La flessibilità cognitiva, il tennis e le Olimpiadi Copertina, Generica

La flessibilità cognitiva, il tennis e le Olimpiadi

29/07/2021 10:58 33 commenti
Flavia Pennetta nella foto
Flavia Pennetta nella foto

Quando assistiamo a un match di tennis e facciamo il tifo per uno dei nostri beniamini, può capitare di domandarsi, forse con una certa ingenuità, come mai, a un certo punto della partita, il giocatore non si accorga che sia giunto il momento di variare il proprio gioco perchè in balia dell’avversario.
Quello che invece capita spesso di osservare, è l’utilizzo incessante di schemi tattici ripetitivi o colpi “monocorde” che difficilmente cambiano l’andamento di un match.
Ma allora come mai qualcosa che sembra così semplice e osservabile dall’esterno, risulta così complicato da mettere in atto quando si agisce in prima persona?

Per capirlo è necessario approfondire uno degli aspetti centrali delle funzioni esecutive, la flessibilità cognitiva.
Come ho indicato in un articolo precedente, le funzioni esecutive rappresentano quei processi mentali in grado di produrre una risposta adattiva funzionale di fronte a condizioni ambientali nuove e impegnative, cioè in situazioni e compiti in cui comportamenti e abilità di routine non sono più sufficienti per ottenere un successo.

In particolare, la flessibilità cognitiva può essere definita come la capacità di adattare un comportamento o un modo di pensare a situazioni nuove o inaspettate, cosi da agire in modo più adeguato e adatto alle situazioni che l’ambiente ci porta a fronteggiare.

I buoni osservatori e i più esperti della racchetta, si saranno sicuramente resi conto che esistono nel circuito giocatori più bravi di altri in questo tipo di abilità.
Tuttavia, confrontare stili di gioco diversi, come quello tra Camila Giorgi e quello che mostrava Roberta Vinci, o tra l’esplosività di Sinner e l’estro di Musetti, non è sufficiente per capire come la flessibilità cognitiva influenzi le abilità di problem solving di un giocatore.
Essere cognitivamente flessibili non si traduce necessariamente nell’avere una grande varietà di colpi, ma piuttosto consiste nell’ accorgersi della necessità di applicare e mettere in atto una variazione del proprio gioco al fine di aumentarne l’efficacia.
Se è vero che ci sono giocatori più accorti di altri nel riconoscere il momento adatto per imprimere un cambio tattico o strategico al proprio gioco, perchè risulta cosi complicato sviluppare queste capacità attraverso l’allenamento?
Nel tempo sono stati elaborati programmi specifici nel tentativo di migliorare queste abilità, ma i risultati ottenuti sono ancora occasione di forte dibattito, vista anche la difficoltà nel misurarne la reale efficacia.
Per farla breve, la pillola magica sembra non sia stata ancora inventata.
Se da una parte non si può o risulta difficile intervenire direttamente sullo sviluppo della flessibilità cognitiva nel singolo individuo, dall’altra parte agire direttamente su alcuni elementi dell’ambiente che circondano un giocatore potrebbe portare a risultati ben più interessanti.
Se a qualcuno è capitato di vivere all’estero, si sarà accorto che alcuni comportamenti o modi di fare che risultavano immodificabili in un determinato paese o nazione, diventavano molto più semplici da mettere in atto nella nuova località. Mi viene da pensare all’utilizzo della propria automobile quando si vive nella propria città, e alla semplicità di utilizzare mezzi pubblici quando si vive all’estero. Oppure la tendenza a mangiare sempre nello stesso ristorante, e quella di sperimentare pietanze nuove quando ci si trova in vacanza lontani da casa.

In situazioni di contesto nuove, infatti, riconoscere uno schema di riferimento pre-esistente da applicare risulta meno accessibile al nostro sistema cognitivo e questo ci rende più aperti alla sperimentazione di nuove soluzioni. Ecco perchè risulta più semplice assaggiare un piatto esotico quando siamo in vacanza, o evitare di noleggiare un auto per affidarci ai mezzi pubblici se ci troviamo a vivere in un’altra città per qualche tempo.
In generale, i comportamenti routinari vengono messi in atto perchè danno sicurezza e ci fanno consumare meno risorse cognitive, e il nostro cervello è un organo che predilige il risparmio energetico, anche se all’interno di una performance sportiva ciò potrebbe limitarne le probabilità di successo finale.
Se trasferiamo queste riflessioni in un campo da tennis, possiamo quindi comprendere come non sia facile riconoscere e mettere in atto un cambiamento del proprio gioco all’interno di un match o di una competizione. Per essere in grado di farlo, un giocatore dovrebbe avere, oltre alla consapevolezza della necessità di dover cambiare qualcosa, anche la capacità di inibire un comportamento routinario per uno nuovo e poco conosciuto, l’accettazione del rischio di poter peggiorare la situazione, e naturalmente un grande dispendio di risorse cognitive. Se non siete persone impulsive, provate a pensare a quelle volte in cui avete percepito la necessità di dover cambiare qualcosa nella vostra vita, magari un lavoro o una relazione, salvo poi ritrovarvi impantanati nella stessa quotidianità per paura di modificare il vostro equilibrio. Se vi è capitato qualcosa di simile, allora capirete bene quello di cui parliamo.
Tuttavia, per i grandi campioni fare scelte importanti fuori o dentro sembra quasi una sfida stimolante. Ma perché solo alcuni ci riescono? È probabile che questo tipo di giocatori o giocatrici abbia sperimentato e ricevuto rinforzi positivi dai cambiamenti, e la valutazione del rischio non abbia avuto un impatto eccessivamente negativo nelle loro scelte. Ed è probabile che abbiano fatto esperienza, nel corso della loro carriera, che la modifica del proprio contesto ambientale, che nel tennis può coincidere con un cambio di allenatore o di accademia, un trasferimento in una nuova città o nazione, come accadde ad esempio a Flavia Pennetta, abbia rappresentato per loro l’unica strada percorribile per migliorare il loro gioco in un dato momento.
Potrebbero aver compreso, facendone tesoro, che a volte è necessario rischiare di sbagliare una scelta per diventare giocatori di maggior successo.
In conclusione, se il cambio di contesto assume una tale rilevanza, verrebbe da chiedersi se anche la partecipazione a un evento eccezionale, come ad esempio un Olimpiade, possa configurarsi, inaspettatamente, come l’elemento in grado di rendere la mente di un giocatore o una giocatrice più aperta e disponibile alla sperimentazione di nuove e più efficaci soluzioni, facendo in modo che le esperienze e le informazioni acquisite vengano poi assimilate e incorporate all’interno degli schemi già in possesso, aumentandone conseguentemente le capacità di problem solving. Forse Tokyo 2020 potrà fornirci qualche risposta.


Dott. Marco Caocci
Psicologo


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33 commenti. Lasciane uno!

Dott.Caocci (Guest) 30-07-2021 11:10

@ pablox (#2886970)

Caro pablox, hai colto alcuni aspetti interessanti che vale la pena approfondire. È vero che in alcuni luoghi è complicato trovare le proprie pietanze (una persona rigida potrebbe evitare di visitarli anche per questo motivo), tuttavia la spinta dell’ambiente fa comunque la differenza nella probabilità di sperimentare con successo una nuova esperienza. Dal punto di vista cognitivo non è così banale come dici, perché in realtà la maggior parte degli studi si focalizzano sull’idea di poter rendere una persona maggiormente flessibile cognitivamente attraverso l’esercizio, non considerando l’influenza che ha il contesto nell’attivare un processo di cambiamento. Se vuoi approfondire ti consiglio di cercare Sabine Doebel su Ted (lo trovi anche su YouTube), che descrive molto bene questi aspetti. È anche vero che ognuno di noi ha una flessibilità cognitiva diversa, e quello che per te può essere un punto di forza, per altri può essere una difficoltà che tuttavia, in ambito sportivo, spesso non non viene nemmeno considerata. Per te la sperimentazione può essere connessa a vissuti ed emozioni positive, per altri può rappresentare una minaccia; quello che può essere utile è riflettere, magari con l’aiuto di qualcuno, sulle proprie abilità di problem solving e chiedersi se stiamo offrendo la miglior versione di noi stessi, o se stiamo agendo guidati da una paura. Sul risparmio energetico del cervello si è scritto tanto, le euristiche di pensiero servono proprio a quello. Grazie per il tuo contributo, un saluto

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pablox 30-07-2021 06:47

Articolo interessante, anche se alcuni esempi sono banali e non significativi: All’estero posso mangiare piatti esotici per la semplice ragione che se mi trovo in Giappone o ini INdia, di certo non posso ordinare la pasta… in realtà neanche in Irlanda. PErsonalmente sono una persona a cui piace sperimentare (culiariamente parlando) anche quando sto “a casa mia”, quindi forse non sono un soggetto ideale per una media statistica, NOn sono sicuro che “il risparmio energetico” sia una motivazione del nostro cervello. Vero è che per le persone, pensare in modo diverso, ad esempio cambiare idea su una data cosa,o cambiare abitudini, è piuttosto difficile. Ad esempio molte persone guardano sempre una data rete televisiva, oppure ascoltano una certa radio, oppure non cambiano mai squadra del cuore neppure quando retrocedono per scandali. Grazie del contributo in ogni caso

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Octagon 29-07-2021 22:24

@ Dott.Caocci (#2886485)

Grazie per la risposta dottore.

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Dott.Caocci (Guest) 29-07-2021 21:24

Scritto da Nicki
Ho letto fiducioso nella speranza di trovare alla fine una qualsiasi tesi, pur empirica!!! Ahimè…mi ha stuzzicato e poi lasciato a bocca asciutta…

Gentile Nicki, grazie per il tuo feedback. L’intento dell’articolo è quello di stimolare una riflessione tra gli utenti del forum, che approfitto e ringrazio per gli spunti offerti. Per approfondire empíricamente bisognerebbe analizzare i singoli casi nello specifico, per questo mi sono limitato a fornire degli spunti su cui ognuno potesse fare le proprie valutazioni. Saluti

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Rob (Guest) 29-07-2021 20:13

@ bin (#2886270)

Vero. Ma pensiamo ai big 3. Chi ha maggiormente questa capacità ? Io non avrei dubbi nel dire djokovic. A parliamo di 3 super atleti dalla tecnica differente ma perfetta.

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Dott.Caocci (Guest) 29-07-2021 19:42

@ Octagon (#2886353)

Lo stato di tensione di cui parli potrebbe incidere negativamente proprio sulla capacità di esprimere appieno le potenzialità della giocatrice. È probabile che inizialmente il contesto “diverso dell’Olimpiade” abbia permesso una maggiore padronanza del proprio gioco e maggiore sperimentazione, mentre con il proseguo del gioco i vecchi schemi possono aver ripreso il sopravvento. Sulla Errani il discorso meriterebbe un capitolo a parte. È probabile che diversi allenatori abbiano tentato di modificare il movimento del servizio per renderlo più efficace, senza successo. In situazioni di tensione emotiva, potrebbe accadere che i diversi schemi non automatizzati concorrano tra loro senza che uno abbia il sopravvento, mandando in crisi il sistema esecutivo centrale. Se non ricordo male in un match si bloccò e fu costretta a servire da sotto.

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Hair49 (Guest) 29-07-2021 16:59

Sono preoccupato per il sito, mi chiedo ma quando si ritirerà Giorgi di cosa si scriverà? Tutte le occasioni sono buone per reiterare e reiterare le stesse cose su Giorgi, dire considerazioni mi sembra eccessivo, piuttosto pu….te, non c’è argomento dove non si parli di Giorgi, anacronistico

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Octagon 29-07-2021 16:11

Mi pare che molti utenti non abbiano capito il senso dell’articolo dello psicologo, dimostrando, appunto, poca “flessibilità cognitiva”.

E’ ovvio che l’articolo non fa riferimento alla completezza o meno del bagaglio tecnico tennistico, né alle tattiche di gioco, cose palesemente non di competenza della psicologia, ma piuttosto si focalizza sulla modalità di reazione, emotiva e razionale, a situazioni di tensione, la capacità o meno di “risolvere un problema”, ma sempre e comunque con gli strumenti, la tecnica e l’acume tattico, che si hanno a disposizione.

Si parla dello spirito con cui si gioca, dell’atteggiamento che si prende, della voglia o meno di ribaltare una situazione, cose che si riflettono ad esempio nel cosiddetto body language.

La capacità o meno di modificare lo stile di gioco può anche rientrare in questo quadro, ma è secondario, anzi spesso la mossa vincente è proprio avere una enorme fiducia in se stessi e continuare senza tentennamenti a fare quello che meglio si sa fare anche se all’inizio non funziona.

Il tema affrontato dall’articolo è sicuramente applicabile a tanti, se non tutti, i tennisti, un esempio eclatante è forse il diverso atteggiamento che ha Fognini nelle competizioni in nazionale rispetto a quelle individuali, il blocco emotivo che ha condizionato per tanto tempo il servizio della Errani (è sempre stato deficitario tecnicamente, ma per un certo tempo, che sembra superato, proprio si vedeva l’angoscia nel doverlo eseguire), e se vogliamo restare a chi più suscita contrastanti interessi, al modo con cui la Giorgi a volte entra in campo (come ieri), con la tensione che sopraffà la concentrazione.

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wild (Guest) 29-07-2021 15:41

@ tommaso (#2886218)

tutti i top1000 sanno giocare a tennis
il problema è decidere e farlo in millesimi di secondo
Goffin dopo la pandemia aveva detto che ritornare a vedere la palla correre a 180-200 km all’ora dopo mesi non era poi così immediato

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wild (Guest) 29-07-2021 15:35

@ Nicola (#2886219)

Giorgi e Fognini i più protetti e osannati da giornalisti e signori vari, inconcepibile, ricordate che amavate anche GQ, stessa pasta dei 2 sopra, stessa volatilità …..

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Dott.Caocci (Guest) 29-07-2021 15:23

@ Livio (#2886211)

Caro Livio, si è parlato di cervello come organo in riferimento al consumo di risorse. Mente e cervello sono parole che vengono utilizzate per esprimere concetti diversi, non come sinonimi.
Son d’accordo con te sul fatto che gli atleti o le atlete debbano sconfiggere i loro demoni, e che la mente venga spesso sottovalutata nella loro formazione , soprattutto in giovane età. Le recenti esternazioni della Osaka ne sono un esempio Magari ci riflettiamo in un altro articolo 🙂

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sander (Guest) 29-07-2021 14:57

Scritto da bin

Scritto da Diego
La cosiddetta flessibilità cognitiva è utile per un top300-400 nell’arrivare a posizioni di best ranking a ridosso della 100 o oltre, ai top 50 di salire a ridosso della top 10, ma lo scarto definitivo tra le due categorie è il bagaglio tecnico, senza quello nei migliori 10 non ci arrivi neanche se sei Einstein.

esatto.
puoi avere tutta la consapevolezza cognitiva del mondo e sapere esattamente cosa fare in dato momento per poter ma vincere, ma….accidenti, non puoi farlo perchè non è nelle tue possibilità tecniche…

Questo è chiaro ma il significato è che è un elemento imprescindibile a qualsiasi livello si è. Un po’ come quando si è in cucina, bisogna sapere usare i giusti ingredienti per fare un buon piatto

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bin (Guest) 29-07-2021 14:47

Scritto da Diego
La cosiddetta flessibilità cognitiva è utile per un top300-400 nell’arrivare a posizioni di best ranking a ridosso della 100 o oltre, ai top 50 di salire a ridosso della top 10, ma lo scarto definitivo tra le due categorie è il bagaglio tecnico, senza quello nei migliori 10 non ci arrivi neanche se sei Einstein.

esatto.
puoi avere tutta la consapevolezza cognitiva del mondo e sapere esattamente cosa fare in dato momento per poter ma vincere, ma….accidenti, non puoi farlo perchè non è nelle tue possibilità tecniche…

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Annie (Guest) 29-07-2021 14:09

@ Octagon (#2886145)

Condivido in pieno il giudizio su Camila, che più di una volta ha recuperato il set anche sotto 1 a 5. Quanto a Svitolina, è vero che il suo gioco, più che adattabile, è attendista e l’ha sempre lasciata “fra color che son sospese” senza particolare risalto nel bene o nel male, brava ma senza entusiasmare..infatti oggi ha perso con una giocatrice più decisa e più coraggiosa.

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Nicola (Guest) 29-07-2021 13:54

@ tommaso (#2886153
Cari tommaso è soci é inutile discutere con voi, perché innamorati come siete della Giorgi avete le fette di prociutto davanti agli occhi, oggi la Svitolina le ha prese di brutto contro chi ha saputo giostrare l’incontro.Saluti.

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tommaso (Guest) 29-07-2021 13:52

Scritto da cataflic

Scritto da Mattia

Scritto da cataflic
Qualsiasi tennista è più forte man mano che progredisce nell’età, semplicemente perchè la mole di partite ed esperienze accumulate gli forniscono elementi per sapere quando effettuare le scelte.
Nel tennis però esistono degli equilibri dinamici che sono incanalati in giovane età e che formano l’ossatura tecnica del giocatore.
Si forma una impalcatura che descrive il giocatore per quello che è e dopo saranno possibili solo miglioramenti tecnici limitati.
Un Opelka, anche capendo che un dropshot sarebbe efficace, prima di avere una padronanza tecnica sufficiente a rendere quel colpo migliore in senso assoluta dell’ennesima catenata incrociata, ci si dovrebbe allenare per mesi e mesi, probabilmente togliendo tempo dedicato ed efficacia a qualcun altro dei suoi colpi e tornerebbe da capo.
Per questo i giocatori dopo i primi anni di assestamento, trovano un equilibrio e da lì si spostano poco, magari risultando inerti davanti a scelte tattiche che dall’esterno sembrerebbero banalmente vincenti.
Le variazioni le sanno fare i giocatori più completi che sapendo fare un po’ di tutto, hanno la capacità di accelerare, rallentare, giocare più al centro, più angolato, usare più spin o meno, venire a rete…etcetcetc
Questi di solito infatti, popolano la top10.

questo sapere far un pò di tutto.. è per pochi..
quando giochi, pensi “a fare bene il tuo”, cioè quello che sai fare, quello che ti riesce meglio del resto.. il resto.. non è il tuo, ti viene male, i colpi ti vengono male..

Infatti quando si seguono dei giocatori, spesso non ci si rende conto che cercano solo di fare bene quello che sanno fare, perchè sanno che facendo così hanno una alta probabilità di portare a casa match, almeno fino ad un certo livello degli avversari, poi a volte va bene, altre trovano qualcuno che sa come disinnescarli o semplicemente ha a sua volta un gioco in grado di disinnescarli e buonasera.
I “problemi” più grossi sono quando uno è efficace magari fino al 120o posto, ma avrebbe potenzialità per fare qualche stagione tra i top50 e deve cambiare qualcosa di incisivo…lì ci vogliono tanta voglia, coraggio e un coach coi controcaspi!

Siamo anche pieni di esempi di supercampioni che hanno QUELLA bestia nera, o QUEL TIPO di guiocatore.

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tommaso (Guest) 29-07-2021 13:50

Scritto da Peps26
Gli italiani del doppio misto esclusi perchè non si sono iscritti in tempo è la prova oggettiva e plastica dello squallore etico-sportivo-morare dei tennisti italiani, della federazione che li rappresenta ed anche deigli appassionati che han visto passare la cosa con una certa indifferenza! Per una medaglia da regalare al suo paese NOLE gioca anche il DOPPIO MISTO i nostri sono a casa o a Montecarlo a rimirarsi l’OMBELICO! Una piccola eccezzione la farei per i soliti Fogna e Camila che un po’ di cuore ce l’hanno messo!

Falso: si sono iscritti per tempo ma non avevano il ranking per entrare. Puoi rimangiarti tutto il guano che hai vomitano sullo squallore etico-sportivo-morare dei tennisti italiani

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+1: Vivino
tommaso (Guest) 29-07-2021 13:49

Scritto da blink
se flessibilità cognitiva= saper variare tattica di gioco allora Giorgi= nodo cognitivo

Tutti voi che dite “Camila Giorgi non varia tattica di gioco” mi sapete dire chi lo fa?

E attenzione: non si parla di variare il gioco (cioè palla corta, pallonetto, diagonale del rovescio, ecc), il discorso qui è molto più ampio e si parla di tattica a medio termine.

Per esempio, la SABR di Federer, non una palla corta ogni 10 scambi di XXX

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Livio (Guest) 29-07-2021 13:49

Tocca leggere che il cervello è un organo…ohibó. Duecento anni di psicoanalisi non hanno insegnato niente. Il cervello è coscienza e inconscio, desideri e paure. E molto spesso gli atleti devono sconfiggere i loro fantasmi interni prima che gli avversari.

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massimo519 (Guest) 29-07-2021 13:47

Penso che la Svitolina dovrebbe leggere questo articolo se vuole vincere uno slam, purtroppo ha perso malamente un’occasione d’oro per l’alloro olimpico

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Nicki (Guest) 29-07-2021 13:21

Ho letto fiducioso nella speranza di trovare alla fine una qualsiasi tesi, pur empirica!!! Ahimè…mi ha stuzzicato e poi lasciato a bocca asciutta…

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sander (Guest) 29-07-2021 13:15

Ci sono due aspetti fondamentali che bloccano l’atleta nel variare i propri comportamenti, le abitudini e la zona confort. Il cambiare il certo per l’incerto. Se in allenamento non faccio sedute intense con match di prova che esprimono continue variazioni del mio gioco non posso prendere che in partita, in situazioni di maggior stress, possa fare qualcosa di cui non sono abituato. Altro aspetto fondamentale è lo stato della personalità dell’atleta. Se ho un’anima aperta e una mente equilibrata, priva di ferite è molto più facile cambiare le proprie zone confort. Quando ci sono situazioni di ferite pregresse e conseguenti subpersonalita’ limitanti insinuatesi per “autoproteggersi” diventa tutto più difficile. Questo aspetto nel tennis non credo che sia sufficientemente trattato ma è fondamentale. Basilare soprattutto per i ragazzi che subentrano nel professionismo e in breve tempo hanno un cambio di vita a volte troppo repentino. In quel caso c’è il rischio di difendersi e scalare in subpersonalita’ che limitano e a volte bloccano la crescita tennistica.

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Peps26 29-07-2021 12:59

Gli italiani del doppio misto esclusi perchè non si sono iscritti in tempo è la prova oggettiva e plastica dello squallore etico-sportivo-morare dei tennisti italiani, della federazione che li rappresenta ed anche deigli appassionati che han visto passare la cosa con una certa indifferenza! Per una medaglia da regalare al suo paese NOLE gioca anche il DOPPIO MISTO i nostri sono a casa o a Montecarlo a rimirarsi l’OMBELICO! Una piccola eccezzione la farei per i soliti Fogna e Camila che un po’ di cuore ce l’hanno messo!

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cataflic (Guest) 29-07-2021 12:53

Scritto da Mattia

Scritto da cataflic
Qualsiasi tennista è più forte man mano che progredisce nell’età, semplicemente perchè la mole di partite ed esperienze accumulate gli forniscono elementi per sapere quando effettuare le scelte.
Nel tennis però esistono degli equilibri dinamici che sono incanalati in giovane età e che formano l’ossatura tecnica del giocatore.
Si forma una impalcatura che descrive il giocatore per quello che è e dopo saranno possibili solo miglioramenti tecnici limitati.
Un Opelka, anche capendo che un dropshot sarebbe efficace, prima di avere una padronanza tecnica sufficiente a rendere quel colpo migliore in senso assoluta dell’ennesima catenata incrociata, ci si dovrebbe allenare per mesi e mesi, probabilmente togliendo tempo dedicato ed efficacia a qualcun altro dei suoi colpi e tornerebbe da capo.
Per questo i giocatori dopo i primi anni di assestamento, trovano un equilibrio e da lì si spostano poco, magari risultando inerti davanti a scelte tattiche che dall’esterno sembrerebbero banalmente vincenti.
Le variazioni le sanno fare i giocatori più completi che sapendo fare un po’ di tutto, hanno la capacità di accelerare, rallentare, giocare più al centro, più angolato, usare più spin o meno, venire a rete…etcetcetc
Questi di solito infatti, popolano la top10.

questo sapere far un pò di tutto.. è per pochi..
quando giochi, pensi “a fare bene il tuo”, cioè quello che sai fare, quello che ti riesce meglio del resto.. il resto.. non è il tuo, ti viene male, i colpi ti vengono male..

Infatti quando si seguono dei giocatori, spesso non ci si rende conto che cercano solo di fare bene quello che sanno fare, perchè sanno che facendo così hanno una alta probabilità di portare a casa match, almeno fino ad un certo livello degli avversari, poi a volte va bene, altre trovano qualcuno che sa come disinnescarli o semplicemente ha a sua volta un gioco in grado di disinnescarli e buonasera.
I “problemi” più grossi sono quando uno è efficace magari fino al 120o posto, ma avrebbe potenzialità per fare qualche stagione tra i top50 e deve cambiare qualcosa di incisivo…lì ci vogliono tanta voglia, coraggio e un coach coi controcaspi!

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Lina (Guest) 29-07-2021 12:39

Scritto da cataflic
Qualsiasi tennista è più forte man mano che progredisce nell’età, semplicemente perchè la mole di partite ed esperienze accumulate gli forniscono elementi per sapere quando effettuare le scelte.
Nel tennis però esistono degli equilibri dinamici che sono incanalati in giovane età e che formano l’ossatura tecnica del giocatore.
Si forma una impalcatura che descrive il giocatore per quello che è e dopo saranno possibili solo miglioramenti tecnici limitati.
Un Opelka, anche capendo che un dropshot sarebbe efficace, prima di avere una padronanza tecnica sufficiente a rendere quel colpo migliore in senso assoluta dell’ennesima catenata incrociata, ci si dovrebbe allenare per mesi e mesi, probabilmente togliendo tempo dedicato ed efficacia a qualcun altro dei suoi colpi e tornerebbe da capo.
Per questo i giocatori dopo i primi anni di assestamento, trovano un equilibrio e da lì si spostano poco, magari risultando inerti davanti a scelte tattiche che dall’esterno sembrerebbero banalmente vincenti.
Le variazioni le sanno fare i giocatori più completi che sapendo fare un po’ di tutto, hanno la capacità di accelerare, rallentare, giocare più al centro, più angolato, usare più spin o meno, venire a rete…etcetcetc
Questi di solito infatti, popolano la top10.

Cioè tradotto Rafael Nadal

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blink (Guest) 29-07-2021 12:15

se flessibilità cognitiva= saper variare tattica di gioco allora Giorgi= nodo cognitivo

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tommaso (Guest) 29-07-2021 12:12

Scritto da Nicola
Ottima analisi,che calza a pennello per esempio con la Giorgi incapace di adattarsi agli avversari, di variare il gioco quando e’ in giornata no come contro la Svitolina che invece ha saputo adattarsi al gioco della sua avversaria.

O con la Errani, incapace di modificare il suo gioco “di fino” quando servirebbe giocare piatto su superfici veloci.

Come vedi, vale per tutte. Certo un articolo di un’ottantina di righe è un po’ lungo da leggere.

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Octagon 29-07-2021 11:59

Scritto da Nicola
Ottima analisi,che calza a pennello per esempio con la Giorgi incapace di adattarsi agli avversari, di variare il gioco quando e’ in giornata no come contro la Svitolina che invece ha saputo adattarsi al gioco della sua avversaria.

Osservazione superficiale e preconcetta.

Partita Giorgi-Sabalenka ad Eastbourne: la Giorgi riesce, a fatica ed a sorpresa, a vincere il primo set, ma nel secondo subisce un pesantissimo 0 a 6. Al terzo sembra partita chiusa, ormai è crollata, non sembra nemmeno al meglio fisicamente. Invece riesce ad riadattare sorprendentemente il proprio gioco, sfrutta a puntino i (pochi) punti deboli della potente avversaria, e vince una partita che sembrava strapersa.

Come la mettiamo?

Perfino ieri, pur sconfitta, rivediamo l’andamento del match: subito sotto 0-4, riesce a riprendere il bandolo della matassa, corregge almeno in parte il proprio modo di stare in campo, e si riporta fino al 5-4. Poi non è bastato, e la stessa cosa è successa nel secondo e decisivo set, ma è evidente che la capacità di adattamento c’è, eccome, se no sarebbe finita con un doppio bagel.

Qualche volta è sufficiente a vincere l’incontro ed altre no, è nella logica delle cose.

Che poi ieri Svitolina si sia “adattata” al gioco della Giorgi fa abbastanza ridere, Svitolina ha sempre giocato così, è il suo modo ed anche la sua forza, quello che le dà una grandissima continuità di risultati pur senza dare mai la sensazione della prestazione eccezionale.

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Diego (Guest) 29-07-2021 11:56

La cosiddetta flessibilità cognitiva è utile per un top300-400 nell’arrivare a posizioni di best ranking a ridosso della 100 o oltre, ai top 50 di salire a ridosso della top 10, ma lo scarto definitivo tra le due categorie è il bagaglio tecnico, senza quello nei migliori 10 non ci arrivi neanche se sei Einstein.

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Mattia (Guest) 29-07-2021 11:51

Scritto da cataflic
Qualsiasi tennista è più forte man mano che progredisce nell’età, semplicemente perchè la mole di partite ed esperienze accumulate gli forniscono elementi per sapere quando effettuare le scelte.
Nel tennis però esistono degli equilibri dinamici che sono incanalati in giovane età e che formano l’ossatura tecnica del giocatore.
Si forma una impalcatura che descrive il giocatore per quello che è e dopo saranno possibili solo miglioramenti tecnici limitati.
Un Opelka, anche capendo che un dropshot sarebbe efficace, prima di avere una padronanza tecnica sufficiente a rendere quel colpo migliore in senso assoluta dell’ennesima catenata incrociata, ci si dovrebbe allenare per mesi e mesi, probabilmente togliendo tempo dedicato ed efficacia a qualcun altro dei suoi colpi e tornerebbe da capo.
Per questo i giocatori dopo i primi anni di assestamento, trovano un equilibrio e da lì si spostano poco, magari risultando inerti davanti a scelte tattiche che dall’esterno sembrerebbero banalmente vincenti.
Le variazioni le sanno fare i giocatori più completi che sapendo fare un po’ di tutto, hanno la capacità di accelerare, rallentare, giocare più al centro, più angolato, usare più spin o meno, venire a rete…etcetcetc
Questi di solito infatti, popolano la top10.

questo sapere far un pò di tutto.. è per pochi..
quando giochi, pensi “a fare bene il tuo”, cioè quello che sai fare, quello che ti riesce meglio del resto.. il resto.. non è il tuo, ti viene male, i colpi ti vengono male..

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cataflic (Guest) 29-07-2021 11:28

Qualsiasi tennista è più forte man mano che progredisce nell’età, semplicemente perchè la mole di partite ed esperienze accumulate gli forniscono elementi per sapere quando effettuare le scelte.
Nel tennis però esistono degli equilibri dinamici che sono incanalati in giovane età e che formano l’ossatura tecnica del giocatore.
Si forma una impalcatura che descrive il giocatore per quello che è e dopo saranno possibili solo miglioramenti tecnici limitati.

Un Opelka, anche capendo che un dropshot sarebbe efficace, prima di avere una padronanza tecnica sufficiente a rendere quel colpo migliore in senso assoluta dell’ennesima catenata incrociata, ci si dovrebbe allenare per mesi e mesi, probabilmente togliendo tempo dedicato ed efficacia a qualcun altro dei suoi colpi e tornerebbe da capo.
Per questo i giocatori dopo i primi anni di assestamento, trovano un equilibrio e da lì si spostano poco, magari risultando inerti davanti a scelte tattiche che dall’esterno sembrerebbero banalmente vincenti.
Le variazioni le sanno fare i giocatori più completi che sapendo fare un po’ di tutto, hanno la capacità di accelerare, rallentare, giocare più al centro, più angolato, usare più spin o meno, venire a rete…etcetcetc
Questi di solito infatti, popolano la top10.

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Nicola (Guest) 29-07-2021 11:26

Ottima analisi,che calza a pennello per esempio con la Giorgi incapace di adattarsi agli avversari, di variare il gioco quando e’ in giornata no come contro la Svitolina che invece ha saputo adattarsi al gioco della sua avversaria.

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tommaso (Guest) 29-07-2021 11:20

Articolo sicuramente interessante, ma temo comunque che alla prossima sconfitta di X sarà pieno di commenti “non ha il piano B, perché non si ritira, deve cambiare allenatore”

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