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Video del Giorno: Gll Auguri di Buon Natale della WTA

20/12/2011 17:12 9 commenti
Maria Sharapova classe 1987, n.4 del mondo
Maria Sharapova classe 1987, n.4 del mondo

Gli auguri di Buon Natale e Felice anno nuovo del circuito WTA.


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rino tommasi (Guest) 21-12-2011 22:03

@ saby (#605383)

grazie, ma non sono il mitico rino, fortunatamente per noi, la pausa del circuito Atp (e Wta), dura soltanto un mese, o poco più, se non vogliamo contare la Davis. Durante questo periodo, che al malato di tennis appare più lungo di una gravidanza, gli appassionati e gli addetti ai lavori si scervellano per cercare di mettere insieme statistiche, ricordi e impressioni sulla stagione agonistica appena conclusa, oppure passano notti insonni rivangando sul passato meno recente, paragonando i risultati dei vari tennisti nelle varie epoche, mettendo a confronto epoche storiche e tornei. Per esempio sarà capitato anche a voi, pensando a Wimbledon 2008, di pensare a cosa sia stato peggio in quel torneo: il trionfo di Nadal o la semifinale di Schuettler? Per me la seconda, ma poco importa, non è questo l’argomento dell’articolo, che non parla di disgrazie, ma di numeri.

Molto spesso si è cercato di fare paragoni tra i campioni delle varie epoche, per cercare di identificare chi sia stato, fino ad ora, il miglior giocatore di tennis, mai apparso sulla terra. Francamente, come molti altri opinionisti, ben più autorevoli del sottoscritto, credo che tale esercizio sia del tutto pleonastico, in quanto ritengo impossibile comparare protagonisti di epoche diverse, che hanno giocato quasi uno sport diverso, vista l’evoluzione che il tennis ha avuto nel corso degli anni. Molto più sensato, a mio modestissimo avviso, è cercare di confrontare i protagonisti di una medesima epoca, per cercare di capire chi sia il migliore, almeno fino a questo momento.

Prendiamo ad esempio gli ultimi 5/8 anni. Nel corso dell’ultimo lustro, sono stati soltanto 3 i giocatori capaci di catalizzare intorno ad essi l’attenzione pressoché totale degli amanti della racchetta. Ovviamente mi riferisco a Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic. I tre, oltre ad essersi alternati al numero uno del mondo, sono stati tutti e tre capaci di dominare il tennis per un determinato numero di mesi o anni. Naturalmente, paragonare le loro carriere, nell’attuale stato di cose, sarebbe impossibile, visto che i tre non stanno vivendo la stessa fase della loro attività agonistica. Federer ha 30 anni, Nadal 25, Djokovic 24 ed inoltre hanno avuto un esplosione non contemporanea. Per cercare di ottenere dati più significativi bisogna cercare di restringere il campo d’analisi, partendo a valutare le tre carriere, dal momento in cui i tre fenomeni sono definitivamente esplosi. E quand’è che un tennista destinato a scrivere la storia di un’epoca esplode? A mio avviso quando vince il suo primo slam. Per cui la nostra analisi si restringerà ad un paragone tra i tre mostri, dal momento in cui hanno alzato il loro primo trofeo major.

Roger Federer ha vinto il suo primo titolo slam a Wimbledon 2003. Da quel momento, compreso quel torneo, l’uomo di Basilea ha giocato 703 partite, vincendone la bellezza di 615, ottenendo quindi una percentuale di vittorie dell’87,48 %. Ma la grandezza di un tennista si valuta anche in relazione alla sua continuità ed alla sua capacità di non incappare in giornate no contro avversari decisamente inferiori. Delle 88 sconfitte patite da Federer, soltanto 5 sono arrivate contro giocatori, che nel momento in cui hanno incontrato il 16 volte campione di slam, erano fuori dai primi 50 del mondo(Gasquet [101] a Montecarlo 2005, Canas[60] Indian Wells 2007, ancora Canas [55] a Miami 2007, Volandri [53] a Roma 2007 e Fish [98] ad Indian Wells 2008).

Passiamo a Nadal. Come saprete il toro di Manacor ha vinto il suo primo titolo slam nell’amata Parigi, nel 2005. Da allora ha disputato 542 incontri, vincendone 460, con una percentuale di successi pari all’84,87%. Lo spagnolo ha perso, dopo il suo primo titolo major, 8 volte contro giocatori fuori dai primi 50 (Waske [147] ad Halle 2005, Muller [69] a Wimbledon 2005, J.Johansson [630] a Stoccolma 2006, Youznhy [54] Us open 2006, Clement [65] a Marsiglia 2006, Mahut [106] al Queen’s 2007, Guccione [107] a Sidney 2007 ed infine Garcia Lopez [53] a Bangkok 2010).

Infine Djokovic, il dominatore attuale, quello i cui dati sono più freschi e meno voluminosi. Il campione di Belgrado dopo il suo primo trionfo a Melbourne nel 2008, ha giocato 344 partite, con una percentuale di successi pari all’81,97 %. Per quanto riguarda le debacle contro giocatori sulla carta molto inferiori, queste ammontano a 5(Safin [75] a Wimbledon 2008, Gulbis [53] a Brisbane 2009, Malisse [74] al Queen’s 2010, Krajinovic [319] a Begrado 2010 ed infine Rochus [59] a Miami nel 2010).

Dall’analisi di questi numeri possiamo dire che seppur di poco, Roger Federer, sia stato il dittatore, che ha mantenuto con maggior forza tra le mani lo scettro del suo potere. La percentuale di vittorie dello svizzero è superiore di quasi tre punti a quella di Nadal e di quasi sei, rispetto a quella di Djokovic. Inoltre lo svizzero è incappato in maniera meno frequente rispetto ai suoi rivali, in clamorose debacle contro under dog, classificati fuori dai primi 50 del mondo. In base a questi dati, possiamo dire che, almeno per il momento Federer abbia dominato, nel corso del suo periodo d’oro, in maniera più autoritaria, rispetto ai due giovani avversari, che negli ultimi anni, gli hanno sottratto lo scettro di mano.

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yu91 (Guest) 21-12-2011 21:09

Adoro la Sharapova ( è diva anche quando ride, comunque molto simpatica), carinissime la Radwanska e chi c’era ancora? Boh, Azarenka e Zvonareva mi stanno davvero antipatiche.. la Wozniacki è sempre carina invece 🙂

8
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saby (Guest) 21-12-2011 16:38

@ rino tommasi (#605263)

Sei Rino Tommasi il giornalista o è solo un nick il tuo? A
d ogni modo quello che scrivi mi sembra molto pertinente e privo di enfasi, che su un blog è cosa assai rara. Spero di poter altri tuoi post a breve.

7
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akgul num.1 21-12-2011 13:53

no… non me li suggerisce nessuno i commenti… mi vengono così!! 😉 !

6
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Makiri 21-12-2011 12:48

Scritto da magilla
@ akgul num.1 (#605266)
l’amanmuradova non puo’ fare manco quelli….mazza se è cessa!

ah perchè è una donna?! 😉

5
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magilla (Guest) 21-12-2011 12:24

@ akgul num.1 (#605266)

l’amanmuradova non puo’ fare manco quelli….mazza se è cessa!

4
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Calbish 20-12-2011 19:54

@ akgul num.1 (#605266)

te li suggeriscono vero certi commenti?

3
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akgul num.1 20-12-2011 19:06

grande vera 6 la migliore!!
la sharapova quando la finisce di sforzarsi per sembrare simpatica, tanto A NESSUNO STAI SIMPATICA!! al massimo spogliati nuda e gira un film porno ma non cantare o ridere, ti prego!!

2
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rino tommasi (Guest) 20-12-2011 18:44

Pare che gli anni che avanzano, spesso, siano sinonimo di maggiore consapevolezza.
Soprattutto aiutino a conoscere se stessi, a scoprire sfumature e attitudini personali fino ad allora poco considerate e contemplate.
Pare che Rafa Nadal di anni ne abbia solo venticinque, ma solo quando lo vedi ballare in discoteca con l’aria brilla e spensierata te ne rendi conto.
Quando sta sul campo o risponde alle domande dei giornalisti, quando compie qualsiasi gesto all’interno del mondo tennistico, Rafa sembra averne almeno dieci in più. E la cosa curiosa è che è sempre stato così, o quasi. Anche quando era un ragazzino dal fisico esile che giocava vicino casa sua e parlava di tennis, era impostato allo stesso modo: e se per caso gli chiedevi se anche il calcio poteva considerarsi una sua passione, diventava serio e borbottava: “Quello è solo per divertirmi”. Il tennis, invece, è sempre stata una cosa seria. Forse troppo, forse troppo a lungo.

In un anno che certo non può dirsi negativo per lo spagnolo -un anno con uno Slam al’attivo non è MAI negativo- Nadal ha però conosciuto il sapore amaro della sensazione di avere una bestia nera, una che non pensava, probabilmente, potesse rivelarsi tale e della quale non aveva la considerazione/ammirazione che ha sempre avuto per il suo “amico” Roger, di cui è invece sempre stato lui, la bestia nera.

Ma lo ribadisce ancora, Rafa, forse più per convincere se stesso che tutti gli altri: non è Djokovic la sua ossessione, non è il serbo il suo problema.
Probabilmente ha ragione, e di certo ne sa più lui su se stesso che chiunque altro. In una lunga e introspettiva intervista a El Mundo, non molti giorni fa Nadal ne ha parlato in maniera più approfondita, del suo problema:

“E’ una questione mentale. E’ un mio stato interiore che devo superare soffrendo, ma posso farlo solo io. Si, magari non sono sempre stato in condizioni ottimali a livello fisico, ma se avessi avuto un problema molto serio, non sarei mai rimasto al vertice per così tanto tempo. Non è Djokovic la mia ossessione. Niente di tutto questo. Devo ritrovare l’intensità mentale che ho sempre avuto e che in questa stagione mi ha abbandonato. Così come la passione per il gioco”.

“E’ normale che ci si possa sentir stanchi mentalmente, ma per giocatori come Federer o Djokovic, che a differenza mia hanno colpi definitivi è più facile ovviare a questa mancanza. Io devo sempre essere lì mentalmente. Devo andare un passo più in là, oltre, ancora una volta”. Ma non vuol sentir parlare di psicologi: “Ho massimo rispetto per chi fa questo lavoro, ma non credo che nel tennis serva”.

L’intensità, che d’un tratto ha tradito il maiorchino. Tutto è conseguenza, nel tennis, tutto fa parte di un ciclo che ti porta alla vittoria, al successo. Un ciclo di lavoro ma non solo. Certe cose non puoi costringerti a farle, a metterle in atto, a tirarle fuori quando serve. Non sempre. Ad un certo punto la parte irrazionale di te si ribella, esaurita com’è, e non la puoi controllare. Tralasciando (ma non troppo) quello che Nadal ha confessato nella propria autobiografia a proposito del duro lavoro imposto dallo zio-allenatore e alle conseguenze (positive e negative) alle quali tutto ciò ha portato, potrebbe essere proprio questo quello di cui parla lo spagnolo.
Questo male interiore da sconfiggere e superare soffrendo: la propria personalità che si ribella. Che ora, forse, vuole cercare da sola la voglia per giocare, vincere e lottare, con qualche imposizione in meno.

Nadal però parla anche di problemi tecnici: “Questa stanchezza mentale ha provocato anche una perdita di riflessi. Soprattutto nel servizio: ho servito bene spesso nel 2010, e anche a inizio 2011. Ma per me è un discorso complicato, perché è complicato coordinarmi per questo colpo. Ci lavorerò su, e vedrò anche di riposare di più affinché i riflessi non siano ancora appannati”.

E risponde a Becker, che pensa che il problema contro Djokovic sia soprattutto tattico e il maiorchino sarebbe reo di giocare troppo spesso sulla diagonale di rovescio del serbo: “Credo sia una visione troppo semplicistica della cosa. Io non credo che sia così, prima comunque il mio dritto gli faceva male anche lì. E non solo contro di lui. Se non al primo, secondo o terzo dritto, poi sì. Ed è quello che devo fare contro tutti l’anno prossimo, non solo con lui”.

Per Rafa, quindi, non è un problema tecnico, tattico e non c’è alcuna involuzione nel proprio gioco, servizio a parte.
La sua priorità, in questo momento, è colmare quella mancanza a livello mentale che lo ha condannato soprattutto nelle finali contro Djokovic in questo 2011.
Ma siamo sicuri che imporsi di ritrovare l’intensità e continuare a provarci non assomigli a un gatto che si morde la coda?
Il 2012 ci dirà.

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