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Una bella storia di fine e inizio anno: la rinascita di Marta Lesniak! La tennista polacca racconta il prima e dopo della sua carriera ai lettori di livetennis

04/01/2018 16:15 5 commenti
Marta Lesniak classe 1988 e n.426 WTA
Marta Lesniak classe 1988 e n.426 WTA

“Clarence! Clarence! Aiutami, Clarence! Fammi tornare indietro! Non m’importa di quello che accadrà: ridammi mia moglie e i miei bambini! Aiutami, Clarence, ti prego! Voglio tornare a vivere!!! Fammi vivere! Ti prego, Dio, fammi vivere ancora!“

George Bayley è sconvolto dopo che Clarence, il suo angelo custode, gli ha mostrato come sarebbe diventata Bedford Fals, una piccola cittadina americana, senza la sua vita: le persone che lui ha aiutato ad essere migliori, si erano inaridite e la stessa città era diventata Pottersville, un luogo cupo e criminoso, preda di un potente speculatore locale senza scrupoli. La storia di George continua a far riflettere e divertire tutte le volte che a Natale, ancora oggi, le televisioni trasmettono il capolavoro di Frank Capra “La vita è meravigliosa” (1948). E’ uno di noi George e sta a lì a ricordarci quanto ciò che a volte cerchiamo di far sparire dalle nostre vite, spesso riemerga, come in una rinascita, e ci renda felici mente prima ci intristiva. Non sappiamo se Marta Julia Lesniak abbia ricevuto visita dall’angelo Clarence, ma certo, ad un tratto, Marta si è accorta che la sua vita senza tennis mancava di qualcosa per lei irrinunciabile. E, dopo anni di stop, è tornata a giocare ed a vincere, al punto da appassionare ed incuriosire molti nostri lettori che si sono chiesti quale fosse la sua storia. Ci siamo quindi adoperati per incontrarla ed ecco il suo racconto.

Allora Marta, la tua storia ha appassionato i nostri lettori che hanno cominciato a seguirti con molto affetto da quando sei tornata a giocare tornei. Ad agosto del 2005 giochi a Kedzierzyn Kozle, in Polonia. Poi, nel 2008, ricompari a Southlake, negli Usa, dove sei eliminata nei quarti di finale da Chloe Jones. A questo punto si perdono le tue tracce fino a novembre del 2016 quando ritorni in un torneo professionistico a Zawada. Ci racconti che cosa ti è successo in tutti questi anni?

Nel 2008 ho deciso di frequentare l’università in America, trasferendomi a Dallas, nel Texas, per studiare alla Southern Methodist University. Sono stata molto fortunata a ricevere una borsa di studio che coprisse l’intera retta; passavo la maggior parte del mio tempo tra il campo da tennis e la palestra, fino a dicembre del 2011. In quel periodo ero la numero 2 nella classifica universitaria nazionale e ho vinto il campionato nazionale, National Intercollegiate Division 1 Indoor, probabilmente il mio maggior successo di allora. L’esperienza universitaria è stata uno dei momenti migliori della mia vita, se non il migliore. Ho avuto l’opportunità di giocare molto a tennis, ricevere un’istruzione di livello eccezionale, incontrare gente da tutto il mondo e viaggiare in giro per il paese. È stato meraviglioso! Dopo la laurea mi sono ritrasferita in Polonia, dove da maggio del 2012 ho cominciato a lavorare nel settore dell’investimento bancario per più di 3 anni. Ed è allora che il tennis è riapparso nella mia vita.



Di recente abbiamo intervistato Gulia Pairone, una tennista italiana che ha lasciato il tennis, almeno temporaneamente, per studiare in un college americano. Lei è scappata dai tornei a causa dello stress che le aveva provocato attacchi di panico e depressione:

Posso capire che alcuni vogliano fuggire dal tennis alle volte; la competizione è molto stressante e l’allenamento ci mette molto sotto pressione. Credo che questo accada in ogni sport professionistico o semi-professionistico, dove hai a che fare quotidianamente con stress, infortuni, viaggi e sacrifici. Non tutti sono emotivamente preparati e alle volte raggiungi un punto in cui non ne puoi più. Personalmente, ritengo che questo sia l’aspetto più difficile del tennis oggi, specie quando si allena una generazione di tennisti più giovani. Ci saranno dei momenti dolorosi, delle sconfitte. Prima te ne rendi conto e più possibilità avrai di giocare ai livelli più alti.



Quanto hai dovuto combattere in questi anni con problemi fisici e psicologici?

Il momento più faticoso fu quando stavo passando da junior a pro. Ero molto giovane allora, e non ero abituata a perdere regolarmente. Quando cominciai a giocare nei tornei professionistici, sentivo tantissima pressione. Quando poi ho cominciato a perdere più spesso di quanto vincessi, ho perso anche la motivazione, perché nei tornei junior avevo avuto molto più successo. Ero rimasta parecchio indietro con la scuola, e stavo cercando di tornare in pari con il programma. Tutto questo succedeva nello stesso momento per cui, alla fine, sono stata costretta ad abbandonare il tennis. Nessuno mi suggerì di fare diversamente. Non perché non credessero nel mio potenziale o perché pensassero che non ce l’avrei mai fatta, solo che erano tutti stanchi di vedermi infelice e si erano resi conto che avevo bisogno di una pausa. Nessuno si aspettava però che fosse una pausa così lunga …



Hai giocato tornei universitari, campionati a squadre o altre competizioni, in questa lunga pausa, e con quali risultati?

Nel periodo in cui non stavo più competendo nei tornei professionistici ho continuato a giocare nei club in Germania e Repubblica Ceca. Potevo affrontare sia avversarie classificate 500 WTA sia avversarie senza nessuna esperienza, vincendo contro la maggioranza. Ho sempre amato il tennis e ne sentivo la mancanza, soprattutto del suo aspetto competitivo, delle scariche d’adrenalina e dell’agonismo. Non ero la migliore negli allenamenti; di certo davo il 150%, ma non vivevo per il tennis. Volevo gareggiare, provare la tensione sul campo; è doloroso, ma niente ti regala la stessa energia positiva. Quello era il mio sogno. Competere di nuovo come sapevo di poter fare. Ed anche ora, finché mi farà sorridere, non mollerò!



Che cosa può insegnare la tua esperienza ad altre tenniste o ragazze impegnate nello sport?

Spero che la mia storia possa insegnare molto alle giovani giocatrici. Trasmette tanti insegnamenti, ma quello più importante è non arrendersi facilmente e circondarsi di persone che ti sostengano sempre. I bravi juniors devono sapere che per la maggior parte di loro arriverà il momento nella loro carriera in cui tutto sembrerà andare storto; va così nello sport ma anche nella vita di chiunque. E, quando capita, bisogna rimanere forti, fare il possibile per uscire dalla crisi e se, alla fine, decidi che questa non è la tua strada, va bene, ma alle volte tutto ciò che ti serve è una sola buona giornata, una buona partita, un ginocchio che ti faccia un po’ meno male, e tutto cambia. Pensiamo ai grandi nomi, Serena, Seles, Sharapova, hanno tutte avuto i loro alti e bassi, ma hanno deciso di tornare più forti di prima.



Avevi mai pensato di ritornare e quanto ti sei allenata per questo obiettivo negli anni di stop?

Non ho mai pensato che sarei tornata a giocare. Mi mancava il tennis, non c’era giorno che non ci pensassi! Tuttavia sapevo quanto sarebbe stata dura migliorare la mia carriera e posizione in classifica e riprendere i ritmi dei tornei e degli allenamenti. Ho avuto l’occasione di giocare nei circoli sportivi cechi e tedeschi, vincendo quasi sempre. Ma non era abbastanza. Volevo giocare per più di 10-15 volte all’anno. Anche senza allenamenti, ero in gioco per la nazionale polacca. Purtroppo il livello del tennis polacco è molto basso, ad eccezione di 2 o 3 ragazze per ogni categoria d’età che hanno il potenziale per una carriera professionistica. Quindi ho deciso di allenare qualche giocatore, e di riprendere a giocare io stessa, ma senza aspettative, solo per divertimento. Ma le cose sono andate in maniera diversa…e sono contenta!



Come si ritrovano concentrazione, determinazione, clima di gara, dopo nove anni?

Concentrazione, determinazione e atteggiamento sono doti con le quali ci nasci. Alcuni le applicano al business, altri alla scienza, altri ancora allo sport. Secondo me non puoi perderle né ottenerle tutto d’un tratto. Mi preoccupava più la mia forma fisica che la predisposizione mentale. E avevo ragione. Sono doti sulle quali posso sempre contare. Anche dopo 9 anni, o 12 ad essere più precisi, senza giocare in alcun torneo professionistico, posso riprendere da dove avevo iniziato.



Facciamo un passo indietro: come sei arrivata al tennis da bambina e quali sono state le tue prime esperienze?

La prima volta che ho mai fatto rimbalzare la palla contro il muro avevo 5 anni, mio padre mi aveva portato in un centro sportivo locale. Nessuno mi aveva detto come si faceva, ma mi divertivo tremendamente. Un giorno qualcuno andò da mio padre dicendo che sembravo avere una predisposizione naturale per il tennis, e che forse dovevo parlare con un professionista e fargli vedere di cosa ero capace. Mio padre mi ha fatto scoprire molti sport: nuoto, sci, pallacanestro, corsa, perfino il calcio, ma è stato il tennis a rubarmi il cuore.



Da junior sei stata n.31 al mondo. Ciò vuol dire che eri una grande speranza per il tennis polacco. Che ricordo hai di quel periodo e quali erano i tuoi progetti?

Quando mi sono classificata al 31mo posto nel ranking junior avevo grandi speranze. Penso che chiunque, al mio posto, le avrebbe avute. Ripensandoci, all’epoca non mi sembrava un gran traguardo, ma oggi rivaluto quel risultato soprattutto se penso a quante giocatori farebbero qualsiasi cosa anche solo per entrare tra i primi 100 negli ITF junior. Ovviamente volevo che questo passo mi garantisse di arrivare presto al 31mo posto nei WTA, ma non era un obiettivo scontato. Soldi, fortuna, salute, buoni allenatori e trainer devono essere tutti al posto giusto nel momento giusto. Solo così il passaggio da junior a pro può avvenire agilmente.



Nel 2004 battevi a Bol, in soli due set, Victoria Azarenka, futura n. 1 del ranking. Che ricordi hai di allora e chi erano le tenniste, oggi più famose, con le quali hai giocato nei tornei junior e nei primi anni professionistici?

Ho affrontato Victoria Azarenka sia a livello junior che professionistico e forse anche U14, anche se non lo ricordo con precisione. Ho giocato anche contro altre tenniste top players, come Dominika Cibulkova, Ana Ivanovic, Angelique Kerber, Timea Bascinszky, Michaela Krajicek, Nicole Vaidisova, Agnieszka Radwanska, Yaroslava Shvedova, Ekaterina Makarova. Probabilmente ce ne sono altri di nomi familiari, ma la maggior parte erano nei juniores e alcuni nel tennis europeo. Erano bei tempi quelli. Ci siamo divertiti un mondo nei tornei juniores. Tutti i nomi che ho citato hanno presto raggiunto livelli eccellenti, proprio quando io ho cominciato a rallentare fino a decidere di fermarmi del tutto. Oggi alcuni dei miei migliori amici vengono dal mondo del tennis, forse perché personalità sportive simili prima o poi si incontrano, ma ho anche molti amici nel mondo bancario, dove ho avuto l’occasione di lavorare.



Nel 2004 il tuo ultimo torneo vinto in Polonia, il 10000 di Kedzierzyn Kozl, battendo in finale l’ucraina Teplyakova, che ora ha lasciato il tennis, come anche tutte le altre avversarie dei turni precedenti. Ti ricordi che cosa provasti?

Nel 2004, all’età di 16 anni, ho vinto il mio primo 10k. Una settimana dopo in Olanda ho vinto il secondo 10k di fila. Mi sentivo come se ogni cosa andasse per il verso giusto. Facevo progressi e mi sentivo ad un passo dall’ultimo traguardo: l’ingresso tra le prime 100 WTA. Poi ho provato a giocare il 25k, che ovviamente era molto più difficile e in qualche modo ha rappresentato l’inizio della fine.



Nel 2017 c’è stata un tuo exploit: 13 anni dopo il tuo ultimo titolo arrivano ben 4 trofei, una finale ed una semifinale. Ti aspettavi questa ascesa e cosa ti aspetti ora dopo un anno così?

A distanza di 13 anni, ho vinto 4 tornei 15k ed ho raggiunto le mie prime semifinali dei 25k, ho battuto per la prima volta una top 150 WTA e superato la mia miglior qualifica WTA dal 2004. Cosa significa? Forse che è più facile di una volta? Che il livello è più basso di un tempo? Non so che risposta dare a queste domande. È diverso. 13 anni fa, quando ero 445ma nei WTA, ho vinto solo due tornei e un quarto di finale nei 25k. Nient’altro all’infuori di questo, ed ero più o meno nella stessa posizione nella quale mi trovo oggi. Ci sono molti più giocatori mediocri di quanti ce n’erano allora, ma la qualità del tennis, di quei giocatori e dei tornei è più alta? Onestamente non credo.

Il prossimo anno continuerò a giocare per i primi mesi, per vedere come va. Se riesco ad entrare nei primi 300, prenderò in considerazione un impegno a tempo pieno. Per ora, devo essere brava e bilanciare i tornei con il lavoro. Cercherò di giocare nei tornei di livello maggiore, se la mia posizione in classifica me lo permette, visto che farò 30 anni l’anno prossimo e devo ottenere progressi velocemente.



Proseguendo questo discorso, in che cosa hai trovato cambiato il tennis tecnicamente da quando avevi lasciato ad oggi?

Credo che oggi il tennis sia molto più fisico. Devi essere in gran forma per resistere un torneo intero ad un buon livello. Anche l’attrezzatura continua a cambiare. Il gioco oggi è molto più frenetico di 10 anni fa. L’età media nei primi 100, sia WTA che ATP è cresciuta intorno ai 30 anni, mentre 10-15 anni fa si aggirava sui 20.



Puoi descriverci il tuo tennis, i tuoi colpi migliori e quelli da migliorare?

Il mio stile di gioco è molto basato sull’attacco. Faccio affidamento su colpi piatti e potenti, da entrambi i lati. Il diritto è il colpo più imprevedibile, mi dà la possibilità di chiudere dei punti più spesso ma alle volte è debole. Il mio rovescio è solido, non è vincente ma non sbaglio quasi mai. Sono una giocatrice abbastanza alta e sulle superfici veloci potrei usare di più il servizio, che invece devo migliorare.



Qual è il tuo obiettivo principale ora?

Il mio obiettivo principale ora è allenare altre giocatrici, non mi alleno regolarmente come gli altri tennisti. Metto i miei giocatori al primo posto, e solo dopo ore mi dedico a me stessa. Per ora non credo di aver bisogno di molto tennis. Posso fare ginnastica spesso e migliorare la mia forma fisica. Ho scoperto che per me è più facile muovermi sulla terra rossa, dove ho il tempo di colpire le palle veloci e potenti e rientrare durante il punto, anche se tutti dicono che per il mio stile di gioco è meglio una superficie veloce come il sintetico, il taraflex o una dura. In più adoro giocare in un clima caldo, forse è per questo che i campi di terra battuta in Turchia mi hanno portato tanta fortuna quest’anno.



Che ragazza sei nella vita privata? Che interessi hai e come occupi il tempo libero?

Ultimamente non ho proprio una vita privata, visto che passo la maggior parte del tempo in campo, che sia con i giocatori o in viaggio per dei tornei. Al di fuori dello sport, ho una passione per la musica. Ho un tatuaggio con la chiave di violino sul braccio sinistro. Non conosco nessun altro così ossessionato dalla musica! Dopo il lavoro mi piace anche leggere, o guardare un film, e amo viaggiare. Una ragazza normale direi. Oh!!!…E come posso dimenticarmi di dire che amo lo shopping?



I costi del tennis per le giocatrici sono un problema che tutte le ragazze intervistate ci hanno segnalato. Come riesci a far fronte e che tipo di soluzione proporresti per aiutare la tua categoria?

Il lato economico del tennis è sempre un argomento controverso e problematico. Quando sei nei 15k e nei 25k ovviamente non guadagni un centesimo se non vinci il torneo. Ti serve uno sponsor. È impossibile permettersi 25-30 tornei all’anno. Alle volte devi viaggiare oltreoceano, che è ancora più costoso. Ho avuto la fortuna di vincere qualche torneo e avere i soldi per andare nuovamente all’estero. Ma per lo più ho giocato vicino a casa, così da potermelo permettere. In più adoro guidare e sfrutto la macchina il più possibile.



Tu sei di Wroclaw. Il simbolo di questa città sono gli gnomi. Ci spieghi il significato?

Forse sono di parte, ma Wroclaw è la più bella città di tutta la Polonia! Ci sono più di 100 ponti, perché la città è attraversata da ben 5 fiumi diversi. Gli gnomi sono il simbolo di Breslau, il nome internazionale della città, che è diventata polacca solo dopo la seconda Guerra Mondiale. Gli gnomi sono strettamente correlati alla scena politica degli anni ‘80. C’era una corrente polacca anti-comunista, e il gruppo si incontrava a Wroclaw. Il simbolo del movimento era uno gnomo. Il primo gnomo è comparso in una stradina nel 2005. Ora ce ne sono più di 400 sparsi per la città. È diventata un’attrazione turistica, una specie di caccia al tesoro per trovare più gnomi possibile; puoi perfino comprare una mappa che ti indichi tutti gli gnomi e cercare di vederli tutti, è davvero divertente!



Che cosa rifaresti e che cosa vorresti cambiare della tua vita?

Ripensandoci, non vorrei cambiare niente nella mia vita. Non sono felice di ogni singola decisione, ma forse è così che sono diventata la persona che sono e mi trovo ad essere oggi. Sono contenta di ciò che ho e apprezzo ogni persona che mi sostiene e mi offre il suo appoggio.



I tuoi desideri più grandi da realizzare?

Il più grande desiderio professionale è di continuare a fare quello che amo di più, insegnare ad altri e renderli felici, aiutarli a raggiungere i propri obiettivi; se ci riesco, sarò ancora più felice. In generale mi auguro di avere salute, felicità e di vincere alla lotteria!!!




Non sappiamo se Marta vincerà alla lotteria, magari complice l’angelo Clarence. Di certo glielo auguriamo. Ma, più nell’immediato, le auguriamo un 2018 pieno di successi, in modo da completare felicemente la sua rinascita! E, insieme a Marta, auguriamo un anno splendido a tutti i nostri lettori.


Antonio De Filippo

traduzione di Alice Bidetti


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5 commenti

pallettaro (Guest) 05-01-2018 14:22

Bella storia.
Indica che ci sono migliaia di tenniste che negli ultimi 10 anni non sono ancora entrate nelle prime 100.

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radar 05-01-2018 00:48

La storia di Marta è intrigante e di grande insegnamento.

Dice bene, quando sostiene che alcune cose non si imparano, ma le possiedi.
E non importa quanto tempo possa passare, quelle doti rimangono lì, insieme a te, pronte a riaccendersi e a rifarsi vive al momento giusto, sono come il fuoco che cova sotto la cenere, basta una leggera brezzolina, una piccola occasione e d’incanto tutto si rimette in moto.
E allora la musica riparte, ma è una musica più armoniosa, ora sei più matura, hai accumulato esperienze e puoi apprezzare maggiormente ciò che la natura ti ha dato e le tue predisposizioni.

Una grande lezione di vita e di sport: grazie Marta Lesniak!

p.s. molto belle le foto, da cui traspare tutto il fascino di Marta..

p.p.s. grazie ovviamente anche ad Antonio e ad Alice per questo graditissimo regalo 🙂

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+1: Marcus91
Luigi44 04-01-2018 22:14

Interessante ciò che dice sul passaggio da junior a professionista. Parole che alcuni dovrebbero stampare e ricordare prima di preconizzare future numero 1 Wta…

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Peppo81 (Guest) 04-01-2018 18:31

Che bella intervista e che bella ragazza. Molto sensibile intelligente e in gamba. Tanti auguri. A volte basta una buona giornata, un sorriso aggiungo io.

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Sottile 04-01-2018 16:56

Ritornano le belle interviste di De Filippo.
Interessante questa Lesniak, forse più come persona che come tennista

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