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Gaia Sanesi: “Sono curiosa di scoprire dove posso arrivare”. La tennista toscana ci racconta la sua storia, il suo gioco, i suoi desideri

10/08/2017 12:27 13 commenti
Gaia Sanesi classe 1992 e n.510 WTA
Gaia Sanesi classe 1992 e n.510 WTA

“Ciò che mi interessa di più sono le attività prive di significato, ossia le attività completamente libere, il gioco. Attività che non racchiudono in sé nient’altro che quello che sono. Nessuna ripercussione, nessuna motivazione. Attività libera. Secondo me dovrebbe esserci un Carnevale nazionale, più o meno come il Carnevale di Rio de Janeiro. Dovrebbe esserci una settimana di allegria nazionale, una sospensione di tutto il lavoro, di tutti gli affari, di tutte le discriminazioni, di tutte le forme di autorità. Una settimana di libertà totale. La gente dovrebbe sentirsi vera per una settimana, potrebbe essere d’aiuto per il resto dell’anno. Dovrebbe esserci una specie di rituale come questo. Penso ce ne sia proprio bisogno” (Jim Morrison)

C’è una colonna sonora danzante quando si parla con Gaia Sanese, proprio come nel Carnevale di Rio, lo leggerete, dove sogna di andare. “In nomen omen” dicevano i latini e forse Gaia ha davvero introiettato questo aforisma ed in ogni sua affermazione c’è un anelito di allegria, di gaiezza, di gioco, una tensione alla libertà, all’incontro con gli altri, alla condivisione, che fa breccia nel suo rigore da professionista. Senza che questo precluda la sua capacità di empatia con chi soffre o ci debba far pensare ad una ragazza frivola, tutt’altro…Gaia usa il sorriso e la voglia di divertirsi come strumento di conoscenza nella sua vita perché, ci insegna Platone “scopri di più in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”.
Ed allora, sorridendo, come lei ama fare, andiamo a conoscerla.

Gaia tutto è iniziato quando e come?

Ho iniziato a giocare a tennis perché a 8 anni non sapevo più quale sport fare. Così mia zia, che ha sempre giocato a tennis, mi ha consigliato di provarlo. Da piccola ho fatto vari sport, ginnastica artistica, nuoto, judo. Il primo circolo è stato il Tennis Club Agliana dove c’era Sergio Lasagni che aveva insegnato a giocare anche a mia zia. Ora sono al Tennis Club Milano “A. Bonacossa” con Francesco Zacchia che è la persona che mi sta ed è stata più dietro in questi mesi e Matteo Cecchetti, quando Francesco non c’è o non può o semplicemente quando abbiamo bisogno di un consiglio vista la sua esperienza. La prima vittoria mi ricordo che è stata al Tennis Italia a Forte dei Marmi al Nike junior. La vittoria più importante non saprei…ce ne sono state varie. Quando ho vinto il primo 10.000 così pure quando avevo vinto i quarti di finale a un 25.000 in Francia o ancora ricevendo il mio primo Special Exempt al torneo dopo. Mi sono molto emozionata quando quando ho battuto la colombiana Mariana Duque Marino ( B.R 100wta) a Bogotà, nella sua città in un 50.000. Era la prima volta che battevo una giocatrice di un certo livello. Mi ispiro a tantissime giocatrici, specialmente quelle con cui ho avuto l’onore di allenarmi in Spagna. La rumena Dulgheru per la sua sportività e forza mentale, Lino Lourdes Dominguez per l’intensità che aveva quando giocava, Anabel Medina per i suoi colpi, la sua umiltà e per i pallonetti che tirava quando passava l’avversaria a rete in doppio. Erano qualcosa di unico. I miei punti di forza sono, direi, il diritto e l’intensità di gioco. Il servizio ultimamente è più efficace. Vista la stagione passata mi ero prefissata obiettivi che ho già raggiunto. Ora voglio solo concentrarmi sul lavoro, migliorarmi tennisticamente. Il ranking sarà una conseguenza.



Allora Gaia svelaci il segreto di questa tua crescita così evidente che abbiamo riscontrato negli ultimi mesi: la bella vittoria nel torneo di Targu Jiu, dove hai concesso appena 11 games alle tue avversarie; le vittorie in doppio a Madrid ed a Oeiras, dove sei arrivata anche in finale nel singolare; 15 vittorie negli ultimi 20 incontri (dato di una settimana fa nda). Dove puoi e vuoi arrivare?

Abbiamo solo lavorato molto e bene. Tanto lo hanno fatto Francesco Zacchia e Alessandro Buson (il preparatore fisico) che sono stati bravissimi con il loro lavoro. Dove posso arrivare non lo so, sono curiosa di scoprirlo. Voglio arrivare fino al mio meglio, senza limiti. Accetterò qualsiasi esso sia.



Qualche giorno fa anche in Portogallo, a Porto, nei primi due turni, hai concesso solo due giochi, per poi arrenderti a quella che sta diventando una tua “bestia nera”: Emily Arbuthnot. Ci racconti come è andata?

Contro Emily stavo vincendo 6-2 4-1 poi è successo che la testa mi ha frenato e sviato dal mio lavoro. Il giorno dopo ho subito chiamato la psicologa per migliorare quello che avevo sbagliato il giorno prima.



A luglio hai provato a giocare un 100000K dove sei stata sul punto di eliminare l’olandese Lemoine attualmente numero 145 del ranking mondiale. Questo risultato ci dà un po’ la misura, secondo te, di quello che potrebbe essere il tuo valore attuale?

La misura di una giocatore penso che la dia il lavoro di ogni giorno. Tante giocatrici con tante capacità riescono a giocare molto bene solo qualche settimana l’anno. Oppure riescono a raggiungere un ranking alto e poi non le vedi più. Il problema è riuscire a mantenere quel livello mentale e fisico ogni settimana. Con questo voglio dire che non credo che si possa giudicare un giocatore da una partita o da un breve periodo andato bene. Diamo tempo al tempo prima di giudicare nel bene e nel male.



Alla luce di questa esperienza in un 100000, hai programmato in questa seconda parte della stagione di alzare il tiro e partecipare ad altri tornei di pari livello?

Si, ora mi sento che piano piano sto tornando a giocare come qualche anno fa. Poco a poco cercherò di giocare qualche torneo di un livello più alto di quelli che ho fatto finora.



Paolini, Pieri, Brescia, Trevisan: qualcosa si muove nel ricambio generazionale del
tennis italiano femminile. Tu come la vedi?

L’Italia ha sempre avuto molte buone giocatrici. Sono molto fiduciosa nel tennis italiano. Queste ragazze sono tutte ottime giocatrici e grandi professioniste.



Hai un best ranking 89 da junior, raggiunto nel 2010 a 18 anni: che ricordo hai di quel periodo? Cosa è cambiato rispetto ad allora nel tuo modo di vivere questo sport?

Non credo che sia cambiato niente. Continuo ad amare il tennis come allora. Forse ora di più. L’anno scorso (il tennis e io) abbiamo avuto un brutto momento ma l’amore vince sempre.



Quando eri junior ti capitava di vedere nei tornei ragazze e ragazzi della tua età girare con sponsor e staff al seguito, come purtroppo capita ora, e che giudizio dai di questo fenomeno, che io definisco di bambine “adultizzate”?

Beh si, sono bambine adultizzate ma nello sport bisogna crescere in fretta. Se va tutto bene a 35 anni uno inizia a pensare di smettere di fare questa professione. E 35 anni sono pochi! Se alla ragazza piace e lo staff è bravo a ricordarsi che la tennista con cui lavorano è sempre una ragazzina e una persona soprattutto, allora beate queste ragazze che riescono ad essere seguite così bene anche quando viaggiano.



A proposito di tennis junior femminile, anche qui qualcosa si muove in Italia: se tu dovessi fare un nome su chi punteresti?

Onestamente non seguo molto il tennis junior. La sola cosa che posso dire è che ho visto più ragazzi “meno bravi” a livello junior diventare forti che quelli forti junior continuare ad essere forti. Quando vivevo da Bollettieri ne ho visti tanti. Il tennis è imprevedibile. Troppi fattori che possono cambiare la strada di un giocatore. Penso sia difficile dire un nome adesso.



14 luglio 2014: Gaia Sanesi raggiunge il suo best ranking (294), che cosa è successo poi, quali sono stati i fattori che hanno frenato quella che sembrava poter essere una crescita continua?

C’è stato solo un fattore: la mononucleosi. Da una parte sono stata fortunata perché alcuni giocatori sono costretti a smettere definitivamente a causa di questa malattia. Io sono solo stata 2 anni senza essere fisicamente la stessa giocatrice.



Francesco Zacchia e Matteo Cecchetti sono i tuoi coach: che rapporto hai con loro? Può esserci amicizia fra tennista coach o è meglio mantenere un rapporto più distante, professionale?

Con loro ho un bellissimo rapporto sia dentro che fuori dal campo. Fuori dal campo sono sempre stata amica di tutti i miei allenatori. Tutt’ora, ogni tanto, li sento per sapere come stanno. Non credo che sia un rapporto differente con Francesco e Matteo.



Quali sono gli aspetti del tuo tennis, sia tecnici che mentali che ritieni debba migliorare per poter compiere un salto di qualità?

Mentalmente devo imparare a stare di più sul presente. Tecnicamente ha tutto scritto Francesco Zacchia e non so niente finché non ci lavoriamo.



Sono passati mesi dal suo rientro, ma non si spengono le polemiche sulle wild cards date a Maria Sharapova: non ritieni eccessiva questa pressione su Masha, visto che ha scontato, giustamente, una pena, oppure il doping è una questione troppo seria per poter fare mediazioni?

Se avere Maria Sharapova in campo fa vendere più biglietti rispetto a un altra giocatrice è normale che il torneo preferisca dare una WC a lei. Quello che ha fatto è brutto. Non so se sia accaduto accidentalmente come dice o no. La WADA è molto rigida ed è facile prendere qualcosa senza sapere. Due anni senza giocare sono molti, lei ha scontato la sua pena.



Il padre di Kyrgios ha dichiarato lo prenderebbe a pugni per una notte brava che l’australiano sembrerebbe aver trascorso. Questi tennisti/personaggi, un po’ fuori dalle righe, per usare un eufemismo, ti ispirano più rabbia o simpatia? Insomma tu con Kyrgios usciresti a bere una birra o lo prenderesti a pugni anche tu?

Ahahah… uscirei con Kyrgios a prendere una birra perché in fondo sembra simpatico. In campo però non mi piace. Molto talentuoso ma non condivido o apprezzo il suo modo di essere.



Domani mattina ti chiama Flavia Pennetta, mettiamo che sia la tua migliore amica, e ti racconta della sua voglia di tornare a giocare. Tu cosa le consigli?

Di fare quello che la rende felice



Domani sera ti chiama Francesca Schiavone, anche lei tua amica, e ti chiede un consiglio in merito a se proseguire o meno a giocare nel 2018, tu cosa le consigli?

Anche a lei direi di fare quello che la rende felice. Solo che non continui perché ha paura della vita dopo il tennis. Dopo tanti anni che pratichi questo sport, smettere e fare altro dev’essere molto difficile. Nessuno ti assicura che sarai bravo o avrai successo come quando giocavi. Anche se l’esperienza di queste giocatrici è qualcosa di impagabile.



Ti ha emozionato di più la vittoria della Ostapenko a Parigi, oppure quella della Muguruza a Wimbledon?

Ostapenko! Sono molto amica di Anabel Medina, la sua allenatrice. Dopo la vittoria di Ostapenko ero molto felice per Anabel.



La lettone e l’ispanica sono due tenniste molto diverse nel modo di stare in campo: l’una più istintiva, estroversa nel modo di stare in campo: l’altra controllata da sembrare a volte anche algida. In quale delle due ti rivedi maggiormente?

Non so dirti. In campo seguo molto le tecniche della psicologa per cercare di stare il più concentrata possibile. Ancora non sono bravissima e a volte non riesco, ma poco a poco cerco di migliorare.



Alcuni giorni fa hai condiviso su Fb un link molto importante del sito Dsxiyela, che si occupa di dislessia. Ti è capitato di imbatterti nella vita quotidiana con bambini affetti da questa problematica? E pratichi attività di volontariato?

Si, ho conosciuto ragazzi dislessici e con altre problematiche che spesso venivano rimproverati ingiustamente o presi in giro da altri ragazzi. La vicinanza con persone con difficoltà mi ha fatto essere più sensibile al riguardo. Quando trovo un articolo mi piace condividerlo con la speranza di sensibilizzare chi legge. Al momento non pratico volontariato, non ho tempo purtroppo. Un giorno mi piacerebbe farlo.



A proposito di social, qual è il tuo rapporto con Istagram e Facebook, sei stata mai vicino al rischio di diventarne dipendente?

Mi piace molto Instagram. Mi piacciono le foto e le storie. Facebook lo uso meno, solo per stare in contatto con tutte le persone che ho conosciuto per il mondo. Non credo di essere dipendente, faccio fatica ad essere minimamente attiva sui social.



Ed a proposito di dipendenze, ovviamente non tossiche, a cosa non rinunceresti per nessuna ragione al mondo?

Al gelato di Massimo del Gelato a Milano o al cornetto integrale con glassa del bar Zarini a Prato. Posso rinunciare a tutto ma non a queste due cose…ahahaha!



Ti regalano una settimana in Polinesia che puoi trascorrere con una tua amica tennista: chi
porteresti e perché?

Giada Clerici! Sceglierei lei perché abbiamo molta confidenza e ci divertiamo tanto insieme. Riesce a farmi morire dal ridere anche quando ho una giornata no.



Nel doppio cambi spesso compagna, ovviamente per le diverse programmazioni. Che approccio richiede rispetto al singolare?

Il doppio per me richiede conoscere la propria compagna per riuscire ad aiutarla nei momenti difficili e farla sentire bene perché possa giocare al meglio. Richiede essere una squadra.



Mladenovic, Wozniacki, Giorgi sono tre tenniste i cui genitori sono anche coach. Come giudichi questa sovrapposizione di ruoli e come ti segue la tua famiglia?

La mia famiglia ha il suo lavoro e io il mio. Mi aiuta molto quando sono indecisa su qualcosa e chiedo il loro aiuto. Sono molto bravi a starmi vicino senza mancare di rispetto a chi mi segue. Penso che se i genitori e le giocatrici riescono a dividere il ruolo di coach e genitore dalle diverse situazioni allora è fantastico. Personalmente lo trovo molto difficile.



Il tennis in che misura ha condizionato i tuoi studi? Che percorso hai seguito e si possono conciliare studi e tornei?

A 13 anni sono andata da Bollettieri e li giocavo e studiavo. Sono riuscita a conciliare le due cose grazie all’accademia. Si possono conciliare le due cose, anche se trovo che sia molto difficile, pochi ci riescono, ma non impossibile. Bisogna avere tanta testa e tanta energia. Non è facile studiare dopo una dura giornata di allenamenti. Ammiro molto le persone che riescono a farlo.



E amore e tennis nel tuo caso sono conciliabili? Sei fidanzata e, in caso affermativo, ti segue nei tornei?

Al momento non sono fidanzata. Sicuramente sono conciliabili, diverse tenniste riescono a mettere insieme le due cose. Io ancora non ci sono riuscita, ma forse non ho ancora conosciuto la persona giusta. E se la conoscessi vorrei che lui fosse solo il mio fidanzato. Al massimo può essere il mio fidanzato e fisioterapista…ahahahah!



Piero Giordani scriveva: “Presto ritornerò a questa lieta Firenze, dove solamente posso
vivere”. Quanto ti manca un rapporto continuo con la tua città e in che cosa ti senti fiorentina?

Mi manca! Anche se a Firenze sono solo nata poi ho sempre vissuto a Prato. Onestamente da quando ho 13 anni vivo fuori di casa però provo molto amore per la mia città. Ho giocato e gioco la serie A1 per il T.C. Prato. L’amore che ci ho messo è maggiore di quanto sarebbe stato se avessi giocato per un altro circolo. Sono onorata di poter giocare per la squadra della mia città.



Quando viaggia l’essere umano impara a…..completa tu la frase!

Vivere



Il tuo film e il tuo libro preferiti:

“Ti amo in tutte le lingue del mondo” e “Il ciclone”. Tutti e due di Pieraccioni. Amo molto Pieraccioni e Panariello. Come libro preferito dico “Fai bei sogni” di Massimo Gramellini



Ed il genere musicale?

Tutti. Mi piace molto la musica anni 80, molto adatta a ballare.



Il desiderio più grande da realizzare nella tua carriera tennistica?

Giocare la Fed Cup.



Ed i tuoi 3 desideri da realizzare nella vita?

Andare al Carnevale di Rio. Fare un safari. Arrivare alla vecchiaia e poter dire che ho vissuto al massimo.

L’intervista è finita: come accade sempre, chiedo a Gaia di mandarmi delle foto che siano attinenti con il testo, in modo da collocarle sulla base delle risposte. Mi piacerebbe avere una sua foto a Prato. “Certo” mi dice Gaia, “ora te la mando”. Mi arriva una foto incredibile di una strada di Prato con almeno 200 persone in mezzo alle quali fai fatica a riconoscerla. “E non va bene Gaia neanche si vede dove sei” le dico. “Mi dispiace Antonio, ma ho tutte foto con gruppi”. Questa è Gaia Sanesi fuori dal campo: tanto il tennis le impone la solitudine degli allenamenti, dei match, dei viaggi, tanto ricerca gli altri fuori dal campo, nelle piazze, fuori dalle gelaterie, nei luoghi affollati della sua vita. Perché con gli altri è meglio vivere, divertirsi, sognare. Perché…“Fai bei sogni. Anzi, fateli insieme. Insieme valgono di più!” (Massimo Gramellini)


Antonio De Filippo


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13 commenti. Lasciane uno!

Obione (Guest) 11-08-2017 11:43

Scritto da Antonio De Filippo

Scritto da ilpallettaro
bella intervista, manca però la parte economica.
gaia purtroppo è una tennista piuttosto modesta non tanto per i risultati quanto per le soluzioni tecniche nel suo bagaglio.
in america alle ragazze insegnano un tennis monocorde fatto di incrociati e vincenti lungolinea, se ci prendi bene altrimenti arrivi a 20 anni che non hai variazioni e sparisci.

Credo che forse occorrerebbe avere un maggior rispetto nei confronti di queste ragazze, prima di scrivere su una presunta “modestia tecnica”. A parte che a nessun essere umano fa piacere essere giudicato modesto nel lavoro che fa, sia un operaio o un neurochirurgo, non credo neanche sia questo il contesto. Un conto è un torneo che evidenzia I limiti o la forza tecnica di una tennista, altro discorso sono interviste in cui le ragazze si espongono a parlare di Sé, e vi assicuro che non è così scontato, sicure di essere ascoltate e accettate così come si propongono.Come invitare qualcuno a cena e poi dire che ha un brutto vestito, peraltro giudizio opinabile.
Intanto oggi Gaia ha vinto in Spagna. Bravissima!

Quotone. Aggiungo che dal contesto emerge un’intelligenza non comune il che non guasta proprio. Altro che monocorde…

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Luciano.N94 11-08-2017 11:32

Bell’intervista ad una bella persona!Forza Gaia!

12
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volander (Guest) 10-08-2017 20:30

forza gaia!!

11
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Peppo81 (Guest) 10-08-2017 19:43

Bellissima intervista e davvero bella persona Gaia, i miei migliori auguri e complimenti ancora.

10
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Antonio De Filippo (Guest) 10-08-2017 17:33

Scritto da ilpallettaro
bella intervista, manca però la parte economica.
gaia purtroppo è una tennista piuttosto modesta non tanto per i risultati quanto per le soluzioni tecniche nel suo bagaglio.
in america alle ragazze insegnano un tennis monocorde fatto di incrociati e vincenti lungolinea, se ci prendi bene altrimenti arrivi a 20 anni che non hai variazioni e sparisci.

Credo che forse occorrerebbe avere un maggior rispetto nei confronti di queste ragazze, prima di scrivere su una presunta “modestia tecnica”. A parte che a nessun essere umano fa piacere essere giudicato modesto nel lavoro che fa, sia un operaio o un neurochirurgo, non credo neanche sia questo il contesto. Un conto è un torneo che evidenzia I limiti o la forza tecnica di una tennista, altro discorso sono interviste in cui le ragazze si espongono a parlare di Sé, e vi assicuro che non è così scontato, sicure di essere ascoltate e accettate così come si propongono.Come invitare qualcuno a cena e poi dire che ha un brutto vestito, peraltro giudizio opinabile.
Intanto oggi Gaia ha vinto in Spagna. Bravissima!

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+1: Cla, Luciano.N94
circ80 10-08-2017 17:14

Oggi ho scoperto che introiettare non è una parolaccia. 🙂

8
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ilpallettaro (Guest) 10-08-2017 16:21

bella intervista, manca però la parte economica.
gaia purtroppo è una tennista piuttosto modesta non tanto per i risultati quanto per le soluzioni tecniche nel suo bagaglio.
in america alle ragazze insegnano un tennis monocorde fatto di incrociati e vincenti lungolinea, se ci prendi bene altrimenti arrivi a 20 anni che non hai variazioni e sparisci.

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alessandro zijno (Guest) 10-08-2017 16:06

bravissima ragazza e splendida intervista

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Cla 10-08-2017 15:34

Che belle queste inteviste, livello altissimo, delle perle.
Non conosco l’autore, a parte il nome, ma complimenti vivissimi.

5
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+1: Marcus91, circ80
luigi (Guest) 10-08-2017 13:46

Anche lei molto carina,le auguro di raggiungere i migliori traguadi

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Luigi44 (Guest) 10-08-2017 13:36

“La sola cosa che posso dire è che ho visto più ragazzi “meno bravi” a livello junior diventare forti che quelli forti junior continuare ad essere forti. Quando vivevo da Bollettieri ne ho visti tanti. Il tennis è imprevedibile. Troppi fattori che possono cambiare la strada di un giocatore”. Ciao Magilla! E grazie per quello che hai scritto qualche giorno fa 😉

3
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cisco (Guest) 10-08-2017 13:10

E anche leia 13 va d bollettieri!!! Significa che in Italia nn ce n’è!!!!

2
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Elio 10-08-2017 12:42

Intervista molto carina.Complimenti. 🙂

1
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