Pam Shriver si confessa: “Quando avevo 17 anni ho avuto una relazione inappropriata con il mio coach 50enne”
20/04/2022 15:21 
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Pam Shriver and Don Candy arriving in Sydney in 1982 - CREDIT: FAIRFAX MEDIA ARCHIVE
L’ex n.3 statunitense Pam Shriver ha deciso di raccontare una pagina dolorosa della propria vita, legata ai suoi primissimi anni sul tour WTA. L’ha fatto in esclusiva per il quotidiano britannico Telegraph con il collega Simon Briggs, una sofferta confessione per aiutare tutti i giovani sportivi che si ritrovano in un rapporto complicato con il proprio coach o membro del proprio staff, e non sanno come uscirne.
“Quando la pandemia ha ridotto il mio programma di lavoro l’anno scorso, mi sono resa conto che non potevo più rimandare. Ho finalmente trovato il coraggio di consultare un terapista e di affrontare le mie esperienze di giovane tennista. Ora, un anno dopo, ho deciso di condividere pubblicamente la mia storia” inizia Pam. Il suo racconto è diviso in un riassunto della sua vicenda intima, e poi in una seconda parte (molto dettagliata) in entra in quegli anni per lei molto complicati, fortunati in campo ma difficili per il rapporto che si era venuto a creare con il suo allenatore, Don Candy, oltre 30 anni più grande di lei.
“Il riassunto di questa storia è che ho avuto una relazione inappropriata e dannosa con il mio allenatore, molto più grande di me, iniziata quando avevo 17 anni ed è durata poco più di cinque anni. Di seguito ho esposto i dettagli del mio viaggio doloroso ed emotivo. Non è stato facile svelare quello che è successo, ma credo che questa sia una questione importante e che deve essere portata allo scoperto. La mia motivazione principale è far sapere alla gente che tutto quel che mi ha successo mi affligge ancora, molto. Credo che le relazioni di coaching che sorpassano il limite siano così comuni nello sport, in modo allarmate. La mia esperienza particolare, però, è nel tennis, dove ho assistito a dozzine di casi nei miei quattro decenni vissuti da giocatrice prima e commentrice poi. Ogni volta che sento parlare di un giocatore che sta uscendo con il proprio allenatore, o vedo un fisio maschio che lavora su un corpo femminile in palestra, il mio campanello d’allarme suona. Non sono solo le donne a soffrire di relazioni di coaching nocive, ma costituiscono la maggioranza. A volte sono ragazze giovani e uomini molto più grandi. A volte le età sono simili e si potrebbe obiettare che due adulti consenzienti hanno il diritto di fare ciò che vogliono. Ma mescolare la tua vita personale e professionale crea ogni sorta di tensione extra, specialmente nel mondo chiuso dello sport. Per qualsiasi giocatore o atleta che leggerà tutto questo, voglio sottolineare gli aspetti negativi del sorpassare i confini personali e professionali. La mia esperienza suggerisce che, quando separi queste due parti della tua vita, non è solo il tuo benessere emotivo a migliorare, ma anche le tue prestazioni in campo. Che dovrebbe essere un incentivo a rompere il ciclo”.
Riportiamo alcuni estratti del racconto completo, in cui Pam descrive come si sia innamorata fin da piccola del suo coach e di come lui non abbia subito approfittato di lei, ma poi la situazione sia diventata una vera relazione clandestina che lui, l’adulto, non è riuscito a gestire. Shriver conobbe il suo futuro allenatore grazie a delle lezioni intraprese da piccola nel 1971, quando aveva solo 9 anni. L’americana iniziò ad allenarsi con il coach, crescendo velocemente di risultati.
“Quando avevo intorno a 13 anni, Don mi disse che lui e sua moglie sarebbero tornati a casa ad Adelaide per qualche mese. Tornai a casa e mi feci la doccia. E poi, con mia sorpresa, ho iniziato a singhiozzare. Non me ne rendevo conto in quel momento, ma stavo appena entrando nella pubertà e stavo iniziando ad innamorarmi di lui”. I due continuarono il loro percorso insieme, con la rapida ascesa di Pam nel tennis Pro.
“Nel bel mezzo di un mio periodo non facile in torneo, Don e io ci siamo trovati seduti in un’auto a noleggio fuori da un’arena al coperto a Minneapolis. Avevo appena perso un’altra partita al primo turno e Don mi parlava di cose che avrei potuto fare diversamente: il solito tipo di conversazione allenatore-giocatore. Ho iniziato a singhiozzare. Ricordo molto chiaramente di aver detto: “C’è qualcos’altro qui”. Lui mi ha chiesto: “Cosa?”, e ho risposto: “Mi sto innamorando di te”. Avevo 17 anni, lui ne aveva 50. È qui che le cose avrebbero potuto e dovuto prendere una piega diversa. Se Don fosse stato meglio informato, avrebbe potuto essere più furbo riguardo alle potenziali complicazioni che derivano dall’allenare una ragazza adolescente. Chiaramente, non era un predatore. Quando ho parlato in quell”auto a noleggio, non sapeva cosa fare. Ma aveva questo grande talento per le mai, una finalista agli US Open di soli 16 anni (aveva giocato la finale nel 1978, ndr), e non voleva lasciarmi andare. Ho ancora sentimenti contrastanti su Don. Sì, io e lui siamo stati coinvolti in una relazione lunga e inappropriata. Stava tradendo sua moglie. Ma c’era molto in lui che era onesto e autentico. Lo amavo. Lui era l’adulto, avrebbe dovuto essere un adulto degno di fiducia. In un mondo diverso, avrebbe trovato un modo per mantenere le cose professionali. Solo dopo la terapia ho iniziato a sentirmi un po’ meno responsabile. Ora, finalmente, mi sono resa conto che quello che è successo è colpa di lui. La mia relazione con Don è stata un’esperienza traumatica per me. I postumi sono durati ben oltre il tempo trascorso insieme. La nostra relazione ha plasmato la mia intera esperienza di vita romantica. Ha complicato la mia capacità di formare relazioni normali e ha stabilito determinati schemi che si sarebbero ripetuti: la mia continua attrazione per gli uomini più anziani e le mie difficoltà nel capire come mantenere sani confini. I successivi cinque anni furono un periodo in cui tutto diventava sfocato, quando i confini venivano superati. Ero così giovane, non sapevo come chiedere aiuto. Non capivo in cosa mi stavo cacciando e non sono sicura che lo capisse nemmeno lui. La relazione iniziò a diventare fisica, intima. In realtà non abbiamo avuto rapporti fino a quando avevo 20 anni, due anni e mezzo dopo la nostra conversazione nell’auto a noleggio a Minneapolis. Ma abbiamo condiviso le stanze. Abbiamo fatto praticamente tutto quello che due persone attratte l’una dall’altra possono fare. Don non ha mai abusato sessualmente di me, ma c’è stato un abuso emotivo. Ho provato tante emozioni orrende e mi sono sentito così sola”.
Una confessione dolorosa che, va avanti raccontando come poi il loro rapporto si interruppe e con altri coach non accadde poi niente dal punto di vista sentimentale. Chiusa quella pagina, Pam visse “i migliori anni della mia vita”, libera da quella relazione. Il suo racconto si chiude con un accusa al mondo dello sport, che porta a queste problematiche, una riflessione e una domanda: “Il nostro primo e più grande ostacolo è la cultura del silenzio. Se vogliamo proteggere gli atleti di domani, più persone devono parlare delle loro storie. Stiamo parlando di insidie che colpiscono molte, molte persone. L’intera questione deve uscire dai luoghi oscuri dello sport. Ma le autorità sono pronte ad ascoltare? In passato delle occasioni sono state perse. Nel 1993, il giornalista investigativo Michael Mewshaw scrisse un libro, Ladies of the Court, in cui suggeriva che il tennis ‘deve avvisare i giocatori sul potenziale abuso [e] avvertire gli allenatori che il comportamento di sfruttamento sarà penalizzato’. La sua ricompensa per aver tentato squarciare quel velo di omertà è stata vedere il suo libro bandito dai tornei. Spero che possiamo fare di meglio nel 2022″.
Pam Shriver ha dimostrato un enorme coraggio nel mettersi a nudo, nel confessare un passato così difficile nella speranza di poter aiutare i giovani che rischiano (o vivono) situazioni simili.
Marco Mazzoni
TAG: Abusi nel tennis, Marco Mazzoni, Pam Shriver, racconto
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Vero, hai ragione. Mi ha tratto in inganno il sito dell’ITF.
Non c’è da stupirsi, gli psicologi vengono pagati da chi li ingaggia, quindi devono far credere al proprio cliente che ha sempre ragione lui, sennò li molla. Vita vissuta in prima (ehm… terza) persona
@ Pier (#3146724)
Wikipedia lo dà per morto il 14 giugno 2020
Quindi questa ha fatto un percorso psicologico che le ha fatto capire che era tutta colpa dell’allenatore??? Andiamo bene, Complimenti allo psicologo.
Se Mazzoni avesse, a suo tempo, riportato le dichiarazioni di Isabelle Demongeot avresti detto la stessa cosa? Se non lo sai l’accusato, Régis de Camaret, si è preso 8 anni.
È la stessa situazione? No probabilmente ma abbiamo una giocatrice famosa dell’epoca che fa delle dichiarazioni pesanti.Vere? False? Inopportune? Se l’ex allenatore reagirà, è vivo ed ha 93anni, LT riporterà la cronaca come dovrebbe fare una testata giornalistica.
Se Bollettieri dichiarasse “ho avuto una storia con una minorenne tennista” LT dovrebbe trascurare la notizia?
È cronaca e non rosa. Perlomeno grigia.
Non conoscevo questa storia
@ Elio (#3145810)
Givaldooooo a volte sei barboso!
ecco,in questo ritengo ingiusta la decisione comunque ancora in essere dell organitation di wimbledon di escludere gli atleti russi,A MIO PARERE PROFONDAMENTE INGIUSTO.
sig Mazzoni vogliamo parlare della fame del mondo?o dell ingiusta guerra?questa non è una pagina di cronaca nera o rosa e gli affari sentimentali di giocatori ed ex a mio parere vanno tenuti fuori da questo contesto,nessuno disdegna i fatti incresciosi attuali o storici,ma se voglio leggere di cio’ so dove devo andare,tornando sul presente ritengo comunque ingiusta questa accusa dopo 40 anni infamando il nome di una persona che non si puo’ piu difendere scaricando inoltre su di essi tutte le responsabilita,come rimanendo in tema di gossip ritengo ingiusta l intromissione degli organi federali tennistici sui presunti maltrattamenti alla ex di Zverev da parte del giocatore.lasciamo la cronaca vera o fasulla agli appositi siti.Grazie
Poteva anche risparmiarcela. Questo non significa mica che la si debba per forza giustificare. Sono fatti suoi, che possiamo dire di più in fondo è passata un epoca.
E quindi?
Ciao 2001 era una rivista musicale di discreto valore, a me non dispiaceva. Chiaro che Givaldo Barbosa parla e straparla senza sapere di cosa.
Più in generale, il soggetto non è nuovo a cadute di stile (ammesso che abbia uno stile, e non ci giurerei: il suo unico stile, a me pare, è qurello dell’immagine riflessa allo specchio). Io spero che sparisca una volta per tutte da livetennis, perché rende tossica l’atmosfera.
Certo, ha fatto tutto lei, ma la colpa è sua…Logica ferrea o più semplicemente scaricabarile su vita post tennistica fallimentare. Fare delle scelte e poi sputtanare gli altri quando questi non possono difendersi è diventato lo sport internazionale.
Givaldo Barbosa ha già dimostrato in passato il suo spessore. Ha dichiarato di andarsene quattro volte dal forum ma è sempre ritornato, senza un minimo di vergogna. Adesso, dopo l’ennesimo post di cattivo gusto (tra l’altro esponendosi a un botta e risposta ancpra peggiore), scrive: “Tanto vale tirarmi fuori e non commentare più”. Che sia il quinto addio-non-addio?
@ tinapica (#3145997)
E non so perché il commento risulti indirizzato a Mazzoni quando è evidentemente una risposta a Givaldo
@ marco.mazzoni (#3145650)
Ciao 2001?!? Ma si ricorda cos’era?
Non è che tutte le riviste che avessero un nome con gli anni di questo millennio fossero riviste di cronaca rosa…
Però sono d’accordo: non sono questi gli argomenti di cui mi piacerebbe leggere.
Specialmente in casi come questo in cui una delle due persone, ambedue adulte seppur molto distanti nelle rispettive età, decide di “sputtanare” pubblicamente l’altra con cui ebbe una relazione consensuale (anzi: cercata) pur di placare le proprie frustrazioni da anzianità.
Se si volesse veramente affrontare questo argomento con professionalità giornalistica bisognerebbe innanzitutto sentire il tocco dell’ “altra campana” (ammesso che viva ancora) e poi approfondire con un’inchiesta che vada a scoprire quale sia la situazione attuale nei circoli e nelle scuole tennis, ma non credo che ciò accadrà.
..dimentichi la “Divina” del nuoto italiano..
La poesia è Invictus…le ultime strofe mi pare “padrone del mio destino, al timone della mia anima”…
Sordi in un americano a Roma “perché ciò avuto la malattia signor giudice”…è triste questo vittimismo postumo a cui far risalire tutti i nostri problemi. C’è sempre qualcosa o qualcuno a cui attribuire le nostre difficoltà. Io da piccolo sono stato bullizzato, molestato da preti, compagni di classe, seviziato da ragazzi al parco. Poi capitava che iniziavi a giocare a calcio, arrivavano i più grandi e ti cacciavano dal campo. Non ne ho tratto un handicap con cui giustificare ogni mia difficoltà ma come esperienze di vita, se vogliamo esperienze dure ma formative. Perché poi da grande nel lavoro, nei rapporti sociali queste situazioni le ritrovi. Le ritrovi come lotte per il potere, coalizioni contro, scorrettezze professionali, tradimenti e viltà di amici quando sei in ginocchio. Certo mi piacerebbe vivere in un mondo di galantuomini, di onestà anche intellettuale, di gentilezza, di empatia. Ma che ci piaccia o meno, dobbiamo imparare a confrontarci e di conseguenza a proteggerci nell’agone della vita. Diventare, padre e madre di sé stessi contare sulla proprio autoaiuto, sulla propria compassione per sé stessi. Poi capisco che esiste la vulnerabilità e che abbiamo anche bisogno del sostegno di chi ci vuole bene. Ma come dice il poeta sono al timone della mia vita…
Ma a noi cosa interessa???
@ Lo Scriba (#3145900)
Non credevo, ma hai bisogno anche tu del “giornalismo”.
Ricorda quello che diceva Carmelo Bene: Ma quale libertà di stampa? Libertà DALLA stampa!
Dai che, a differenza di Elio, gli strumenti per cogliere e comprendere ce li hai.
Saluti
Ma tu sempre in primissima fila, eh?
Mi spiace Givaldo ma la profondità con cui affronti certi temi è inferiore a quella utilizzata dalla D’Urso.
Purtroppo, caro coetaneo, non conosci movimenti dal “me too” & C., per i quali tutto è reato quando trattasi di rapporti di genere, anche 40 anni dopo…
Non vorrei sembrare cinico e disincantato, ma qui si parla di una relazione che, nella sostanza, è nata tra una persona di venti anni e un uomo certamente adulto, ma non decrepito (che, tra l’altro, non si può difendere perché morto due anni fa). Chiaramente su iniziativa della persona più giovane, senza alcuna violenza, né fisica, né morale, da parte dell’adulto, che per due anni e mezzo ha rispettato la minore età dell’atleta. Non è certamente una bella cosa, e forse è anche riprovevole, non considerare che una posizione di coach, come anche stare dietro una scrivania per esempio, può essere un fattore che altera le normali relazioni e indurre innaturali fascinazioni nella persona giovane e immatura, ma qui mi pare che siamo lontani dal poter affermare che il coach si sia approfittato di questo. Anche a stare al solo racconto dell’interessata, che parla di un non meglio precisato “abuso emotivo”, mi pare che questo Candy abbia dato all’allieva tutto il tempo per ripensarci, prima di avviare una vera e propria relazione. Insomma, sono relazioni che non condivido, ma non vorrei che anche queste, se si parla di maggiorenni consenzienti, entrassero nella sfera del penalmente illecito.
“Si potrebbe obiettare che due adulti consenzienti possono fare ciò che vogliono” sì direi che mi pare un obiezione davvero sensata!!!!
Perché peggiorare una brutta figura? Ah già! Perché te n’eri andato( non invitato da me in quanto tollerante delle opinioni altrui) e nessuno si è stracciato le vesti.
A quando il prossimo addio e ritorno?
@ Givaldo Barbosa (#3145638)
Vergognati ! Complimenti alla Redazione che ti ha risposto senza bannarti, io ti avrei bannato definitivamente senza se e senza ma, visto anche i tuoi precedenti !
Don Candy marpionazzo ha soggiogato la fanciulla , l esatto contrario di cio’ che NON e’ riuscito a fare il 39enne ingegnere Berlinghieri (Ugo Tognazzi ) scaricato dopo un weekend dalla bellissima 17enne Francesca (Catherine Spaak ) nel film del 1962 di Luciano Salce “ La voglia matta”
il problema c’è ed è giusto parlarne
Con il tempo spero che si creino archetipi di comportamento per cui gli adulti si rendano conto di dover rispettare le fragilità dei più giovani
Bisogna parlarne; aiuta a capire, a sentire cosa è bene e cosa no.
Se se ne parla senza dettagli, forse ancora meglio, Non so se Don o la moglie siano in vita, ma dubito gli faccia piacere. Dopo così tanto tempo eviterei la gogna a qualcuno
@ Givaldo Barbosa (#3145638)
Non sei obbligato a leggere né a commentare, rischi di svelare la tua pochezza; non che ci fosse bisogno di conferme.
Massimo rispetto per le sofferenze che ha vissuto! Tuttavia non posso fare a meno nel dichiararmi discorde quando la Shriver afferma che ció che successe, fu colpa del coach.
Adesso non so quanto la traduzione sia corretta, ma francamente è assurdo sostenere che fu solo colpa di Don Candy.
Il loro primo rapporto sessuale avvenne due anni e mezzo dopo, quando lei aveva ormai 20 anni ed adulta e vaccinata. Certo, probabilmente Don Candy avrebbe dovuto interrompere subito il rapporto professionale per evitare rischi. Il fatto di non voler rinunciare alla grande opportunitá professionale di allenare una futura campionessa, non puó essere considerata una giustificazione. Tuttavia quando il loro rapporto é diventato intimo, lei aveva 20 anni e a quell’etá sei pienamente responsabile di ció che fai!
Per il resto va bene che voglia mettere in guardia le giovani generazioni dal rischio di relazioni con i propri coach, ma non dimentichiamo neanche che tante atlete, anche al di fuori del tennis, si sono poi sposate con il proprio coach e non mi sembra che ne siano poi rimaste traumatizzate! In Italia possiamo a Sara Simeoni, Silvia Farina o anche Irina Spirlea (che oramai credo che abbia ottenuto la cittadinanza italiana)!
Scusate,ma dove sta il trauma che ha ricevuto questa signora???A 17 anni ha detto al suo allenatore che si era innamorata di lui,fino ai 20 non è stata toccata impropriamente. I rapporti successivi erano consenzienti….mi sembra veramente una ricerca della notorietà da parte di questa signora dimenticata dai più…stiamo parlando degli anni ’80…non del medioevo…veramente stucchevole tutta la situazione sinceramente…
Anche i genitori hanno le loro responsabilità in questi casi. I figli così giovani vanno seguiti e protetti, anche controllati se necessario. E una figlia dovrebbe sentire di poter parlare con padre o madre di un problema che la affligge così pesantemente. Ci si colpevolizza di situazioni in cui in realtà si è vittime e a volte da certi garbugli non se ne esce più.
commento di una pochezza disarmante. Sono fiero di non avere conoscenze del suo “livello”
Che vi devo dire? Io non riesco a considerare queste 17enni delle bimbe povere e indifese, quasi incapaci di intendere e di volere. Se deve essere illegale un rapporto con un uomo troppo adulto, dovrà esserlo anche quello con un coetaneo. Altrimenti non blaterate di libertà sessuale. Quando una vuole dire di no, lo fa e molto sonoramente. Se la società non vuole che i genitori insegnino a dire di no perché sarebbe bigottismo, allora è come il cane che si morde la coda.
@ Pier (#3145677)
Un conto è l’approfondimento e l’affrontare i problemi alla radice. Altro conto è la d’urso e i suoi innumerevoli epigoni.
La sensibilità, questa sconosciuta. Il tennis è un microcosmo, come altri sport, di vicende umane, di fatti che vanno oltre la piacevolezza di un match. La scelta del board di escludere russi e bielorussi ne è un esempio e questo articolo, che parla di un fatto umano, è un ulteriore aspetto di ciò che ruota attorno al nostro sport.
E credo meriti attenzione e non superficialità come quella espressa in questo post.
@ marco.mazzoni (#3145650)
Stai, state, legittimando il gossip come metodo.
Tanto vale tirarmi fuori e non commentare più.
Andrò su ciao 2001 e novella 2000. Equivoco per equivoco, andrei fino in fondo.
@ Givaldo Barbosa (#3145638)
La notizie si pubblicano quando ci sono. Spiace leggere un commento così triste di fronte a un racconto tanto coraggioso e importante.
Amici miei della Redazione e forumisti tutti.
Oggi che non gioca nessun atleta nostrano, salvo Nardi, guarda caso fioccano gossip su gravidanze e incontri clandestini.
Dai, amici, che domani abbiamo Musetti Sonego e Fognini.