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Claudia Franzè: dall’università alla solidarietà. Alle soglie della terza laurea, la 27enne di Rivoli racconta la sua storia e il suo ritorno sui campi da tennis, guidandoci allo studio del mondo ITF

22/09/2017 13:13 23 commenti
Claudia Franzè classe 1990 , best ranking n.1030 del mondo
Claudia Franzè classe 1990 , best ranking n.1030 del mondo

Beniamin Kapanay: “Il mio cuore mi dice che le persone, in fondo, sono buone, la mia esperienza suggerisce il contrario. Mi dica come la vede lei, Mr. Archer. Nella sua carriera di giornalista ha trovato che le persone sono in fondo buone?”
Danny: “No. Direi che sono solo persone”

Avremmo voluto fare la stessa domanda a Claudia Franzè nella nostra intervista, ispirandoci ad uno splendido dialogo del film “Blood diamond”, il suo preferito. E’ possibile che la risposta sarebbe stata diversa: alcune esperienze negative della sua vita, così come ci è stata raccontata da Claudia, non hanno intaccato la sua forza interiore, la voglia di raggiungere traguardi importanti, la fiducia nel prossimo e nell’esistenza stessa. L’incanto prevale ancora sul disincanto in questa ragazza, come avremo modo di scoprire.

Allora Claudia, raccontiamo ai lettori di livetennis la tua storia un po’ speciale:

Sono nata a Rivoli, in provincia di Torino e attualmente vivo a Grugliasco, sempre nel torinese. Il mio cognome ha origini calabresi, entrambi i miei genitori lo sono. Ho iniziato a giocare a tennis all’età di 5 anni, grazie a mia sorella appassionata di questo sport, in un circolo vicino casa mia (Tennis Club Monviso, la mia prima maestra è stata Marisa Valente). Ho disputato i miei primi tornei FIT all’età di 9 anni, iniziando dai tornei under regionali; sono stata convocata nelle competizioni a squadre della Coppa delle province (1999-2000) e della coppa Mario Belardinelli (2001-2002). Ho partecipato ai tornei internazionali under 12 di Correggio, Porto San Giorgio, Bibione; al circuito Nike Junior Tour under 14. I migliori risultati li ho raggiunti nei tornei internazionali under 16 di Foligno e Montecatini dove raggiunsi i quarti (a Foligno persi da Anastasia Grymalska, a Montecatini da Gioia Barbieri) che mi permisero di partecipare all’Avvenire con una wc, dove persi da Polona Hercog (best ranking 35 nel 2011) che vinse il torneo. Il mio primo sport è stato il nuoto, ho iniziato a 2 anni; ho praticato danza classica dai 4 agli 8 anni e Pentathlon moderno dai 9 ai 14 anni. All’età di 14 anni ho scelto il tennis, perché era quello che mi dava più emozioni e adrenalina, mi coinvolgeva totalmente.



C’è una foto che hai postato su Facebook che hai chiamato “trova le differenze” e che ritrae te bambina a confronto con te adesso, mentre colpisci una pallina da tennis. Il gesto tecnico sembra simile ma cosa è cambiato da allora nel rapporto mentale con il tennis e nelle emozioni che riesci a trarne?

Quando ero piccola consideravo il tennis come uno dei tanti giochi che mi facevano divertire, ho sempre amato lo sport e il movimento in generale, era stimolante imparare nuovi colpi, riuscire a fare tanti palleggi con il maestro, migliorare e anche vincere le prime partite. Fino a 18 anni il tennis mi ha dato emozioni positive, facevamo tanti sacrifici, sia io che la mia famiglia, per mantenere una continuità di allenamenti e tornei e conciliare tutto con la scuola. È stata un’età in cui ho vissuto il tennis come un gioco che mi faceva divertire, per cui ero portata, che mi riusciva bene e dal quale ricevevo alcune soddisfazioni; mi è sempre piaciuta la sensazione di colpire la pallina, di studiare l’avversaria e cercare di mettere in atto la tattica giusta. Dai 18 anni in poi le sensazioni sono cambiate, mi piaceva sempre meno giocare tornei, le emozioni sono diventate negative e non vivevo più la gioia di giocare e di competere. Sfortunatamente non ho avuto al mio fianco allenatori che in quel periodo mi aiutassero dal punto di vista mentale e di approccio alla partita, a prendere le cose con più leggerezza (intendo la leggerezza di Calvino: “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”) e ad avere fiducia nel lavoro quotidiano proiettato a lungo termine. Per cui decisi di dedicarmi all’altra passione della mia vita, ossia lo studio. Quando ho ricominciato l’attività professionistica non è stato facile, perché arrivavo da un mondo completamente diverso, l’università, e a volte ritornavano le sensazioni negative del passato. Ma questa volta non potevo mollare di nuovo, perché sapevo che sarebbe stata la mia ultima occasione per ricominciare. Oggi sto ritrovando la giusta serenità nell’approccio agli allenamenti e ai match, sono felice di tutte le scelte fatte in precedenza e sto vivendo il tennis con il giusto spirito.



I primi risultati da Pro, nel sito dell’ITF, compaiono nel 2007, quando avevi 17 anni. In quel periodo andavi a scuola immagino. Che studi facevi e come conciliavi tennis e studio?

Frequentavo il liceo scientifico presso i padri gesuiti; la mia giornata tipo era la seguente: andavo a scuola dalle 8 alle 14, mi allenavo tutti i giorni dalle 15 alle 19 (2 ore di tennis e 2 ore di atletica), studiavo la sera dopo cena fino a tarda serata. Mi è sempre piaciuto andare a scuola e studiare, tanto quanto giocare a tennis, nonostante le giornate fossero piene e impegnative, facevo tutto molto volentieri con in mente obiettivi ben precisi. Dieci anni fa lo sport a scuola non era visto di buon occhio, noi studenti sportivi non venivamo sempre aiutati da tutti i professori, anzi venivamo penalizzati; oggi le cose sono completamente diverse.



Che tesina hai portato alla maturità?

Il titolo era “La Sezione Aurea”, conosciuta anche come “costante di Fridia”, scelta perché le mie materie preferite erano matematica e scienze.



Poi la tua attività da Pro si interrompe per 7 anni: ricompari nel 2014 (a parte un doppio nel 2010). Come sei arrivata alla decisione di dedicarti agli studi universitari?

Dopo i 18 anni ho scelto di dedicarmi agli studi, accantonando un po’ il tennis, non giocando tornei Pro, ma continuando ad allenarmi anche se con minore frequenza. Presi questa decisione perché, come ho spiegato prima, le sensazioni non erano più positive e non ho avuto al mio fianco in quel periodo allenatori che mi aiutassero in modo costruttivo ad affrontare le prime esperienze professionistiche. Ho iniziato la triennale in Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Torino nel 2009 laureandomi nel 2012, ho proseguito con la magistrale in Business Management laureandomi nel 2014 (con 110 e lode), ho partecipato al concorso L’Oreal Brandstorm per giovani talenti raggiungendo la finale nazionale, sono stata Assistente alla Cattedra presso il Dipartimento di Economia e Direzione delle imprese. Ho conseguito un Master in Marketing e Comunicazione Digitale presso Il Sole 24 Ore Business School nel 2015. Attualmente sono iscritta al secondo anno di Scienze Motorie, presso l’Università Telematica San Raffaele di Roma.



Ci sono tenniste, Krunic, Linette, in Italia la Piludu, che cercano di conciliare università e tennis. E’ possibile, ne vale la pena e a quale prezzo?

È possibile ed è fondamentale la forza mentale di riuscire a studiare, magari dopo una giornata estenuante di allenamenti o durante i tornei; sono convinta che ne valga la pena, perché oltre alla giocatrice ci può essere dell’altro, l’università arricchisce e contribuisce ad acquisire una flessibilità mentale che aiuta anche ad affrontare certe situazioni nello sport.



Giulia Pairone ci ha raccontato la sua storia qualche settimana fa: lei è arrivata alla scelta del college e del distacco momentaneo dal tennis a causa di problemi fisici e psicologici. Hai letto la sua intervista e che riflessioni ti ha ispirato?

Si l’ho letta, Giulia la conosco da quando era piccola, siamo entrambe piemontesi e qualche volta ci siamo allenate insieme. È una ragazza con una grande tenacia e forza d’animo, la ammiro molto. I coach dovrebbero aiutare i giocatori sotto tutti i punti di vista, soprattutto quello mentale, facendosi affiancare da figure esperte in materia; troppi giocatori vengono bruciati da junior perché subiscono pressioni da parte di genitori, coach, sponsor, e non sono in grado di affrontarle in modo positivo perché non sono circondati dalle persone giuste e quindi entrano in un tunnel senza uscita.



Quali sono, secondo te, i maggiori fattori di rischio per l’equilibrio psicologico di una tennista junior che derivano dal mondo del tennis stesso?

Lo stress e la pressione di dover vincere a tutti i costi, le aspettative troppo alte, il non avere al proprio fianco persone competenti per la crescita personale e tennistica del giocatore.



Pensi mai a come poteva evolvere la tua carriera tennistica senza quel distacco? Hai dubbi o rimpianti?

Si a volte ci penso, ma non ho nessun rimpianto perché le scelte sono state mie e nessuno mi ha mai forzato in qualcosa che non volessi fare, la mia famiglia mi ha sempre supportato e insegnato a prendere la strada che io ritenessi migliore per me in quel momento.



Dal 2015 la tua attività tennistica professionistica riprende diciamo con continuità: nel 2015 entri in classifica nel doppio, nel 2016 anche in singolare ed ora a settembre fai semifinale in Egitto eliminata dalla Kan, la stessa che la settimana scorsa, al Cairo, ha sconfitto Martina Colmegna. Gli appassionati di tennis si sorprendono a leggere il tuo nome. Che cosa è cambiato o sta cambiando?

Durante l’ultimo anno di università nel 2014 ha iniziato ad accendersi di nuovo una piccola fiamma dentro di me, spinta dalla mia famiglia ho intensificato gli allenamenti essendo anche più libera dagli studi, ho ricominciato a giocare qualche open e, a sorpresa, ho raggiunto la semifinale nel Bnl di Moncalieri, partendo da dietro. Poi, giocando 5 partite, ho vinto l’open della Racchetta d’Oro a Torino: ho provato le stesse sensazioni positive di quando avevo 16 anni e mi sono detta che, dopo tutto, sapevo ancora giocare a tennis. La mia famiglia mi ha dato l’opportunità di dedicarmi a tempo pieno al tennis e così ho ricominciato la mia seconda vita tennistica. I primi due anni non sono stati facili, perché avevo molto da recuperare e da imparare in fretta, non sono stata fortunata con gli allenatori, però la perseveranza mi ha portato ad avere i risultati odierni. Sto crescendo e imparando molto in giro per tornei: il primo obiettivo è quello di essere serena in campo e combattere ogni punto, capire quali sono gli aspetti da migliorare e lavorare su di essi, eliminare i pensieri negativi e godermi questa grande esperienza.



Non sono rari i casi, nel tennis come in altri sport, di atleti che raggiungono la maturità e la notorietà dopo i 25 anni. Evidentemente è possibile:

Quando a 24 anni ho deciso di ricominciare seriamente, alcuni mi dicevano che ormai era tardi, che era meglio trovare un lavoro d’ufficio; io ovviamente sto prendendo la mia rivincita. I giocatori junior che lasciano il professionismo dopo qualche anno hanno svariate ragioni, magari problemi fisici, troppe pressioni, desiderano fare altre esperienze (es. college, università, oppure semplicemente una vita normale); il giocatore di 25 anni spesso ha già fatto queste esperienze, quindi può decidere di dedicarsi per un periodo di tempo al professionismo e, se la mente e il fisico ci sono, può raggiungere anche ottimi risultati; con il vantaggio di poter affrontare le esperienze con un bagaglio personale e con la giusta maturità che certe situazioni richiedono.



Dove può arrivare ora Claudia Franzè?

Il mio obiettivo principale è quello di riuscire ad esprimere il mio gioco al 100% in partita e quello di circondarmi da persone competenti e compatibili con me che mi forniscano gli strumenti necessari per migliorare; non mi pongo limiti, voglio tirare fuori da me stessa tutto quello che ho e raggiungere il mio massimo.



Chi ti ha seguita come coach negli ultimi 3 anni e chi ti segue ora?

Negli ultimi 3 anni ho cambiato coach ogni anno, l’esperienza che porto nel cuore è quella vissuta presso l’Accademia Tennis Bari dove mi sono allenata nel periodo 2015/2016 (con i maestri Adriano Cassano, Lucio Rossi, e il preparatore atletico Fabio Cirillo); successivamente ho deciso di tornare a casa e mi ha seguita Stefano Dolce per circa un anno; attualmente sono senza coach da qualche mese (mentre continuo a lavorare con il mio preparatore atletico Fabio Cirillo).



Descriviamo il tuo gioco a tutti coloro che non ti conoscono, che considerano Claudia Franzé un “oggetto misterioso”: qual è il tuo tema tattico e quali sono i tuoi colpi migliori e da migliorare:

Il mio obiettivo è quello di essere sempre aggressiva soprattutto con i colpi di inizio gioco e di comandare lo scambio; i miei colpi migliori sono il servizio e il diritto, da migliorare il rovescio in certe situazioni e il gioco di difesa. Mi piace molto il gioco di volo, infatti gioco sempre i doppi.



Hai una tennista cui ti ispiri?

Le mie tenniste preferite sono Ivanovic, Azarenka, Konta.



La scelta di giocare spesso in Egitto ha una ragione particolare?

È il posto più vicino dove poter giocare sul cemento all’aperto più tornei di seguito, nonostante alcuni giorni le condizioni non siano le migliori (forte vento, alte temperature), qui riesco a esprimere il mio gioco e avere una continuità di partite.



Che programmi hai per i prossimi mesi?

A metà ottobre ho la sessione d’esami all’università, successivamente giocherò 2/3 tornei magari sempre qui in Egitto, l’ultima sessione di esami a novembre e poi altri tornei fino a dicembre.



7 anni di distacco dai tornei professionistici. Quanto è cambiato e cosa è cambiato in questo intervallo di tempo nel mondo ITF? Giocatrici, organizzazione, livello tecnico?

Rispetto a 7 anni fa, oggi ci sono più ragazze che giocano a tennis e il livello si è abbastanza uniformato: tutte giocano bene, tutte sono battibili; prima c’era un grande divario tra giocatrici 500wta e 1000wta, le più forti erano 4/5 per torneo e arrivavano quasi sempre fino in fondo, oggi non è così, sempre più giocatrici non teste di serie vincono contro le più quotate e vanno avanti nei tornei. Di conseguenza la competizione è aumentata, è salito il livello tecnico e soprattutto quello fisico: oggi si cura meticolosamente la preparazione atletica e la prevenzione degli infortuni. Proprio per questo motivo l’età non è più un limite anagrafico, si gioca ad alti livelli anche dopo i 28 anni se il fisico è integro. Da non sottovalutare l’incremento di notorietà notevole al quale hanno contribuito i social media e la presenza di giocatori sempre più social e impegnati in attività collaterali oltre al tennis.



Tu sei un’esperta di economia. Qual è il fatturato dei tornei ITF e quanto di questa torta spetta alle tenniste in termini di prize money e indotto degli sponsor? Credi ci sia uno sbilanciamento enorme?

Ti riporto un’analisi dell’ITF condotta tra il 2011 e il 2013: le tenniste professioniste in quel range temporale erano 4862 (2212 delle quali non guadagnarono alcun prize money); i costi medi annuali per svolgere l’attività professionistica ammontavano a 40.180$ (inclusi voli, transfer aeroportuali, vitto e alloggio, incordature, lavanderia, abbigliamento e attrezzature, esclusi i costi per il coach e per gli allenamenti); il prize money totale del circuito femminile era di 120 milioni di $, una distribuzione uniforme avrebbe fatto guadagnare a ciascuna giocatrice (inclusa nelle 2650 che percepivano un prize money) circa 45.205$; le prime 26 giocatrici wta (che rappresentavano l’1% delle giocatrici totali) guadagnarono il 51% (60.585.592$) del totale, il che ridusse la distribuzione media a 22.564$ ciascuna; il break even point (punto di pareggio) si collocava intorno alla 253esima posizione wta, questo vuol dire che il 95% delle giocatrici era in perdita. Negli ultimi anni l’ITF ha avviato un progetto per agevolare i giocatori nel loro cammino di crescita verso il vertice, innalzando il prize money dei tornei e quindi i guadagni dei giocatori, aumentando il numero dei tornei e assicurando un calendario che copra nazioni in via di sviluppo. Tuttavia l’aumento del prize money rappresenta una piccola percentuale rispetto alle ingenti spese: in un torneo da 15.000$ chi perde al primo turno riceve 147$ (lordi), chi vince il torneo 2.352$ (lordi); tenendo conto di tutte le spese citate prima, più i costi annuali degli allenamenti, che in una piccola accademia ammontano a circa 10.000$, risulta molto difficile riuscire a guadagnare realmente qualcosa. Si evince che lo sbilanciamento sia enorme, i giocatori cercano di tamponare con i guadagni delle competizioni a squadre, dei tornei open, se sono fortunati sono supportati dalla federazione, da sponsor o dalla famiglia. Senza tenere conto che se i guadagni superano i 7.500€ nel corso dell’anno solare in Italia la tassazione del premio è del 24.12% più eventuali aliquote regionali e provinciali.



Centinaia e centinaia di ragazze si spostano ogni settimana per il mondo inseguendo i propri sogni. Come manager cosa cambieresti nell’organizzazione dei tornei? Cosa c’è da riformare?

Innanzi tutto l’ITF dovrebbe accertarsi che la situazione politica e sanitaria del paese non sia dannosa e pericolosa per i giocatori. Ad esempio ci sono alcuni tornei femminili nello stato del Gibuti, paese per il quale il sito ufficiale della Farnesina consiglia la profilassi anti-malarica, le vaccinazioni contro tifo, epatite A e B, poliomielite, difterite, tetano, meningite e rabbia; inoltre la situazione politica non è stabile. Non sorprende il fatto che ci siano stati 2 bye al primo turno di tabellone. Altro esempio, la Nigeria, dove hanno luogo due 25.000$ e gli spostamenti sono scortati dai militari, non è consigliato andare in giro da soli. In secondo luogo l’ITF dovrebbe svolgere un’azione maggiore di controllo e monitoraggio riguardo le condizioni in cui si svolgono i tornei (campi, palline, hotel, fisioterapisti) che non sempre sono accettabili. Inoltre sarebbe di aiuto una maggiore informazione riguardo la location, i campi e l’hotel; spesso non c’è un sito internet, non ci sono foto, quindi è tutto un passaparola tra i giocatori, con opinioni contrastanti, alla fine quando si sceglie di andare in un posto nuovo è tutto una grande incognita. Un’altra considerazione riguarda i punti ottenuti nei tornei, un primo turno vinto contro una testa di serie 400wta non ha lo stesso peso rispetto a un primo turno vinto contro una qualificata senza ranking, invece si ottiene sempre 1 punto, sarebbe più equo ponderare tali vittorie e assegnare punti bonus. Tuttavia l’ostacolo principale rimangono i costi alti e i prize money bassi, sarebbe meglio avere l’ospitalità e diminuire il prize money.



Colpisce di te l’orgoglio delle tue radici. Su FB ricordi spesso il tuo nonno materno. E’ stata una figura importante per te evidentemente:

È stato l’unico nonno che io abbia potuto conoscere, lo vedevo solamente nei mesi estivi perché lui ha sempre voluto vivere in Calabria, in un antico paesino a 6 km dalla costa e a circa 800 metri sul livello del mare; diceva che a Torino c’erano troppe case, ovunque guardasse c’erano case, una realtà ben diversa dalla sua. L’ho chiamato tutte le domeniche per 20 anni, riconosceva sempre la mia voce al telefono, tra quelle di 12 nipoti, senza bisogno di dire che ero io. Era la colonna portante della famiglia, nato nel 1923, l’unico collegamento rimasto con le mie radici in quel paesino lontano; adorava raccontare storie e aneddoti della sua vita, sapeva sempre farci ridere.



Quanto la tua famiglia ti ha supportato ed ha condiviso le tue scelte?

Siamo una famiglia molto unita, non ringrazierò mai abbastanza i miei genitori e mia sorella per il loro incrollabile sostegno morale ed economico che mi ha permesso di raggiungere i diversi traguardi nella mia vita. Hanno sempre avuto piena fiducia nelle mie capacità soprattutto nei momenti in cui io non ci credessi più e quella è stata la chiave della mia perseveranza. Non ho mai subito pressioni da parte loro, mi hanno sempre incoraggiata sia a scuola che nello sport; sono i miei modelli di vita, perché grazie a loro ho imparato il sacrificio e il duro lavoro quotidiano.



Sei impegnata, o pensi di farlo prossimamente, in attività di volontariato?

Svolgo attività di volontariato dal 2011, presso il CEPIM – centro persone down di Torino; in particolare mi dedico al laboratorio “L’isola che c’è” che è stato pensato come uno spazio in cui i ragazzi possono sperimentarsi come lavoratori per essere pronti ad essere inseriti realmente nel mondo del lavoro. Attraverso la realizzazione di bomboniere e gadget, si compie un allenamento al corretto comportamento da tenere in ambito lavorativo, per capire il compito affidato e portarlo sempre a termine, la precisione nell’eseguire il proprio lavoro, il rispetto degli orari, l’attenzione alle scadenze.



“Il segreto, Alice, è circondarsi di persone che ti facciano sorridere il cuore. E allora, solo allora, che troverai il Paese delle Meraviglie” E’ una frase da te citata su Facebook. Qual è il tuo Paese delle Meraviglie?

Considero il paese delle meraviglie come uno status mentale, una presa di consapevolezza che alcune persone sono nocive per noi e dobbiamo lasciarle andare, altre ci arricchiscono e dobbiamo tenercele strette. Il mio paese delle meraviglie lo vivo in famiglia, con i pochi amici e amiche che porto nel cuore, con i ragazzi del volontariato e con alcune persone conosciute in giro per il mondo che ritengo abbiano un animo eccezionale.



Nel 2017 ancora si parla di femminicidi e stupri. Dove si sbaglia e dove bisogna intervenire per prevenire?

L’informazione fornita dai media è poca e stereotipata, si parla solo di gelosia, possesso, tradimento; in realtà c’è ben altro, si tratta di menti malate che devono essere curate. Sono tante le donne che non denunciano le violenze, sono necessari più aiuti per loro e soprattutto il tema deve essere all’ordine del giorno sempre e non affrontato soltanto quando ciò accade. E gli aiuti devono essere radicali e completi, efficaci fin da subito; le pene per gli aggressori devono essere esemplari e severe. Per prevenire è necessario educare fin da piccoli alla non violenza, al rispetto delle donne in quanto tali e in quanto esseri umani, all’amore inteso come rispetto reciproco e non possesso e prevaricazione dell’altro.



Tre settimane in Egitto: come riempi il tempo libero?

Principalmente studio, sto preparando due esami per ottobre, poi leggo un libro, qualche volta vado al mare o in piscina: al Cairo sono andata a vedere le piramidi per la prima volta.



Quali sono il tuo film e il tuo libro preferiti?

Film “Blood Diamond” (2006) di Edward Zwick; i miei libri preferiti sono quelli di Osho, filosofo e maestro spirituale indiano



Il tuo desiderio massimo da realizzare nel tennis e tre desideri da realizzare nella vita:

Nel tennis: entrare tra le prime 300 del mondo. Nella vita: avviare una mia attività, aiutare le generazioni future, visitare più paesi possibili.


Qualche settimana fa un nostro lettore, commentando un post sui risultati delle tenniste italiane, chiedeva agli altri utenti chi fosse Claudia Franzè, tennista misteriosa comparsa in Egitto, all’ombra delle piramidi. Da allora quella domanda è stata anche nostra e ci siamo mossi alla sua ricerca per incontrarla. Dobbiamo ringraziare quel lettore perché ci ha consentito di conoscere una ragazza la cui voce, ora che ci ha parlato, è riconoscibile tra molte altre, proprio come quando telefonava al nonno, sicura che avrebbe capito chi fosse. Con calviniana leggerezza, ci ha raccontato la sua storia, togliendosi qualche macigno dal cuore e planando, sorvolando cifre e numeri illuminanti per noi, su un campo da tennis dove sorridere.


Antonio De Filippo


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23 commenti. Lasciane uno!

Gigetto (Guest) 23-09-2017 10:08

Bell’articolo ed ottima disamina sul tennis compreso il riferimento a Calvino e “al planare dall’alto”che poi e’ l’essenza della difficolta’ del tennis proprio nel momento in cui devi giocare il punto.

23
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+1: Claudia.franze
JConnors (Guest) 23-09-2017 08:32

Finalmente una persona colta e preparata nel tennis! Leggo dei tuoi problemi nel trovare maestri preparati…sono stati anche i miei.Il problema in Italia è che i dirigenti Fit sono sempre quelli da anni, che si spartiscono le poltrone tra di loro e sfornano maestri poco preparati (in molti casi presuntuosi e ignoranti).Trovarne uno preparato è merce rara! Ecco perché quando ne trovi uno decente, come dice Osho, bisogna tenerselo stretto.
Auguri Claudia…il tennis ha bisogno di persone come te.

22
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+1: Claudia.franze
I love tennis (Guest) 23-09-2017 08:22

@ elenaunosette (#1957581)

Non avrebbe bisogno invece di persone che fanno di tutta l’erba un fascio ad ogni occasione.

21
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Tennisaddicted (Guest) 22-09-2017 23:15

Scritto da Tennisaddicted

Scritto da Claudia.franze
@ circ80 (#1957211)
Il cognome è Franzè, ma il sito dell’ITF non prevede caratteri speciali, quindi ho dovuto registrarmi come Franze

Claudia, mi permetto un consiglio: continua a studiare e a giocare ma lascia perdere i forum, perché un giorno sei augli altari e un altro nella melma, a seconda dell’ultimo risultato… Ciao

Per esempio, esemplare la discussione odierna su Berrettini… “Challenger Izmir: Matteo Berrettini…”

20
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elenaunosette 22-09-2017 22:59

Brava Claudia, la societá ha bisogno di talento e cuore femminile in mezzo all’arroganza maschile

19
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+1: Claudia.franze
cataflic (Guest) 22-09-2017 21:26

Intervista sempre di livello.
Claudia è stata molto intelligente, tanto che ho la sensazione che trasformerà il tennis giocato in un ambiente professionale.

18
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+1: Claudia.franze
biglebowski (Guest) 22-09-2017 21:14

@ ilpallettaro (#1957347)

non ti sfiora l’idea che il commento é inappropriato nel contesto di questa intervista?

17
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kalle4 (Guest) 22-09-2017 20:12

Splendida intervista che ci fa scoprire un ottima persona..non ci resta che sostenerla e augurarle di raggiungere tutti i suoi obiettivi, nella vita e nel tennis!!!

16
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+1: Claudia.franze
Tennisaddicted (Guest) 22-09-2017 17:44

Scritto da Claudia.franze
@ circ80 (#1957211)
Il cognome è Franzè, ma il sito dell’ITF non prevede caratteri speciali, quindi ho dovuto registrarmi come Franze

Claudia, mi permetto un consiglio: continua a studiare e a giocare ma lascia perdere i forum, perché un giorno sei augli altari e un altro nella melma, a seconda dell’ultimo risultato… Ciao

15
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ilpallettaro (Guest) 22-09-2017 17:28

bella intervista. se ci fosse stata la domanda su quanti spettatori fanno i tornei femminili itf in egitto, si sarebbe chiuso il cerchio.
ma comunque qualche conclusione si può trarla: se non hai nessuna speranza di guadagnare da vivere con quello che fai, può essere considerata quella una professione e tu puoi essere definito un professionista? oppure è semplicemente un hobby a tempo pieno che ti puoi permettere, e nulla di male per carità però è quello.

i tornei dove per uscire in pari devi arrivare in finale, sono tornei inutili che servono solo a riempire i resort nei periodi di bassa stagione turistica.

i ragazzi sono carne da cannone.

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Rare99 (Guest) 22-09-2017 17:22

Scritto da Shuzo
Ragazza sicuramente intelligentissima e con una mentalità all’avanguardia (frutto anche dei tanti anni di studio). Non ho condiviso proprio tutto delle sue argomentazioni ma anche in quei casi ho percepito un livello evoluzione più elevato rispetto alla massa.
A mio parere la FIT e i suoi dirigenti dovrebbero leggere attentamente le sue dichiarazioni quando ha descritto le difficoltà dei ragazzi che affrontano l’attività agonistica e i fattori che possono spingere all’abbandono. Anche a causa di quei fattori una ragazza come Martina Trevisan ha lasciato il tennis per tre anni. Sono conscio degli sforzi che la FIT sta facendo per evolvere il sistema, però tali sforzi saranno sempre più efficaci anche a seconda della capacità di ascoltare le esigenze dei giocatori.

Daccordissimo anche sul fatto che la FIT dovrebbe avvelersi di queste esperienze,ma poiché l’idea è giusta non verrà presa in considerazione

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Antonio De Filippo (Guest) 22-09-2017 16:11

Scritto da Claudia.franze
@ circ80 (#1957211)
Il cognome è Franzè, ma il sito dell’ITF non prevede caratteri speciali, quindi ho dovuto registrarmi come Franze

Grazie Claudia! Abbiamo risposto insieme 🙂

12
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+1: Claudia.franze
Antonio De Filippo (Guest) 22-09-2017 16:02

Scritto da circ80
Ma il cognome si scrive Franz:
Con l’accento, con l’apostrofo o senza nulla? (Titolo, paragrafo o didascalia foto?)

Claudia Franzè…grazie della segnalazione 🙂

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+1: Claudia.franze, circ80
Claudia.franze 22-09-2017 15:44

@ circ80 (#1957211)

Il cognome è Franzè, ma il sito dell’ITF non prevede caratteri speciali, quindi ho dovuto registrarmi come Franze

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+1: circ80
Aconitina (Guest) 22-09-2017 15:39

Intervista godibilissima e un po’ diversa dal solito. Bravi intervistatore ed intervistata, che ora seguirò.

9
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+1: Claudia.franze
circ80 22-09-2017 15:19

Ma il cognome si scrive Franz:
Con l’accento, con l’apostrofo o senza nulla? (Titolo, paragrafo o didascalia foto?)
🙂

8
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Ken_Rosewall 22-09-2017 15:14

Ottima intervista e ottima Claudia Franzé

7
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+1: Claudia.franze
Ken_Rosewall 22-09-2017 15:13

@ Massarinomazzarino (#1957135)

esistono anche i cultori della materia che assumono questo ruolo. A La Sapienza ne ho conosciuti diversi (due di loro sono miei amici)

6
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Ienci 22-09-2017 15:08

Forza Claudia !!

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+1: Claudia.franze
Shuzo (Guest) 22-09-2017 14:40

Ragazza sicuramente intelligentissima e con una mentalità all’avanguardia (frutto anche dei tanti anni di studio). Non ho condiviso proprio tutto delle sue argomentazioni ma anche in quei casi ho percepito un livello evoluzione più elevato rispetto alla massa.
A mio parere la FIT e i suoi dirigenti dovrebbero leggere attentamente le sue dichiarazioni quando ha descritto le difficoltà dei ragazzi che affrontano l’attività agonistica e i fattori che possono spingere all’abbandono. Anche a causa di quei fattori una ragazza come Martina Trevisan ha lasciato il tennis per tre anni. Sono conscio degli sforzi che la FIT sta facendo per evolvere il sistema, però tali sforzi saranno sempre più efficaci anche a seconda della capacità di ascoltare le esigenze dei giocatori.

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+1: Claudia.franze
nere 22-09-2017 14:11

Scritto da Peppo81
Che bella intervista, che bei passaggi, dal racconto del nonno al sostegno l’affetto e la gratitudine per la famiglia, dall’analisi economica del mondo ITF a Calvino; una persona profonda Claudia a cui auguro di continuare a sorridere alla vita con leggerezza e serietà. Brava e bravo Antonio.

davvero complimenti

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+1: Claudia.franze
Massarinomazzarino (Guest) 22-09-2017 14:08

Ma perché dice assistente di cattedra? …. non si dovrebbero pubblicare certe cose.. Senza un dottorato o altro assistente di cattedra, ma dai..

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Peppo81 (Guest) 22-09-2017 13:47

Che bella intervista, che bei passaggi, dal racconto del nonno al sostegno l’affetto e la gratitudine per la famiglia, dall’analisi economica del mondo ITF a Calvino; una persona profonda Claudia a cui auguro di continuare a sorridere alla vita con leggerezza e serietà. Brava e bravo Antonio.

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+1: Claudia.franze