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Open Court: ATP Finals, sarà un “Masters” di passaggio (di Marco Mazzoni)

11/11/2016 14:33 7 commenti
Open Court: ATP Finals, sarà un “Masters” di passaggio
Open Court: ATP Finals, sarà un “Masters” di passaggio

Il 2016 ci ha portato (e tolto) molte cose, nel bene e nel male. Esempio lampante quel che sta accadendo in quest’ultimi giorni, in cui il mondo è scosso (e diviso) per la clamorosa elezione di Trump a Presidente USA. Roba roba forte, inaspettata, scioccante. Nel nostro piccolo mondo della racchetta, beh, sabato scorso è arrivato un altro shock mica da ridere… Murray n.1, appena prima delle ATP Finals, che potrà giocare in casa da leader nel ranking. Una chance per strappare l’ultimo titolo 2016 e chiudere al vertice, impresa pochi mesi fa non immaginabile. Novak Djokovic dopo la vittoria a Parigi aveva 8035 punti più di Murray. Un’enormità, colmata dall’impennata e costanza di rendimento dello scozzese e dall’imprevedibile stallo del serbo. Una situazione che rende le Finals molto intriganti, e non solo per la lotta al trono.

Nella O2 Arena di Londra avremo al via 8 tennisti diversi tra loro e diversi dai “soliti” habitué. All’appello mancano Federer e Nadal, purtroppo il tempo passa anche per due miti assoluti, e non fa sconti a nessuno… Mancheranno anche Ferrer e Berdych, due racchette che al Masters erano di casa, da anni. Avremo l’esordio di Thiem e Monfils, il ritorno di Cilic e Raonic, la conferma di Nishikori e Wawrinka. Numeri alla mano sono stati i migliori tennisti in stagione (Nadal avrebbe strappato un posto, ma ha deciso di non giocare), a creare due gironi interessanti e con esito non scontato. Il gruppo McEnroe sembra più forte, Murray sarà l’uomo da battere ma nessuno pare un “vaso di coccio”. Wawrinka ha dimostrato più volte di aver potenza e sfrontatezza per metterli tutti in fila, ed a Londra è arrivato ad un soffio della finale pochi anni fa. Sarà però da verificare la condizioni fisica con cui scenderà in campo, questo è il punto di domanda. Se Stan non è veloce e reattivo, il suo power tennis ad alto rischio perde di efficacia. Situazione simile per Nishikori, altro che spesso non riesce a produrre il suo miglior gioco per colpa di problemi atletici, tanto agile quanto fragile. Cilic è in crescita, non ha assolutamente niente da perdere ed in condizioni indoor il suo servizio può diventare molto pericoloso, anche se il rendimento mostruoso degli US Open 2014 sembra solo un ricordo. Difficile azzardare un pronostico, possibile un girone equilibrato con incastri decisi all’ultimo match e con calcoli complicati, proprio quelli che a molti fanno storcere il naso perché lontanissimi dalla regola più semplice del tennis, “chi perde va a casa”.

Nel gruppo Lendl l’incertezza deriva da più incognite, che mischiate tra loro potrebbero dar vita a qualche sorpresa. Che Djokovic avremo? Da mesi superNole è la controfigura di quel tennista granitico, continuo e durissimo che aveva dominato ai quattro angoli del globo. Forse lo smacco del n.1 perso potrebbe essere la scossa di cui aveva bisogno per riaccendersi, per ritrovare una forte motivazione. Altro che “guru”… La sensazione è che Novak abbia perso qualcosa nella brillantezza atletica. Il suo punto di forza assoluto è sempre stato l’abilità nell’arrivare sulla palla in modo eccellente, sempre in anticipo ed equilibrio, riuscendo così trovare la soluzione migliore, sbagliando pochissimo e ricavando meraviglie. Djokovic nelle ultime uscite è parso meno reattivo, meno veloce, meno scattante. Un ritardo piccolo, non un crollo, ma sufficiente a fargli perdere quel surplus sulla concorrenza e tornare “umano”, battibile. Se ritrova la grinta e la brillantezza di inizio stagione, Djokovic potrebbe dominare tutti e vincere l’ennesimo Masters, riprendendosi anche la prima piazza del ranking. E’ uno degli scenari più probabili, ma per nulla scontato. Raonic si presenta a Londra con un infortunio. Non grave, ma sempre infortunio è. Tutto quindi dipenderà dal recupero, perché il livello sarà massimo e solo essendo al top potrà competere per vincere. Indoor Milos va nozze, se ritrova il 100% della efficacia, potrebbe essere da corsa. L’incertezza su Thiem e Monfils è sull’effetto debutto. Scommettere qualcosa sul francese è un azzardo assoluto, da lui ci si può aspettare grande tennis come prestazioni scadenti, in modo totalmente casuale. Forse l’esaltazione per esser approdato alle Finals potrebbe gasarlo e farlo rendere al meglio, e Gael indoor sa giocare eccome. Più fragile la posizione di Thiem, e non per il debutto, ma per come è arrivato a Londra. C’è arrivato con merito, accumulando punticini qua e la lungo tutta la stagione, ma giocando troppo, tanto da essere oggi esausto. Svuotato. Una programmazione folle per un giocatore ambizioso, che deve necessariamente presentarsi al meglio nei grandi appuntamenti. Purtroppo il suo schedule di inizio 2017 non pare molto diverso da quello 2016… Staremo a vedere, anche che Finals riuscirà a giocare. La sensazione è che ci proverà con tutte le sue forze, da grande fighter quale è, ma chissà quante forze riuscirà a mettere in campo; forse non abbastanza da vincere un match. Certo che vederlo in ripresa, produrre anche a Londra il suo tennis muscolare e prorompente sarebbe un bel plus per lo spettacolo.

In generale, credo che assisteremo ad un’edizione delle Finals incentrata sul duello Djokovic-Murray, e magari ad una finale tra di loro, a giocarsi la prima piazza del ranking. Sarebbe forse la conclusione più giusta, a coronare una stagione a tratti sorprendente. Ed in caso di loro finale, sarà davvero interessante vedere il duello mentale, se per una volta Andy riuscirà a sovrastare Novak essendogli davanti; oppure se Djokovic alla fine si imporrà, come quasi sempre accade nei loro head to head importanti (Slam). Ma credo che l’edizione 2016 sarà ricordata anche come un Masters “di passaggio”. Vero passaggio al vertice, se Murray riuscirà a restare davanti a Djokovic; di passaggio perché dopo molte stagioni mancheranno Roger Federer e Rafa Nadal, assenza che chiude simbolicamente un’era, una epopea che ha segnato in modo indelebile il nostro sport. Di passaggio perché tutto lascia presagire che nel 2017 alle Finals potrebbero approdare altri giovani, saliti prepotentemente quest’anno, come Zverev, Kyrgios, magari Pouille, oltre ad una probabile conferma di Thiem, che l’anno prossimo sarà uno degli uomini da battere a Roland Garros. Dopo anni di attesa, il ricambio generazionale si è messo in moto nel 2016, anche se a strappi e con qualche discontinuità ed intoppo (vedi “follie” di Kyrgios). Vedremo nel 2017 cosa accadrà, ma andiamo per gradi. C’è un Masters dietro l’angolo che potrebbe regalarci bei match, spettacolo e forse La finale dell’anno. L’atmosfera nell’O2 Arena poi è magica, chi l’ha provata ha portato a casa un ricordo indelebile.

Buone Finals a tutti.

 

Marco Mazzoni

@marcomazz


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7 commenti

didiu (Guest) 11-11-2016 22:21

Scritto da cips2
Ahimè si chiude un era…..

Probabilmente si chiude l”epoca Nadal Federer, ma si sta per aprire l’epoca kyrgios Thiem

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cips2 (Guest) 11-11-2016 21:52

Ahimè si chiude un era…..

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nico 11-11-2016 17:11

Lo scozzese logico favorito ma attenzione ad andare contro il sistema quando questo sembra essere saltato.

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Antonio (Guest) 11-11-2016 16:27

ma che foto brutta…Cilic direttamente da un altro continente

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S.re10 11-11-2016 14:47

Una domanda per la redazione..quest anno ci sarà la live tennis Cup del master giusto?

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il luminare aveva dato la parola x conoscerla, ma se non mi piace xchè darle un ulteriore delusione, al ponte ho visto tanti bei ragazzi e giovani, possibile che con tutta la gente che conoscete non le trovate uno + consono a lei, alla sua età ecc ecc (Guest) 11-11-2016 14:41

con djokovic non in condizione mentalmente e murray con un girone di ferro potrebbe esserci la vittoria di un altro, tipo chi passa tra wawrinka e cilic

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controcorrente (Guest) 11-11-2016 14:39

Beh, paragonare in qualche modo – pur con tutte le debite proporzioni del caso – la vittoria di Trump al primo posto nel ranking di Murray mi sembra francamente esagerato… Detto questo, condivido che potrebbe essere un Master di transizione. Anche se, in prospettiva 2017, le giovani leve non mi sembrano così pronte (e soprattutto così forti) per proporre in maniera autorevole un ricambio generazionale.

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