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Gaia Squarcialupi, ovvero quando il tennis è lavorare e crederci sempre. La tennista aretina ci parla del suo tennis, della sua recente vittoria in un 15000 e del suo rapporto di ammirazione per Lucia Bronzetti

09/09/2022 09:31 7 commenti
Gaia Squarcialupi nella foto
Gaia Squarcialupi nella foto

Si racconta che Giovanni Boccaccio, legato da un rapporto di ammirazione con l’aretino Francesco Petrarca, lo invitasse spesso a smettere di studiare e lavorare, essendo ormai settantenne, per trovare ristoro e riposo. Il Maestro, così lo omaggiava Boccaccio, volle allora spiegargli il motivo del suo impegno instancabile: “La fatica perseverante e la continua applicazione sono il cibo del mio spirito; quando comincerò a riposare e a rallentare il mio lavoro, allora cesserò anche di vivere”. Anche se Gaia Squarcialupi, la tennista che incontriamo oggi, recente vincitrice di un 15000 al Cairo, non dovesse aver letto le Epistole di Petrarca da cui è tratta questa citazione, certo qualcosa nell’aria di Arezzo deve essere rimasta di queste affermazioni, visto che nelle parole di Gaia c’è un continuo riferimento alla fatica, al lavoro, al sudore, che profonde ogni giorno in allenamento. Ed ogni sport ci presenta casi numerosi ed esemplari di quanto l’impegno costante possa supportare il talento, talvolta sostituendosi ad esso, per portare un atleta a grandi traguardi. Andiamo quindi ad incontrarla.

Allora Gaia, innanzitutto presentati ai lettori di livetennis e raccontaci un po’ la tua storia, dalla prima racchetta al tuo arrivo ad Anzio da Karin Knapp e I fratelli Piccari:
Ciao Antonio, io ho iniziato a giocare a tennis all’età di quattro anni, per caso, perché un mio amico mi chiese di fargli compagnia ai Campi Solari e quindi andai con lui allo Junior Tennis Arezzo con il maestro Nicola Cavigli: da lì fu amore a prima vista. Mi sono allenata ad Arezzo fino all’età di 15 anni quando ho deciso di fare nuove esperienze e, grazie anche al supporto della mia famiglia, sono andata ad allenarmi all’Accademia Tennis Bari. Questa è stata un’esperienza bellissima perché non avevo mai praticato il full-time, così è diventata una cosa più seria. L’Accademia era di Michelangelo Dell’Edera. Ho lavorato con tanti maestri e mi ha seguito molto il maestro Lucio Rossi. Ho fatto cinque anni lì e all’età di 21 anni mi sono trasferita dai fratelli Piccari, i primi due anni a Roma e dall’anno scorso ad Anzio, dove loro hanno la sede. Ovviamente è una fortuna lavorare con loro, anche perché c’è il supporto di Karin che grazie alla sua carriera ti sa dare quel qualcosa in più e ci fa capire un po’ come funziona questo mondo. Mi seguono sia Lallo che Francesco, anche se quest’ultimo è un po’ più impegnato con Lucia Bronzetti. Il maestro Sergio Benini mi segue molto durante le competizioni e mi accompagna ai tornei.

Descrivici un po’ il tuo gioco, i punti di forza ed i colpi da migliorare:
Il mio gioco è molto basato sulle variazioni: mi piace giocare back e palle corte, da fondo preferisco sempre una palla carica piuttosto che una un po’ più piatta. Sono una giocatrice a tutto campo e mi piace andare a prendermi il punto a rete. Sono tante le cose da migliorare, soprattutto il rovescio e il servizio. Su quest’ultimo sto lavorando molto. Voglio migliorare a 360°, dalla solidità da fondo campo agli schemi, da come usare meglio la palla corta ad interpretare meglio la discesa a rete.

Chi non ti conosceva, ha sentito parlare di te dopo la tua bella vittoria in Egitto, nel 15.000k al Cairo. Te l’aspettavi e come l’hai costruita nel corso del torneo?
La vittoria al Cairo è stata inaspettata e tra l’altro, ti dico la verità, non ci dovevo neanche andare: avevo fatto quattro primi turni prima di quella settimana lì e, insomma, non ero tanto in fiducia. Stavo pensando di allenarmi per due/tre settimane e poi riprendere un po’ con i tornei. Poi parlandone con il maestro ci sono state un po’ di cose che mi hanno fatto andare al Cairo: ero testa di serie e stare fermi per tre o quattro settimane di fila ad agosto non è il massimo, siamo nel clou del periodo dei tornei. Così mi sono detta: “Senti io vado e senza aspettative vedo come va e prendo tutto quello che viene di buono”. La prima partita è stata facile, nel senso che l’ho gestita bene e l’avversaria non mi ha creato tanti problemi. Dopo ho giocato contro Giulia Carbonaro e ho perso il primo set, poi sono stata brava a rimanere lì e ho vinto al terzo. Nei quarti ho giocato con Beatrice Stagno e l’ho vinta al terzo. In semifinale ho giocato contro una che veniva dalle qualificazioni ed è stata anche quella una partita facile. In finale sono entrata in campo che ero stracontenta, il mio lavoro l’avevo già fatto. Lei, la giapponese Aikawa, era un’avversaria di livello, mi sembra sia intorno ai 600/700 del mondo, era testa di serie numero 1. Sono entrata in campo serena, consapevole che stavo giocando sempre meglio partita dopo partita, non avevo niente da perdere. È andato tutto bene, diciamo che ho messo la ciliegina sulla torta e non me l’aspettavo. Credo che questa vittoria sia frutto del lavoro, sto lavorando bene con i maestri e con l’Accademia. Ovviamente è merito anche dei miei genitori che mi sostengono e mi supportano. Sono strafelice e spero che non sia l’ultima vittoria!

A dicembre eri andata vicino ad un bel risultato sempre in Egitto. Possiamo dire che la tua prima vittoria in un torneo stava arrivando?
A dicembre sempre in Egitto avevo fatto la mia prima semifinale ed era un periodo in cui stavo giocando molto bene. Dopo è iniziata la preparazione e mi sono fatta male a inizio anno. Quando ho ricominciato a giocare, i primi tornei non sono andati tanto bene a livello di risultati. Però, comunque, ho fatto un po’ di primi turni giocandomela bene con gente di livello e quindi sapevo che prima o poi qualche risultato buono sarebbe arrivato, non una vittoria ma qualche bel piazzamento sapevo doveva venire. Stavo lavorando bene, stavo bene in partita, qualcosa doveva venir fuori, era solamente questione di tempo. Poi è venuta fuori una vittoria e non è che la butto via!

Tu hai 24 anni e giochi a tennis da bambina. Sei arrivata ora a vincere un torneo perché fa parte proprio dei tuoi tempi di maturazione, oppure ci sono stati dei problemi o errori nel tuo percorso di crescita tennistica?
Sì, ho 24 anni ed è arrivato adesso il primo titolo. Sono una ragazza che ha sempre lavorato ed è sempre stata sul pezzo, non ho avuto problemi durante la carriera. Penso che ognuno abbia i suoi tempi ed evidentemente i miei tempi sono questi, non mi do fretta e continuo a lavorare tanto perché solamente col lavoro vengono i risultati. Spero di non avere più infortuni: a inizio anno ho perso due mesi e mezzo per una frattura alla caviglia, l’anno prima ne persi altri tre perché in Egitto mi feci male a Sharm el-Sheikh in un torneo (mi sono rotta due legamenti). Adesso basta infortuni e vediamo un po’ quello che viene fuori nei prossimi tornei, speriamo arrivino delle gioie come sono arrivate ora.

Da junior non hai quasi mai partecipato ai tornei. Che peso ha questo passaggio mancato nella tua carriera attuale?
Da Junior non ho giocato tanti tornei, mi sembra tre o quattro al massimo. Non li ho giocati semplicemente perché non avevo il livello per giocarli. Io non sono mai stata una promessa, ecco, tutto quello che ho ottenuto l’ho ottenuto perché ho lavorato e perché mi sono fatta il famoso “mazzo”. Non so se è stato un bene o un male però ti posso dire che molta gente che ha fatto bene a livello Junior poi si è un po’ persa; è anche vero che molta gente che ha fatto bene a livello Junior poi dopo ha ottenuto anche dei buoni risultati a livello Pro… Però comunque dipende un po’ come la vivi perché da Junior a Pro c’è un bel po’ di differenza. Quindi non ti so dire se è stato per me un bene o un male però dopo la vittoria in un Future ti dico che magari è stato anche un bene!

Ultimamente hai incontrato alcuni giovani prospetti italiani, Delai, Zantedeschi, Brancaccio. Chi ti ha impressionato di più è da quali tenniste anche le giovanissime ti aspetti dei risultati importanti?
Ho giocato con tutte e tre e con tutte e tre ho perso. L’ultima con cui ho giocato è stata Nuria nelle qualificazioni del 60.000 a Brescia quest’anno. A livello femminile noi abbiamo tante ragazzine molto promettenti secondo me; io credo che Paoletti e Pigato, al momento, siano le due giocatrici che stanno ottenendo più risultati e che possono competere bene anche a livelli più alti.

A quale tennista ti ispiri e quali sono le tue migliori amiche del circuito… se ci sono, secondo alcune tue colleghe è impossibile!
Mi ispiravo a Robertina Vinci perché anche lei era una giocatrice che giocava molti back, palle corte e discese a rete, tutte cose che ho anch’io nel mio tennis. Adesso faccio fatica a ispirarmi a qualcuno sinceramente. Poi, per quanto riguarda le amiche, la mia migliore amica anche lei giocava a tennis e tra l’altro era molto più forte di me a livello giovanile. Si chiama Francesca Bonometti e la sento molto spesso. Lei mi aiuta e mi sostiene: mi basta lei. Nel circuito ho delle amiche, tra cui Giorgia Pinto con cui ho un buon rapporto perché ci alleniamo insieme, ci conosciamo da tanto tempo e giriamo molto per tornei insieme (tra l’altro abbiamo vinto anche un doppio sempre al Cairo).

Nel tennis il tempo effettivo di gioco è molto ridotto e tanti tennisti si allenano sulla gestione delle pause. Tu come ti comporti ed hai delle routine?
Routines in particolare non ne ho però, comunque sia, cerco sempre di prendermi del tempo tra un punto e l’altro. Soprattutto quando vado in difficoltà e quando sono sotto nel punteggio cerco di prendermi molto più tempo, invece quando sono più rilassata e sicura forse vado anche un po’ troppo di fretta. Comunque una routine in particolare non ce l’ho però ti posso dire che sono molto scaramantica.

Molti mental coach amano ripetere che “o si vince o si impara”. Se fosse così voi tennisti imparereste sempre, perché è uno sport dove si perde molto spesso. Ma è proprio così? E come gestisci la vittoria o la sconfitta?
È vero: forse questa vittoria è arrivata anche perché da tutte le sconfitte che ho avuto sono riuscita a tirarmi su bene. Ovviamente qualcuna mi è rimasta magari anche troppo tempo dentro e quindi facevo fatica a rialzarmi, però sono una ragazza molto obiettiva con me stessa nel senso che riesco ad analizzare bene le partite. Ogni tanto ho bisogno dell’aiuto anche del coach, però dalle sconfitte riesco a imparare molto soprattutto il giorno dopo. Non mi è mai capitato di vincere un torneo quindi le troppe emozioni di questa vittoria mi hanno un po’ svuotata e questa settimana ho giocato il secondo torneo completamente vuota, senza emozioni. Per quello devo ancora imparare molto e spero di farlo!

A livello ITF quasi tutte le tenniste sono in perdita, i costi sono altissimi ed è difficile affrontarli. Come si supera questa questione non è frustrante non riuscire a guadagnare in quello che tutte definite il vostro lavoro, la vostra professione?
A livello ITF sotto il punto di vista economico è un disastro perché ci sono troppe spese e pochi guadagni, quindi non si riesce a sostenere tutto. Io, per esempio, cerco di aiutarmi durante l’anno con le competizioni a squadre per ammortizzare un po’ le spese, però comunque non è facile. Bisogna avere un grande aiuto dalla famiglia… Secondo me dovrebbero cambiare molte cose: dovrebbero prima di tutto alzare il montepremi oppure almeno diminuire le spese degli hotel. Ci sono delle volte in cui io per esempio vado a cercare su Booking lo stesso hotel che loro mettono sul factsheet del torneo e lo trovo a metà prezzo, anche perché magari una percentuale va data all’ITF, una percentuale al torneo, però per noi è quasi insostenibile. Io a volte addirittura prenoto nei bed and breakfast oppure negli hotel vicini al circolo perché veramente sono tantissime le spese. Tu pensa che io vincendo il torneo sono andata in pari! È improponibile come cosa… si dovrebbero concentrare molto di più su questo tipo di problema.

Qual è stato e qual è il ruolo della tua famiglia nel sostenerti materialmente e psicologicamente?
Io mi reputo una ragazza molto fortunata sotto l’aspetto familiare perché i miei genitori mi hanno sempre sostenuto in qualsiasi cosa. Non c’è mai stata una volta in cui mi hanno detto “No, non possiamo” oppure “No, mi dispiace, non puoi andare” o “Non puoi fare”, “Non ti posso comprare”. La mia famiglia mi ha sempre supportato anche quando non ottenevo nessun risultato. Dopo la vittoria mi hanno detto “Brava”, però c’è stata anche la seconda parte: “Mi raccomando, adesso continua a lavorare, non ti fermare e rimani la Gaia che sei. Non ti dare arie”. Ho dei genitori fantastici e non potrei pretendere di più. Auguro a qualsiasi ragazzo o ragazza di avere dei genitori come i miei perché non mi hanno mai messo pressione, mi hanno sempre detto “Finché ti diverti, finché hai voglia di sacrificarti e di lavorare, noi finché possiamo ti aiutiamo” e questa direi che è una cosa importante; anzi, penso sia la più importante.

Allenandoti dai Piccari tu hai assistito alla crescita di Lucia Bronzetti, una ragazza dolcissima che ho intervistato più volte. Secondo te qual è stato l’x-factor della sua crescita?
Sì, ho assistito all’exploit di Bronzi ed è una ragazza che lavora tantissimo. Tutto quello che sta guadagnando, a livello di soddisfazioni e risultati, l’ha ottenuto perché si sta facendo un mazzo tanto e quindi se lo merita. Io la vedo lavorare tutti i giorni quando è ad Anzio con noi ed è rimasta la ragazza umile che era prima. Non ha mai smesso di lavorare nonostante tutto quello che sta ottenendo ed è sempre rimasta coi piedi per terra. Ci sono delle sere in cui ci esco insieme e andiamo a mangiare un gelato o una pizza; ci parli bene, ti dà i consigli ed è la prima a dire “Credici, perché solamente credendoci e con il lavoro si ottengono dei risultati”. Tra l’altro mi ha fatto molto piacere il messaggio che mi ha mandato dopo aver vinto qua la settimana scorsa (21 agosto nda).

Tutte voi tenniste a qualsiasi livello sognate il massimo, uno Slam, una carriera di vertice. A volte però può aiutare avere un piano b. Nel tuo caso esiste?
Sì, direi che ogni bambino appassionato di tennis sogna di vincere uno Slam o di arrivare nei primi 100 del mondo. Ovviamente è anche il mio sogno, ma per adesso ho un piano B: mi piacerebbe in futuro allenare delle giocatrici. Tutte le esperienze che sto facendo mi serviranno anche per fare quello, anche se spero di no perché vorrei diventare una giocatrice come Bronzi.

Sono ormai 6 mesi che il mondo sta vivendo, oltre alle tante guerre di cui si parla poco, la guerra in Ucraina iniziata con l’invasione russa. C’è qualche aneddoto che hai vissuto con tenniste di questi paesi e ne parlate nel circuito?
Non ci sono degli aneddoti per quanto riguarda la guerra in Ucraina e sinceramente nel circuito neanche ne parliamo perché comunque sono cose tristi e brutte. Io mi auguro solamente che finisca il prima possibile.

Come riesci a tutelare la tua vita personale, le amicizie, gli amori, se ogni settimana sei in viaggio o ti alleni?
La mia vita personale non ti dico che non esiste, però comunque è minima perché ovviamente, come ho detto, stiamo sempre in giro per tornei. Ogni settimana prendiamo un aereo e non abbiamo tempo di stare con amici, fidanzati o anche gli stessi familiari. Io nel tempo libero cerco di sentire la mia famiglia e i miei amici in videochiamata e quando vado a casa a riposarmi cerco sempre di liberarmi per andare a pranzo o a cena fuori con loro.

Osaka, Azarenka, Barty, hanno parlato di depressione nel tennis. Tante tenniste anche italiane, sono crollate nel passaggio da Junior a Pro ed hanno abbandonato il tennis. Che cosa succede nella mente talvolta da farti odiare questo sport?
Questo sport è un po’ bastardo, chiamiamolo così… ci sono dei periodi in cui veramente lo odi perché la vivi male, magari hai troppe aspettative e dopo non raggiungi i risultati che ti aspettavi; oppure hai tante pressioni dall’esterno che non te lo fanno vivere bene. Molte volte succede questo, soprattutto, come hai detto tu, a gente che magari da Junior è forte. Ma se nel passaggio non sei forte mentalmente e non ti rimetti a testa bassa a lavorare è molto probabile che abbandoni tutto. Sinceramente a me non è mai capitata una cosa del genere, o meglio, ci sono stati dei periodi brutti che mi hanno fatto pensare che magari fosse meglio intraprendere il famoso piano B, però mai a livelli di depressione, mai a livelli tragici come è successo magari a delle tenniste nel circuito. Io vivo questo sport con serenità e me lo godo almeno per il momento; secondo me chi riesce a farlo come lo faccio io anche a livelli più alti è molto fortunato.

Daria Kasatkina, con molto coraggio, ha fatto recentemente “coming out” dichiarando il suo amore per una ragazza. È giusto rendere pubbliche le proprie scelte personali, anche quelle riguardanti il proprio orientamento sessuale. E quante Kasatkina sono costrette a nascondersi?
Quello che ha fatto Daria Kasatkina è una cosa molto coraggiosa secondo me. Ovviamente è molto personale e ognuno fa quello che crede meglio. Evidentemente lei si sentiva più libera nel dire questa cosa e renderla pubblica, però ci sono anche molte altre ragazze che non lo fanno per evitare di avere problemi o perché loro stanno bene così, senza rendere pubblico niente a nessuno. Non c’è una cosa giusta o sbagliata, è solamente questione di una tua serenità.

Secondo te c’è razzismo o maschilismo nel tennis?
Secondo me c’è un po’ di maschilismo, questo sì, perché a livelli alti i maschi guadagnano di più delle donne e io questa cosa non la trovo giusta.

Il libro e il film che ti hanno cambiata dentro :
Devo essere sincera, non leggo tanto, anzi forse per niente. Però il film ce l’ho: si chiama “Coach Carter” e parla di questo coach che segue una squadra di basket. All’inizio sono tutti ragazzi molto indisciplinati e lui gli insegna la disciplina, quindi dopo iniziano a vincere i tornei… Mi ha cambiata perché veramente ti fa capire quando il lavoro paga. Loro vivevano una vita molto brutta all’esterno del campo e lui li ha fatti lavorare, li ha messi a testa bassa e gli ha trasmesso quel senso di sacrificio e di lavoro che poi ha permesso loro di vincere i trofei.

Obiettivi 2022/23 come programmazione e ranking:
Obiettivi a livello di ranking non ce ne sono; l’unico obiettivo che ho è quello di competere con giocatrici di un livello più alto rispetto al mio, anche quelle che giocano magari 25.000$. È per questo che ogni tanto metto in mezzo un 25.000$ nella programmazione, oppure, se riesco ad entrare, anche un 60.000$ per vedere a che livello sono rispetto alle giocatrici che competono a quel livello lì. Quindi per adesso il mio obiettivo è competere con gente che è intorno alla quattrocentesima-trecentesima posizione del ranking.

“Sotto le zolle della terra si nascondono le vene dell’oro” diceva il grande pittore aretino Giorgio Vasari. Qual è l’oro che stai cercando nel tennis e nella tua vita?
Il mio oro è ovviamente arrivare a giocare alle qualificazioni di uno Slam perché è il sogno di qualsiasi ragazzo che prende la racchetta in mano.

Fin qui Gaia, che ci saluta per andare ad allenarsi, non prima di averci invitato ad Anzio per assistere ad un suo allenamento e prendere un caffé insieme. Sono andato a cercare il film di cui mi ha parlato ed ho capito allora che il suo sogno di giocare uno slam non è presunzione ma ciò che le da’ la motivazione a sopportare allenamenti, sacrifici, difficoltà. Perché: “Noi siamo nati per rendere manifesta la gloria che c’è dentro di noi. Che mon è solo in alcuni di noi. E’ in tutti noi.” (Timo Cruz in Coach Carter – 2006)


Antonio De Filippo


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7 commenti

Costante principe (Guest) 10-09-2022 11:01

Buon articolo. Forza Gaia.

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piper (Guest) 09-09-2022 16:25

@ ilpallettaro (#3335922)

Vai in pari se vinci un 15k ma se sali di livello gia in un 25k allora c’è guadagno se pur minimo.

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Mario (Guest) 09-09-2022 14:27

Sono belli questi sguardi sul tennis meno conosciuto e celebrato, con parole fatte di sostanza e concretezza. Auguro a Gaia tutta la fortuna che merita il suo impegno.

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ilpallettaro (Guest) 09-09-2022 09:26

sempre ottime le interviste di de filippo: qui, tra i vari aneddoti, viene fuori che negli itf se vinci il torneo vai a pari e che la finalista è sotto.
in altri termini, tutti i giocatori e le giocatrici dell’itf resort tour pagano per giocare e l’organizzazione guadagna non sull’evento ma sui giocatori.
qualcuno lo chiama professionismo, io lo chiamo hobbismo a tempo pieno. chi invece va nel circuito ncaa, usa quell’hobby per studiare, acculturarsi, prepararsi alla vita adulta.

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Nino88 (Guest) 09-09-2022 07:17

Articolo molto interessante e che si sofferma su diversi aspetti

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Peppo (Guest) 08-09-2022 23:53

Mi sta simpaticissima questa ragazza! In bocca al lupo Gaia!

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Oh, Reilly? (Guest) 08-09-2022 22:48

Articolo leggermente migliore con le 14 pagine in stile epico-giornalistico di De Filippo rispetto a quello epico-popolare di Zijno (+21 pagine) su Agostini.
Se non altro perché quello era il numero 1799 della classifica, come scrissi allora:

“Oh, Reilly? (Guest) 26-06-2022 17:43
21+ pagine per il n.1799 a 25 anni sono troppe.
Lo sarebbero anche per il n. 1 al mondo a 18 anni…
Auguri ad Agostini.”

per la Squarcialupi si parla invece del n.835 della classifica WTA. Meglio.
E poi ha vinto recentemente un torneo ITF, oltre che a sentirmi personalmente come l’ispiratore di questo articolo per quel mio commento sotto la presentazione del “match del giorno”.

“Oh, Reilly? (Guest) 20-08-2022 16:44
Pregevole l’idea di proporre un “match del giorno”.
Purtroppo pochi commenti a causa scelta “alta” e straniera dei contendenti, (con un Aikawa (Gia)- Squarcialupi (ITALIA) in terra egizia, sarebbe andata diversamente..)”

che portò bene alla Squarcialupi, dato che lo vinse. E forse anche perché lo vinse ha avuto quest’intervista.
Quindi non posso che parlarne bene.
Purtroppo in queste 14 pagine si cerca di trovare l’eccezionalità della tennista, con domande che spaziano argomenti dal personale navigato (crescita tennistica) a quelli alti sul sistema tennis e parità di genere, per toccare quelli altissimi della guerra in Ucraina.
Lo scoop… non c’è. L’unico scoop è che la Squarcialupi è una ragazza normale con risposte piuttosto normali. No drama, no risposte infuocate. (D’altronde la tennista non è conterranea de l’autore de “S’i fossi foco..”, senese)
Resta apprezzabile la bella cornice letteraria sopra e sotto il ritratto, bella ma attaccata col mastice, più sovrapposta ed estranea al testo che integrata e funzionale (i natali condivisi sono sempre dei trait d’union alquanto posticci da utilizzare), ma non per questo meno interessante da leggere o rileggere.

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