Intervista al giovane coach toscano con focus sull'insegnamento Copertina, Generica, Junior

Claudio Grassi: “Agnese Calzolai gioca con qualità e leggerezza. Il talento? È qualcosa che hai dentro, proprio dei giovani che danno ‘impegno gratis’”

10/01/2023 11:30 30 commenti
Agnese Calzolai e Claudio Grassi
Agnese Calzolai e Claudio Grassi

L’ex Pro Claudio Grassi, oggi tecnico nazionale presso il AT Bibbiena, ha vissuto un inizio 2023 intenso accompagnando la piccola e talentosa allieva Agnese Calzolai al Lemon Bowl, dove la toscana è giunta in finale nel tabellone Under 12, battuta in due set dalla favorita del seeding (e grande talento) Victoria Lanteri. Una bella esperienza per Agnese e anche per Claudio, che ci ha parlato della Calzolai e sull’insegnamento ai ragazzi più giovani e di prospettiva. Molto interessanti le parole del coach sull’importanza di insegnare la cultura del lavoro, passo decisivo per la crescita umana e sportiva.

 

“Lavoro con Agnese da due mesi e mezzo, da quando mi sono spostato a Bibbiena diventando il direttore della scuola tennis” ci racconta Claudio, “non molto tempo. Quindi il merito della crescita e livello raggiunto dalla ragazza è innanzitutto frutto del suo talento e assolutamente da dividere col suo maestro storico, che la segue da sempre, Tiziano Lunghi. Abbiamo un’ottima sintonia, seguiamo insieme il progetto della Calzolai che già da tempo sta mostrando di avere le carte in regola per provare fare cose importanti. Ricordo che Agnese ha vinto nel 2019 il Lemon Bowl nella categoria Under 8. Per me invece è stata una prima volta alla manifestazione, non l’ho mai giocata nemmeno quando ero uno junior. Ne avevo sempre sentito parlare un gran bene, e devo confermare che è un bell’evento. Si vedono tanti bambini con talento e assai avanti rispetto alla loro età per come affrontano lo sport, dal riscaldamento a come parlano coi loro maestri, come preparano le partite, come fanno defaticamento… quasi fin troppo oserei dire! Agnese per ora è una ragazza che ama il tennis e vi si dedica con grande attenzione, ma affronta la sua crescita in modo più “leggero”. Le piace anche il calcio e la Fiorentina, recentemente ha provato lo sci ed è tornata entusiasta”.

Che tipo di ragazza è, ce la puoi descrivere?
Fondamentalmente è una ragazza molto coordinata, potrebbe eccellere in qualsiasi sport visto le abilità di base che possiede. Non ha un gioco di potenza, ha molta mano e la considero – insieme ai tecnici di Formia che la seguono come ragazza di interesse nazionale – una tennista universale. A chi può assomigliare? Beh, per trovare una tennista che tutti conoscono potrei dire che ha un gioco un po’ alla Roberta Vinci, ma con qualcosa di Swiatek e perché no un po’ di Pennetta per la facilità con cui colpisce. Non è una che cerca di spaccare la palla con tutta la sua forza, tutt’altro, lei ama giocare lo slice, fare le palle corte, venire a rete, accelerare all’improvviso. Le piace tantissimo giocare gli “strettini” di tocco, ma sa anche tenere in difesa e soffrire da dietro, il tutto sempre eseguito con grande naturalezza. Questo è quel che spicca di più quando la vedi giocare, fa le cose in modo naturale, spontaneo, non c’è tensione o sforzo quando gioca. Intendiamo farla crescere così, senza specializzarla, seguendo anche le linee guida della FIT che parlano appunto di specializzazione non prima dei 17 anni”.

Il fatto che lei guardi anche oltre al tennis e si interessi nelle cose è un fatto positivo, no?
“È un fatto estremamente positivo, che condivido con lei, Tiziano e la sua famiglia. Proprio la famiglia è straordinaria (e non comune) perché asseconda i desideri della figlia, ascolta quel che lei pensa e lascia lavorare noi tecnici che stiamo guidando la sua crescita, dalla scelta dei tornei al modo e quantità di lavoro che facciamo ogni settimana. Se pensiamo che debba fermarsi per lavorare del tempo su qualche aspetto tecnico senza competere, la famiglia segue le nostre indicazioni. Agnese è ancora emotiva, un po’ chiusa, quindi con lei facciamo le cose a piccoli passi, stiamo molto attenti alla sua crescita, ma è evidente che si diverte tanto quando gioca. Si allena, si impegna, ma non la stiamo caricando di lavoro e di pressione eccessiva perché è una ragazzina che affronta le situazioni che le si presentano davanti con grande semplicità e vogliamo che continui così senza stress e ansie alla sua età”.

Eppure sul web, soprattutto Instagram, ormai dilagano profili di ragazzini e ragazzine più piccole di lei che mostrano sessioni di allenamento, super colpi e un lavoro in campo degno di un Nadal…
“È vero e ritengo che sia un’esagerazione, qualcosa che finisce per incrementare pressione e stress che, alla loro giovane età, non sono salutari. Mi piace invece vedere che quando Agnese entra in campo è felice, serena, pensa solo a giocare e divertirsi, pur con impegno e fatica. Purtroppo invece ai nostri giorni si guarda troppo a quel che si trova sui social, tutte storie straordinarie, fanno arrivare il messaggio che se non hai per le mani uno che a 16 anni è un fenomeno, un NextGen da paura, allora sei un fallito… Non è così! Quelli sono marziani, ne nasce uno ogni tanto, farlo capire a famiglia, circoli e volte anche a tecnici non è facile. Abbiamo davanti a noi dei ragazzi molto giovani, li dobbiamo crescere soprattutto come persone e se ci vai troppo pesante, rischi di far crollare tutto quel che hanno costruito. Abbiamo una responsabilità importante su di loro”.

In molti affermano, scuola inclusa, che è sempre più difficile tenere alta l’attenzione nei ragazzi, soprattutto per colpa dell’eccesso della tecnologia, uso continuo degli smartphone, social, ecc. Visto che tu segui ragazzi di varie età, come vedi la questione, li trovi peggiorati negli ultimi anni da questo punto di vista?
“È un argomento delicato. Quando sono arrivato al mio club attuale mi sono inserito in una struttura di discreta dimensione e con un buon bacino d’utenza. Da nuovo direttore, ho comunicato che ci tenevo a inserire delle piccole regole che secondo la mia esperienza prima da giocatore e poi da coach mi hanno aiutato, le reputo importanti. La prima cosa che vedi quando un ragazzo o ragazza arriva al club è che in mano non ha le scarpe, le racchette, ma il cellulare perché prima di entrare in campo o palestra è urgente mandare il messaggino, il social, la foto, ecc. A tutti coloro che hanno una buona qualità e stanno facendo un percorso di allenamento serio verso l’alto livello sto provando a far capire che quando arrivano al circolo il telefonino deve andare subito in borsa; che si deve arrivare almeno 15 minuti prima dell’inizio del lavoro, facendo il riscaldamento in autonomia seguendo i piani stabiliti; che si saluta sempre per primi il maestro, che ci si comporta all’interno della struttura con rispetto e presenza. Può sembrare una banalità, ma ti assicuro invece non lo è. Anche se solo vuoi fare dell’ottimo sport a livello regionale, devi mostrare impegno e focus, soprattutto per te stesso, perché è qualcosa che ti aiuta a crescere oltre il campo da gioco. È importante che i ragazzi capiscano la differenza tra l’apparenza e la sostanza. Quel che conta non è l’apparire, quella foto o quella giocata che mostri online, ma la sostanza, l’essere concreti e realizzare qualcosa di vero, che dura ed è tuo. Devono capire il valore del lavorare in campo con impegno e determinazione, l’andare a rincorrere una palla e salvarla anche se non conta o è fuori e ripartire subito, sono cose che dimostrano la tua voglia, l’impegno, il volerti dedicare a quel che fai, e oggettivamente è una qualità che nei ragazzi si trova di rado. Magari trovano delle scuse per non farlo… Devi fargli capire che ogni palla è un’occasione che serve a loro stessi. Quanto desiderio hai di colpire quella palla ancora una volta e farti valere? Lavorando su questi aspetti puoi cambiare la loro mentalità, si possono ottenere grandi risultati se riesci a farti ascoltare. E soprattutto, alla fine il risultato lo ottengono loro, perché sono loro che migliorano e crescono come tennisti e come persone. Chi riesce a capirlo non solo si applica di più e ottiene di più, ma si diverte di più, trova un focus superiore rispetto a prima. È bello e importante far capire che non sono gli 11 punti di fine allenamento che determinano se la sessione è andata bene o male, ma come l’hai affrontata e quanto ti sei speso: da come ti sei riscaldato a come hai seguito il programma. Noi tecnici cerchiamo di dare ai ragazzi, ma anche i ragazzi devono dare noi seguendoci e mettendoci impegno”.

Parli di aspetti molto profondi, legati all’insegnamento e al concetto di miglioramento. Le difficoltà forse sono anche colpa della società in cui viviamo, dell’essere abituati all’avere tutto e subito, senza alcuna pazienza per completare un percorso necessario a crescere, magari sperando di diventare un ottimo giocatore?
“Purtroppo il problema spesso deriva anche dai genitori, che magari a casa, al circolo col maestro sino a qualche piazzata davanti a tutti arrivano a dire ‘eh, ma io sto investendo su mio figlio…’. Ma che significa… si investe su di una casa, non su di un figlio! Reputo che a un figlio debba esser data un’opportunità di crescita, e poi se diventa un ottimo atleta abbiamo fatto centro. Ma se non lo diventa e ha fatto un percorso scegliendo le persone corrette che gli fanno capire che ci sono delle regole, dei compiti, un lavoro, un obiettivo, sicuramente col tempo e con il sacrificio qualcosa si ottiene sempre. Di sicuro da un punto di vista umano e personale, che è di pari o superiore importanza rispetto al lato sportivo”.

Si torna al mantra di tanti coach: il talento da solo non basta
Ma alla fine, cos’è il talento? Non è solo saper giocare un diritto in scioltezza, un rovescio in salto… Il talento per me è qualcosa che hai dentro, è nella serietà di fare tutto al meglio ogni giorno, nello svolgere con costanza un’azione finché non diventa automatica con “impegno gratis”, come mi ha insegnato Sartori al corso da coach. Le sue parole mi sono restate dentro: se vedete dei ragazzi che danno impegno gratis, puntate su di loro, hanno talento”.

In chiusura, pensi quindi che sia molto importante lavorare sulla testa dei ragazzi, fin da giovani, quanto nel gioco?
“Assolutamente. L’ho visto anche nella competizione del Lemon Bowl di pochi giorni fa, con tanti ragazzi di talento ma con comportamenti esagerati o che alla lunga non fanno bene. Lavorare sul riconoscimento delle emozioni è importante, è una cosa che andremo ad affrontare anche con Agnese, insieme ad altri aspetti tecnici (il diritto per esempio). Fa bene la Federazione a puntare sulla figura del mental coach per i ragazzi che mostrano un certo talento e propensione alla crescita. Lavorare sulla testa dei giovani reputo sia fondamentale, allenare la mente è decisivo perché si tende ad essere stressati fin da piccoli, magari rincorrendo risultati o precocità”.

Marco Mazzoni


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30 commenti. Lasciane uno!

Pier (Guest) 12-01-2023 00:24

Scritto da ilpallettaro

Scritto da Roberto di Pesaro
Alla Redazione.
Invece di cancellare i post a voi non graditi, ricordatevi della Carta di Treviso: “La Carta è chiara: non si possono pubblicare foto di minori che potrebbero compromettere il loro sviluppo psico-fisico. In questa definizione ci può stare di tutto: quindi i bambini vanno sempre pixellati”
Iacopo Gori, responsabile video di Corriere. it

nome, cognome, foto, discussione tecnica sul gioco della bambina.
sono contento che io non sia l’unico a trovare questa cosa tremenda.
che poi, sarebbe bastato mettere una foto più generale e omettere le prime due domande lasciando tutto il resto che invece è interessante e sotto molti aspetti del tutto contraddittorio con il parlare nel dettaglio su una rivista specializzata di come gioca una bambina.

Scusa ma sul sito della Fit non vengono messi nomi e cognomi con foto di chi vince settimanalmente un torneo anche under?

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ilpallettaro (Guest) 11-01-2023 11:16

Scritto da Roberto di Pesaro
Alla Redazione.
Invece di cancellare i post a voi non graditi, ricordatevi della Carta di Treviso: “La Carta è chiara: non si possono pubblicare foto di minori che potrebbero compromettere il loro sviluppo psico-fisico. In questa definizione ci può stare di tutto: quindi i bambini vanno sempre pixellati”
Iacopo Gori, responsabile video di Corriere. it

nome, cognome, foto, discussione tecnica sul gioco della bambina.
sono contento che io non sia l’unico a trovare questa cosa tremenda.
che poi, sarebbe bastato mettere una foto più generale e omettere le prime due domande lasciando tutto il resto che invece è interessante e sotto molti aspetti del tutto contraddittorio con il parlare nel dettaglio su una rivista specializzata di come gioca una bambina.

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ilpallettaro (Guest) 11-01-2023 11:13

Scritto da Pippolivetennis

Scritto da enzola barbera
@ enzola barbera (#3404223)
Molto precoci i ragazzi di oggi. E poi ci sono i genitori che spronano in tal senso. La madre di Ivan Lendl legava il figlio ragazzino alla rete e lo lasciava per ore se non metteva il massimo impegno

Enzo, non riesco a capire come tu possa essere così lontano dal nocciolo della questione.
Qui si parla della formazione dei ragazzi, della necessità di insegnare i giusti valori dello sport e contestualmente svilupparne senza forzature il loro potenziale. Indipendentemente dai risultati.
Io sono responsabile dei corsi di minitenns di un piccolo circolo paesano e ti posso assicurare che finora nessuno di questi bambini/ragazzi manifesta quella voglia di emulazione di cui parli. Che a mio avviso di per sé non è deleteria, va solamente limata e incanalata nei giusti binari. Fondamentale è il dialogo col ragazzo e coi genitori. E ti dirò che la parte più difficile è proprio quella coi genitori, che spesso intralciano il percorso di crescita dei loro figli. Avrei tanto da raccontarti ma non basterebbe lo spazio di 100 commenti dei miei, che sono mediamente molto lunghi.
Ti faccio due esempi.
Bambino di 4/5 anni, primo anno di minitennis. Organizzano un piccolo torneo esibizione nella nostra zona. Portiamo i bambini. Questo in particolare nel momento in cui doveva iniziare l’incontro scoppia a piangere. Mi guarda. Gli apro le braccia, mi viene incontro, mi abbraccia e gli chiedo “che succede, non vuoi fare la partita?”. Mi fece cenno che voleva rinunciarci, io gli ho risposto “che problema c’è?, non preoccuparti, se poi cambi idea fammi sapere”. Sia io che gli organizzatori l’abbiamo consolato più di una volta e dopo mezz’ora si convince a giocare, e pretende di farlo (fuori torneo, oramai era già andato avanti) con lo stesso avversario. Ci gioca, ci perde, e sai che fa? Il bambino, timidissimo , va da solo dal responsabile del torneo, gli si pone davanti e gli dice “sono riuscito a giocare”. Da allora non vuole perdersi nemmeno un torneo.
Altro episodio, stesso bambino al FJP. Finisce una partita, la vince, mi viene incontro felicissimo e mi dice “chi ha vinto?”. Praticamente, si stava divertendo tantissimo,
si è immerso nell’incontro, perde il filo del punteggio e alla fine della partita lui era contento, a prescindere dal risultato.
E io che amo questo sport ero il padre più felice del mondo a vedere mio figlio, vincere le sue paure nel suo primo incontro e vederlo felice senza che sapesse che aveva vinto l’incontro. Per me è come se avesse vinto due minislam non del tennis, ma del suo percorso umano di crescita.

tutto molto vero.
il problema di questo articolo è che parla non in generale e senza fare nomi come fai tu, ma che ha una foto non pixelata di un under 12, di cui fa nome e cognome. che è anche un controsenso, che poi è anche il controsenso della stessa fit che dice quello che dici tu e che dice grassi: da una parte si parla della necessità di non specializzare e di lasciare che il gioco rimanga tale almeno fino ai 14 anni, ma poi si premiano le sat che portano gli under di interesse nazionale e dunque si premiano le sat che hanno specializzato.
questo articolo sarebbe stato dunque perfetto se non avesse avuto questa intro tremenda con la foto, il nome e il cognome e la discussione su come gioca una bambina. e invece in questo modo denuncia la contraddizione di un movimento che a parole dice una cosa ma nella pratica fa l’opposto.

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Roberto di Pesaro (Guest) 10-01-2023 15:28

Alla Redazione.
Invece di cancellare i post a voi non graditi, ricordatevi della Carta di Treviso: “La Carta è chiara: non si possono pubblicare foto di minori che potrebbero compromettere il loro sviluppo psico-fisico. In questa definizione ci può stare di tutto: quindi i bambini vanno sempre pixellati”
Iacopo Gori, responsabile video di Corriere. it

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enzolabarbera1938@libero.it (Guest) 10-01-2023 12:28

@ Pippolivetennis (#3404335)

Basta così, mi hai commosso! enzo

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enzolabarbera1938@libero.it (Guest) 10-01-2023 12:27

@ Albe (#3404477)

Non è tutto, è tuttissimissimo. enzo

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Albe (Guest) 10-01-2023 10:21

@ enzolabarbera1938@libero.it (#3404146)

A parte essere andato fuori contesto, vorrei ricordarti la partita per eccellenza forse vinta da uno sc riccio letto contro Golia, S. Williams vs R. Vinci. La potenza non sempre è tutto.

24
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+1: Pippolivetennis
Pippolivetennis 10-01-2023 05:26

Scritto da enzola barbera
@ enzola barbera (#3404223)
Molto precoci i ragazzi di oggi. E poi ci sono i genitori che spronano in tal senso. La madre di Ivan Lendl legava il figlio ragazzino alla rete e lo lasciava per ore se non metteva il massimo impegno

Concludo. In linea generale sono questi Enzo gli obiettivi nelle rispettive fasce d’età e livello di cui si parla nell’intervista.
Raggiunti quegli obiettivi sicuramente dopo si può parlare di risultati, tattica, tecnica ecc ecc …

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Pippolivetennis 10-01-2023 05:12

Scritto da enzola barbera
@ enzola barbera (#3404223)
Molto precoci i ragazzi di oggi. E poi ci sono i genitori che spronano in tal senso. La madre di Ivan Lendl legava il figlio ragazzino alla rete e lo lasciava per ore se non metteva il massimo impegno

Enzo, non riesco a capire come tu possa essere così lontano dal nocciolo della questione.
Qui si parla della formazione dei ragazzi, della necessità di insegnare i giusti valori dello sport e contestualmente svilupparne senza forzature il loro potenziale. Indipendentemente dai risultati.
Io sono responsabile dei corsi di minitenns di un piccolo circolo paesano e ti posso assicurare che finora nessuno di questi bambini/ragazzi manifesta quella voglia di emulazione di cui parli. Che a mio avviso di per sé non è deleteria, va solamente limata e incanalata nei giusti binari. Fondamentale è il dialogo col ragazzo e coi genitori. E ti dirò che la parte più difficile è proprio quella coi genitori, che spesso intralciano il percorso di crescita dei loro figli. Avrei tanto da raccontarti ma non basterebbe lo spazio di 100 commenti dei miei, che sono mediamente molto lunghi.
Ti faccio due esempi.
Bambino di 4/5 anni, primo anno di minitennis. Organizzano un piccolo torneo esibizione nella nostra zona. Portiamo i bambini. Questo in particolare nel momento in cui doveva iniziare l’incontro scoppia a piangere. Mi guarda. Gli apro le braccia, mi viene incontro, mi abbraccia e gli chiedo “che succede, non vuoi fare la partita?”. Mi fece cenno che voleva rinunciarci, io gli ho risposto “che problema c’è?, non preoccuparti, se poi cambi idea fammi sapere”. Sia io che gli organizzatori l’abbiamo consolato più di una volta e dopo mezz’ora si convince a giocare, e pretende di farlo (fuori torneo, oramai era già andato avanti) con lo stesso avversario. Ci gioca, ci perde, e sai che fa? Il bambino, timidissimo , va da solo dal responsabile del torneo, gli si pone davanti e gli dice “sono riuscito a giocare”. Da allora non vuole perdersi nemmeno un torneo.
Altro episodio, stesso bambino al FJP. Finisce una partita, la vince, mi viene incontro felicissimo e mi dice “chi ha vinto?”. Praticamente, si stava divertendo tantissimo,
si è immerso nell’incontro, perde il filo del punteggio e alla fine della partita lui era contento, a prescindere dal risultato.
E io che amo questo sport ero il padre più felice del mondo a vedere mio figlio, vincere le sue paure nel suo primo incontro e vederlo felice senza che sapesse che aveva vinto l’incontro. Per me è come se avesse vinto due minislam non del tennis, ma del suo percorso umano di crescita.

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+1: Valerr, Il peccatore, j, Lo Scriba
tinapica 09-01-2023 23:52

Se è vero, che le Divinità della Racchetta ce la preservino!
Spero di vederla all’Avvenire.

21
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Alexpivi 09-01-2023 23:49

@ enzolabarbera1938@libero.it (#3404146)

la pegula non mi sembra proprio una forza della natura e del resto lo scricciolo Camila Giorgi le ha quasi sempre fatto vedere i sorci verdi
per non dimenticare l’australiana Barthy che nonostante i suoi limiti fisici è stata numero uno e vinto tornei a raffica !

20
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Lo Scriba 09-01-2023 22:08

Scritto da erminio del Garda
@ Lo Scriba (#3404108)
@ Pippolivetennis (#3404103)
@ Lo Scriba (#3404108)
sono felice di leggere i vostri commenti, sono un inno all’intelligenza e li condivido al 100%

Troppo buono!

19
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enzola barbera (Guest) 09-01-2023 21:39

Si dissero le stesse cose per Matilde Paoletti a 14 anni. Si prega di non offendere chi la pensa diversamente

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enzola barbera (Guest) 09-01-2023 21:37

@ enzola barbera (#3404223)

Molto precoci i ragazzi di oggi. E poi ci sono i genitori che spronano in tal senso. La madre di Ivan Lendl legava il figlio ragazzino alla rete e lo lasciava per ore se non metteva il massimo impegno

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enzola barbera (Guest) 09-01-2023 21:34

@ Pippolivetennis (#3404179)
Non credo proprio, in questi ragazzi c’è l’emulazione, il desiderio di diventare come loro. Non dico che a 12 anni puntano già al professionismo, ma 9 su 10, un pensierino ce lo fanno. Sono molto precociv

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Pippolivetennis 09-01-2023 21:27

@ erminio del Garda (#3404181)

Grazie, troppo gentile.

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Grimaldello (Guest) 09-01-2023 20:38

Chiederei a Claudio Grassi se insegna ai destrimani a servire con la sinistra…

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erminio del Garda (Guest) 09-01-2023 19:51

@ Lo Scriba (#3404108)

@ Pippolivetennis (#3404103)

@ Lo Scriba (#3404108)

sono felice di leggere i vostri commenti, sono un inno all’intelligenza e li condivido al 100%

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+1: Pippolivetennis
Pippolivetennis 09-01-2023 19:49

Scritto da puffo65

Scritto da enzolabarbera1938@libero.it
Purtroppo per lei, si troverà contro le stangone dell’Est europeo che con una sberla sono capaci di far girare su se stesso un uomo come successe a Metzcal il bandito messicano quando ricevette lo sberlone da Bud Spencer nel film Trinità. Il tennis del futuro è il loro, delle forzute. Già oggi le nostre tenniste si trovano come il pugile bravissimo nelle schermaglie però dal dal pugno al piumino al posto del cazzottone decisivo. La povera Trevisan è stata schiantata dalla Pegula, proprio in virtù della potenza dei colpi. Non si sfugge a questa regola. enzo

Credo le sia sfuggito il senso dell’intervista. Che non era certo una prospettiva che la ragazza possa essere una tennista professionista. Ma che lei possa diventare una persona migliore, grazie al lavoro e all’impegno. Se anche non vivrà di tennis, avrà comunque vinto.

Esattamente.

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biglebo 09-01-2023 19:08

Scritto da enzolabarbera1938@libero.it
Purtroppo per lei, si troverà contro le stangone dell’Est europeo che con una sberla sono capaci di far girare su se stesso un uomo come successe a Metzcal il bandito messicano quando ricevette lo sberlone da Bud Spencer nel film Trinità. Il tennis del futuro è il loro, delle forzute. Già oggi le nostre tenniste si trovano come il pugile bravissimo nelle schermaglie però dal dal pugno al piumino al posto del cazzottone decisivo. La povera Trevisan è stata schiantata dalla Pegula, proprio in virtù della potenza dei colpi. Non si sfugge a questa regola. enzo

Un altro che non ha capito, direi meglio non capisce in generale

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Markux (Guest) 09-01-2023 19:07

cosa

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puffo65 09-01-2023 18:59

Scritto da enzolabarbera1938@libero.it
Purtroppo per lei, si troverà contro le stangone dell’Est europeo che con una sberla sono capaci di far girare su se stesso un uomo come successe a Metzcal il bandito messicano quando ricevette lo sberlone da Bud Spencer nel film Trinità. Il tennis del futuro è il loro, delle forzute. Già oggi le nostre tenniste si trovano come il pugile bravissimo nelle schermaglie però dal dal pugno al piumino al posto del cazzottone decisivo. La povera Trevisan è stata schiantata dalla Pegula, proprio in virtù della potenza dei colpi. Non si sfugge a questa regola. enzo

Credo le sia sfuggito il senso dell’intervista. Che non era certo una prospettiva che la ragazza possa essere una tennista professionista. Ma che lei possa diventare una persona migliore, grazie al lavoro e all’impegno. Se anche non vivrà di tennis, avrà comunque vinto.

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+1: omerjno, Mario C., Pippolivetennis, Cristina_Pistacchio, j
enzolabarbera1938@libero.it (Guest) 09-01-2023 18:13

Purtroppo per lei, si troverà contro le stangone dell’Est europeo che con una sberla sono capaci di far girare su se stesso un uomo come successe a Metzcal il bandito messicano quando ricevette lo sberlone da Bud Spencer nel film Trinità. Il tennis del futuro è il loro, delle forzute. Già oggi le nostre tenniste si trovano come il pugile bravissimo nelle schermaglie però dal dal pugno al piumino al posto del cazzottone decisivo. La povera Trevisan è stata schiantata dalla Pegula, proprio in virtù della potenza dei colpi. Non si sfugge a questa regola. enzo

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Lo Scriba 09-01-2023 15:58

Scritto da Markux
A 12 anni stiamo parlando di nulla a questi livelli. Poi se c’è un atleta di 12 anni che gioca come uno forte di 16 se ne può parlare, perché è un fenomeno. Un dodicenne che è forte nella sua categoria e nulla più non significa nulla in prospettiva PRO.

E’ evidente che non hai compreso il senso dell’intervista.

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+1: sergiot, Pippolivetennis, il capitano, Ruka, puffo65, biglebo, Lory99, omerjno, Cristina_Pistacchio, Etnatracker, La Veronica, Etor
Pippolivetennis 09-01-2023 15:34

Ottimo post. Un’intervista che condivido in toto.
Ci sarebbe tanto da dire ma sarebbe una ripetizione di quello che ha già detto l’ottimo Claudio Grassi. Complimenti a lui e alla sua allieva.
Il focus dev’essere sempre la crescita sana del ragazzo sotto tutti i punti di vista. Tutto il resto viene dopo.
Se si riesce a sviluppare il loro massimo potenziale senza condizionare la salute mentale e la passione per questo sport bellissimo si è raggiunto l’obiettivo. I risultati poi arrivano ognuno per il proprio livello.
Un augurio ad Agnese e il suo maestro. Che possano realizzare i loro sogni.
P.S. alla redazione. Mettete più di frequente post di questo tipo. Vedere il sano entusiasmo delle giovani leve per questo sport è un piacere difficile da descrivere.

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+1: il capitano, marco.mazzoni, Ruka, puffo65, omerjno, La Veronica, j
Spigolo (Guest) 09-01-2023 15:12

Scritto da enzola barbera
Come si dice in questo caso? Se son rose, fioriranno enzo

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Thiago (Guest) 09-01-2023 14:59

È un’intervista davvero interessante, perché soprattutto di questi tempi far passare ai giovani e alle famiglie il messaggio di quanto conti la mentalità e l’impegno non è una cosa scontata. Pure il rendimento medio dei ragazzi a scuola è molto calato in tante situazioni e questo è ancor più grave. in un sport duro come il tennis pensare di poter aver tutto e subito è ancor più sbagliato.

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+1: Pippolivetennis, marco.mazzoni, Cristina_Pistacchio
Markux (Guest) 09-01-2023 14:53

A 12 anni stiamo parlando di nulla a questi livelli. Poi se c’è un atleta di 12 anni che gioca come uno forte di 16 se ne può parlare, perché è un fenomeno. Un dodicenne che è forte nella sua categoria e nulla più non significa nulla in prospettiva PRO.

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-1: marco.mazzoni, Pepusch, Ruka, Lory99, omerjno, Pippolivetennis, Cristina_Pistacchio, Ultraviolet, j
cataflic (Guest) 09-01-2023 14:15

So già che ci dimenticheremo di questo nome finchè un “cataflic” di turno non la vedrà in qualche torneo u18, magari dicendo di avere scoperto un grande talento. :mrgreen:
Gestire la transizione da gioco a sport a professionismo è una cosa per nulla facile, in bocca al lupo ad Agnese e ai suoi maestri.

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enzola barbera (Guest) 09-01-2023 13:42

Come si dice in questo caso? Se son rose, fioriranno enzo

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+1: Sottile, il capitano, Ruka