Primi turni amari per i colori azzurri. Wimbledon. Day 2

Rafael Nadal classe 1986, n.1 del mondo

Seconda giornata di gare a Wimbledon, con i tabelloni che si allineano al secondo turno.
Nel singolare femminile assistiamo alle prime fragorose cadute con la nostra Sara Errani (tds n°14) che cede purtroppo nel prosieguo dell’incontro sospeso ieri per pioggia alla francese Garcia: la giovane transalpina spreca una palla del 5 a 0 in suo favore, si fa recuperare ma piazza l’allungo decisivo per il 7/5 finale del terzo set. La sconfitta sicuramente più rumorosa è però quella della testa di serie numero 7: la serba Jelena Jankovic cede piuttosto nettamente all’estone Kanepi in due soli set.

Sono uscite alcune teste di serie, ma non delle più alte: la russa Pavlyuchenkova (tds n°26) ha ceduto in 3 set alla Riske, la sua connazionale Kuznetsova (tds n°28) l’ha imitata sempre in 3 set contro la rediviva portoghese Larcher de Brito mentre la rumena Cirstea (n°29) continua la sua marcia all’indietro e colleziona l’ennesimo primo turno della stagione uscendo in 3 set contro la Duval.

Le altre teste di serie scese oggi in campo iniziano invece la loro avventura tutte con il piede giusto e senza sprecare troppe energie, accedendo al 2T: Serena Williams (la vera favorita del torneo?) lascia 3 game alla Tatishvili, la Suarez Navarro e Aga Radwanska fanno lo stesso contro la Zhang e la Mitu, imitate dalla finalista della scorsa edizione Sabine Lisicki contro l’israeliana Glushko e dalla danese Wozniacki contro la Peer, mentre la rumena Simona Halep continua la sua scalata al vertice con una prestazione convincente anche su erba, cedendo solo un game in più alla Pereira.

La tedesca Kerber batte in 2 set la seconda sorella Radwanska e in meno di 1h (58m), così come la sua connazionale Petkovic sempre in 2 contro la Piter; la serba Ivanovic fatica non poco contro una combattente Schiavone prima di arrivare alla vittoria, così come la recente semi finalista al Roland Garros (ma anche Australian Open) Eugenie Bouchard e la Cornet, vittoriose rispettivamente contro la veterana Hantuchova e con la seconda in rimonta in 3 contro la Schmiedlova. Anche la semi finalista Wimbledon 2013 Flipkens impiega 3 set per sbarazzarsi dell’erbivora Paszek. Occhi puntati infine sulle teenager terribili Bencic e Keys: la prima impiega 3 set in questo suo primo turno a Wimbledon, mentre la Keys elimina un’avversaria ostica come la Puig con un doppio 6/3.
Menzione speciale alla russa Sharapova: dopo aver vinto sulla terra parigina, inizia la sua campagna inglese liberandosi 6/1 – 6/0 dell’inglese Murray, in soli 57m.

Luci (poche) e ombre (tante) per le italiane: detto della Errani e della Schiavone, Karin Knapp serve per il match nel secondo set ma cede a oltranza per 10/8 alla ceca Karolina Pliskova. Tanti punti che se ne vanno (difendeva gli ottavi del 2013) e una classifica che ne risentirà, specchio fedele di una stagione altamente negativa. Camila Giorgi rimonta la rumena Cadantu nel secondo set e finisce per vincere 6/1 – 7/6, mentre Roberta Vinci cede le armi alla giovane croata Vekic (’96) in 3 set e si ritroverà a perdere anche lei molte posizioni in classifica, avendo difeso invano i suoi ottavi di finale dell’anno scorso. La marchigiana al 2T affronterà l’americana Riske, per un 3T contro la Sharapova che appare quanto mai probabile, avversaria già battuta e desiderosa della sua personale rivincita.

Nella giornata in cui il francese Tsonga scende in campo per un solo game, sufficiente per passare il turno, nel singolare maschile hanno debuttato 2 dei Fab Four: Roger Federer ha vinto 6/1 – 6/1 – 6/3 contro il nostro Lorenzi, applaudito dagli stessi tifosi dell’elvetico per l’impegno e la passione messa in campo. Purtroppo sono armi che a questi livelli non sono quasi mai sufficienti.

Rafa Nadal invece ha lasciato per strada il suo primo set, vincendo in rimonta in 4 set contro Klizan, avversario non proprio semplice per un 1T Slam. L’impressione per il maiorchino è che, se dovesse passare indenne la prima settimana con l’erba al suo stato migliore e più insidioso, nella seconda settimana potrebbe tranquillamente dire la sua: attenzione però al 2T con una sua vecchia conoscenza, Lukas Rosol.

Stan Wawrinka vince in 3 set contro Sousa e si riprende dallo scotto parigino, così come il giapponese Nishikori (infortunio realmente alle spalle?), imitati entrambi dallo spagnolo Feliciano Lopez, dal tedesco Kohlschreiber, dal funambolo del circuito Gael Monfils e soprattutto dal canadese Milos Raonic, vera mina vagante con quel servizio in dotazione del torneo maschile: a proposito di sorprese, il polacco Janowicz, semi finalista nel 2013, oggi ha impiegato ben 5 set contro l’indiano Devvarman per accedere al suo 2T. 5 set li impiega anche il francese Gasquet, che però negli ultimi 2 set lascia solo 1 game all’avversario odierno Duckworth mentre in 4 e in rimonta ce la fa anche lo spagnolo Robredo.

Generazioni australiane a confronto oggi in questo 1t di Wimbledon: Lleyton Hewitt, re destituito qui a Londra, vince in 4 set, così come il giovanissimo Nick Kyrgios (’95), vincitore sempre in 4 contro il francese Robert. Ipotetico passaggio di consegne, con l’Australia che ha forse finalmente trovato il suo nuovo eroe (tennistico). Escono invece le teste di serie n°28 (Garcia – Lopez), la n°29 (Karlovic) e la n°32 (Tursunov).

Un sorriso di giornata ce lo regala Simone Bolelli, vittorioso in 4 set e con 2 tie break contro il giapponese Ito: al 2T incrocerà la sua racchetta contro il tedesco Kohlschreiber, pronostico a sfavore ma la speranza perlomeno di giocarsela senza timori reverenziali.

Un primo turno che per i nostri colori si è rivelato decisamente amaro: Giorgi e Pennetta hanno vinto e in parte convinto (ma le avversarie non erano un duro banco di prova), ma le loro amiche/rivali Errani, Vinci, Knapp e Schiavone hanno già salutato il torneo.
Nel maschile ci aggrappiamo ai soli Fognini e Bolelli, mentre Seppi, Volandri e Lorenzi sono già fuori dai giochi. Le sensazioni della vigilia purtroppo non lasciavano presagire grandi risultati, ma si sperava in reazioni d’orgoglio. Così non è stato.

Alessandro Orecchio