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Open Court: la necessaria evoluzione di Dominic Thiem

12/02/2015 09:00 8 commenti
Dominic Thiem classe 1993, n.47 del mondo
Dominic Thiem classe 1993, n.47 del mondo

New balls please!”. Parole magiche, entrate nel gergo del nostro sport e che evocano qualcosa di più sottile oltre al cambio di palle chiamato dal giudice di sedia. Quando si parla di “new balls” ci si riferisce anche ai giovani, agli emergenti che ambiscono a salire ed alimentare il movimento con freschezza e novità. Un’esigenza assai sentita da chi il tennis lo ama e vive intensamente, visto che da troppo tempo il tour è un po’ bloccato sui soliti nomi, e non solo al vertice. Parlando di New Balls, facile pensare a Dominic Thiem. Il 21enne austriaco è uno dei giovani più interessanti del circuito per qualità fisiche, tecniche ed agonistiche. La sua scalata nella scorsa stagione è stata una delle più dirompenti, tanto che molti osservatori ed addetti ai lavori l’hanno indicato come miglior scommessa per il 2015, come giocatore più credibile e “più pronto” a dare qualche zampata nei grandi tornei ed insidiare i big. Potente, combattivo e piuttosto completo, produce un tennis vigoroso, in cui spicca quel rovescio ad una mano maestoso, a tratti irresistibile. Uno che se lo guardi anche distrattamente finisce per catturare l’attenzione e non ti lascia indifferente, perché ha un tennis un po’ diverso da quello che mediamente “passa il convento”.

Eppure a vederlo in campo ieri mattina a Rotterdam la stella emergente sembrava il suo funambolico avversario… Stakhovsky l’ha dominato per tutto il match, tirando fuori dalle sue corde colpi notevoli e spettacolari, e soprattutto mettendo a nudo il momento non così brillante e tutte le debolezze del giovane austriaco. Applausi all’ucraino, che ha meritato ampiamente il successo; ma una battuta d’arresto così netta ed inequivocabile deve far riflettere Thiem ed il suo staff, accelerando il lavoro su alcune lacune tecniche e fisiche a cui dovrà porre rimedio velocemente se vuole ambire all’Olimpo tennistico.

Per tutto il match (ed anche all’Australian Open a dire il vero) Thiem ha dato l’impressione di una certa pesantezza. La discreta rapidità della scorsa primavera e quella trazione micidiale che i suoi piedi scaricavano sul campo oggi sembrano un po’ sbiaditi. Può essere solo un momento di scarsa brillantezza, figlio di un lavoro mirato a fargli trovare il picco di prestazione nella primavera-estate, quando sul rosso (e non solo) potrebbe essere uno molto tosto da battere. Tuttavia è stata troppo evidente la sua difficoltà nel reagire agli attacchi di un tennista veloce, brillante ed aggressivo come Stakhovsky, che nel primo set l’ha letteralmente annichilito. L’aspetto più preoccupante nella cattiva prestazione di Thiem non è da ricercare in una carenza fisica o agonistica (che può esser riconducibile al momento specifico di forma e preparazione), ma tecnica, quindi più profonda. Stakhovsky l’ha attaccato senza farlo respirare. E’ riuscito a rubargli totalmente il tempo, sfruttando al massimo i colpi d’inizio gioco: servizio (eccellente il suo rendimento alla battuta) e risposta, aggiungendo tocchi sotto rete pregevoli. Contro un rivale così pronto a prendere in mano l’iniziativa, a rubargli tempo e spazio, Thiem è andato totalmente “in bambola”, mettendo in campo contro mosse troppo modeste per invertire la tendenza. Infatti non è mai riuscito ad entrare in partita e nemmeno s’è avvertita la sensazione che il match potesse in qualche modo girare, se non grazie ad un cospicuo aiuto dell’ucraino. Con tutto il rispetto per il buon Sergiy, se Thiem vuol far esplodere il suo potenziale ad ambire ad un posto nel banchetto dei grandi, deve trovare una reazione tecnica più consistente quando viene messo in difesa ed attaccato. Oltre tutto, al salire del livello e della qualità degli avversari, si troverà sempre più spesso a dover mediare con questi problemi tattici e tecnici, a dover battagliare contro avversari tecnicamente vari ma che hanno il proprio punto di forza nella pressione e nell’abilità di rubare il tempo di gioco. Un canovaccio molto simile infatti lo si è visto anche nel finale del 2014, quando perse da Goffin a Basilea. Contro un David assai centrato e velocissimo, la pura potenza di Dominic non riuscì a scardinare il tennis geometrico e in grande anticipo del belga, che vinse in due set.

Thiem deve assolutamente lavorare per spostare il suo gioco verso un tennis meno dominato dalla forza e più dall’anticipo, riuscendo a governare i tempi di gioco e così rubare spazio agli avversari, senza doverli a tutti i costi “sfondare”. Vincere basandosi sempre sulla pura potenza è una faccenda discretamente complicata. Presuppone un’efficienza fisica totale, una presenza e resistenza assoluta, atletica e mentale. Uno sforzo che definirei “Nadaliano”, proprio di un giocatore che ha infranto barriere e alzato l’asticella della competizione. Qualcosa di assolutamente straordinario insomma, e quasi impossibile da replicare.

Dominic e la “vecchia volpe” Bresnik (il suo coach) credo siano totalmente consapevoli di questa situazione, tanto che nella seconda parte della scorsa stagione ho visto in Thiem dei tentativi di introdurre novità. E non è stato forse un caso che la sua crescita nei risultati s’è un attimo arrestata, proprio come accade quando invece della prestazione si cerca di inserire qualcosa di nuovo e diverso, andando ad intaccare il flusso del miglior gioco. Da giocatore di pura potenza, ha cercato di variare di più le soluzioni. Invece di sfondare a tutti i costi, sul finire del 2014 si è vista la tendenza a cercare di più la sorpresa, a rischiare l’angolo lungo linea rispetto al classico cross, addirittura l’attacco alla rete dopo un colpo dalla tre-quarti campo. Soluzioni bellissime ma molto rischiose, cercando di entrare in campo con più anticipo. Non sempre i risultati sono stati buoni, ma è il segno di un lavoro interessante, sulla strada giusta per svincolarsi da un tennis estremamente concreto e muscolare, ma un po’ monodimensionale.

Thiem è un colpitore terrificante, dotato di una combinazione di potenza e precisione davvero rara. Ma il suo attualmente resta un tennis estremamente dispendioso, oltre che rischioso. Al salire del livello, e quindi degli avversari, vincere i grandi match basandosi su di una tattica così faticosa sarà molto duro, anche per uno durissimo come lui. Tutto nasce dalla sua impostazione tecnica. Non sarà mai “uno fluido”, uno che gioca puramente sul tempo di palla, ma questo è un aspetto fondamentale su cui deve lavorare, e crescere. Infatti non giocando quasi mai sull’anticipo subisce due problematiche: fa più fatica nella spinta; perde attimi preziosi non capitalizzando il vantaggio che si era procurato con la spinta, consentendo al rivale di riprendere posizione e dovendo così tirare un’altra “mazzata” per chiudere. Lo scarso anticipo è davvero evidente sul lato destro. Con il dritto anticipa proprio poco, lacuna importante contro i più forti ed in generale sulle superfici rapide, quando non c’è il tempo per aprire e sparare la sua botta un po’ troppo articolata.

Per diventare uno dei fortissimi, è necessario che provi a crescere seguendo una traiettoria non lontana da quella percorsa dal Nadal prima maniera, avanzando di un metro la posizione sul campo ed anticipando maggiormente i colpi. Così facendo spingerebbe di più e spingerebbe “meglio”, facendo meno fatica e rubando tempo di gioco e quindi spazio al rivale. Non un lavoro facile, ma indispensabile per diventare competitivo al massimo livello; altrimenti la sua sarà sempre una maratona al limite, e non penso tanto all’affrontare super Djokovic ma anche un buon lottatore inserito nei top30-40.

Lo aspetta un lavoro importante a tutto tondo, a partire dai fondamentali. Il dritto dovrà essere più veloce, con un’apertura meno ampia e che lo porti naturalmente ad anticipare di più la palla in arrivo, lasciando correre il braccio e la racchetta. Il rovescio meccanicamente è già pronto a lavorare meglio d’anticipo; deve inquadrarlo in una tattica di gioco più aggressiva tagliando il campo in diagonale, magari abbassando un filo la spalla. Dove invece necessita di un lavoro importante è nei colpi d’inizio gioco, che sono determinanti a costruirsi un tennis più aggressivo. L’esecuzione della battuta è piuttosto buona, e si nota come rispetto al 2014 inarca maggiormente la schiena alla ricerca di un caricamento superiore. Infatti la soluzione in kick è buona, potente e piuttosto efficace. Invece non mi convince ancora il lancio di palla: troppo alto, meno continuo e tendenzialmente un po’ indietro; fa lavorare benissimo la rotazione, ma lo penalizza nella spinta pura e nella versatilità. Infatti non usa praticamente mai lo slice ed in genere varia poco le traiettorie, ancorate alla botta al centro o al kick angolato. Troppo prevedibile per mettere in difficoltà i tanti buoni ribattitori del tour.

Ancor più profondo ed importante il lavoro che dovrà svolgere alla risposta, il settore di gioco oggi più indietro. Più che un discorso di esecuzione pura, alla risposta deve trovare un atteggiamento più aggressivo, il giusto equilibrio tra la botta lunga per prendere possesso dello scambio (soluzione che cerca poco spesso e quasi esclusivamente sulla seconda di servizio) e la risposta non così veloce ma che cerca l’angolo per prendere una posizione di vantaggio. Quando blocca di rovescio, la palla gli termina quasi sempre centrale e non così lunga, quindi ideale per esser aggredita dall’avversario. La risposta centrale non è concettualmente errata, ma solo se è giocata “alla Djokovic”, ossia un colpo in sicurezza ma molto lungo, per buttare fuori il rivale e prendere campo. Thiem oggi in ribattuta è troppo conservativo, tende a subire le traiettorie esterne anche per via di una modesta reattività nel primo passo. Una lacuna questa che viene fuori anche contro i servizi al corpo, quando fa fatica a muoversi e trovare un buon punto d’impatto, rimettendo una palla docile. Deve lavorare per migliorare le aperture, troppo ampie in queste situazioni quando serve massima reattività; deve lavorare per trovare una posizione più aggressiva ma che riesca a sostenere. Deve lavorare fisicamente per migliorare nella reattività, condizione indispensabile a costruirsi un gioco più aggressivo in tutti i settori.

Dominic ha un tennis non così diverso da un primo Haas, o se vogliamo anche da un Wawrinka, ma senza la qualità offensiva del tedesco e soprattutto senza quella nei colpi di inizio gioco dello svizzero. Per evolversi verso un tennista più forte, deve lavorare per inserire l’aggressività di un Tommy e la esplosività nel servizio-risposta di Stan. Non sarà facile avvicinarli in quegli aspetti, ma nel DNA dell’austriaco c’è qualcosa di notevole, non è una evoluzione impossibile. Lo si è notato più volte, anche ieri mattina in quella prestazione sottotono: nei rari casi in cui è avanzato dopo un colpo potente ed angolato, dimostra un buon senso del campo; e quando ha lasciato andare il braccio anche in risposta ha trovato soluzioni interessanti. La sfida è quella di riuscire ad andare oltre al dogma su cui è stato costruito, quello del dominare l’avversario con bordate di potenza dal fondo, finendo per restare troppo ancorato dietro in un tennis che invece si è evoluto verso giocatori molto veloci e tesi all’anticipo. Un dogma che ne ha plasmato la meccanica generale di impatto, priva di un certo anticipo ma tesa e generare palle vigorose, lavorate e con esecuzioni ampie, forse fin troppo. Quando è sotto pressione tende spontaneamente ad accelerare swing ed esecuzioni; la crescita deve passare nel far diventare quest’automatismo difensivo la naturale condotta di gioco, propositiva e vincente. Sarebbe la crescita più importante.

Continuo a ritenere Thiem la possibile sorpresa del 2015 sulla terra battuta, ma sarà necessario che ci arrivi in grandissima forma fisica ed avendo messo a punto alcuni di questi aspetti tecnici. Il suo mentore Bresnik ha lavorato – e bene – con fior di talenti, riuscendo a farli crescere. Quella con Thiem potrebbe esser la scommessa più affascinante della sua lunga carriera di coach.

 

Marco Mazzoni

@marcomazz


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8 commenti

malignix (Guest) 13-02-2015 09:28

Complimenti bellissimo articolo

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Tennisgo (Guest) 12-02-2015 21:59

Concordo…bell’articolo.
Thiem al momento nn lo vedo tra i primi 5, troppo di potenza e poco fluido e reattivo. Poco anticipo e molto dispendioso…se avanza dentro il campo e lo chiude di più potrebbe somigliare a wawrinka…..averne noi di giocatori cosi !!!

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Sinnet (Guest) 12-02-2015 15:32

Mimmuccio ha un gioco molto vario e bello da vedere…non so dove arriverà perche tra i bombardieri tutto servizio e dritto che ci sono oggi non sarà facile farsi largo. Ai posteri l’ardua sentenza

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Matteo (Guest) 12-02-2015 12:33

IO credo che salirà ancora in classifica se migliora entrerà nei top ten ma non credo possa pensare a grandissimi risultati. Spero di sbagliarmi perchè è il giovane che mi piace di più però non lo vedo concreto e maturo (ormai è prossimo ai 22 anni, dovrebbe già aver raggiunto un livello superiore).

Vorrei chiedervi, io non sono molto tecnico, cosa ne pensate di Krajinovic. Qualche anno fa mi sembrava davvero forte poi un infortunio e adesso vedo che arranca intorno alla centesima posizione.. Potrà far bene?

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gruff (Guest) 12-02-2015 12:08

io ci credo.per me’ sara’ futuro numero 1..ma deve cambiare qualcosa…

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cataflic (Guest) 12-02-2015 10:27

Premesso che Stakhovsky non è per eccellenza l’avversario medio del tennis odierno e quindi lo considero una variabile di cui tener poco conto, è’ ancora troppo impastato e macchinoso.
Quando e se troverà un po’ di leggerezza e scioltezza in più avremo un altro sbombardatore da fondo simile a Wawrinka, se non altro dotato almeno di rovescio ad una mano!

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stef (Guest) 12-02-2015 10:22

credo che la superficie molto veloce indoor di Rotterdam non si confaccia affatto alle caratteristiche tennistiche di Thiem, un giocatore che da’ il suo meglio sulla terra battuta, al limite su hard court outdoor non eccessivamente veloci. Mentre il russo e’ uno specialista del veloce. Credo sia tutta qui la spiegazione….molto semplice

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christian (Guest) 12-02-2015 10:16

si…ma non vince….e se uno gioca bene e non vince allora c’è qualcosa di grave…. 😐

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