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La svolta di Vasek Pospisil e le lenti speciali

17/08/2014 13:08 5 commenti
Vasek Pospisil classe 1990, n.46 ATP
Vasek Pospisil classe 1990, n.46 ATP

Quando, nel diciannovesimo secolo, la fiducia da parte dell’umanità nei confronti della tecnologia e del progresso poteva dirsi infinita, Edgar Allan Poe pubblicò “La verità sul caso di Mr. Valdemar”, narrando di come fosse possibile sospendere il processo di morte mediante un rivoluzionario procedimento scientifico. In quel caso si trattava di finzione, tuttavia i fatti che stanno vedendo protagonista Vasek Pospisil, nell’arco delle ultime settimane, sono del tutto reali.

Il ventiquattrenne canadese, attuale numero 27 della classifica di categoria singolare e numero 28 di quella di doppio, ha conseguito grande notorietà durante l’ultimo mese: in qualità di compagno dell’esplosivo Jack Sock ha sollevato i suoi primi trofei nel circuito, iniziando sorprendentemente da Wimbledon e proseguendo con Atlanta.
Individualmente, ha disputato la sua prima finale a Washington due settimane fa, soccombendo al “Top 10” Milos Raonic, dopo aver tuttavia avuto la meglio su giocatori del calibro di Berdych e Gasquet.

Inoltre, prima di tutto questo, aveva portato a termine alcune giornate di lavoro con Paul Dorochenko, fisioterapista e preparatore atletico –tra le altre cose– e ricercatore nell’ambito del tennis, che ha avuto modo di collaborare con atleti come Federer, Safina, Moyá e Bruguera. In quel lasso di tempo, Pospisil si è sottoposto ad un allenamento neuromotorio mediante il sistema Activa Concepts, messogli a completa disposizione, per porre correzioni repentine alla tecnica di gioco.

Vasek ed il suo allenatore, il francese Frederic Fontang, avevano raggiunto il complesso di Dorochenko, “La Masía del Pilar” di Valencia, a giugno, per risolvere problemi ad una spalla e limare alcuni aspetti tecnici.

I primi sono stati risolti grazie all’osteopatia ed all’impiego di potenti laser. Con il sistema Activa Concepts–metodo di riprogrammazione neuromotoria basata sulla riproduzione di suoni dalla bassa frequenza–si è lavorato sul rovescio e sul servizio. “Abbiamo modificato il posizionamento della sua gamba destra, aggiungendo maggiore flessione per non sollevare tanto il corpo, ed ha funzionato davvero bene. Si sta trattando, inoltre, di allentare sensibilmente l’impugnatura del servizio. Ha acquistato velocità”.

Il principio cardine dell’allenamento neuromotorio consiste nell’azione sul sistema nervoso centrale, affinchè lo stesso impartisca all’organismo gli ordini per correggere i movimenti errati: l’atleta esegue, si collega al sistema Activa Concept e, dopo la riproduzione del movimento stesso, un suono dalla bassa frequenza agevola il cervello nella riprogrammazione. Tutto consta della convinzione secondo cui il cervello non percepisca differenza tra immaginare un atto ed eseguirlo veramente.

In questa occasione, è stata introdotta un’ulteriore novità: “Abbiamo approfittato per migliorare la visione dinamica, grazie a lenti speciali che possono “nascondere” parte della stessa. E’ stato Andrea Cagno, italiano, a metterle a punto. Il giocatore deve leggere alcuni simboli ed agire secondo quanto abbia osservato. In tal modo, in soli 15 giorni si ottengono miglioramenti nella percezione del movimento, elemento vitale nel tennis. E’ Federer il tennista ad averla più sviluppata, tra tutti quelli con cui io abbia lavorato. In pochi centesimi di secondo la situazione può cambiare totalmente”.

Secondo Paul, “il futuro della preparazione atletica è nell’allenamento neuromotorio e nell’affinare la percezione del movimento”. Ovviamente, per formulare un giudizio si ha bisogno di maggiore sperimentazione, e non si possono pretendere dei risultati immediati.


Edoardo Gamacchio


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5 commenti

Koko (Guest) 17-08-2014 20:06

Direi che il campo della psicologia sperimentale applicata allo sport può essere fecondo e foriero di risultati anche strabilianti.Non dimentichiamo mai che a livello di vendita e persuasione le tecniche si fondano su questa tipologia di studi sperimentali. Nel tennis soprattutto ove si può parlare con un condizionamento operante avanzato la ripetitività del gesto tecnico e la sua standardizzazione rende il paradigma comportamentistico-skinneriano fortemente pertinente. Per dare una idea che faccia comprendere nel tennis bisogna essere una sorta di robot creativi. Essere solo robot non basta perchè non si riuscirebbe a fronteggiare le minime variazioni e aggiustamenti necessari per avere vantaggi tattici, essere solo creativi o improvvisatori come l’Ucraino Dolgopolov non basta perchè ne risentirebbe la precisione e la durabilità del gesto tecnico che non può essere sempre improvvisato o è impreciso. La tipica routinizzazione delle procedure che caratterizza la mentalità Svizzera si sposa con una certa creatività improvvisativa in Roger Federer che infatti ha continuato ad essere consistentemente ai vertici in questi anni.

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carbone tennis academy (Guest) 17-08-2014 18:29

Paul è stato il pioniere del visual. in Italia dal 2012 stiamo sperimentando il visual training nel tennis. sarebbe utile applicarlo a tutti i nostri giocatori. nel link il primo articolo ufficiale di ottobre 2012 di visual training e tennis del Dr Caratozzolo con Gianluca Carbone http://carbonetennis.blogspot.com/2014/08/visual-training-e-tennis-dal-2012.html

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Marco (Guest) 17-08-2014 15:33

Ottimo articolo.

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Koko (Guest) 17-08-2014 15:05

Qualcuno dei nostri avrebbe urgente bisogno di una riprogrammazione simile! 😛

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Radames 17-08-2014 14:55

Anche Pospisil era morto?

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