Un libro che ripercorre vita e carriera del romano Copertina, Generica

“C’era una volta il (mio) tennis”. Recensione del libro di Claudio Pistolesi

18/12/2023 08:00 28 commenti
Claudio Pistolesi
Claudio Pistolesi

La recensione del libro di Claudio Pistolesi, “C’era una volta il (mio) tennis. Storie e incontri del mio lungo viaggio da giocatore e da coach nello sport più bello del mondo”, Gremese Editore, 2023, 158 pp. (prefazione di Adriano Panatta)

di Paolo Silvestri

Chi conosce ed ama il mondo del tennis non può non conoscere Claudio Pistolesi, da decenni sulla breccia in quasi tutte le vesti possibili che offre questo sport. Innanzitutto, almeno cronologicamente, come giocatore: campione del mondo Junior nel 1985, parte con il piede giusto fra i pro, vincendo due anni dopo il torneo ATP di Bari e raggiungendo il numero 71 delle classifiche (suo best ranking). Poi, pur mantenendosi su più che buoni livelli per almeno un decennio, ha parzialmente deluso le grandi aspettative che lo accompagnavano, nonostante molti acuti e scalpi eccellenti che rivelano le sue indubbie qualità, come la vittoria su Wilander nell’edizione 1988 di Montecarlo, seguita con trepidazione dalla Rai, che addirittura pospose di dieci minuti l’inizio del Telegiornale per trasmettere in diretta la fine del match.

Prima ancora di raggiungere la fatidica soglia dei trent’anni, che a quei tempi coincideva grossomodo con il pensionamento tennistico, decise -o forse, come ci racconta nel libro, la vita decise per lui- di intreprendere la carriera di coach, poi vissuta con una dedizione ed una passione encomiabili, al fianco di tanti giocatori e giocatrici di rilievo, come Monica Seles, Davide Sanguinetti, Simone Bolelli, Robin Soderling o Daniela Hantuchova, solo per citarne alcuni. Attività che continua, insieme a quella di manager, nella Claudio Pistolesi Enterprise (https://claudiopistolesitennis.com/), con sede in Florida, e come direttore del programma JTCC (Junior Tennis Champions Center). Il lavoro sul campo si accompagna anche da tempo con un impegno in prima linea a livello gestionale, come rappresentante, più volte rieletto, dei coach nel Players Council ATP, dove è stato attivo in diverse battaglie, dal riconoscimento appunto dello status ufficiale di “ATP coach” fino alla recente legalizzazione del coaching, da sempre una sua piccola ossessione.

Pistolesi ha un carattere forte e una personalità indubbiamente carismatica e ama raccontare storie, a volte anche interpretandole in maniera gustosa, spesso condendole con qualcuna delle imitazioni che lo hanno reso famoso. Uno se lo immagina alla fine di una cena in pizzeria, mentre tiene banco raccontando i mille aneddoti di cui è stato protagonista in tanti anni di vita tennistica. Ecco, leggendo (tutto d’un fiato, ve l’assicuro) il suo libro, ho avuto un po’ l’impressione che mi abbia invitato a cena e, se amate il tennis come sport e come metafora dell’esistenza, ve lo consiglio vivamente. Le storie che racconta e che, mordendomi la lingua, non vi voglio anticipare, possono provenire solamente da chi ha vissuto e vive dall’interno, e con enorme passione, il mondo della racchetta, e vanno dalle più esilaranti alle più toccanti dal punto di vista umano. Forse il denominatore comune che le accomuna sono gli incontri con le persone che, a volte in maniera del tutto fortuita, si sono incrociate nel suo viaggio, in molti casi determinandone la rotta. Incontri (o a volte scontri) con avversari, colleghi, allievi o personalità pubbliche descritti, nel bene o nel male, con genuina sincerità, senza celare simpatie e antipatie.

 

I racconti si inanellano senza seguire un ordine cronologico, proprio come si farebbe attorno a un tavolo in un dopocena. Sono flash, ricordi, storie e aneddoti che si distribuiscono liberamente sull’asse temporale, senza una logica apparente, ma non si percepiscono fratture nel suo racconto, perché il denominatore comune che li unisce è l’infinita passione per il tennis e una grande sensibilità umana di fondo. Un solo esempio, che mi ha molto colpito: parlando dei giocatori che ha allenato, non viene dato maggiore rilievo, e pertanto spazio, alle punte di diamante con cui ha ottenuto i migliori risultati sul campo. In tutti i casi ciò che sembra contare di più sono i legami personali e quello più stretto e duraturo, e lo ribadisce in diverse occasioni, è con l’ex giocatore giapponese Takao Suzuki, che ha solo sfiorato nella sua carriera l’ingresso nella top 100, ma con cui iniziò la sua avventura come cocah e al quale è legato tuttora da una profonda e fraterna amicizia.

Un altro vincolo sentimentale molto forte che affiora nelle pagine del libro è quello con l’Italia, anche se Claudio ha deciso da tempo di trasferirsi negli Usa, trovandosi in sintonia con la cultura sportiva americana e, non è un mistero, in scarsissima sintonia con le istituzioni tennistiche italiane. E poi, nonostante gli anni vissuti negli States, scelti come migliore base per portare avanti i suoi progetti, continua ad essere nel fondo assolutamente italiano anzi, e lo dico con affetto, “romano de Roma”, con quel simpatico e sornione miscuglio di supponenza e di umiltà, di grandiosità e di buon senso, e la consapevolezza che le cose non vanno mai prese del tutto sul serio, ma sempre affrontate con un pizzico di ironia.

 


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28 commenti. Lasciane uno!

Pier no guest 20-12-2023 10:00

Scritto da Pikario Furioso

Scritto da Pier no guest

Scritto da Pippolivetennis
Io ho 48 anni. Mi hai fatto tornare indietro di 35 anni.
Vero tutto quello che hai detto. Ogni occasione era buona per rimanere incollati alle vetrine ad ammirare gli ultimi modelli di racchette che non mi potevo permettere di comprare.
C’era molto più tennis in tv anche se io non ero molto dentro il mondo delle riviste di settore.
Si vero, ci si confrontava molto sul campo.
Bei tempi. Non che ora non lo siano ma ciò che si vive nell’adolescenza ce lo portiamo dentro con una certa nostalgia.

Tra le varie differenze c’era che la qualità costava e ne avevi cura. Un paio di scarpe in pelle di canguro meritavano 2/3 mesi di lavoretto estivo, le cercavi nel negozio giusto e sentivi che erano un guanto. E non le mettevi subito per giocare perché si sporcavano di terra rossa! Quindi per un mese le mettevi coi jeans, odiavi il tuo amico stronzo che ti prestava il piede apposta (maledetto) e le pulivi col una spugnetta imbevuta di latte intero perché nutriva la pelle. E le racchette? Ah! Nastro sulla testa così non si strisciavano e se grattavi per terra ti veniva il magone e giocavi col senso di colpa.
Di contro capitava il negoziante che… Giochi da fondo? Rossignol F200! A rete? F200! Tiri forte? F200! In top? F200!
Ma quello che aveva in casa soprattutto fusti di Dunlop o Wilson faceva la stessa cosa, tanto non si dava al tempo colpa al telaio ma al braccio (e si giocava con tensioni folli, gli under aumentavano di 1 kg all’anno come se fossero un attestato di bravura…oltre i 30kg era un classico). Ora arrivano con cento richieste e poi li vedi giocare e capisci che ci vorrebbe la bacchetta magica per colpire decentemente.
Rispettosamente, sia chiaro.

La fine degli anni 70 erano tempi durissimi per chi come me non si poteva permettere le corde in budello e la segatura nelle tasche!!!! Ed erano sconfitte a raffica!

Ma poi arrivò Gibello con l’invenzione dei Duralift! Mamma mia, un budello costava quanto una racchetta, montarlo con le macchine manuali metteva in soggezione e le pinze andavano utilizzate con attenzione chirurgica. Quando capitava che una corda si rompesse precocemente vedevi sguardi leggermente affranti e spesso ne sostituivi una sola. La head inventò un sistema per cui ogni singola corda si “bloccava” e quindi vi era meno perdita di tensione alla rottura della corda che potevi sostituire singolarmente.
Altri tempi, esigenze, soluzioni.

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Pikario Furioso 20-12-2023 08:14

Scritto da Pier no guest

Scritto da Pippolivetennis
Io ho 48 anni. Mi hai fatto tornare indietro di 35 anni.
Vero tutto quello che hai detto. Ogni occasione era buona per rimanere incollati alle vetrine ad ammirare gli ultimi modelli di racchette che non mi potevo permettere di comprare.
C’era molto più tennis in tv anche se io non ero molto dentro il mondo delle riviste di settore.
Si vero, ci si confrontava molto sul campo.
Bei tempi. Non che ora non lo siano ma ciò che si vive nell’adolescenza ce lo portiamo dentro con una certa nostalgia.

Tra le varie differenze c’era che la qualità costava e ne avevi cura. Un paio di scarpe in pelle di canguro meritavano 2/3 mesi di lavoretto estivo, le cercavi nel negozio giusto e sentivi che erano un guanto. E non le mettevi subito per giocare perché si sporcavano di terra rossa! Quindi per un mese le mettevi coi jeans, odiavi il tuo amico stronzo che ti prestava il piede apposta (maledetto) e le pulivi col una spugnetta imbevuta di latte intero perché nutriva la pelle. E le racchette? Ah! Nastro sulla testa così non si strisciavano e se grattavi per terra ti veniva il magone e giocavi col senso di colpa.
Di contro capitava il negoziante che… Giochi da fondo? Rossignol F200! A rete? F200! Tiri forte? F200! In top? F200!
Ma quello che aveva in casa soprattutto fusti di Dunlop o Wilson faceva la stessa cosa, tanto non si dava al tempo colpa al telaio ma al braccio (e si giocava con tensioni folli, gli under aumentavano di 1 kg all’anno come se fossero un attestato di bravura…oltre i 30kg era un classico). Ora arrivano con cento richieste e poi li vedi giocare e capisci che ci vorrebbe la bacchetta magica per colpire decentemente.
Rispettosamente, sia chiaro.

La fine degli anni 70 erano tempi durissimi per chi come me non si poteva permettere le corde in budello e la segatura nelle tasche!!!! Ed erano sconfitte a raffica!

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Pippolivetennis 19-12-2023 19:52

Scritto da Sporadico

Scritto da Pippolivetennis
Dai vostri commenti si può intuire la vostra età media….
Ahahahahah
Io ricordo vagamente Pistolesi, ero un adolescente…
Pertanto d’ora in poi vi darò del lei…
Ahahahahah…
Scherzo naturalmente, è comunque quelli che hanno scritto sono tra i commentatori che apprezzo di più.
Buon tennis a tutti.
Ora mi ordinerò il libro

Una cortesia, ordina una copia pure per me, poi te ridò i soldi…

Mandami l’indirizzo…

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Luigi (Guest) 19-12-2023 17:30

Quando vinse un incontro di Davis contro un danese ricordo che Rino Tommasi disse che aveva esultato come se avesse vinto Wimbledon,poi lo ricordo a Roma in vantaggio su Agassi ma poi sconfitto al terzo,era una promessa azzurra n.1 juniores senza vincere slam di categoria tipo Nargiso a Wimbledon,prometteva di più,fu l’unico a prendere parte agli ultimi Australian Open su erba e strappò un set persino a Pat Cash, aveva già impegnato Connors agli US Open anche se Jimbo fu scortese davanti a lui parlando con Bertolucci,vinse un solo torneo del circuito maggiore a Bari e fra gli altri exploit ricordo i quarti a Montecarlo con vittoria al terzo turno su Wilander nel 1988, infine quando perse con Cierro a Roma ci furono dei battibecchi e sempre il grande Tommasi scrisse che il napoletano si era portato a presso i tifosi di Maradona,altro tennis altri tempi,altri cronisti, eravamo felici e non lo sapevamo

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Sporadico (Guest) 19-12-2023 15:08

Scritto da Pippolivetennis
Dai vostri commenti si può intuire la vostra età media….
Ahahahahah
Io ricordo vagamente Pistolesi, ero un adolescente…
Pertanto d’ora in poi vi darò del lei…
Ahahahahah…
Scherzo naturalmente, è comunque quelli che hanno scritto sono tra i commentatori che apprezzo di più.
Buon tennis a tutti.
Ora mi ordinerò il libro

Una cortesia, ordina una copia pure per me, poi te ridò i soldi…

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Markux (Guest) 19-12-2023 08:12

Il libro di Pistolesi sdogana finalmente i tanti pinco pallino in giro per la Penisola che non avevono il coraggio o meglio l’ardire di pubblicarne uno. Grazie Pistola.

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Pier no guest 19-12-2023 07:59

Scritto da Massimo.bianco29@yahoo.it

Scritto da vittorio
Da giocatore aveva grandi gambe e un dritto che faceva male ma un rovescio molto modesto. Ragazzo simpaticissimo, ricordo anch’io quel primo turno a Roma con Agassi tutto meches bionde e orecchini… però che mazzate che tirava! E’ diventato un grande coach perché è un uomo intelligente, ma lo si capiva anche 35 anni fa.

Quel giorno Agassi quando iniziò a piovere si fece dare da uno spettatore un ombrello,e il pubblico romano iniziò ad amare il kid di Las Vegas.
Quanto vorrei tornare al tennis di allora,altro NG,Killer Point,TB sul 3/3 etc…

Agassi con l’ombrello è un’immagine iconica ma accadde a Parigi nel match con Wilander, quello dello 06 al quinto.

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Massimo.bianco29@yahoo.it (Guest) 18-12-2023 21:17

Scritto da vittorio
Da giocatore aveva grandi gambe e un dritto che faceva male ma un rovescio molto modesto. Ragazzo simpaticissimo, ricordo anch’io quel primo turno a Roma con Agassi tutto meches bionde e orecchini… però che mazzate che tirava! E’ diventato un grande coach perché è un uomo intelligente, ma lo si capiva anche 35 anni fa.

Quel giorno Agassi quando iniziò a piovere si fece dare da uno spettatore un ombrello,e il pubblico romano iniziò ad amare il kid di Las Vegas.
Quanto vorrei tornare al tennis di allora,altro NG,Killer Point,TB sul 3/3 etc…

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walden 18-12-2023 21:12

Scritto da Pippolivetennis
Io ho 48 anni. Mi hai fatto tornare indietro di 35 anni.
Vero tutto quello che hai detto. Ogni occasione era buona per rimanere incollati alle vetrine ad ammirare gli ultimi modelli di racchette che non mi potevo permettere di comprare.
C’era molto più tennis in tv anche se io non ero molto dentro il mondo delle riviste di settore.
Si vero, ci si confrontava molto sul campo.
Bei tempi. Non che ora non lo siano ma ciò che si vive nell’adolescenza ce lo portiamo dentro con una certa nostalgia.

piantiamola li o mi commuovo…

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+1: Pippolivetennis
Sporadico (Guest) 18-12-2023 21:00

Ce mancava pure il libro de Claudio Pistolesi…

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e adesso applaudite me … (Guest) 18-12-2023 19:55

Ricordo bene Pistolesi. Era il prototipo del giocatore da terra. Solido in ogni fondamentale, ordinato e diligente. Senza punte e senza acuti. Un mediano, alla oriali. Grande cuore.

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Pier no guest 18-12-2023 19:05

Scritto da Pippolivetennis
Io ho 48 anni. Mi hai fatto tornare indietro di 35 anni.
Vero tutto quello che hai detto. Ogni occasione era buona per rimanere incollati alle vetrine ad ammirare gli ultimi modelli di racchette che non mi potevo permettere di comprare.
C’era molto più tennis in tv anche se io non ero molto dentro il mondo delle riviste di settore.
Si vero, ci si confrontava molto sul campo.
Bei tempi. Non che ora non lo siano ma ciò che si vive nell’adolescenza ce lo portiamo dentro con una certa nostalgia.

Tra le varie differenze c’era che la qualità costava e ne avevi cura. Un paio di scarpe in pelle di canguro meritavano 2/3 mesi di lavoretto estivo, le cercavi nel negozio giusto e sentivi che erano un guanto. E non le mettevi subito per giocare perché si sporcavano di terra rossa! Quindi per un mese le mettevi coi jeans, odiavi il tuo amico stronzo che ti prestava il piede apposta (maledetto) e le pulivi col una spugnetta imbevuta di latte intero perché nutriva la pelle. E le racchette? Ah! Nastro sulla testa così non si strisciavano e se grattavi per terra ti veniva il magone e giocavi col senso di colpa.
Di contro capitava il negoziante che… Giochi da fondo? Rossignol F200! A rete? F200! Tiri forte? F200! In top? F200!
Ma quello che aveva in casa soprattutto fusti di Dunlop o Wilson faceva la stessa cosa, tanto non si dava al tempo colpa al telaio ma al braccio (e si giocava con tensioni folli, gli under aumentavano di 1 kg all’anno come se fossero un attestato di bravura…oltre i 30kg era un classico). Ora arrivano con cento richieste e poi li vedi giocare e capisci che ci vorrebbe la bacchetta magica per colpire decentemente.
Rispettosamente, sia chiaro.

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Pippolivetennis 18-12-2023 18:39

Io ho 48 anni. Mi hai fatto tornare indietro di 35 anni.
Vero tutto quello che hai detto. Ogni occasione era buona per rimanere incollati alle vetrine ad ammirare gli ultimi modelli di racchette che non mi potevo permettere di comprare.
C’era molto più tennis in tv anche se io non ero molto dentro il mondo delle riviste di settore.
Si vero, ci si confrontava molto sul campo.
Bei tempi. Non che ora non lo siano ma ciò che si vive nell’adolescenza ce lo portiamo dentro con una certa nostalgia.

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+1: Pier no guest
andrewthefirst (Guest) 18-12-2023 18:23

uno che poteva aiutare il tennis italiano, inteso come sport e non come circoli, senza dover aspettare Jannik per 45 anni…

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+1: Adrianooo
LucianoIM 18-12-2023 16:03

Spalti pieni, ovviamente.

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LucianoIM 18-12-2023 16:01

Episodio sul centrale del Foro Italico, ex Pietrangeli.

Forse ne parla il libro, non l’ho ancora letto.

Primo turno, credo il 1985, Pistolesi contro Sundstrom.

Primo set, Claudio tiene botta e anche se è un ragazzetto se la gioca bene. In casa, davanti a parenti, amici, tifosi, a spalti piedi esalta e si esalta.

C’è un tifoso che è una sorta di capo ultras del tennis romano, guida il pubblico, corre e canta.

A un certo punto, dopo un punto vinto, si esalta sempre di più e inizia a correre a bordo campo.

Il problema è che era un tizio pare mezzo cecato e non si era accorto che tra i settori c’era una lastra di vetro bella spessa.

Di sera, senza vederci bene, correndo esagitato si stampó nella vetrata andando per terra secco disteso. Con un rumore sentito, penso, a Ostia Antica.

Dopo essersi accorti che non era morto tutto il pubblico esplose in una risata della durata di parecchi minuti.

Qualcuno di voi lo ricorda o meglio ancora c’era?

Se non mi sbaglio c’è un podcast di Ubitennis che racconta questo e altri episodi di Pistolesi!

Invece ricordo di aver visto in TV Pistolesi nella famosa partita sul centrale di Montecarlo contro Wilander.

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vittorio (Guest) 18-12-2023 15:37

Da giocatore aveva grandi gambe e un dritto che faceva male ma un rovescio molto modesto. Ragazzo simpaticissimo, ricordo anch’io quel primo turno a Roma con Agassi tutto meches bionde e orecchini… però che mazzate che tirava! E’ diventato un grande coach perché è un uomo intelligente, ma lo si capiva anche 35 anni fa.

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ilpallettaro (Guest) 18-12-2023 14:47

Scritto da walden

Scritto da Er fregnacciaro
Grande, “Pistola”! Senza ombra di dubbio uno dei tecnici più preparati a livello internazionale. Quando lascerà Binaghi, nel 2124, lo vedrei bene come capitano di Davis. La quintessenza tra i pallettari, come giocatore. Un altro, assieme a Nargiso e… Quinzi (Claudio Diego perdonatemi l’accostamento improprio, ma più attuale), da prendere ad esempio per chi: “eh ma se è stato numero X a 20anni a breve scalera’ le classifiche e lo troviamo X-nY”. Ma quando mai? Il tennis non è matematica.

Assolutamnete d’accordo, c’era una tendenza, che negli ultimi vent’anni, tranne rari casi, si è fortemente attenuata, di un ingresso molto precoce (a 16/17 anni) nel circuito, per cui l’affermazione di Tommasi era, all’epoca, assolutamente corretta. Adesso vediamo molti 18enni che continuano a disputare gli SLAM jr (lo scorso RG è stato vinto da Prizmic che ormai da più di un anno ferquenta con assiduità il circuito pro) e credo sia stata una scelta giusta, che oltretutto, a mio parere, ha allungato le carriere dei tennisti, che non smettono più a 30 anni, ma tranquillamnete arrivano ai 35 ed anche più. Poi ci sono le eccezioni, Nadal, Nishikori, Coric, Shapovalov, FAA, Alcaraz, ma, ripeto, sono eccezioni e non sempre sono garanzie di top 10.

il tennis junior è un tennis amatoriale: non conta nulla se l’ambizione è quella di diventare pro, è importante se la dimensione del giocatore è locale e il suo massimo approdo sarà fare il maestro al circolo.

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Pier no guest 18-12-2023 14:11

Scritto da Pippolivetennis
Dai vostri commenti si può intuire la vostra età media….
Ahahahahah
Io ricordo vagamente Pistolesi, ero un adolescente…
Pertanto d’ora in poi vi darò del lei…
Ahahahahah…
Scherzo naturalmente, è comunque quelli che hanno scritto sono tra i commentatori che apprezzo di più.
Buon tennis a tutti.
Ora mi ordinerò il libro

Ero adolescente pure io, avevo 14 anni ma ero talmente appassionato che sopperivo ad internet/Sky/Eurosport leggendo le riviste seguendo qualunque trasmissione parlasse di tennis. Poi si frequentavano vetrine e negozi per vedere le ultime novità tecniche ed avendo un laboratorio di famiglia si “annusavano” corde , grip, paraffina, racchette e foderi.Si imparava “sul campo” perché non c’erano altre possibilità, guardavi i giocatori e ti confrontavi con loro e rispettivi tecnici, si parlava molto.
Ora si legge su internet e si pensa di conoscere, questo è il problema.

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+1: Pippolivetennis
Pippolivetennis 18-12-2023 13:46

Dai vostri commenti si può intuire la vostra età media….
Ahahahahah
Io ricordo vagamente Pistolesi, ero un adolescente…
Pertanto d’ora in poi vi darò del lei…
Ahahahahah…
Scherzo naturalmente, è comunque quelli che hanno scritto sono tra i commentatori che apprezzo di più.
Buon tennis a tutti.
Ora mi ordinerò il libro

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Koko (Guest) 18-12-2023 13:20

Le sue battaglie per la libertà di rispondere alle convocazioni sono alla fine state recepite recentemente! Pioniere di un futuro razionale possibile all’ epoca con Bolelli!

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Markux (Guest) 18-12-2023 13:08

C’era una volta Pistolesi e il Tennis Italiano era nell’era delle vacche magre, grazie a lui Narducci, Colombo e Claudio Panatta.

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walden 18-12-2023 11:03

Scritto da Er fregnacciaro
Grande, “Pistola”! Senza ombra di dubbio uno dei tecnici più preparati a livello internazionale. Quando lascerà Binaghi, nel 2124, lo vedrei bene come capitano di Davis. La quintessenza tra i pallettari, come giocatore. Un altro, assieme a Nargiso e… Quinzi (Claudio Diego perdonatemi l’accostamento improprio, ma più attuale), da prendere ad esempio per chi: “eh ma se è stato numero X a 20anni a breve scalera’ le classifiche e lo troviamo X-nY”. Ma quando mai? Il tennis non è matematica.

Assolutamnete d’accordo, c’era una tendenza, che negli ultimi vent’anni, tranne rari casi, si è fortemente attenuata, di un ingresso molto precoce (a 16/17 anni) nel circuito, per cui l’affermazione di Tommasi era, all’epoca, assolutamente corretta. Adesso vediamo molti 18enni che continuano a disputare gli SLAM jr (lo scorso RG è stato vinto da Prizmic che ormai da più di un anno ferquenta con assiduità il circuito pro) e credo sia stata una scelta giusta, che oltretutto, a mio parere, ha allungato le carriere dei tennisti, che non smettono più a 30 anni, ma tranquillamnete arrivano ai 35 ed anche più. Poi ci sono le eccezioni, Nadal, Nishikori, Coric, Shapovalov, FAA, Alcaraz, ma, ripeto, sono eccezioni e non sempre sono garanzie di top 10.

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Roberto Eusebi (Guest) 18-12-2023 10:58

@ Pier no guest (#3874445)

Concordo!

5
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Cri72 (Guest) 18-12-2023 10:31

The original pistol

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Er fregnacciaro (Guest) 18-12-2023 10:25

Grande, “Pistola”! Senza ombra di dubbio uno dei tecnici più preparati a livello internazionale. Quando lascerà Binaghi, nel 2124, lo vedrei bene come capitano di Davis. La quintessenza tra i pallettari, come giocatore. Un altro, assieme a Nargiso e… Quinzi (Claudio Diego perdonatemi l’accostamento improprio, ma più attuale), da prendere ad esempio per chi: “eh ma se è stato numero X a 20anni a breve scalera’ le classifiche e lo troviamo X-nY”. Ma quando mai? Il tennis non è matematica.

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Pier no guest 18-12-2023 10:24

Scritto da Roberto Eusebi
Ricordo di Pistolesi una sua partita a Roma con Agassi nel 1988. Panatta commentava con Bisteccone il torneo. Disse Panatta:”Ho sentito Claudio. Ha detto che mo’ questo lo rompe…” Non andò proprio così, però finì al terzo con la vittoria di Agassi in rimonta.

Io ricordo invece la diatriba tra Il Tennis Italiano che ne esaltava il primato quale miglior u. 18 con Matchball e Tommasi Rino da Verona che dibatteva “gli under 18 bravi vincono Wimbledon” (Becker).
Pistolesi poi intraprese delle battaglie anche legali con la Fit sul suo ruolo di coach non affiliato (ma qui potrei sbagliarmi sul nocciolo della questione).
A me è sempre sembrato un giocatore “modesto” (ovviamente forte non fra intendiamo) ma un lavoratore ed una persona corretta e coraggiosa.

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Roberto Eusebi (Guest) 18-12-2023 09:18

Ricordo di Pistolesi una sua partita a Roma con Agassi nel 1988. Panatta commentava con Bisteccone il torneo. Disse Panatta:”Ho sentito Claudio. Ha detto che mo’ questo lo rompe…” Non andò proprio così, però finì al terzo con la vittoria di Agassi in rimonta.

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