
Sta storia delle palline inizia ad assomigliare troppo alle gomme della f1 o motogp con conseguenze disastrose per lo spettacolo.
Bisogna porre rimedio assolutamente.