
Da Milano: Il miglior Jacopo Berrettini di sempre. Vasami vince il derby del futuro (con il programma di domani)


Le vittorie all’ASPRIA Tennis Cup permetteranno a Jacopo Berrettini di migliorare il suo best ranking. “Nel periodo di assenza ho provato l’orribile sensazione di non essere all’altezza”. Ne è uscito alla grande, e oggi si fa forza del clima magico trovato a Foligno. Negli ottavi sfida il n.1 Prizmic. Buon esordio per Jacopo Vasamì, impeccabile nel derby del futuro contro Santamarta Roig.
Non era mai successo che Jacopo Berrettini vincesse due tornei di fila. Ce l’ha fatta qualche settimana fa, quando si è imposto back-to-back a Cervia e Cordoba. Ha vinto 16 delle ultime 18 partite e, nella classifica ATP di lunedì prossimo, migliorerà il best ranking (è stato al massimo numero 310, è già certo di salire intorno al 305). “Ma devo ancora macinare” dice Jacopo dopo aver usufruito del ritiro del tedesco Henri Squire, che ha alzato bandiera bianca dopo aver perso il tie-break del primo set. È lo spirito con cui Berrettini punta a crescere, magari ottenendo un risultato di prestigio all’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (91.450€, terra battuta). Ne avrà occasione mercoledì contro la testa di serie numero 1 Dino Prizmic. “Non mi ero accorto che il mio avversario fosse in difficoltà fisica – racconta Jacopo – aveva iniziato servendo molto in kick, ma pensavo che fosse una strategia. Sul 3-2 ha chiamato il fisioterapista, ma da quel momento in poi ha iniziato a giocare come sempre. Fino al 5-4 non avevo avuto grossi problemi, poi ho giocato un game così così al momento di chiudere”. Per sua fortuna, si è ugualmente aggiudicato il tie-break. A quel punto, il tedesco ha alzato bandiera bianca. Quello attuale è il miglior Berrettini di sempre, finalmente a posto sul piano atletico. In particolare, domenica aveva vinto una battaglia di tre ore e mezzo sotto il sole cocente di Milano. “Facendo gli scongiuri, sto bene. E avere più tempo per recuperare può fare bene in vista del prossimo match” racconta Berrettini, appena uscito da una seduta con il fisioterapista. La carriera del romano, che compirà 27 anni a novembre, è stata falcidiata dagli infortuni, forieri di stop anche molto lunghi. Oggi ne può parlare con lucidità, persino con serenità. “Ho vissuto due anni molto complicati, avevo perso il focus e le priorità. A un certo punto il tennis era passato in secondo piano e non è una bella cosa, perché è pur sempre il mio lavoro. La sensazione più brutta? Non sentirmi all’altezza perché il fisico non me lo permetteva, mi toglieva energie e fiducia. Non sentirsi all’altezza è una delle cose più brutte che un essere umano possa provare. Ma adesso mi sto riprendendo quello che mi è mancato. Credo di meritarmelo, come lo merita chiunque investa tanto in qualcosa”.
L’AMBIENTE DI FOLIGNO
Sarà un caso, ma la carriera di Berrettini è svoltata lo scorso anno, quando per la prima volta si è allontanato da Roma. È stato accolto dalla Tennis Training School di Foligno, diretta da Fabio Gorietti e il cui approccio umano, “sano”, per dirla con Berrettini, sta facendo la differenza. Viene quasi da chiedergli se si è pentito di non esserci andato prima. “Qualche volta me lo sono chiesto, ma le cose accadono quando devono – racconta – in realtà nella situazione precedente stavo bene: ero a casa, avevo un coach e un preparatore tutti per me, era una situazione di comfort e Matteo mi ha aiutato tanto: abbiamo condiviso il team per tre anni. Non ho rimpianti: magari li ho su altro, ma non sulla scelta di allenatori e situazioni. Ciò non toglie che a Foligno mi trovi benissimo: Gorietti è bravo, così come tutte le persone che lavorano con lui: ringrazio Riccardo Maiga, con il quale abbiamo svolto un ottimo lavoro per un anno e mezzo, mentre adesso sono seguito soprattutto da Marco Miceli: ci conosciamo da tempo, avevamo giocato insieme e stiamo facendo un ottimo percorso”. Ma cosa rende così speciale l’ambiente di Foligno? “La struttura è bella, ma la loro forza è l’umanità – dice sicuro Jacopo – si respira tennis, ma in modo sano. Qualche giorno fa siamo andati a vedere la partita di un nostro ragazzino in un circolo nei pressi di Foligno e c’erano ragazzi e maestri… si vive il tennis in un modo molto pulito”. Comunque vada contro Prizmic, il romano ha la certezza di migliorare il best ranking. Ma per fare un salto di qualità sarà fondamentale raccogliere punti lontano dalla terra battuta, laddove ha giocato circa il 65% delle sue partite. “Rimane la superficie su cui mi sento a casa e che mi ha regalato di più – racconta – inoltre in Italia ci sono tanti tornei e l’anno scorso avevo bisogno di wild card: sono le ragioni per cui gioco prevalentemente sul rosso. È giusto investire sul cemento, anche perché buona parte del circuito si gioca lì, ma sono in una fase della mia carriera in cui è giusto raccogliere, oltre che investire. Non sono più un 18enne bisognoso di esperienza, e questo influisce sulle scelte. Ma investire sul cemento è un ottimo consiglio per un giovane”.
MERITARSI I PRIVILEGI
Programmazione a parte (nelle prossime settimane continuerà con i Challenger italiani), il Nuovo Berrettini sta cercando di arricchire il suo tennis e diventare un giocatore più completo. Quando gli chiediamo in che modo, risponde per punti: “1) Aggiungere sempre più consapevolezza a quello che posso fare. 2) Aumentare variazioni e incisività al servizio: è migliorato, ma è un colpo a cui posso chiedere ancora di più. 3) Grazie alla consapevolezza posso fare più cose, per esempio andare più spesso a rete. Mi piace e ne ho le capacità, ma se non lo faccio non mi viene naturale. Ho risolto alcune lacune nel gioco da fondo, adesso posso farlo anche in altri settori”. Poiché Jacopo ha vissuto tutte le realtà del tennis, da patina dei grandi tornei alla polvere di quelli più piccoli, gli abbiamo chiesto un parere sulla recente intervista di Taro Daniel al Financial Times: il giapponese sostiene che i big hanno a disposizione strumenti che permettono di performare al meglio e migliorano i tempi di recupero, mentre a livelli più bassi c’è tanta improvvisazione. “Sono dell’idea che ognuno abbia quello che merita – dice Berrettini – trovo giusto che i più forti abbiano uno staff di 4-5 persone: io non posso permettermelo e, suppongo, nemmeno Daniel. Ma è giusto che i più forti abbiano benefit dai tornei e dalle persone dello staff. Sono un po’ scettico: quello che dice è vero, ma io vengo da due Futures e mi è capitato che l’incordatore mi portasse le racchette mentre giocavo. L’ultima non è arrivata in tempo e ho finito un match con una racchetta incordata la settimana prima. Oppure domenica ho giocato un match di tre ore e mezza, e i fisioterapisti di Milano mi hanno rimesso in piedi alla grande. Ognuno vorrebbe staff numerosi, auto a disposizione e hotel bellissimi, ma io lo vivo come uno stimolo: non ci sono ancora, ma ci voglio arrivare. L’argomento è meritevole di discussione, ma è come in altri sport: i più forti hanno più risorse. Purtroppo “il soldo” conta parecchio”. Tuttavia, c’è qualcosa in cui Jacopo Berrettini è già considerato un top: la sua umanità, la capacità di essere gentile con tutti. “Per me è fondamentale: quando finisco un torneo e mi dicono ‘bravo’ non solo per il rendimento in campo, ma per come mi sono comportato, per me vale doppio. I miei genitori hanno investito molto su questo. Cerco sempre di mostrare il massimo rispetto per chi lavora, per me è importante e ci presto molta attenzione. Mi piacerebbe essere ricordato come una buona persona”. Nobiltà d’animo molto apprezzata, a cui – oggi più che mai – Jacopo Berrettini vuole accompagnare risultati sempre migliori.
VASAMÌ VINCE IL DERBY DEL FUTURO
C’era grande attesa, quasi frenetica, per il match-clou del primo turno, la sfida tra baby fenomeni Andres Santamarta Roig e Jacopo Vasamì, entrambi classe 2007 e rispettivamente numero 1 e numero 2 della classifica mondiale riservata agli Under 18. Si può pensare che sia stato il primo episodio di una potenziale rivalità, anche se nessuno dei due – soprattutto lo spagnolo – ha espresso il proprio miglior tennis. Sorride l’Italia grazie alla vittoria di Vasamì, un 6-3 7-5 che lo proietta agli ottavi contro Mili Poljicak. Il romano ha mostrato a sprazzi le qualità che gli hanno permesso di essere uno dei giocatori più in vista del circuito junior. Su tutti, un servizio che supera i 220 km/h e una fiammata di dritto lungolinea che vale già il circuito maggiore. Da parte sua, lo spagnolo non ha entusiasmato: possiede margini di crescita, ma è un giocatore ancora da formare, senza nemmeno un fisico dirompente. Ma si tratta pur sempre di un ragazzo di 17 anni, peraltro ancora un po’ troppo incline al nervosismo. Vasamì è partito forte, aggiudicandosi cinque dei primi sei game, salvo poi contenere la rimonta del suo avversario. Nel secondo c’è stato più equilibrio e l’azzurro ha mostrato ottime qualità caratteriali: in svantaggio 2-3, ha recuperato da 0-40 e si è aggiudicato un game molto combattuto. Anche sul 4-5 ha rimontato da 15-30, poi ha trovato lo strappo decisivo nell’undicesimo game, sfruttando un doppio fallo dello spagnolo sulla seconda palla break. Vasamì ha mostrato una buona compostezza: non mostra i suoi stati d’animo, ma si è rivelato un valido agonista, peraltro capace di giocare con quell’ordine tattico che piace tanto agli allenatori, nella fattispecie il suo coach Fabrizio Zeppieri. La buona notizia è che anche lui possiede validi margini di miglioramento, anche nei punti di forza. Per esempio, commette ancora qualche fallo di piede di troppo. Ma non c’è dubbio che sia destinato a diventare un giocatore “vero”, e questa è la vera notizia di giornata.
ANCHE CECCHINATO AGLI OTTAVI
Buon esordio per Marco Cecchinato. L’ex semifinalista del Roland Garros ha superato con un netto 6-4 6-1 lo spagnolo Max Alcala Gurri. Il siciliano si sta facendo molto apprezzare nella sua permanenza milanese: sempre sorridente, disponibile, si è tolto di dosso le tensioni di chi è costretto a ragionare su classifiche e punti da conquistare. Oggi “Ceck” è numero 437 ATP ma, al netto dell’età che avanza, il suo gioco può ancora essere pericoloso a questi livelli. Di sicuro lo potrà essere per Frederico Ferreira Silva, suo avversario negli ottavi. Niente da fare per gli altri azzurri, tutti sconfitti in tre set: rimpianti soprattutto per Giovanni Fonio, battuto al tie-break decisivo dall’olandese Max Houkes, mentre hanno avuto meno chance Federico Bondioli e Stefano Travaglia, battuti rispettivamente da Thomas Faurel e Mili Poljicak. Mercoledì si giocheranno tutti gli ottavi di finale: il programma scatterà alle 10.30 del mattino e il clou è rappresentato da una doppia sfida Italia-Croazia: in apertura di programma ci sarà Prizmic-Berrettini, mentre a chiudere (non prima delle 17) Jacopo Vasamì sfida Mili Poljicak.
Center Court – ore 10:30
Dino Prizmic vs Jacopo Berrettini
Christoph Negritu vs Ivan Gakhov
(Non prima 12:00)
Frederico Ferreira Silva vs Marco Cecchinato
(Non prima 15:30)
Mili Poljicak vs Jacopo Vasami
(Non prima 17:00)
Court 10 – ore 10:30
Tiago Pereira vs Rafael Jodar
Arthur Gea vs Oriol Roca Batalla
(Non prima 12:00)
Oleg Prihodko vs Luka Mikrut
Thomas Faurel vs Max Houkes
(Non prima 15:00)
Court 13 – ore 10:30
Anirudh Chandrasekar / Ramkumar Ramanathan
vs George Goldhoff
/ Ray Ho
Daniel Cukierman / Matias Soto
vs Inigo Cervantes
/ Guillermo Duran
Marco Bortolotti / Giorgio Ricca
vs Jacopo Berrettini
/ Giovanni Fonio
Federico Bondioli / Stefano Travaglia
vs Alexander Merino
/ Christoph Negritu
TAG: Challenger Milano, Challenger Milano 2025, Jacopo Berrettini, Jacopo Vasamì
1 commento
Contentissimo per Jacopo… cmq sentiremo molto parlare anche dello spagnolo!