Si ritirò nel 1990 a soli 26 anni Altro, Copertina

Archeo Tennis: 19 marzo 1989, Mecir trionfa a Indian Wells, ultimo successo sul tour maggiore di una racchetta di legno

19/03/2024 16:01 20 commenti
Miloslav Mecir
Miloslav Mecir

Leggi Miloslav Mecir e pensi immediatamente a due cose: all’iconico soprannome di “Gattone”, per le sue movenze felpate che lo facevano apparire persino lento, e l’altrettanto iconica racchetta Snauwaert Ultimate, un telaio leggendario fatto di legno finemente lavorato a mano con un’anima di grafite per darle più consistenza ma un tocco d’antan. Perché rispolveriamo il ricordo del grande campione cecoslovacco, certamente uno dei tennisti più forti e amati a non essere riuscito a vincere un titolo dello Slam? Perché esattamente 35 anni, il 19 marzo 1989, Mecir vinse il torneo di Indian Wells, battendo in una bella finale in cinque set Yannick Noah. Non è stata solo l’ultima coppa del vincitore alzata da Miloslav, ma anche l’ultimo torneo del tour maggiore vinto da un tennista con una racchetta di legno, o diciamo prevalentemente di legno. Quel grande successo di Mecir chiuse di fatto l’epopea dei telai non hi-tech, diventati dominanti già nei primi anni ’80. Il ceco restò l’unico paladino di quel tipo ormai vetusto di racchetta perché il suo fisico non era dei più forti per reggere la rigidità dei materiali tecnologici, che sottoponevano braccio e spalla a sollecitazioni superiori, ma anche perché la sua tecnica di gioco sopraffina e sensibilità della sua mano gli permettevano di reggere le devastanti accelerazioni di Lendl, Becker e tutti gli altri campioni. Sicuramente nella sua scelta radicale c’era la paura di perdere i migliori riferimenti del suo tennis, tutt’altro che potente ma estremamente preciso negli impatti e nello sfruttare la velocità della palla dell’avversario, e magari anche un pizzico di sciccosa ritrosia nel non accodarsi alla modernità dilagante. Nell’ultimo periodo della carriera la sua mitica Snauwaert era pitturata per sembrare un telaio moderno, ma in realtà mai abbandonò l’iconica Ultimate.

Nato nel ’64 e diventato Pro nell’82, Mecir affascinò da subito il panorama internazionale grazie a colpi sopraffini per tecnica e pulizia d’impatto, anche se carenti di quell’intensità e potenza che proprio i nuovi telai tecnologici, sempre più diffusi e poi divenuti ben presto dominanti, regalarono alla disciplina. Miloslav non si accodò alla rivoluzione che portò nel tennis velocità e angoli prima impossibili, continuando a giocare con quegli schemi antichi che aveva imparato nel suo paese da ragazzo, appoggiandosi alle palle dei rivali con maestria e giocando un tennis a tutto campo molto tattico, buono per tutte le superfici e molto intelligente. Rallentava e poi accelerava, passanti precisi e correva anche a rete, facendo tutto con una compostezza che appariva lenta, da “gattone” appunto. Mecir conquistò il suo primo titolo a Rotterdam nel 1985, battendo in finale Jakob Hlasek. Nel 1986, “Milo” ottenne il suo primo notevole risultato in un torneo del Grande Slam, arrivando in finale agli US Open, battuto da Ivan Lendl (6-4, 6-2, 6-0). Nel 1987 conquista il primo titolo importante della sua carriera, trionfando al Lipton Championship di Key Biscayne (sconfisse Lendl 7-5, 6-2, 7-5 in finale) prima di raggiungere la semifinale al Roland-Garros, dove Lendl si vendicò con un secco 6-3, 6-3, 7-6.

Nel 1988 fu il suo anno migliore. Nei quarti di finale di Wimbledon, Mecir fu l’unico giocatore capace di battere Mats Wilander in un torneo del Grande Slam (6-3, 6-1, 6-3). Quello straordinario successo non gli consentì di arrivare in finale ai Championships, dove non capitalizzò due set di vantaggio contro Edberg (poi vincitore del torneo, nell’anno del “Grande Slam svedese”). A settembre il ceco visse una delle più grandi soddisfazioni in carriera, conquistando la medaglia d’oro olimpica a Seul in quella che fu la prima edizione del ritorno dello sport della racchetta nella rassegna a cinque cerchi. Il momento d’oro di Mecir continuò anche all’avvio del 1989, dove raggiunse la seconda finale del Grande Slam agli Australian Open, battuto ancora da Lendl in tre set, 6-2, 6-2, 6-2 il punteggio.

Mecir si presentò a Indian Wells 1989 come uno dei possibili favoriti, ancor più per l’assenza del campione in carica, n.1 al mondo e sua “bestia nera” Ivan Lendl. Becker, prima testa di serie del torneo, fu sconfitto negli ottavi a sorpresa da Jay Berger, aprendo le porte a un nuovo campione.
Mecir giocò un grande torneo, battendo un giovanissimo Pete Sampras, la quinta testa di serie Jakob Hlasek negli ottavi e la terza testa di serie, Andre Agassi, nei quarti di finale (7-5, 6-4), e Jimmy Connors in semifinale.

In finale Miloslav trova un Noah in grande forma, capace di metterlo in grave difficoltà con la battuta, i suoi continui attacchi a rete e quel rovescio in back che saltava pochissimo, difficile da gestire col passante. Infatti nei primi due set della finale – allora si giocava al meglio dei 5 – il ceco fu surclassato dal francese, straripante al servizio (ben 14 Ace!) per il 6-3, 6-2. Mecir, sull’orlo del baratro, trova più continuità in risposta e riesce ad inchiodare maggiormente il rivale nello scambio, attaccando per non essere attaccato. La tattica funziona, il tennis di “gattone” prende vigore, mentre Noah è in difficoltà a rincorrere e cala vistosamente alla battuta. Il match si ribalta, Mecir domina il terzo set per 6-1 e vola al comando, ribaltando la partita e chiudendo anche quarto e quinto set, col il 6-3 che decide la partita.

Quel grande successo fu l’ultimo per Mecir. Problemi alla schiena sempre più profondi guastarono le sue prestazioni, forzandolo a continui stop e rientri, portandolo all’amara decisione di appendere la racchetta al chiodo a soli 26 nel 1990. La sconfitta al secondo turno di Wimbledon, ancora per mano di Edberg, fu il ultimo ballo da Pro. Chiude con 11 titoli vinti complessivamente e un best ranking di n.4 al mondo.

Chissà cosa sarebbe potuto diventare Mecir se avesse adottato un telaio più moderno. Magari sarebbe riuscito ad adattare quei colpi pulitissimi ad altre velocità e vincere molto di più, magari anche quello Slam a cui è solo arrivato vicino. Non lo sapremo mai. A noi resta la magia di un personaggio talmente fuori moda da diventare una leggenda amata e stimata da tutti i veri appassionati.

Marco Mazzoni

 


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20 commenti. Lasciane uno!

tinapica 20-03-2024 10:16

Ah la nostalgia dei bei tempi andati…
Un’idea:
perché, con tutti i soldi che ha, l’Arabia Saudita non organizza un circuito parallelo da disputarsi solo con racchette di legno ed ovale di misura ridotto?
L’attrattività del montepremi porterebbe nomi di sicuro richiamo e se poi il consenso del pubblico ne sancisse il successo in non molto tempo potrebbe anche rimpiazzare i circuiti “normali”, tornando a dare alla racchetta il ruolo di un fioretto, di un pennello cesellante, non più quello di una mazza di legno, altrimenti detta clava.
Almeno quei soldi sporchi (sempre tali restano) e, sembra (in un prossimo futuro), inevitabili, servirebbero a qualcosa di buono.
Soprattutto il rovescio ad una mano tornerebbe ad essere competitivo.

20
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Pier no guest 19-03-2024 23:39

Scritto da Giorgione

Scritto da Pier no guest

Scritto da walden
Ringrazio la redazione per questo bellissimo ricordo di Miloslav, un grande tennista ed, a suo modo, un grande intellettuale: non si “vendette” all’Occidente (che detestava, era solo funzionale alla sua professione) come Lendl, rimase fedele al suo paese, la Cecoslovacchia e poi la Slovacchia, dopo la separazione, facendone il Capitano per 24 anni, ritirandosi per ragioni di salute. Era il tennista preferito di Jean Luc Godard, Gianni Clerici e, si parva licet, dal sottoscritto.

Usò per lungo tempo una delle più belle racchette in legno e fibra mai costruite: la Snauwaert La Grande (di cui ne possiedo due esemplari) di un’eleganza clamorosa che ovviamente incordava con Babolat VS. Successivamente portó nel tour un nuovo telaio, sempre in legno, che fu l’ultimo a comparire negli Slam: la Snauwaert Ultimate, un gioiello dal costo modesto di 850.000 nel 1989,con la firma di McEnroe nonostante fosse ancora sotto contratto con Dunlop (in seguito usò a, Wimbledon una Head Prestige).
Gattone era un tennista poetico anche in questo, assolutamente irripetibile ed è un peccato che molti non l’abbiano visto far dannare la pattuglia svedese e molti altri campioni con un gioco incredibile ed una, sensibilità pari a quella di McEnroe almeno da fondo campo.
Non si poteva non amarlo.

Io in quegli anni usavo, male, una snauwaert caravelle, che tra l’altro ho ancora

Azienda legata a due giocatori in particolare, Mecir e Gerulaitis nonché al tentativo delle Ergonom (1 e 2) su progetto del grande Gibello,inventore tra l’altro dei duralift.

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Brufen (Guest) 19-03-2024 23:02

Scritto da Gaspanic
Gattone Mecir, il mio giocatore preferito di sempre. Se, per assurdo, si fosse giocato senza servizio sarebbe stato numero 1 indiscusso

Spesso, giocava senza servizio per davvero. Letteralmente.

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Brufen (Guest) 19-03-2024 23:02

Scritto da Gaspanic
Gattone Mecir, il mio giocatore preferito di sempre. Se, per assurdo, si fosse giocato senza servizio sarebbe stato numero 1 indiscusso

Spesso, giocava senza servizio per davvero. Letteralmente.

17
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Brufen (Guest) 19-03-2024 22:59

Il giocatore che forse più di chiunque altro epitomizza la transizione fra il tennis dei gesti bianchi e il gioco moderno. Cronologicamente, tennisticamente, e pure nella stessa racchetta – che era sì di legno, ma era rinforzata in grafite e presentava già la forma degli attrezzi di nuova generazione.

Curioso che in quella finale battè proprio Noah, che invece era stato l’ultimo giocatore a vincere UNO SLAM con una racchetta di legno, a Parigi nell’83 (composita e “oversize” anche la sua – per l’ultima vittoria col legno “tradizionale” a ovale piccolo bisogna tornare indietro a McEnroe US Open 81)

In ogni caso…
LONG LIVE GATTONE!

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Giorgione (Guest) 19-03-2024 21:17

Scritto da Pier no guest

Scritto da walden
Ringrazio la redazione per questo bellissimo ricordo di Miloslav, un grande tennista ed, a suo modo, un grande intellettuale: non si “vendette” all’Occidente (che detestava, era solo funzionale alla sua professione) come Lendl, rimase fedele al suo paese, la Cecoslovacchia e poi la Slovacchia, dopo la separazione, facendone il Capitano per 24 anni, ritirandosi per ragioni di salute. Era il tennista preferito di Jean Luc Godard, Gianni Clerici e, si parva licet, dal sottoscritto.

Usò per lungo tempo una delle più belle racchette in legno e fibra mai costruite: la Snauwaert La Grande (di cui ne possiedo due esemplari) di un’eleganza clamorosa che ovviamente incordava con Babolat VS. Successivamente portó nel tour un nuovo telaio, sempre in legno, che fu l’ultimo a comparire negli Slam: la Snauwaert Ultimate, un gioiello dal costo modesto di 850.000 nel 1989,con la firma di McEnroe nonostante fosse ancora sotto contratto con Dunlop (in seguito usò a, Wimbledon una Head Prestige).
Gattone era un tennista poetico anche in questo, assolutamente irripetibile ed è un peccato che molti non l’abbiano visto far dannare la pattuglia svedese e molti altri campioni con un gioco incredibile ed una, sensibilità pari a quella di McEnroe almeno da fondo campo.
Non si poteva non amarlo.

Io in quegli anni usavo, male, una snauwaert caravelle, che tra l’altro ho ancora

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Lillipuzziamo (Guest) 19-03-2024 21:09

Ma Mecir sarà stato il giocatore preferito di qualcuno, dite ?

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Pier no guest 19-03-2024 19:16

Scritto da walden
Ringrazio la redazione per questo bellissimo ricordo di Miloslav, un grande tennista ed, a suo modo, un grande intellettuale: non si “vendette” all’Occidente (che detestava, era solo funzionale alla sua professione) come Lendl, rimase fedele al suo paese, la Cecoslovacchia e poi la Slovacchia, dopo la separazione, facendone il Capitano per 24 anni, ritirandosi per ragioni di salute. Era il tennista preferito di Jean Luc Godard, Gianni Clerici e, si parva licet, dal sottoscritto.

Usò per lungo tempo una delle più belle racchette in legno e fibra mai costruite: la Snauwaert La Grande (di cui ne possiedo due esemplari) di un’eleganza clamorosa che ovviamente incordava con Babolat VS. Successivamente portó nel tour un nuovo telaio, sempre in legno, che fu l’ultimo a comparire negli Slam: la Snauwaert Ultimate, un gioiello dal costo modesto di 850.000 nel 1989,con la firma di McEnroe nonostante fosse ancora sotto contratto con Dunlop (in seguito usò a, Wimbledon una Head Prestige).
Gattone era un tennista poetico anche in questo, assolutamente irripetibile ed è un peccato che molti non l’abbiano visto far dannare la pattuglia svedese e molti altri campioni con un gioco incredibile ed una, sensibilità pari a quella di McEnroe almeno da fondo campo.
Non si poteva non amarlo.

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+1: walden, Matte
Gaspanic (Guest) 19-03-2024 19:08

Gattone Mecir, il mio giocatore preferito di sempre. Se, per assurdo, si fosse giocato senza servizio sarebbe stato numero 1 indiscusso

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etberit (Guest) 19-03-2024 18:22

Scritto da walden
Ringrazio la redazione per questo bellissimo ricordo di Miloslav, un grande tennista ed, a suo modo, un grande intellettuale: non si “vendette” all’Occidente (che detestava, era solo funzionale alla sua professione) come Lendl, rimase fedele al suo paese, la Cecoslovacchia e poi la Slovacchia, dopo la separazione, facendone il Capitano per 24 anni, ritirandosi per ragioni di salute. Era il tennista preferito di Jean Luc Godard, Gianni Clerici e, si parva licet, dal sottoscritto.

… due sottoscritti… quoto in toto!

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Carlo Magno (Guest) 19-03-2024 18:19

Grandissimo il gattone!

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Don Budge fathers (Guest) 19-03-2024 18:10

Il gattone…che ricordi ,con quei tocchi felpati e vellutati….grande genio e talento…

9
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brizz 19-03-2024 18:09

Ricordo le telecronache di lea pericoli su tmc, era estasiata dal gioco di milo

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+1: tinapica
Giuliano da Viareggio (Guest) 19-03-2024 17:35

UN GRANDISSIMO IDOLO PER ME!!!!

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Markux (Guest) 19-03-2024 17:11

Più che per le vittorie, al pari di Marcelo Rios, verrà ricordato per non avere mai vinto uno Slam, questa è la triste storia del Gattone.

6
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-1: Adrianooo, Matte
Gigi53 (Guest) 19-03-2024 16:58

La sua arte consisteva nel giocare spesso in contropiede era talmente bravo che ci riusciva spesso,anche per me è stato uno dei miei preferiti

5
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walden 19-03-2024 16:21

Ringrazio la redazione per questo bellissimo ricordo di Miloslav, un grande tennista ed, a suo modo, un grande intellettuale: non si “vendette” all’Occidente (che detestava, era solo funzionale alla sua professione) come Lendl, rimase fedele al suo paese, la Cecoslovacchia e poi la Slovacchia, dopo la separazione, facendone il Capitano per 24 anni, ritirandosi per ragioni di salute. Era il tennista preferito di Jean Luc Godard, Gianni Clerici e, si parva licet, dal sottoscritto.

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+1: espertodipallacorda
zedarioz 19-03-2024 16:20

@ Morotep (#3968893)

Ricordo alcune partite in cui era costretto a battere da sotto eppure se la giocava lo stesso. Una roba inimmaginabile nel tennis moderno (maschile, nel femminile lo abbiamo visto con la Errani nelle giornate peggiori)

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zedarioz 19-03-2024 16:19

Prima di Sinner, il tennista per cui ho tifato di più e con più calore.
Proprio perchè era unico, diverso. Un vero artista perchè non solo aveva un tocco magico, ma delle geometrie di gioco incredibili con cui dipingeva tennis. Peccato davvero che sia durato pochissimo.

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Morotep (Guest) 19-03-2024 16:15

Mio giocatore preferito dell’epoca (e forse di sempre). Uno che giocava un tennis tutto suo di grandissimo tocco e raffinatezza ma anche con colpi potenti e con angoli incredibili… Uno dei migliori rovesci a due mani di sempre (spesso gli avversari partivano in ritardo perché non capivano dove sarebbe andata la palla).
Non a caso era adorato dal grande Gianni Clerici.
Unico punto debole: il servizio (forse a causa di una schiena fragile).
Chissà cosa avrebbe potuto fare se non fosse stato costretto a ritirarsi a soli 26 anni…

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