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Laura Pigossi…”Ela sò quer paz” (lei vuole solo la pace). La tennista brasiliana, di origini italiane, racconta la sua storia…regalandoci una canzone!

24/10/2017 14:00 8 commenti
Laura Pigossi classe 1994 e n.401 WTA
Laura Pigossi classe 1994 e n.401 WTA

Quella mattina, all’alba, Pietro aveva portato tutta la famiglia al Santuario della Noce, il luogo sacro dove Sant’Antonio si rivolgeva ai contadini. Era la sua chiesa, la loro chiesa, quella cara alla gente di terra, cresciuta e educata con i ritmi della natura, delle semine e dei raccolti. Pietro Pigossi iniziò da lì il suo viaggio verso il Nuovo Mondo…un viaggio biblico, come quello di milioni di italiani che tra Ottocento e Novecento lasciavano l’Italia inseguendo un sogno. Camposanpiero, comune veneto, era il luogo di partenza per la famiglia Pigossi. Partirono senza voltarsi indietro in quella mattina fredda di un inverno ottocentesco che aveva appena visto nascere l’Italia. Fu un salto della rete, destinazione Argentina. Lì, con una nuova semina di questa antica famiglia contadina, cominciò la storia sudamericana dei Pigossi. Ci spostiamo in Brasile, quasi duecento anni dopo, per incontrare uno dei frutti di quella semina. Pietro Pigossi era il bisnonno del nonno di Laura, più di sei generazioni sono scorse: la speranza è intatta ma il sogno si è trasformato. Quello di Laura Pigossi lo leggerete ora.

Allora Laura, presentati ai lettori di livetennis:

Ciao! Mi chiamo Laura Pigossi, sono brasiliana di origini italiane. Ho iniziato a giocare a tennis a 6 anni a Sao Paulo, in un club chiamato Clube Paulistano (c’è sempre un torneo di 25k lì, anche ora). Ho iniziato a giocare con mio padre e mio fratello maggiore, nulla di serio, però mi piaceva fare tutto quello che mio fratello faceva, era la persona che provavo sempre ad imitare. Mi sono sempre piaciuti gli sport, avevo molta energia da piccola ed ho provato di tutto. Il mio primo coach si chiamava Eugenio e facevo due lezioni a settimana con lui. Poi gli anni passarono e decisi di dedicarmi di più a questo sport, iniziai a giocare nella scuola del club con altri ragazzi ed iniziai ad allenarmi con Carlos Brandão. Ero ancora molto piccola, avevo 9 o 10 anni. Poco prima di compiere 12 anni questo allenatore decise di smettere di lavorare con il tennis e dovetti cercare un altro posto dove allenarmi. Volevo qualcosa di più serio, allenarmi semplicemente nel mio club, volevo di più: giocare sempre più tornei, non solo nella mia città, viaggiare, giocare con giocatrici migliori, imparare di più. Fu cosi che decisi di allenarmi in una palestra chiamata Mauro Menezes, e conobbi i miei allenatori Renato Messias e Orlando Rosa, che alla fine mi hanno allenata per 10 anni, mi hanno formata. All’epoca mi ispiravo a Victoria Azarenka, per via del modo in cui combatteva in ogni match, per l’intensita’ con cui giocava e per la sua concentrazione. Mi piaceva. Tuttavia, dopo 10 anni di allenamento in Brasile, non ero soddisfatta, volevo crescere, vivere in Europa, giocare lì da voi. Dai 14 anni in poi ho sempre voluto vivere a Barcellona, era il mio sogno…giocare sempre con le tenniste forti. Fu cosi che ho conosciuto il mio allenatore attuale, Martin Vilar. Mi alleno nel Tennis Barcellona con Martin Vilar e Toni Martinez e vivo in Spagna insieme a mio fratello maggiore, che ora lavora nel tennis (in una societa’ che investe nei giocatori). Se mi chiedi del mio gioco credo che il mio miglior gioco sia in attacco! Mi piacciono molto le volèe e giocare rete.



Laura, da junior sei diventata n.18 del mondo giocando prevalentemente in Sudamerica: cosa immaginavi per il tuo futuro?

Ho giocato abbastanza in Sudamerica, però passavo sempre 3 mesi l’anno in Europa e un mese e mezzo negli Stati Uniti. Sapevo che dovevo giocare con le migliori del mondo per crescere come tennista, non solamente con le ragazze del Sudamerica. Ho sempre avuto la mente molto aperta su questo. E ho sempre avuto chiaro il fatto di voler giocare a tennis in modo professionale, cosi non ho avuto dubbi quando ho fatto il salto verso la carriera da professionista.



Hai vinto finora in carriera 4 tornei in singolare e 25 in doppio, una differenza importante:

Fin da piccola gioco molto bene in doppio e mi piace molto tuttora! Sono due modalità completamente distinte, credo che si riesca ad avere una visione migliore del gioco giocando più partite in doppio.



Come dividi la tua programmazione tra Sudamerica ed Europa?

Ho giocato in carriera più volte in Sudamerica perché vivevo in Brasile e giocavo sempre tutti i tornei di li! E’ solo da un anno che vivo in Spagna e baso il mio calendario sui tornei europei. Da un lato è positivo perché finisco sempre per giocare ad un ottimo livello! Il tennis è in Europa, anche se l’organizzazione dei tornei in Brasile è sempre buona.



Hai giocato a volte anche in WTA: come è stata la tua esperienza?

Si, ho giocato in WTA e la mia migliore esperienza è stata quella di Florianopolis, nel 2016, quando ho affrontato la rumena Irina Begu col risultato di 6/3 4/6 4/6. In quel momento ho sentito di poter giocare con chiunque a quel livello, e che dovevo continuare a lavorare duro per stare li.



Recentemente, a Rabat, hai giocato contro Nina Stojanovic, portandola al terzo set in un match molto combattuto. Credi che sia questo il tuo livello?

Si, in questa partita ho fatto 6/3 5/3 e lei ha giocato in maniera incredibile, non aveva più nulla da perdere e se l’è giocata! Ha cominciato a rischiare tutto ed ha giocato molto bene, le faccio i complimenti! E’ una ragazza dura da vincere, ma sento che posso giocare con chiunque. Tutto sta nel credere che possa farlo.



Hai giocato, a volte, anche nel nostro paese:

Si ho giocato un paio di volte in Italia, mi piace! Il livello e’ sempre molto alto e tutte giocano molto bene. L’organizzazione è sempre buonissima e fanno di tutto per darti il massimo del comfort durante il torneo.



In Ungheria hai incontrato Deborah Chiesa, una nostra tennista in forte ascesa:

Conosco Deborah dai tornei junior, ha sempre avuto un buon livello e sono contenta che si sia ripresa dall’infortunio e che sia tornata. E’ molto forte ed ha un buon servizio.



Hai già avuto esperienze in Fed Cup?

Ho gia’ rappresentato il mio paese e la Fed Cup mi piace molto! Mi piace per il clima che si respira e adoro giocare in squadra.



Nel luglio 2014 hai raggiunto il tuo best ranking (247). Successivamente il 2015 non fu molto positivo e da allora stai cercando una risalita. Che cosa è successo, un infortunio?

Quando ero 240 sono rimasta fuori dalle qualifiche degli US Open e subito dopo ho avuto una borsite al gionocchio, sono stata 5 settimane senza poter fare niente e proprio in questa data dovevo difendere tutti i miei migliori risultati: tre vittorie in doppio 25k, due semifinali, una finale e un quarto di finale di 25k in singolo! Fu tutto in una volta…Dopo sono dovuta ritornare ai Futures per cominciare da capo.



La cilena Fernanda Brito, che abbiamo intervistato qualche mese fa, ci ha confidato che le principali difficoltà che deve superare nella sua carriera sono di tipo economico, perché in Sudamerica non ci sono molti aiuti. Cosa mi dici in proposito?

Sono d’accordo! Credo che sia un problema enorme la mancanza di incentivi nel tennis sudamericano, non c’è appoggio, non c’è molto aiuto e nemmeno molti tornei. Così dobbiamo sempre andare in Europa o negli Stati Uniti per giocare e molte tenniste non hanno la possibilità di mantenersi senza supporto. Come ho detto, non c’è molto appoggio dalle federazioni né da sponsors. La federazione in Brasile ti aiuta poco: quando ero tra le migliori diciottenni alcune volte mi aiutavano con un biglietto aereo, però è davvero poco! Poi in Fedcup ho ricevuto un po’ di aiuto ma ormai sono due anni che non si vede nulla da nessuno! Ho avuto lo sponsor di Asics per 4 anni e ora ho quello di Mizuno, però Mizuno Europa! Dal Brasile non ho sponsor né racchette.



Ed allora come riesci a gestirti?

Ho avuto la fortuna che i miei genitori mi hanno sempre appoggiata e hanno sempre creduto in me, e soprattutto hanno pagato i miei viaggi! Sono molto fortunata per questo e tutti i giorni li ringrazio perché altrimenti non sarei stata in grado di farlo.



Gonzalo Vitale, coach di Georgia Brescia, ci ha raccontato che a volte le tenniste sudamericane sono un po’ inesperte e fanno una programmazione sbagliata, soprattutto con i viaggi:

Il problema è che per andare dal Sudamerica in Europa o negli Stati Uniti il biglietto è carissimo. Mi ricordo che quando ero in Sudamerica arrivavo a giocare anche 6 settimane di seguito, una volta addirittura per 3 mesi di seguito senza fermarmi, perché il biglietto era cosi caro che dovevo approfittarne il più possibile. I brasiliani possono rimanere in Europa solo 3 mesi. La regola e’ chiara: “tre mesi dentro, tre mesi fuori!” Cosi non possiamo permetterci di giocare per 3 settimane, tornare a casa per 2 settimane e ripartire per 3 settimane! E’ molto lontano, sono molte ore di viaggio e in più c’e’ il fuso orario. E’ molto dura. Per questo quando viaggiavamo per giocare, era sempre per molte settimane di seguito.



Com’è la situazione del tennis in Brasile? Cosa pensi di Beatriz Haddad Maia e quali sono i giocatori e le giocatrici più importanti?

Non ci sono molte donne che giocano a tennis in Brasile. Credo che siamo 7 o 8, ad esagerare, tra quelle che realmente possono permettersi di viaggiare molto tutto l’anno. Bea la conosco dai 9, 10 anni di età, siamo della stessa città e abbiamo sempre giocato insieme. Di uomini invece ce ne sono molti di più: Marcelo Melo, Bruno Soares, Rogerio Dutra Silva, Thomas Bellucci, Thiago Monteiro, Marcelo Demolliner, e molti altri.



Parlare con un brasiliano fa pensare inevitabilmente al football. Tu hai una squadra del cuore?

Si, mi piace il calcio, tifo per i Corinthians. In Brasile quasi non si parla di tennis, è solo calcio e pallavolo!



In Europa c’è il luogo comune del brasiliano che soffre di saudade. Quanto è vero e quanto un’invenzione? E se è vero a te capita?

Ahahaha! Credo che a tutti succeda questo! E’ molto normale avere nostalgia della tua casa, di madre, padre, fratelli, amici…il tennis è uno sport molto solitario quindi non credo che solo i brasiliani sentano questo. Molto spesso passi 5, 6 settimane giocando tornei, vivendo in hotel. Arriva il momento in cui tutto ciò che vuoi è dormire nel tuo letto e prepararti il tuo cibo 🙂



Qual è la condizione giovanile in Brasile e in cosa differiscono gli stili di vita dei ragazzi brasiliani rispetto a quelli europei?

E’ da poco più di un anno che mi sono trasferita a Barcellona, mi piace molto. Mi piace dove mi alleno, con chi mi alleno, etc. Credo che quello che cambia davvero sia la qualità della vita…non ci si rende conto di questo fino a che non lo si vive. Io sono di San Paolo e lì si fa tutto in macchina, bisogna sempre stare molto attenti per strada. Camminare? Andare a fare una passeggiata tranquilla come faccio a Barcellona? Mai! Solamente al centro commerciale…



Il Brasile è un paese multietnico, tu stessa hai sangue italiano:

Si, di recente ho preso la cittadinanza italiana. In Brasile ci sono molti emigrati da tutte le parti, nel sud per esempio è molto comune che quasi tutti abbiano discendenza tedesca, come un altro filone della mia famiglia.



Confrontando con le altre coetanee essere una tennista è un privilegio o no?

Per me e’ un privilegio. Ho appreso molto come persona con tutti i viaggi che ho fatto, fin da piccola ho dovuto imparare a fare le cose da sola! Ho imparato che il lavoro duro può aiutare anche il talento, quindi ho fatto sacrifici per quello che volevo. E’ chiaro che giocare a tennis richiede molto sacrificio, molte date importanti si perdono perché si sta in viaggio o in torneo, niente vacanze in famiglia, feste o matrimoni…ci sono sempre due facce della medaglia. Però credo che quando si ama veramente quello che si fa si può superare tutto.



Tu sei una ragazza molto carina. Quanto è importante questo elemento nella carriera?

Grazie! Credo che l’apparenza aiuti molto, è la tua immagine! Devi sempre prendertene cura, e’ come la gente ti vede. Principalmente per gli sponsors e i media.



Il Papa ha raccontato, in una recente intervista, di essere andato per un periodo da una psicologa. Su livetennis Giulia Pairone ci ha spiegato come sia uscita da una profonda crisi psicologica e fisica, anche grazie all’aiuto della psicoterapia. Quanto pensi sia utile uno psicologo nel tennis?

Il tennis è uno sport mentale…in fondo tutti sanno colpire la pallina. Io ho la mia psicologa da quando avevo 11 anni, ho lasciato per due anni, ma abbiamo ricominciato di nuovo da quest’anno. Si chiama Cristiana Scala, è molto brava! Collabora con molti sportivi e ha lavorato alle olimpiadi l’anno scorso. Lavoriamo molto con le visualizzazioni e su come mantenere la calma nei momenti duri, difficili, in campo e fuori. E’ senz’altro una figura positiva.



I lettori di livetennis vogliono visitare San Paolo. Dove li porti?

Ah bene! Con le attenzioni di cui vi ho detto prima, partiamo dal centro storico di San Paolo, con il Patio do Colegio, dove è nata la città, e dove si trova anche la Catedral da Se’. Poi andiamo ad Avenida Paulista, il centro finanziario del Brasile. Poi ancora possiamo vedere Masp, che è il museo d’arte di San Paolo. E per mangiare vi porto in un ristorante chiamato Terraço Italia, che sta al 42esimo piano dal quale si vede tutta la città .Vi porterei a mangiare feijoada o una buona grigliata. C’è anche il pão de queijo. Mi piace!



Cosa pensi di questi versi dello scrittore brasiliano Paulo Coelho?
“il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”

Mi piace questo verso, mi ci ritrovo molto e mi piace Paulo Coelho!



Il tuo libro e il tuo film preferiti

Libro: “O que realmente importa” (quello che conta davvero). Film…me ne piacciono molti, per esempio quello su Senna, “Titanic” e “The Blind Side”.



Il tuo sogno da realizzare nel tennis

Voglio giocare gli Slam ed essere tra le migliori.



E i tuoi 3 desideri da realizzare nella vita:

Essere tra le migliori del mondo nel tennis. Vincere il Roland Garros. Terminare i miei studi per poter fare qualcosa anche al di là del tennis.


Finisce qui l’intervista a Laura e mentre la salutiamo, scopriamo che ci ha trasmesso una sensazione di serenità e di pace. Eppure la comunicazione è avvenuta mentre Laura faceva scalo a Miami: sono la prossima, 10 minuti e ti richiamo! Ma non c’era concitazione nelle sue parole, tutt’altro, piuttosto un’armonia musicale. Allora utilizziamo quei 10 minuti per cercare delle foto di Laura da pubblicare, come facciamo sempre in ogni intervista. Siamo su Instagram e, scorrendo un po’ le foto, troviamo un video: Laura canta una canzone brasiliana, “Ela sò sequer paz” accompagnata da una chitarra acustica, che suona egregiamente. La voce appare intonata, serena e malinconica insieme, Laura non indugia sull’obiettivo, lo guarda una o due volte al massimo ma canta con il cuore. La risentiamo e le chiediamo l’autorizzazione a pubblicarlo.
Il check-in all’aereoporto è passato e Laura è davvero sorpresa. Poi ci dice: “Aspetta che ti mando il video originale, la qualità è migliore” Un video, una voce, una chitarra, una melodia: “Cose semplici per lei sono le cose principali” recita un verso della canzone.


Antonio De Filippo

traduzione di Flavia Caselli


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8 commenti

Madama la marchesa 24-10-2017 23:14

Per me Pigossi di italiano ha solo un passato remoto.

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Frederick (Guest) 24-10-2017 20:52

Ma solo a me non piacciono le interviste di Antonio De Filippo?

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+1: gennydn, poveri noi
Tennisaddicted (Guest) 24-10-2017 19:26

Scritto da Elio
Meglio come tennista, che come cantante. Cmq simpaticissima ❗

Beh, a X-Factor ormai le squadre sono fatte 😆

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nastase (Guest) 24-10-2017 19:25

viva laura!

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Peppo81 (Guest) 24-10-2017 16:05

Dolcissima ragazza….
E’ sempre un piacere leggere le interviste di De Filippo

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Carl 24-10-2017 14:53

Beh, che adesso Pigossi (che chi segue il tennis femminile ovviamente non scopre adesso) sia cittadina italiana è un vero scoop, anche se mi sfugge come possa averla ottenuta, dopo ben sei generazioni.

Immagino che comunque abbia mantenuto anche quella brasiliana ed ora goda della doppia cittadinanza, in ogni caso mi piace pensare che possa eventualmente portare un raggio di sole nelle cupe nebbie dell’attuale tennis femminile italiano.

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pallettaro (Guest) 24-10-2017 14:47

Sempre più intenditori!

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Elio 24-10-2017 14:36

Meglio come tennista, che come cantante. Cmq simpaticissima ❗ 🙂

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