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Guillermo Pérez Roldan: “Sono stato maltrattato da mio padre, grande tecnico a Tandil ma come papà…” (di Marco Mazzoni)

26/05/2020 09:30 15 commenti
Guillermo Perez Rol
Guillermo Perez Rol

Il mondo del tennis purtroppo è ricco di “padri-padroni”. Storie di genitori che hanno cresciuto i propri figli/e con metodi non propriamente ortodossi a caccia del sogno di una carriera da campione, gloria e lauti guadagni, ma con costi umani spropositati sulle spalle dei giovani. Inutile citarle, sono storie molto note, anche se spesso sono state mal raccontate con molte bugie e troppe verità nascoste. E chissà quante relazioni “malate” di questo genere non sono emerse perché il ragazzino o ragazzina non ce l’ha fatta, restando solo una promessa non mantenuta…

L’ultima pagina di questo libro nero è ripescata dal passato, in Argentina, raccontata dal bravo collega Sebastián Torok. Il protagonista: Guillermo Perez Roldan. Col suo dritto devastante ha randellato fior di avversari sul rosso, raccogliendo ottimi risultati tra cui l’indimenticabile finale a Roma ’88 contro il n.1 del mondo Lendl. Toccò il n.13 ATP come best ranking nel settembre dello stesso anno, strappato da bambino prodigio, già vincitore di tre tornei a 17 anni. Gravi problemi alla mano destra l’hanno costretto al ritiro a soli 24 anni, vani furono alcuni tentativi di rientro sul tour.

Oggi “Guille” ha 50 anni tondi, vive la sua vita a Santiago del Cile coccolando il terzo figlio Damian, nato da poco, ma quel tarlo di una giovinezza “macchiata e spezzata” ha continuato a covargli dentro, trovando finalmente una via d’uscita, uno sfogo.

Suo padre Raul fu il fondatore della scuola di Tandil nel club Indipendiente, una struttura capace di formare un numero incredibile di giocatori di alto livello e diventare cuore pulsante del tennis albiceleste, dando vita a “La legion” del tennis argentino. In quegli anni d’oro a metà anni ’90, l’Argentina contava dieci o più giocatori tra i primi 100 e a volte anche 8 tra i primi 50. Tennisti cresciuti con un metodo di allenamento basato su lavoro durissimo e disciplina ferrea, come tutti i Pro cresciuti a Tandil hanno sempre raccontato; ma con Guillermo e la sorella Mariana (divenne n.51 del ranking WTA nel 1988) Raul oltrepassò il limite. Ecco un estratto della lunga intervista concessa a “La Nacion”.

Quanto era rigido il metodo di allenamento di tuo padre?

“Oggi posso confessare senza paura come andarono le cose. Credo che Raul sia stato un visionario, straordinario nel capire ed insegnare i dettagli tecnici, un grande allenatore. Sfortunatamente io ero suo figlio. Avrei desiderato avere un allenatore peggiore ma un padre migliore, tutto qua. Mi fa star male… lui fu davvero bravo a creare quel movimento, un sistema che ha funzionato benissimo, ma sarebbe stato molto meglio che io fossi diventato, che ne so, un avvocato, e lui coach di tennis. È una parte oscura della mia vita”.

Non hai più contatti con lui?

“No, assolutamente, nessun contatto di alcun tipo. Ho subito un trattamento durissimo da lui… Quali? Ricevere un pugno in faccia appena entrato in camera dopo aver perso una partita, ritrovarmi la testa infilata nel bagno o preso a cinghiate sul letto con la cintura. Inoltre lui e mia madre hanno firmato documenti per prendermi tutto quel che avevo guadagnato in carriera, 4 o 5 milioni di dollari, spariti da un giorno all’altro. (…) Ho sempre mantenuto privata la mia vita, ma ora mi sono stancato di nascondere a tutto il mondo le cose che ho subito”.

Guillermo racconta di altri maltrattamenti subiti, purtroppo anche da sua sorella: “Sono stato maltrattato fisicamente, tutti lo sapevano. La cosa era iniziata su mia sorella, poi si è focalizzato su di me. Non era possibile che vincere una partita fosse un sollievo per scappare alla sua ira, avevo solo 19 anni e non riuscivo a godermi niente di quel che ottenevo in campo. Ad un punto non ce la feci più, lo pregai di continuare il suo cammino senza di me, se mai avessi avuto bisogno di un consiglio tecnico, lo avrei contattato. Gli dissi di comprarsi dei cavalli, un club di tennis, ma di lasciarmi tranquillo. Dopo di lui non ho avuto un allenatore, ho giocato per anni da solo o con dei coach a gettone per alcuni tornei specifici, come Kiko Carruthers. La mia vita familiare era un disastro, nel 1987 vinsi tre tornei, ero ancora un junior di 17 anni! Dopo aver vinto a Buenos Aires mi spostai a Itaparica; al primo turno ero contro un giovane, Tore Mainecke, su di un’altra superficie assai più veloce, e c’era un caldo infernale. Persi una brutta partita, mio padre mi scaraventò sul letto coprendomi di insulti indicibili solo perché non per lui non correvo abbastanza”.

E per quanto tempo è andata avanti così?

“Ha smesso di picchiarmi intorno a 19 anni, perché altrimenti non avrei continuato a giocare, glielo dissi chiaramente. Fu dopo il torneo di Palermo, lo affrontati seduti sull’aereo, dicendogli: a partire dal prossimo anno voglio viaggiare da solo, sennò mi metterò a tirare pallate tutte fuori, crollerò nel ranking e appenderò la racchetta al chiodo. Non ce la facevo proprio più. Così iniziai a passarmela meglio, finché non mi sposai per la prima volta a 24 anni. Lui prese tutti i miei soldi, senza avvisarmi. Erano conti familiari, con tre firme. Gli assegni dell’ATP arrivavano a mio nome, ma con due firme (padre e madre), potevano prendere del denaro. A quell’età ti fidi di tuo padre, invece io persi tutto, non ho mai saputo dove sono finiti i soldi che ho guadagnato con il tennis. L’ho scoperto nel ’94, fu uno choc, non avevo più niente. Costretto a terminare la mia carriera, e senza soldi, iniziai a lavorare con Vilas. La vita mi ha portato in Italia, sono stato molto bene lì per 10 anni, e quindi sono venuto in Cile. Le mie figlie sono in Italia”.

Nell’intervista ha parlato diffusamente anche dell’infortunio che, nonostante alcune operazioni, non è mai riuscito a superare e lo ha costretto al ritiro a soli 24. Anche in quest’episodio sfortunato, entra suo padre…

“Nel 1993 dopo Roland Garros eravamo a Genova. Avevo il giorno libero. Decidemmo con mio padre di andare a Milano, era in corso l’Avvenire e giocava Mariano Zabaleta (altro allievo di suo padre e grande amico di Guillermo, ndr). Sulla via del ritorno ci fermammo ad una stazione di servizio, per prendere qualcosa da mangiare, e mi misi al telefono. Guardando verso l’auto, vidi che mio padre era stato aggredito da due persone. Corsi da lui e tirai alcuni pugni a quei personaggi. Applicai del ghiaccio e continuammo la nostra strada. Il giorno seguente mi svegliai con la mano che pareva quella di un elefante… Tornammo in Argentina, sapevo di essermi rotto qualcosa. Giocai il resto della stagione con infiltrazioni, pochi tornei. Alla fine mi operai, più volte, ma la mano non tornò come prima. Tutt’ora la mano non è a posto. Non mi ero mai fatto male giocando, nemmeno al polso o alla spalla. Ho sofferto solo di problemi addominali, nient’altro. Alla fine la causa del mio prematuro ritiro fu il voler difendere d’impeto mio padre, e per un litigio stupido come la precedenza nel mettere benzina… Io l’ho difeso sempre, anche in quella occasione, e lui si è comportato malissimo. Mai l’ho citato in giudizio, avvolcati, nulla. Eppure ha preso i miei soldi. (…) Io gli volevo riconoscere fino al 50% dei guadagni, ma lui mi assicurava che li avrebbe amministrati per il mio bene, perché ero giovane e li avrei spesi tutti. Invece li ho persi tutti, di guadagni della mia carriera non ho più niente. Sono in pochi a conoscere la verità: mia moglie, i miei amici più intimi, Franco Davin, Edoardo Infantino e Mariano Zabaleta, che ha vissuto a casa mia”.

Proprio Zabaleta, interpellato da Torok sulla faccenda, ha confermato tutto. “Guillermo è come un fratello, lo adoro. È un ragazzo sensibile, mi ha aiutato, ho vissuto con lui e ho condiviso la sua storia, anche nei momenti più difficili. Io vivevo con lui a Mar del Plata quando mi allenavo, avevo il mio allenatore privato, Maurizio Salvetti, che era il marito di Mariana Perez Roldan. Guillermo già soffriva molto per il rapporto col padre, ma io avevo solo 15 anni, non ero abbastanza maturo per aiutarlo davvero. A volte parlavamo e gli dicevo di scappare, di fare la sua vita. Raul era malato di mente, un padre non può permettersi di trattare così i propri figli. In seguito ho girato sei mesi con Raul per tornei, non posso dire niente contro di lui come tecnico, e mai mi ha picchiato, però arrivai ad un punto in cui non reggevo più lo stress pesantissimo che mi metteva, tanto da pensare di smettere. Per fortuna lo dissi ai miei genitori, e riuscimmo a rompere il contratto che avevo firmato con lui anni prima, molto buono sul piano economico. Ci persi dei soldi, ma superai quel momento difficile. La sua scuola di Tandil mi aveva sempre aiutato e sostenuto, ma non era possibile continuare a lavorare con lui personalmente. I maltrattamenti? Tutti lo sapevano, ma nessuno aveva il coraggio di parlarne, in quel sistema si teneva un atteggiamento quasi militare per rigore, disciplina, ecc, e i risultati arrivavano. Per fortuna arrivarono a Tandil persone eccezionali come Oscar Rabago, “el Negro” Gómez, Mario Bravo, che portano avanti un ottimo modo di lavorare e hanno ottenuto grandi risultati”.

Davvero una bruttissima storia, di un tennista che impressionava per la velocità con cui accelerava dritti micidiali ma che dentro ha custodito una sofferenza quotidiana, per molti anni. Arriverà la risposta del padre Raul?

Marco Mazzoni

 


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15 commenti. Lasciane uno!

Cancilla e Gaudo (Guest) 28-05-2020 00:46

Grande Guillermo, come martellata con il drittone! Io più che Roma ricordo una emozionante finale a Barcellona contro un altro idolo come Gomez. Nell’89 poi mise fine alla corsa di Cancellotti al terzo turno a Parigi, e fu un po’ il canto del cigno per il mio beniamino perugino.

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Betafasan 27-05-2020 15:30

Che vergogna di genitor!…se è tutto vero….

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Gaz (Guest) 27-05-2020 10:41

Tra l’altro spesso protagonista di tornei quali Genova,Imola,San vincent,tornei che la rai proponeva in diretta un paio di ore nel pimeriggio a partire da quarti il venerdi’.
Spesso lo abbiamo visto in questi tornei con Arrese,Agenor,Gustaffson,Pistolesi,Cancellotti,Skoff.

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Sir John (Guest) 27-05-2020 00:26

Oscar Rabago commentava qui anni fa, spesso Gaio che penso si sia allenato li più volte.
Lo ricordo con piacere.

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Luigi (Guest) 26-05-2020 22:01

Anche Aranxa Sanchez è stata fregata dai genitori per i soldi, che gentaglia

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il capitano 26-05-2020 13:00

Scritto da Gaz
Si ricordo che gia’se ne parlava allora quando ci fu’la rivelazione di questo argentino che raggiunse la finale con lendl tra l’altro trasmessa da supertennis qualche giorno fa’,un’edizione romana di tango con il primo dei tre successi della Sabatini in 4 anni.
L’inizio di un’estate che sarebbe stata marchiata dal colore orange di van basten.
Correva l’anno 88
https://youtu.be/haew2xPsrAU

Era il Milan con i 3 “tulipani”.

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CAVELANTE 26-05-2020 11:30

Salvati non Salvetti

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Gaz (Guest) 26-05-2020 10:40

Si ricordo che gia’se ne parlava allora quando ci fu’la rivelazione di questo argentino che raggiunse la finale con lendl tra l’altro trasmessa da supertennis qualche giorno fa’,un’edizione romana di tango con il primo dei tre successi della Sabatini in 4 anni.
L’inizio di un’estate che sarebbe stata marchiata dal colore orange di van basten.
Correva l’anno 88
https://youtu.be/haew2xPsrAU

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+1: il capitano
miele67 26-05-2020 10:15

Ricordo bene gli internazionali in cui arrivò in finale. Mai avrei immaginato una storia simile!

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+1: il capitano
Fabrice (Guest) 26-05-2020 10:03

Incredibile davvero ma purtroppo una storia vera, che altro dire?

Guillermo Pérez Roldan è stato molto bravo nel saper reagire in positivo, altri al posto suo, o avrebbero ammazzato il padre a legnate e poi sarebbero andati in galera ( io probabilmente sarei stato uno di quelli ) oppure si sarebbero rifugiati nel bere o nella droga oppure ancora si sarebbero suicidati, insomma, nella sua immensa sfortuna, è stato fortunato ad avere un ottimo carattere che gli ha permesso di reagire in positivo, chapeau!! 🙂

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+1: il capitano
Rare99 (Guest) 26-05-2020 09:59

Spesso non si riesce ad intraprendere azioni legali verso il proprio genitore,si tende a giustificare le azioni malvagie poiché il senso di colpa,purtroppo,bussa sempre alla porta….

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+1: il capitano, Giuseppespartano, pibla
Markux ft (Guest) 26-05-2020 09:38

Raul come padre è indifendibile ma come uomo è ancora perseguibile civilmente e penalmente..

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PaneCiok (Guest) 26-05-2020 09:21

Avrebbe potuto e dovuto denunciarlo, forse si sarebbe almeno ripreso i guadagni rubati.

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Luca Martin (Guest) 26-05-2020 09:11

Mado’ che storia. Ma gli avvocati esistono per qualcosa. Sarebbe stato bene rivolgersi.

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cataflic (Guest) 26-05-2020 08:34

Che brutta storia!
Sí, immagino ce ne siano tante altre non raccontate…
…ma anche un brutto voto a scuola scatena le stesse dinamiche in quel tipo di genitore.
Quando i figli diventano solo un mezzo la frittata è fatta.

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