ITF Santa Margherita: Prime impressioni su Tatiana Pieri. Adam Pavlasek vince il torneo maschile.

Tatiana Pieri classe 1999, senza ranking WTA

Il piatto della mattinata era troppo ricco per rifiutarlo senza neanche assaggiarlo. Con un riposo spezzettato e negli occhi le immagini della strepitosa partita di Flavia Pennetta, un sole finalmente invitante ha spezzato qualsiasi resistenza a stare in casa, invogliando a percorrere la strada per il Forte Village.

Le semifinali femminili e la finale maschile della prima settimana (si giocherà ininterrottamente fino a metà maggio con i combined) promettevanoappetitose informazioni su alcuni dei tennisti e tenniste impegnati.
Prima fra tutti la ragazzina classe ’99, Tatiana Pieri.

Scrivetelo pure in stampatello e in maiuscolo perché ce lo si possa stampare a mente per i prossimi anni in cui anagraficamente sarà ancora junior. Quello che ha mostrato su un campo da tennis Tatiana è un livello che con i junior ha poco a che fare. Di previsioni non ne vogliamo neanche parlare… la tentazione sarebbe quella di cadere senza accorgersene in terminologie da linguaggio iperbolico. No, no. Ci rifiutiamo.
Tante cose possono accadere e innumerevoli possono essere le variabili legate a miglioramenti fisici, tecnici e mentali, per cui niente proiezioni. Certo, quello che abbiamo visto…come dirlo…. è interessante che più non si può.
Fisicamente Tatiana è piccolina, forse 1,65 o poco su di lì, e ricorda come struttura muscolare Sara Errani. Gambe esplosive, baricentro che la porta ad avere un equilibrio molto buono, garantendole facilità nei cambi di direzione. Ben piantata per terra riesce ad arrivare velocemente sulla palla e ad imprimere una grande potenza nei colpi. Sicuramente nei prossimi anni vi sarà un’evoluzione fisica alquanto marcata, ma la sua velocità di base difficilmente potrà essere snaturata.
La profondità di gioco è già notevole, ma ciò che abbiamo apprezzato è la pesantezza di palla: gioca con una violenza che molte sedicenni e diciottenni ancora sognano. In più legge benissimo traiettorie e colpi e sembra non faccia fatica a difendersi sugli attacchi delle avversarie. Arriva quasi sempre sulla palla e, dote ancora migliore, inverte velocemente l’inerzia di uno scambio, cercando angoli e linee laterali, che spesso trova.

Ha un rovescio a due mani che soltanto visivamente è bellissimo. Forse il suo colpo più bello; quello con cui fa più male. Il dritto è a un discreto livello. Nei giochi in risposta impone i suoi ritmi. I margini di miglioramento sul servizio potranno essere la chiave di volta di un gioco equilibrato e molto redditizio.
Domani alle 11,00 la diretta streaming potrà dare un’idea a tanti, di quanto spessore al momento esista nel tennis di Tatiana.
Sono bastati pochi punti per far si che chi scrive sia stato totalmente conquistato dal tennis della giovanissima Pieri.

La finale maschile tra De Greef e Pavlasek poteva rappresentare una delusione per tutti coloro che avrebbero voluto veder primeggiare i tennisti di casa. Sia Naso che Caruso, e prima ancora Marrai e Trusendi, avevano provato sulle loro racchette quanto tosti fossero il belga e il ceco. Chi segue il mondo challenger, ricorderà che Arthur De Greef lo scorso anno fu in predicato di essere una rivelazione dopo la stagione invernale e il mese di aprile. Alcuni risultati avevano fatto pensare che De Greef potesse essere sparato verso posizioni di classifica stabili tra i 100 e i 200. Il prosieguo dell’anno fu deludente, così che piazzamenti e punti non arrivarono.
Pavlasek, classe 94, era più un nome da mondo gossipparo che da mondo challenger. Atteso ad una esplosione già alcuni anni fa, la sua crescita è stata rallentata, tanto che i picchi che si aspettavano non sono mai stati toccati.
Nella finale di oggi, ma ancor più nelle giornate precedenti, si è visto un Pavlasek forse maturo per un primo forte salto di categoria. Tennista con colpitecnicamente eccellenti, ha esibito un grande rovescio a due mani e un dritto incisivo, che da dentro il campo diventa mortifero.

I due hanno dato spettacolo con Pavlasek che si è fatto preferire per la tecnica, per le variazioni di ritmo, e per la spettacolarità dei colpi definitivi. Entrambi hanno giocato su ritmi, velocità e potenza da challenger, ma Pavlasek ha primeggiato per aver saputo imporre una varietà di rovesci, tra cui un efficace back, ed un uso strepitoso del drop shot, con cui ha chiuso numerosi punti. Molto bene la sua risposta, cercata sempre dentro il campo, e in generale ottimi tutti ifondamentali.
De Greef, per quanto abbia giocato bene, contrastando in tutte le fasi di gioco il ceco, non è riuscito a sfondare con la potenza. Contrariato per l’elevato numero di righe dell’avversario, ha mollato mentalmente dopo l’unico break subito nel secondo set. Per tutti e due comunque applausi per l’alto livello di tennis proposto.

Alessandro C.