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Murray dice addio a Björkman: un amore sportivo mai nato?

18/12/2015 08:37 4 commenti
Andy Murray classe 1987, n.2 del mondo
Andy Murray classe 1987, n.2 del mondo

Dopo Federer ed Edberg è il turno di Murray e Björkman: sempre Svezia, sempre ex campioni (Edberg campionissimo, il buon Jonas doppista convertito a top10 in singolare), due modelli di dedizione al lavoro, di silenzio, di fatica e mai dichiarazioni fuori posto. Lo svedese ha fatto compagnia allo scozzese Murray per solo sette mesi, con la francese Mauresmo impegnata in ben altre faccende (leggasi alla voce maternità) e per questo disponibile solo part time. Un tempo che adesso finisce in modo abbastanza sorprendente.

Andy Murray con un comunicato scarno ha infatti reso nota la separazione, sottolineando il fatto che rimanga in essere la ricerca di un nuovo punto di riferimento all’interno del suo team. Mentre continuano altre importanti collaborazioni fra top player attuali e campioni del passato (Becker, Norman, Chang), Murray e Björkman prendono così strade differenti, per un rapporto che dall’esterno sembra non essere mai del tutto decollato e che andava avanti in un sentore di indifferenza generalizzato, sodalizio di ben altro spessore rispetto a quello che proprio il britannico intrattiene da tempo con la Mauresmo, sua vera e propria guida.

Per molti tifosi e appassionati, queste collaborazioni profumano di puro e semplice marketing, mettendo da parte il beneficio che effettivamente si ricava dall’intrattenerle: alcuni non vedono ad esempio in Becker una guida realmente impegnata per il serbo Djokovic, uomo immagine chiamato a dar lustro a una carriera peraltro già luminosa. Credo che nel caso del legame fra il serbo numero 1 al mondo e il Bum Bum tedesco re di Wimbledon, i vantaggi tratti da tale unione siano sotto gli occhi di tutti e solo chi non vuole non li riesca a vedere: con Boris, Novak Djokovic ha probabilmente alleggerito il carico della pressione presente sulle proprie spalle, trovando una preziosa guida, sicuramente anche tecnica, in grado di concedergli quella sicurezza e quella solidità mentale che talvolta nei momenti topici il serbo smarriva.

Così come con Becker-Djokovic, anche le “alleanze” Chang-Nishikori, Norman-Wawrinka, Edberg-Federer, Ivanisevic-Cilic hanno indirizzato sulla retta via le carriere degli attuali campioni: tale sensazione però non l’ho mai avuta dal rapporto Björkman-Murray, una collaborazione da cui probabilmente lo scozzese non ha mai ricavato benefici importanti, tanto dal punto di vista tecnico quanto psicologico.

Risulta al sottoscritto un po’ eccessivamente distaccato però il modo in cui Murray si è “sbarazzato” dalla guida svedese: sarebbero state apprezzate due paroline in più di ringraziamento, due convenevoli, necessari in questo caso, fuori luogo in altri. Ma si sa che Murray, è uomo no filter e in fondo, va apprezzato anche per questo.


Alessandro Orecchio


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4 commenti

alexalex 19-12-2015 12:22

@ TheDude (#1498404)

Tutto giusto! niente da aggiungere! I fatti parlano chiaro! Murray con lendl ha vinto due slam e ha fatto il salto di qualità a livello mentale! dopo la separazione ha fatto un evidente passo indietro proprio in questo fattore! Al contrario, nel 2011 djokovic aveva già strapazzato un nadal in buone condizioni fisiche senza l’aiuto di Becker!

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TheDude 18-12-2015 19:01

Addirittura i vantaggi dell’unione tra Becker e Djokovic sarebbero così evidenti che solo chi non vuole riesce a non vederli?
Io non è che non voglio, eppure mi sembra tutt’altro che evidente.
Mi sembra che Djokovic avesse dimostrato ampiamente anche prima di Becker di essere in grado di raggiungere un livello di fiducia mostruoso, a differenza ad esempio di Murray, che prima di Lendl non aveva mai raggiunto quei livelli (e anche su di lui non si sa bene quanto abbia influito la collaborazione con l’ex campione, per quanto in questo caso credo che potrebbe essere stata determinante).
E’ vero che gioca con più serenità, ma credo che i fattori più importanti in questo senso siano altri, in primis il matrimonio e la nascita del figlio, che non ha mancato di citare più e più volte come un evento che gli ha cambiato la vita.
Cioè, dovrei pensare che se non fosse arrivato Becker a “salvare” Nole lui avrebbe continuato a perdere due finali slam su tre come negli anni 2012-2013?

Anche sulla collaborazione tra Edberg e Federer ho già detto più volte cosa ne penso, è un fattore trascurabile rispetto al cambio di racchetta o alla ritrovata condizione psico-fisica.
Su Chang-Nishikori e Ivanisevic-Cilic non credo di poter esprimere un’opinione al riguardo in quanto ne so poco, mentre Norman-Wawrinka sembra essere stata davvero una collaborazione fruttuosa.

Però mi sembrerebbe un po’ strano se tutte queste collaborazioni con (più o meno) grandi ex-giocatori funzionassero da paura. Se fosse così allora tutti gli altri saprebbero subito cosa fare.

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sospiridalmare 18-12-2015 09:36

Gentile Dr. Orecchio, il suo articolo è senz’altro corretto e dice il vero, quantunque Bjorkman non abbia avuto un comportamento esemplare e ialino durante la sua carriera, basti ricordare quando è sceso in campo, per sua stessa ammissione, ubriaco a Buenos Aires, in Davis. E non è l’unica… Edberg, d’altronde, un Signore senza tempo. La saluto.

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lallo (Guest) 18-12-2015 09:33

comunque in doppio è migliorato… 😉

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